Extrema – Nato per essere veloce
Il 12/02/2024, di Alex Ventriglia.
Se vogliamo parlare degli Extrema, va detto subito che la band sta ora cominciando a festeggiare compleanni importanti, le candeline su cui soffiare stanno accumulando numeri impegnativi, oltre che gratificanti, per questa band che sfiora il suo quarantennale di vita trascorsa in studio e on the road. Vale a dire la vera e più autentica dimensione per uno dei gruppi metal che meglio hanno saputo distillare l’essenza del palcoscenico, in tutto e per tutto, e senza alcun timore reverenziale, costi quel che costi… Probabilmente mi ripeterò, ma è lo scotto da pagare all’anagrafe, oltre che alla nostalgia più che mai canaglia, ma gli Extrema mi fulminarono letteralmente in quella famosa apparizione al Palatrussardi di Milano, chiamati a sostituire i Malice, al cospetto dei devastanti Slayer per la prima volta in Italia e in pompa magna sull’onda del successo scatenato grazie a ‘Reign In Blood’. Un concerto che fece a dir poco scalpore, e per tutta una serie di motivi. Tommy Massara & Co. crearono un precedente mica da ridere, specie in Italia… Personalmente parlando, una delle cose che più colpiva degli Extrema era infatti il loro saper sempre buttare il cuore oltre l’ostacolo una volta saliti sul palco, indipendentemente dal contesto in cui si trovavano: dal piccolo centro sociale incrociando realtà hardcore punk con tanto in comune da spartire, allo stadio affollatissimo supportando “mostri sacri” tipo Metallica o Motörhead, la differenza non sembrava mai esserci tanto l’impeto sprigionato, perché sì, era vero e tangibile, quel fottuto massacro collettivo che univa band e pubblico! Di acqua sotto i ponti, ne è passata tantissima, ma gli Extrema restano tuttora uno dei gruppi con cui è difficile scendere a compromessi, specie se in gioco c’è la loro identità, artistica e personale. Ne è ben consapevole Tommy Massara, chitarra e da sempre nume ispirativo degli Extrema, che ho intercettato lungo i suoi frequenti viaggi di lavoro tra Milano, Londra e Doha, per un’intervista a tutto tondo spaziando dal trentennale di ‘Tension At The Seams’ alla pubblicazione della biografia ufficiale degli Extrema, senza tralasciare qualche anticipazione sul futuro della band, presto protagonista con un nuovo album.
Trent’anni di ‘Tension At The Seams’, e probabilmente neppure sentirli, non solo per la sua freschezza che suona ancora attualissima, ma anche perché è un album che riconosciamo fondamentale per la stessa economia della scena metal italiana.
“(Tommy Massara) Sì, sono passati trent’anni e non ce ne siamo accorti, rianalizzandolo oggi alla distanza è un album oggettivamente interessante, il livello della scrittura, le idee, ancora oggi mi rendo conto di quanto lavoro c’è stato. Ho avuto modo di riascoltarlo tantissimo nell’ultimo anno e da qui è partita anche l’idea di ritornare oggi ad avere due chitarre nella band, così da poter risuonare quei brani come vanno fatti. Quell’album è stato indiscutibilmente uno spartiacque, soprattutto per chi quegli anni li ha vissuti”.
Ma, e te lo devo chiedere spassionatamente, all’epoca, avevate idea di quanto realizzato? ‘Tension…’ è uno di quegli album che fecero appunto epoca e che, al tempo stesso, smossero subito il terreno, visto il valore del loro repertorio.
“Sì, eravamo coscienti che l’album fosse di livello eccelso, tutto quello che è arrivato era stato pianificato per lungo tempo, poi sicuramente si sarebbe potuto fare molto di più, e oggi forse staremo parlando di un Masterpiece internazionale. Purtroppo, poi, non è andata così…”.
Ricordavo qualche retroscena legato a quell’album e al suo master, oggetto della contesa tra la Contempo Records e la Atlantic, ma che il libro ‘È un Fottuto Massacro Collettivo!’ spiega e approfondisce in maniera clamorosa, e molto cruda… Tanto che lo sottolinea come il tuo unico, grande rimpianto artistico…
“Beh sì, in quel momento avevamo tutto per fare il vero grande salto, ma non è andata bene, anche per colpa nostra, probabilmente non eravamo poi così coesi come pensavo e soprattutto siamo stati ingenui e assolutamente non lucidi. Qualche retroscena non legato prettamente alla musica: sicuramente ho questa immagine indelebile di me che passavo le notti davanti al fax di casa a comunicare con John Franck che stava oltreoceano, le continue chiacchierate con il nostro manager storico Enrico Salvini per fare in modo che tutto funzionasse, e poi la delusione e la consapevolezza di aver perso l’opportunità di una vita…”.
Un passaggio della biografia che fotografa in modo nitido quello che hai sempre detto, ossia che gli Extrema e la scena italiana tutta se la poteva comunque giocare, con una concorrenza estera che, a volte, appariva forse più “pompata” rispetto alla sua reale consistenza.
“Sì, assolutamente, eravamo tutti noi abituati al se lo fanno loro sono i migliori, se lo facciamo noi (italiani) non siamo in grado, è una cosa che mi ha fatto sempre andare in bestia, ci siamo sempre approcciati a questo business per partire quantomeno alla pari, per poi spesso scoprire di essere addirittura migliori! Il vero problema è che la nostra scena nazionale non è poi così un granché, bravi a supportare quelli che vengono da fuori, meno a valorizzare il nostro”.
Tornando un momento su ‘Tension…’, devo chiederti una mia curiosità personale: ovverossia che fu un album dinamico e fresco, forse “estraneo” agli standard classici degli Extrema, più “thrashettoni” e diretti, quelli che avevano appena duettato con gli Slayer, tanto per dire. Ma come si arrivò a quel repertorio? Forse anche l’influenza di un bassista come Mattia Bigi, giocò forte, evidentemente?
“Gli Extrema di ‘We Fuckin’ Care’ suonavano in un modo diverso, ma era il 1987, dal 1988 la formazione è completamente cambiata e musicalmente abbiamo iniziato ad evolverci, abbiamo cercato di avere un nostro suono che non somigliasse alle altre band del periodo, sicuramente il modo di suonare di Mattia fu una marcia in più che aggiunse un gusto diverso ai pezzi, ma quel repertorio è nato in anni di scrittura, di tentativi, di arrangiamenti; mi ricordo che tutti noi eravamo molto severi con noi stessi e, appena una cosa somigliava anche un minimo a qualcosa che si era già sentito, la scartavamo”.
Parlare del trentennale di ‘Tension…’ è d’obbligo, sia per la ricorrenza sia per il mega box che lo ripresenta adeguatamente in versione deluxe, un box firmato dalla Rockshots Records, vostra attuale label.
“Sì, appunto, per il trentennale volevo fare uscire qualcosa di speciale, l’idea del box è partita quasi un anno fa, ho parlato con Roberto di Rockshots Records e abbiamo iniziato a pensare cosa dovesse contenere; volevo che fosse il più ricco possibile per dare il massimo a chi lo avesse poi acquistato, il mega inserto con lo story-book era per me fondamentale, e gli scritti di persone vicine alla band, importantissimi per sentire delle cose raccontate da persone comunque esterne a noi.
La ricerca del materiale è stata molto difficile perché nello stesso tempo stavo lavorando anche alla biografia e il materiale del mio archivio e di quello di Enrico Salvini è infinito, quindi scartare e scegliere diventava complicato. Poi i file della copertina originale non si trovavano più, ma fortunatamente la foto sì, quindi con i grafici di Rockshots abbiamo ricostruito la copertina nella maniera più fedele possibile all’originale. Infine la rimasterizzazione, fatta da Mauro Andreolli al suo Das Ende Der Dinge Studio per ottenere la massima resa sonora per i tre formati. Insomma, un lavoro immenso che penso renderà felici le persone che metteranno le mani su questo box”.
Il 2023 ha visto inoltre la pubblicazione della già citata biografia ufficiale degli Extrema, ‘È un Fottuto Massacro Collettivo!’, uscita per Tsunami Edizioni e firmata da Massimo Villa, ormai una penna esperta di gruppi storici nazionali, una di quelle tue priorità che inseguivi da anni, proprio per la grande mole di materiale che avevi nel cassetto e per dare maggior smalto al monicker Extrema, già storico di suo. Credo tu ti possa ritenere soddisfatto, e che il libro abbia potuto mettere a fuoco ogni aspetto legato agli Extrema…
“Della biografia ne parlavamo da anni, in realtà avevamo già iniziato a scriverla nel 2016, ma purtroppo non riuscivamo con l’autore a trovare la chiave di scrittura corretta, quindi ad un certo punto l’abbiamo accantonata. Poi, circa un anno fa, mi è stato proposto da una mia amica di fare una chiacchierata con Massimo Villa perché era interessato a scriverla. Io non ero in Italia e mi sono fatto mandare da lui altre biografie che aveva scritto, il suo modo di scrivere mi ha conquistato subito e quindi abbiamo iniziato a lavorare a distanza con Skype. Una condizione per me importante era che tutte le persone importanti che hanno lavorato e con cui ho suonato con gli Extrema potessero dire la loro, senza filtri né censure, la storia doveva essere vera e non artefatta, ci sarebbero stati altri centinaia di episodi da raccontare, ma tutte le cose importanti sono praticamente lì dentro. Il libro devo dire che è scritto veramente bene e, quando ho letto la bozza finale, mi sono emozionato ripercorrendo tutto quello che è stato vissuto in questi anni. Massimo è riuscito a raccontare in maniera avvincente la nostra storia. Poi, anche qui, raccogliere e scegliere tutte le foto contenute nel libro è stato difficilissimo perché il materiale era tantissimo e decidere cosa mettere e cosa invece tenere fuori, è stato una missione quasi impossibile! Ma sono soddisfatto”.
Mi faresti una tua classifica personale della discografia Extrema, magari aggiungendo un aggettivo per descrivere ciascun album? So che a volte le classifiche possono essere antipatiche o forzate, ma forse, come nel caso degli Extrema, possono invece essere utili, anche soprattutto per inquadrare il contesto di quella determinata uscita discografica.
‘Tension At the Seams’: visionario
’The Old School EP’: amarcord
‘We Fuckin’ Care’: ingenuo ma solido
‘Headbanging Forever’: aria fresca
‘The Positive Pressure of Injustice’: potente
‘The Seed of Foolishness’: potentissimo
‘Set The World on Fire’: ripartenza
‘Better Mad Than Dead’: diverso
‘Pound For Pound’: interessante
Ma ora, dopo un album importante come l’ultimo ‘Headbanging Forever’, punto di svolta non solo per l’ingresso di Tiziano Spigno alla voce, cosa riserva il destino per gli Extrema? Mi dicevi di un nuovo album in cantiere…
“Esattamente, abbiamo già pronte sette songs e un intro per il nuovo album, al momento stiamo lavorando alle voci. Per la prima volta sto anche cercando di coinvolgere musicisti esterni alla band per aggiungere qualcosa di diverso. Il nuovo album avrà otto canzoni e un’intro, un po’ come si faceva una volta, e l’album mi sembra il più cattivo che abbia mai scritto! Analizzando il trend generale, da qualche anno, gli album lunghi hanno sinceramente rotto le palle, vuoi che il pubblico oggi è bombardato di musica per tutti i gusti, vuoi che gli album lunghi alla fine stufano tutti, preferisco che uno abbia ancora voglia di una canzone in più invece che molli l’ascolto prima della fine dell’album…”.
In una scena così frammentata, dove tutto sembra andare alla velocità della luce, e dove poche cose sembrano poter restare, tangibili, come ti ci trovi? Conoscendoti, forse immagino già la risposta.
“Conoscendomi, sai che cerco sempre di capire lo scenario, ovviamente la mia parte più artistica e metallara dice che è tutto sbagliato; il metal, per me, non deve e non può essere una cosa mordi e fuggi, poi subentra la mia parte più razionale e mi rendo conto che purtroppo anche il metal oggi è diventato un genere di consumo come tutti gli altri. Purtroppo la nostra magia, nostra da boomer, rimane solo a noi che abbiamo vissuto quegli anni fantastici e che purtroppo non possono più tornare. Quindi diciamo che ci convivo, ma un po’ come fosse un corpo estraneo”.
Febbraio 2020, l’incubo Covid-19 sta per stravolgere l’esistenza di ciascuno di noi nel mondo, costringendoci al lockdown, parola tanto sinistra quanto temuta! Tu, insieme ad altri tre loschi figuri tra cui Mauro Codeluppi, frontman dei Raw Power, e l’ex Extrema Paolo Crimi, date vita ai Lockdown Junkies, progetto in puro crossover hardcore thrash old style che non può non richiamare alla memoria Gang Green e Cryptic Slaughter, D.R.I. e Crumbsuckers, e che sfocia in ‘Extended’, album di nove brani uscito per l’americana Pig Records. Va bene la tua proverbiale iperattività, ma qui si va oltre!
“Hai dimenticato di citare Casey Orr al basso. Casey suona anche con i Gwar ed è stato il bassista della storica death metal band texana dei Rigor Mortis. È partito tutto per caso, appunto quando eravamo relegati in casa, un giorno ho ricevuto una telefonata di Mauro che mi diceva che si stava annoiando e, se avevo qualcosa di pronto e non utilizzato, gli sarebbe piaciuto poter provare a cantarci sopra. Non avevo nulla che facesse al caso suo, ma da li è partita la miccia per scrivere qualcosa ex novo da mandargli, e in pochi giorni ho scritto il riff di quella che è diventata l’opening track dell’album, ‘Fool’! Poi ho chiamato Paolo e gli ho chiesto se voleva suonare la batteria sulla song e Mauro ha coinvolto Casey, quindi, come si suol dire, una tira l’altra e così, nel giro di qualche settimana, avevo scritto le canzoni dell’album. Ognuno di noi ha registrato a casa propria e alla fine è uscito fuori abbastanza materiale per pensare di fare qualcosa, le regole per tutti erano molto chiare, zero fronzoli e produzione super spartana, ognuno ha registrato a casa sua, anche perché in quel momento era impossibile fare diversamente, il nome poi sottolinea il periodo. È stato un bel tuffo in quel mondo. Poi, chissà, magari un giorno faremo delle date con quella formazione e quelle canzoni, sarebbe divertente!”
Non soltanto una valvola di sfogo direi perfetta per il tragico momento che stavamo vivendo tutti, ma anche un pagar dazio a uno dei tuoi grandi amori, all’hardcore punk con il quale in Italia hai spartito molto, dal legame con gli stessi Raw Power al sodalizio con i Crash Box, sodalizio che fece storia, per non dire dei C.S.A. che ai tempi erano palestre di allenamento per thrashers e non solo.
“Ancora oggi, quando sento quei dischi di quel periodo, mi esalto, sì, è un amore che penso durerà in eterno. La nostra attitudine si è forgiata con quella musica e in quell’ambiente, poi, a proposito di rabbia, ci sono stati portati via due anni della nostra vita e che non ci restituirà nessuno, e il tempo è la cosa più preziosa che abbiamo… Quell’album in parte mi ha aiutato a non pensare troppo”.
Ci siamo incontrati in diverse circostanze legate ai Kiss, soprattutto ai loro concerti a Milano e non solo, a riprova di una passione bruciante verso un gruppo a cui dobbiamo l’amore per l’hard’n’heavy a tutto tondo: il 2 e 3 dicembre 2023 i Kiss hanno suonato i loro ultimi concerti, al Madison Square Garden di New York, dopo cinquant’anni di onorata carriera. E adesso? È stata scritta la parola fine, oppure ci riserveranno altro ancora? Anche se la storia degli Avatar non la sfiorerei neppure…
“I Kiss sono sempre stati dei furbacchioni, ma penso che il momento di dire stop arrivi per tutti, fisicamente andare in giro a suonare è sfiancante, pensa se lo fai per 50 anni e a quei livelli, puoi avere tutte le facilitazioni dello status da rockstar, ma il tempo passa per tutti, nessuno ne è esente. Credo che il brand Kiss abbia una storia dopo di loro, Gene Simmons ci ha visto lungo quando si è inventato le maschere, le maschere sono immortali, quindi la storia degli Avatar sarà più legata a qualche sorta di esperienza tipo Disneyland che a dei tour veri e propri. Anche qui, noi che siamo nati e abbiamo vissuto quegli anni fantastici, stiamo vivendo il segno dei tempi, abbiamo camminato e siamo cresciuti con dei giganti e non mi riferisco solo ai Kiss, ma a tutte quelle band che a mio avviso non ci saranno mai più. Io mi ritengo una persona fortunata ad avere visto dal vivo quasi tutti i grandi, e in alcuni casi anche a condividere lo stesso palco. Come in un film, un giorno ci raccoglieremo attorno a un fuoco con i nostri figli, e racconteremo loro di queste meraviglie del passato…”.
Foto posate: Emanuela Giurano
Foto live: Piero Paravidino
EXTREMA
‘Tension At The Seams – 30th Anniversary Boxset Edition’
(Rockshots Records)
Si diceva sopra di ricorrenze importanti, di numeri che forse si fanno ingombranti, ma che non possono essere sottovalutati, se un album del calibro di ‘Tension At The Seams’, il quale realmente fece epoca e fu un solido spartiacque nell’economia del metal tricolore, taglia il traguardo dei trent’anni dalla sua pubblicazione, vuol dire tanto, se non tutto. Perché poi le cose le devi fare in grande stile, giustamente. La torinese Rockshots Records ha dunque sposato in pieno questa filosofia, visti gli sforzi fatti nel consegnarci un lussuosissimo Boxset interamente dedicato all’album, al suo illustre blasone e al suo repertorio musicale che, caso più unico che raro, può avvalersi di ben tre formati e ognuno dei quali distintamente rimasterizzato per l’occasione! Senza tanti giri di parole, così è voler rendere compiutamente giustizia a un album fondamentale qual è stato ‘Tension A The Seams’, qui disponibile sia in una bellissima versione in vinile blu e in edizione gatefold, in cassetta che, oggi come oggi, fa tanto puro e sano collezionismo musicale, e in digitale, essendo stato messo a disposizione un codice speciale per il download, giusto per poter dare così la panoramica più precisa e il miglior spettro sonoro possibile. A rimpolpare la batteria di gadget, un paio di adesivi e di spille, una toppa ricamata, una foto inedita che riprende la formazione backstage durante il celebre Gods of Death ’92 al Rolling Stone di Milano, dove suonò con Dismember, Obituary, Napalm Death e Tossic, ma a fare da autentico valore aggiunto è forse il corposo libretto fotografico che, tra cenni biografici e scatti dell’epoca, documentano perfettamente quella fase storica, importante non soltanto per gli Extrema, ma per tutta una scena metal nazionale alla ricerca di sbocchi e di punti di riferimento. Questo Boxset firmato Rockshots funge quindi da cornice scintillante e più degna possibile per uno degli album di debutto più intrepidi e brillanti, che alla sua uscita suonò forse anche inaspettato, viste le dinamiche musicali che lo composero e che incisero nel suo sviluppo finale, al punto tale da far drizzare le antenne anche oltreoceano. Ma questa, è già un’altra storia…