Ragnarök Orchestra – Valhalla Calling
Il 26/02/2024, di Fabio Magliano.
Buongiorno ragazzi, non nego che, appena ho letto la presentazione della Ragnarök Orchestra non ho potuto non incuriosirmi e il mondo nel quale mi sono trovato immerso è davvero affascinante. Volete presentarcelo dall’inizio?
“(Alessandro) Questo progetto nasce sul finire del 2016, un po’ per scherzo, come progetto country tra me e Davide per poi diventare una realtà molto solida che esiste tuttora. Insieme a Riccardo nell’estate 2022 è nata poi un’idea molto interessante, quella di potenziare il progetto Ragnarök in visione orchestrale. Ha cominciato a mettere giù idee ed io e Davide eravamo sempre più attirati da queste proposte che facevano da ponte con la sua realtà orchestrale, perché Riccardo è contrabbassista del Filarmonico La Corelli di Ravenna. Il suo lavoro, quindi, ha fatto e sta facendo ancora da ponte verso i suoi colleghi del Filarmonico fino a far nascere e concretizzare dopo prove e prove questo prodotto che potremmo definire ormai completo anche se è sempre in fase di aggiustamento. Possiamo dire che siamo in fase pseudo beta costante, sempre in miglioramento per portare un prodotto sempre più ricco, sempre più accattivante al pubblico che ci ascolta a teatro e in qualche festival”.
Voi come vi state muovendo? C’è ancora la realtà del duo che procede in parallelo con l’Orchestra, o ormai è questa nuova dimensione ad aver avuto il sopravvento?
“(Alessandro) Diciamo che il nostro obiettivo per un futuro non ancora esattamente palpabile sarebbe di dedicarci totalmente ai Ragnarök Orchestra. Lavoriamo ancora molto come duo perché comunque è il nostro lavoro principale, ma ci sarà il momento in cui avverrà lo switch anche se non si sa ancora quando. Intanto lavoriamo su due fronti. Ovviamente il nostro obiettivo è piano piano lasciare il mondo dei piccoli pub, magari spingere ancora nei pub più grandi e in realtà più interessanti soprattutto per il nostro genere, poi piano piano fare lo switch nel mondo orchestrale anche a livello professionale. E’ un salto, è un upgrade ma questo è l’obiettivo”.
Da un punto di vista sonoro come si è evoluto il vostro progetto? L’Orchestra ha stravolto quello che era il vostro sound originale o è stato un “semplice” arricchimento?
“(Alessandro) A dir la verità noi abbiamo portato per una altissima percentuale brani che già avevamo in scaletta come duo e il suono non è stato stravolto, ma è stato sicuramente arricchito moltissimo e potenziato. Ed è solo l’inizio, perché poi ovviamente si parte da un prodotto già costruito da me e Davide, però l’obiettivo è anche creare una nuova realtà dove ci sia ancora più coinvolgimento degli elementi dell’orchestra e quindi questo porterà magari anche uno sconvolgimento del genere pur rimanendo sul nostro filone. Perché alla fine noi promuoviamo la cultura e la musica del mondo nordico, e quindi il filone principale resterà quello. Ovviamente come tutte le realtà musicali può capitare che ci sia uno sconvolgimento di stile, però alla fine quello che conta è mantenere il tema originario”.
Come è strutturato il vostro repertorio? Ci sono pezzi classici riletti e rivisitati, oppure trovano spazio anche vostre composizioni originali?
“(Alessandro) Nella scaletta è presente un po’ di tutto. Sono presenti brani che appartengono a un repertorio scritto, quindi un repertorio medievale che addirittura arrivano dal 1300… 1250, ovvero il primo periodo dove cominciamo ad avere una documentazione scritta musicale seria e quindi ci si appoggia a quel tipo di repertorio. Dopodiché abbiamo musiche moderne che riprendono un po’ quei temi, un po’ quello stile musicale e anche un po’ quei racconti. E infine abbiamo anche brani originali nati dal duo e potenziati e rivisitati dall’orchestra sempre basati su quelle tematiche. Quindi mondo del Nord, mondi ancestrali e tematiche che si rifanno al mondo dello sciamanesimo, spirituali, collegamenti con la natura, vita e forza della natura, energie e collegamenti col proprio essere e col mondo circostante”.
Quindi alla base c’è uno studio importante non solo musicale ma anche di ricerca e approfondimento culturale…
“(Alessandro) Da parte mia c’è un costante studio delle lingue nordiche e una continua ricerca che non è aggressiva ma avviene passo dopo passo, brano dopo brano. Ogni pezzo ti porta ad aprire un sacco di porte, un sacco di link e ad approfondire. Perché ogni brano soprattutto tradizionale è un’opportunità di scoprire un sacco di cose e che abbraccia un po’ il mondo dell’archeologia sperimentale, il mondo della spiritualità collegata un po’ al mondo dello sciamanesimo e ogni brano storico è un portale, uno specchio che ti porta come documentazione scritta a vedere cosa si faceva, come si vedeva la realtà in generale rispetto ad oggi e quindi nasce poi la voglia di approfondire, la voglia di ricercare. E questo poi è tutto materiale anche per le narrazioni che sono il pane dello spettacolo perchè prima di ogni brano c’è un pezzo narrato”
Durante un’intervista ai Sabaton per il progetto ‘History Rocks’ si parlava di come la musica potesse essere un buon veicolo alternativo per andare a studiare o riscoprire la storia e trovare stimoli di apprendimento differenti dai classici libri scolastici. Pensate che anche il vostro progetto possa essere in qualche modo letto sotto quest’ottica?
“(Alessandro) Hai detto bene, perché la nostra fanbase è composta anche da ragazzi molto giovani che si appassionano a questo tipo di mondo, ma anche da nostri coetanei o gente molto più grande che comincia a entrare a contatto con questo tipo di realtà e si trovano a contatto con una storia che, mi permetto di correggerti, è addirittura di più di quello che puoi imparare da un libro di scuola. Qua si va proprio nel dettaglio, si va nella nicchia della passione di questo tipo di realtà che addirittura puoi assaggiare se cominci a entrare in contatto con realtà di filologia germanica, quindi approfondite al pari di uno studio universitario, a livello di un amante di archeologia. Apri dettagli che un normale libro di scuola potrebbe fermare alla superficie”.
L’Orchestra in questo contesto come interviene? Va ad arricchire quelle che sono le vostre composizioni originarie o c’è anche in questo caso un lavoro più approfondito?
“(Riccardo) Diciamo che una delle parole chiave che abbiamo utilizzato dall’inizio per il coinvolgimento della sessione degli archi è la parola “cinematic”. Era nostra intenzione rendere i pezzi già esistenti composti dal duo, vere e proprie soundtrack. Come ha detto giustamente Alessandro, non c’è stato un grande stravolgimento, anche perché è stato chiamato un arrangiatore per fare questo lavoro e per comporre tutto. A livello anche di composizione l’arrangiatore ha messo dei tappeti sonori sotto a quello che già esisteva, andando a richiamare gli elementi musicali che già erano esistenti nel duo. Quindi tutte le situazioni ritmiche e armoniche sono state potenziate leggermente di più. E il discorso Cinematic soundtrack è proprio quello di enfatizzare tutto quello che poi Alessandro magistralmente racconta narrando le varie vicende. E aggiungo che, al di là anche della parte storica che è importantissima, vi è un altro tema enorme di grande attualità che è quello green e che Alessandro spiega tra l’altro live del riappropriarsi un po’ della natura, del vivere ciò che ci circonda. Ritornando all’Orchestra diciamo che il suo compito è appunto quello di andare a enfatizzare dei momenti cardine dei pezzi scritti dal duo. Però da qui in avanti è molto probabile che si andranno a fare anche composizioni completamente estemporanee, e partendo anche dall’Orchestra o incipit dalle melodie della voce e quant’altro si andranno a costruire i nuovi brani”.
La nuova realtà con l’Orchestra è stata tenuta a battesimo da una data sold out al Teatro Alcione di Verona. E’ quasi superfluo chiedervi come è andata…
“(Riccardo) È andata molto bene, è stata veramente un’esperienza immersiva per tutti e tre, perché ci abbiamo creduto sin da subito. E’ una di quelle cose che dall’inizio sai che può funzionare e quello ti dà una spinta veramente diversa. E quando ogni giorno pensi a quella cosa e pensi che veramente ha del potenziale trovi stimoli enormi. E il pubblico ha risposto benissimo e soprattutto la cosa molto positiva è che si trattava di un pubblico estremamente eterogeneo, che partiva dal metal per arrivare alla musica classica e quant’altro, andandosi comunque a riflettere in determinate sonorità. Lo spettacolo in sè è stato un autentico viaggio, perchè a supporto della musica c’è stata anche tutta la parte video, con contenuti multimediali creati apposta per ricreare anche un percorso visivo e per enfatizzare di più la parte immersiva. Volevamo approfittare dell’occasione per ringraziare i componenti della ciurma di questo grande drakkar in viaggio: Federica Zanotti al violino, Virginia Grassi al violoncello, Gianmaria Tombari alle percussioni orchestrali e arrangiamenti mentre ai motori abbiamo il sound designer Marco Marangoni e il light designer e logistica Nicola Nieddu. Tornando alla domanda, sì, la data è stata fantastica, il pubblico ha risposto in maniera molto generosa e quindi siamo molto contenti e carichi per le date a venire”
Avete accennato alla presenza di metallari in sala. Quale è il vostro legame con il mondo del metal?
“(Riccardo) A livello ritmico ci sono tante cose. Adesso non entro nello specifico, ma per dire, ci sono brani dove anche ritmicamente viene scelto soprattutto il contrabbasso che va a fare qui i famosi sedicesimi, e ci sono delle chitarre che riportano a certe sonorità. Cioè, c’è un qualcosa di ritmico che può rievocare un po’ quel genere. Però il tutto è suonato con un contrabbasso o un violoncello che dà un altro sound e la percussione anche orchestrale, che ovviamente dà un sapore diverso. Però dei tempi cadenzati ostinati ci sono che fanno parte comunque sia delle caratteristiche ritmiche anche di quel genere”.
“(Alessandro) Aggiungo una cosa. Parlo della parte del canto e del contenuto dei brani. Molta fanbase, e dico molta fanbase, arriva dal mondo del rock e del metal, soprattutto dal black metal perchè i contenuti dei brani sono la radice dei contenuti del black metal. E non parliamo del cliché del black visto sotto chiave satanista, la parte oscura del black metal che ha preso purtroppo negli anni ’90 in poi con le sette norvegesi e svedesi dell’Inner Circle…. Andiamo a parlare della radice del black metal come paganesimo, quindi la storia delle divinità nordiche, del ritornare alle proprie radici a livello di paganesimo nordico. Purtroppo come genere spesso viene travisato, ma questa cosa avviene anche per altri stili”.
Ma c’è il black metal tra i vostri generi di riferimento?
“(Alessandro) No non, c’è il black come riferimento. E diciamo che, per farti capire la matrice, in tanti gruppi patriarca di questo genere che già Oltralpe è definito neo dark folk, i componenti fondatori arrivano da storici gruppi black metal. Però di black metal in sé non vi è nulla. Nel senso non ci sono distorsioni, non ci sono doppi pedali. Io ogni tanto a livello vocale mi diletto a fare qualche growl, qualche scream, qualche voce modificata in gutturale che riporta un po’ alle sonorità metal in un sottofondo orchestrale e folcloristico. Però dopo ci si distacca perché poi tutto è collegato addirittura alla reinterpretazione di brani medievali, quindi sono proprio assaggi sporadici. Abbiamo invece un piede molto presente e ormai radicato in profondità nel mondo delle rievocazioni storiche. Partecipiamo a festival chiamiamoli ibridi, come può essere Celtica, come può essere il Triskell, come possono essere tanti altri festival Celtici, ma siamo estremamente legati a quegli eventi fortemente incentrati sulla rievocazione storica come per esempio Langobardorum di Gorizia, il Romans d’Isonzo e il Midgard di Viadana, dove c’è molta rigidità a livello di rievocazione storica. Nel senso, siamo contenti perché siamo riusciti a farci strada in molti ambienti ibridi e riusciamo comunque a soddisfare le richieste e di precisione anche storica, dall’abito al contesto musicale”.
Ho letto che, soprattutto come duo, avete una importante attività live in Italia ma non solo. Quale è stata ad oggi l’esperienza che vi è rimasta maggiormente impressa?
“(Davide) Come hai detto tu dobbiamo parlare di duo, perchè con l’Orchestra abbiamo all’attivo un solo concerto, che è stato comunque appagante e che speriamo di poter ripetere quanto prima come successo. Come duo impossibile non citare i due mesi trascorsi a Dubai a suonare in un locale Viking. Abbiamo passato due mesi nel 2022, ottobre e novembre, a suonare in un locale a tema vestiti da vichinghi. Suonavamo sei giorni su sette ed è stata un’esperienza che ci ha aiutato più che altro a trovare una forte amalgama. Musicalmente abbiamo creato alcune cose nuove infatti quando siamo tornati la gente ha riconosciuto un certo miglioramento, ma quando fai 40 date in due mesi non puoi non evolverti. Però penso che quella al Wave Gotik Treffen in Germania lo scorso anno sia stata l’esperienza più appagante che si possa vivere. Già non è facile suonare a un grande festival come duo, farlo come duo italiano nel più grande festival di settore in Germania è ancora più difficile e per questo è motivo di grande soddisfazione. A Lipsia abbiamo tenuto il nostro live più emozionante, nel festival più grande del mondo in ambito gothic e dark, davanti a più di 7000 persone. Su questo palco dove sembravamo delle formiche da quanto era grande abbiamo avuto il piacere di aprire per i Faun e per noi è stata una soddisfazione immensa. Abbiamo avuto dei feedback da tanta gente che ci lavora dentro da anni e per noi è stato bellissimo La cosa che fa ridere è che spesso scambiano per norvegesi o svedesi e quando gli diciamo che siamo italiani iniziano a prenderci per il culo o dire ‘che figata’!”
La vostra è una realtà limitata al live o c’è un lavoro anche in studio?
“(Alessandro) Noi siamo presenti molto anche nel mercato digitale. Abbiamo all’attivo un album completo, ‘Nordic & Viking Folk’ del 2020 più quattro singoli tra cui tre brani nostri inediti, uno in lingua norrena preso dal grande libro dell’Edda scritto nel 1250, un brano che ho scritto io in lingua svedese che è di ceppo sciamanico nordico che parla della foresta e del rispetto della foresta dal titolo ‘Skogen’ e abbiamo un altro brano sempre in lingua norrena preso da un passo del libro dell’Edda che parla dell’Apocalisse e si intitola ‘Ragnarök’. È uscito di recente un tributo a un grandissimo brano che si intitola ‘The Dragonborn Comes’ tratto dal videogioco ‘Skyrim’ un pezzo molto sentito dalla fanbase anche a livello amatoriale e dagli amanti dei videogames, infatti siamo stati anche a Milano Games Week, ci avevano proposto anche Lucca Comics… e quindi abbiamo un piede nel mondo della rievocazione storica, un piede nel mondo cinematic, un piede nel mondo dei videogames epic fantasy…”
“(Davide) Vorrei aggiungere che, oltre a tutto questo, abbiamo prestato la nostra musica a un docufilm sui Longobardi che hanno girato in Friuli Venezia Giulia un paio di anni fa e che ha vinto diversi premi a livello europeo e non solo, presentato su Rai Storia da Alessandro Barbero dal titolo ‘Langobardi – Alboino e Romans’”.
Mentre per le prossime date cosa dobbiamo aspettarci?
“(Alessandro) Un’esperienza immersiva perchè la presenza della narrazione prima del brano ormai è stata assodata e prende il pubblico e lo porta dentro al brano. Anche perchè, come dico spesso, essendo lingue nordiche moderne e arcaiche non si capisce nulla di cosa canto. Però la narrazione prende il fruitore e se lo porta dentro, ed è tutto molto più sentito. Un’altra cosa importante e che ci differenzia rispetto a altre realtà musicali, è che oltre ai racconti e alle lingue nordiche, sul palco ci sono gli elementi orchestrali ma ci sono anche strumenti originali ricostruiti dell’epoca vichinga e post vichinga come la taglharpa che è un proto violino dell’anno 1100, la presenza del tamburo sciamanico, la presenza del bouzouki che suona Davide e, piccolo spoiler, ci sarà più avanti un nuovo componente che introdurrà altri strumenti tradizionali come la nyckelharpa e canti epici”.
“(Riccardo) Noi il sold out! Il pubblico un’esperienza immersiva nell’affascinante mondo della cultura nordica. Sicuramente sarà qualcosa di unico nel suo genere perchè, sino ad ora, gruppi che propongono questo spettacolo non ce ne sono, forse potremmo essere unici… sicuramente sarà un’esperienza immersiva con tutti i contenuti citati in questa chiacchierata. Skål!!!”
TOUR
Ragnarök Orchestra
12 aprile Romano d’Ezzelino, Vicenza (Italy) – Feudalia, Villa Stecchini
03 maggio Cotignola, Ravenna (Italy) – Beer Garden