Korpiklaani – Wilderness sounds
Il 05/04/2024, di Fabio Magliano.
A tre anni di distanza da ‘Jylha’, tornano i paladini del folk metal finlandese Korpiklaani con il dodicesimo album di una carriera ricca di soddisfazioni, capace di attraversare Paesi e continenti e arrivare a far breccia nel cuore dei fan di tutto il mondo, nonostante una lingua utilizzata, quella finlandese, ostica ai più. Potere della musica e delle emozioni, capaci di rompere ogni schema e barriera linguistica arrivando ad ognuno di noi. Proprio quello che si prefigge di fare il nuovo ‘Rankarumpu’, disco potente e “festoso” che vede il violino del nuovo membro Olli Vänskä e la fisarmonica di Sami Perttula recitare un ruolo importante in questo nuovo contesto. E proprio al simpatico Sami spetta il compito di protarci alla scoperta della nuova fatica dei Korpiklaani.
Ciao Sami, il vostro nuovo album ‘Rankarumpu’ è alle porte. Cosa devono aspettarsi i vostri fan da questo disco?
“Penso che il nuovo album ‘Rankarumpu’ sia più diretto, più veloce e più facile da ascoltare rispetto a un paio dei nostri album precedenti. L’intero nuovo album è più compatto. Abbiamo anche un nuovo violinista, Olli Vänskä, nella band. Le sue capacità e il suo entusiasmo sono riusciti a portare l’intera band a un livello superiore”.
Qual è il significato del titolo ‘Rankarumpu’? In cosa si traduce?
“Rankarumpu è un concetto un po’ difficile da tradurre letteralmente, ma concettualmente si riferisce ad un tamburo robusto e usurato ma dal suono ancora potente”.
C’è un concept alla base di questo disco?
“‘Rankarumpu ‘non è un concept album per raccontare una certa storia. Le cose che hanno influenzato la creazione dell’album sono gli attuali tempi instabili che sta attraversando l’Europa: prima ci ha colpito il Covid e poi la Russia ha attaccato l’Ucraina. I tempi sono preoccupanti e le cose che accadono sono folli. La title track è una canzone di lode per la nostra band, per noi stessi, ma anche per il nostro pubblico. È il tamburo sciamano sulla copertina dell’album”.
Portate avanti l’eredità di scrivere in finlandese, una lingua che la maggior parte dei vostri fan non parla: perché pensate che i fan siano ancora così legati alle vostre canzoni?
“Consideriamo la musica come un linguaggio universale, che riguarda la condivisione di sentimenti e stati d’animo. L’inglese è probabilmente una delle lingue più usate nella comunicazione internazionale, ma per quanti dei nostri fan è la loro prima lingua? Incoraggerei tutti a cercare di usare la propria lingua madre per esprimere le cose, perché così ogni parola ha un legame emotivo con le cose che vengono espresse. Noi siamo finlandesi, quindi il modo più naturale per noi di esprimere la musica è il finlandese. Credo che i fan reagiscano all’energia che riusciamo a mettere nelle canzoni anche se non capiscono esattamente le parole”.
Avete dovuto affrontare qualche sfida particolare durante la registrazione dell’album?
“È stata probabilmente una delle sessioni più scorrevoli che abbiamo avuto. Il nostro programma ha subito qualche ritardo, ma alla fine è stata la nostra fortuna perché abbiamo avuto più tempo per creare un album più completo”.
Se dovessi scommettere su una canzone in grado di far breccia nel cuore dei fan, su quale punteresti?
“Direi ‘Saunaan’ e ‘Rankarumpu'”.
Secondo te quali sono gli elementi indispensabili per rendere una canzone, un’ottima canzone?
“Domanda difficile. Penso che in un buon brano ci debbano essere elementi che servono allo scopo della canzone stessa. Non direi che ogni buona canzone debba avere un certo tipo di parti stereotipate. Ogni canzone non ha bisogno di assoli o modulazioni… Se ci fosse una sorta di formula per scrivere una buona canzone, ogni canzone suonerebbe allo stesso modo. Credo che quando si ascolta un pezzo abbastanza bene, il brano stesso inizia a dire ciò di cui ha bisogno per essere completo”.
Cosa pensi che differenzi la musica dei Korpiklaani da quella di altri gruppi folk metal? Cosa rende la vostra musica unica?
“Direi che non cerchiamo di copiare nessuno. La mitologia finlandese fornisce già una storia di fondo abbastanza forte e un modo di usare, ad esempio, gli strumenti folk che sono tradizionali, ma quando questa tradizione viene trasferita in un contesto metal è naturale che si chieda di usare quegli strumenti in modo unico. Anche se le canzoni sono principalmente facili da ottenere e possiamo essere etichettati come una band da festa, abbiamo sempre avuto standard elevati per la creazione di nuova musica. Cerchiamo sempre di offrire la migliore musica possibile”.
In un’intervista , gli Amon Amarth hanno detto che a volte hanno difficoltà a creare nuovi riff/canzoni che non abbiano mai fatto prima ma che siano comunque adatti alla loro nicchia di “viking metal”. Come riuscite a non scontrarvi con questo muro?
“Penso che alcuni piccoli cliché siano qualcosa che fa suonare una band come dovrebbe. Non rifaremmo la stessa canzone se la sentissimo suonare completamente come qualcosa di già fatto. Penso che non abbiamo mai avuto questo tipo di problema”.
Cosa pensi della scena folk metal attuale e della sua evoluzione?
“Direi che c’è stata una stagione in cui molti gruppi folk metal sono spuntati ovunque, ma al giorno d’oggi non succede più molto. Incoraggerei tutti a creare musica originale senza pregiudizi”.
Parlando di fan, qual è il tipico fan dei Korpiklaani?
“Amichevole, allegro e sincero”.
Avete dei fan piuttosto affezionati, ma c’è stata un’ulteriore pressione per aver dovuto attendere a lungo questo nuovo disco?
“Penso che sia abbastanza comune per i gruppi più vecchi pubblicare un nuovo album ogni 2-3 anni. Non ho sentito alcuna pressione e abbiamo cercato di rimanere attivi facendo concerti e pubblicando qualche singolo”.
Quali sono i vostri ricordi migliori dei concerti che avete tenuto e quali i peggiori?
“Non posso citare nessun evento in particolare in questo momento, ma in generale i ricordi migliori arrivano quando tutto funziona e riusciamo a rendere felice il pubblico. I ricordi peggiori sono quelli che riguardano il malessere sul palco”.
Puoi darmi la tua opinione sull’A.I.? Molti gruppi, soprattutto per i loro video, si affidano ad essa. Come la consideri?
“Non mi è familiare, quindi non ho esperienze in merito. La vedo come un’opportunità per espandere la propria creatività. Nella musica potrebbe essere uno strumento per creare ispirazioni per creare qualcosa di nuovo…Non lo userei come strumento per fermare il proprio pensiero e la propria creatività”.
Ringraziandoti, ti lascio il compito di chiudere come meglio credi!
“Raccomando a tutti di ascoltare il nuovo disco, perché sono sicuro che non ne rimarrete delusi! Spero di vedervi in tour!”