White Skull – Il Metal non arrugginirà mai!
Il 03/02/2024, di Gianfranco Monese.
Il 2024 è iniziato da poco, ed il nostro Gianfranco Monese si è subito tirato su le maniche, non lasciandosi scappare l’opportunità di intervistare una tra le migliori band nostrane, che in più di trent’anni di carriera ha saputo sfornare del fedele metallo inossidabile a profusione. Come sarà, quindi, il 2024 targato White Skull? Cosa bolle in pentola per il venticinquesimo anniversario (il prossimo 26 febbraio) di ‘Tales From The North’? Com’è considerata l’ultima fatica in studio ‘Metal Never Rusts’? Cosa ne seguirà? Di questo e di tanto altro il capitano Tony “Mad” Fontò e la frontwoman Federica “Sister” De Boni hanno simpaticamente intrattenuto il nostro redattore in occasione del mantovano Milady Metal Fest… Buona lettura!
Buonasera White Skull, grazie della vostra disponibilità e benvenuti a Metal Hammer Italia: come state innanzitutto?
“(Tony “Mad” Fontò) Noi bene, a parte il nostro bassista che oggi non è della partita, per il resto siamo in gran forma.”
Perfetto. Secondo live dell’anno, se non erro, dopo quello di ieri sera nel comasco, è proprio quello di questa sera al Milady Metal Fest: com’è iniziato l’anno per voi, e soprattutto cosa vi aspetta l’imminente futuro?
“(TMF) L’anno è iniziato normalmente, mentre per quanto concerne l’imminente futuro si spera di suonare un bel po’ in giro. Noi, come al solito, siamo disponibili, ce la mettiamo tutta, quindi vediamo cosa uscirà quest’estate per quanto riguarda festival e quant’altro…”
Niente successore di ‘Metal Never Rusts’?
“(TMF) Al momento abbiamo iniziato a pensare, abbiamo delle idee…”
Tra poco più di un mese, esattamente il 26 febbraio, ‘Tales From The North’ compirà 25 anni, e fra un anno la stessa sorte toccherà a ‘Public Glory, Secret Agony’. Farete qualcosa per festeggiarli? Qualche concerto, o magari particolari edizioni in vinili colorati limited edition…
“(TMF) Pensa te! (Ride, ndr.) Guarda, sono onesto, adesso che me l’hai ricordato parlerò con il nostro manager e vediamo cosa si può fare: potrebbe esserci una scaletta completa dei due dischi in accoppiata. Parlerò anche con l’etichetta discografica per quanto concerne i vinili. Guarda, veramente: il tuo è stato un buon suggerimento.”
Restando in tema di dischi, a più di un anno dalla sua uscita che pareri ha riscontrato ‘Metal Never Rusts’? Dove lo collocate nella vostra discografia?
“(TMF) Allora, le recensioni sono state veramente tutte buone e allineate con il nostro pensiero perchè ce l’abbiamo messa tutta, riteniamo di aver fatto un buon album, che a nostro parere si colloca alla pari di due dischi fondamentali come ‘Tales From The North’ e ‘Public Glory, Secret Agony’. Tanta gente diceva sempre che sarebbe stato difficile superare quello standard qualitativo, però con ‘Metal Never Rusts’ penso che ce l’abbiamo fatta: a noi piace tantissimo, infatti lo portiamo dal vivo con piacere.”
“(Federica “Sister” De Boni) E’ un album fresco, immediato, che ti prende subito come songwriting, a livello di lyrics: va a prendere l’interesse dell’ascoltatore. Quello che abbiamo scritto è quello che la gente vuole, che sente proprio, perchè si immedesima. Inoltre il fatto di aver messo una nave in copertina, un qualcosa quindi legato alla nostra storia, ci coinvolge, perchè in questo disco ci raccontiamo in un modo a volte diretto, altre indiretto, proprio come scritto nel nostro libro: ci divertiamo ad eseguire i suoi pezzi dal vivo. Inoltre, sempre in tema di songwriting, Vale (Valentino Francavilla, chitarrista, ndr.) è stato coinvolto per la prima volta, quindi si può sentire il suo tocco, il suo entusiasmo, ed a parere mio con questo album siamo quasi arrivati al livello di ‘Public Glory, Secret Agony’ e ‘Tales From The North’. Secondo me, se per il prossimo disco si riuscisse a prendere ‘Metal Never Rusts’, ovvero il nostro odierno stile, e fonderlo con la compattezza dei due album citati prima, si raggiungerebbe quel livello a cui io personalmente punto. Questa è la mia aspettativa, poi ogni componente ha la sua. Chiaramente ‘Metal Never Rusts’ è il primo disco con un nuovo chitarrista, membro importante per il songwriting, ed è quindi un disco di rodaggio: ci vuole tempo per amalgamarsi, e noi lavoriamo bene quando siamo amalgamati perchè da noi non è una persona che scrive un disco, ma un insieme di persone, questa è una vera band dove tutti e sei gli elementi partecipano attivamente al contenuto dell’album. Non c’è un leader, non c’è una primadonna o un primouomo (ride, ndr), e siamo orgogliosi di essere sei persone allo stesso livello che portano una parte importantissima nella band utile per il prodotto finale.”
Come sappiamo, ad un certo punto della vostra carriera avete voluto arricchire il vostro sound aggiungendo le tastiere: Tony, come mai questa scelta che vede oggi nel valevole Alexandros Muscio un elemento aggiunto anche, come ha detto Federica, in fatto di songwriting?
“(TMF) Allora, già durante ‘Forever Fight’ siamo stati una formazione a sei, dato che avevamo Alessio Lucatti alle tastiere, il quale uscì dalla band senza prima aver scritto le tastiere per il successivo ‘Under This Flag’. Poi, tra ‘Under This Flag’ ed il successivo ‘Will Of The Strong’ c’è stato un periodo in cui volevamo riportare i brani dei vecchi album live con delle orchestrazioni. L’allora nostro chitarrista Danilo Bar ci presentò Alexandros Muscio, il quale si è preso cura di gestire questo tipo di live. Da lì la nostra volontà era quella di scrivere ‘Will Of The Strong’ rendendolo un po’ sinfonico, sulla scia di colonne sonore hollywoodiane, e parlandone appunto con Alexandros lui si è reso disponibile a scrivere qualche stesura. Abbiamo quindi fatto un meeting tra me, Alex, Federica, Giovanni e Danilo, dato che le tastiere le abbiamo sempre portate sin dai tempi di ‘Tales From The North’ con un tastierista nascosto dietro l’angolo, e ci siamo decisi ad includere Alexandros in pianta stabile, dato anche che quello che aveva scritto era del bellissimo materiale.”
“(FSDB) A ciò ha influito anche il gusto musicale di Alexandros, perchè lui ha gusti molto dark, molto pesanti, e per me l’accompagnamento della tastiera è importante perchè supporta ed invita la voce a portarsi a certi livelli. Secondo me lui è un elemento importante per me, mi fa da tappeto sonoro aiutandomi ad andare in posti in cui non andrei naturalmente. E’ il suo gusto musicale, nonchè il modo di comporre, di non essere troppo tastierista in un gruppo power: lui riesce ad autobilanciarsi senza che glielo si debba dire, sa già cosa serve alla band, e secondo me completa il suono. Come ti ho detto ‘Tales From The North’ e ‘Public Glory, Secret Agony’ hanno dei suoni molto completi, e quello è il suono nel quale noi vogliamo sostare.”
Veniamo ora ad una domanda a parer mio intrigante: di quanto hai scritto e cantato nei White Skull ad oggi ne siamo tutti a conoscenza, ma qual’è l’album della band che preferisci senza di te alla voce? Il mio, ad esempio, è ‘The Dark Age’…
“(FSDB) Si, hai ragione, anche secondo me dei quattro è ‘The Dark Age’. A me piace molto Gus, come si esprime, quel timbro di voce che graffia, che va alto aprendosi, molto dinamico… Pensa che ‘The Dark Age’ lo avevo scritto io (ride, ndr.), quindi è stato come aver passato il testimone, in quanto è un disco che sento anche un po’ mio, la sento una composizione di mia derivazione: non tutto l’album, chiaramente, ma giusto l’impronta. Gus ha portato avanti degnamente un impegno difficile, ovvero il dovermi sostituire nel momento in cui la band era diventata parecchio conosciuta, e di conseguenza la gente aveva ben identificato chi fosse la cantante. Secondo me lui si è difeso degnamente e, tra tutti e quattro, ‘The Dark Age’ è l’album che più mi piace, anche come songwriting.”
Con una carriera storica e longeva alle spalle, c’è un momento particolare magari legato a uno show o all’uscita di un disco a cui siete particolarmente legati o che portate nel cuore?
“(FSDB) Oh cavoli sono tanti anni! (Ride, ndr.) Beh, il primo tour in Germania, ed anche in qualche altro stato europeo, con i Grave Digger, la prima esperienza in tour bus, due band, un pubblico non solo italiano… Poi anche i concerti a Tel Aviv e a Mosca…”
“(TMF) Beh, tantissimi sono stati i momenti piacevoli, perchè comunque posso dire che ci godiamo ogni momento che viviamo; poi ovviamente ci sono momenti più belli ed altri più brutti, il concerto dove ti esalti e quello dove tiri dieci parolacce, e bene o male ricordi tutto. Chiaro: tournee in giro per l’Europa, oppure la calata a Tel Aviv sono stati eventi unici…”
“(FSDB) (Rivolta a Tony) Oppure quella volta che eri talmente storto da non riuscire a stare in piedi durante un concerto (ridono, ndr.), per noi questi sono tutti momenti valevoli. Scusa, noi siamo così, cheers Tony per tutti i momenti storti!” (Ridono, ndr.)
“(TMF) Infatti una cosa che noi facciamo spesso quando viaggiamo è vivere dei ricordi del passato e farci delle grandi risate su quanto fatto in precedenza. Per dirti, abbiamo perso Alex a Tel Aviv: era andato a farsi mettere la kefiah in testa e non lo trovavamo più, e gli israeliani che ci accompagnavano erano preoccupati che fosse successo qualcosa al batterista…”
“(FSDB) Oppure quando il bassista, dopo che ci è stato detto di non andare in determinati posti causa rischio bombe, ha deciso di andare in spiaggia!” (ride, ndr.)
Qual’è il disco della band, non per forza il più bello o quello di maggior successo, a cui siete più legati? E quello che invece, alla lunga, vi ha fatto pensare che avrebbe dovuto meritare una maggior considerazione?
“(TMF) Ah, bella domanda… Per la seconda parte ti rispondo ‘Will Of The Strong’, che avrebbe meritato più visibilità e considerazione. Per quanto riguarda la prima domanda devo dire che ‘Metal Never Rusts’ l’abbiamo vissuto veramente bene in tutto e per tutto, tanto che io attualmente lo voto come uno dei migliori album dei White Skull…”
Sul podio?
“(TMF) Sul podio, assolutamente sul podio, e lo noti da una cosa: quando prendi tutti i suoi brani e decidi quali mettere live, non potendolo portare tutto, e vedi che non ne scarteresti neanche uno, ecco quello è tanta roba.”
Data la vostra enorme esperienza, come vi sembra sia evoluta o stia evolvendo la scena metal internazionale? E in un paese poco fertile come quello italiano?
“(FSDB) Io abito in Germania.” (Ridono, ndr.)
“(TMF) E’ difficile rispondere a questa domanda. Noi siamo sempre positivi: “Metal never rusts!” Però, se ci guardiamo attorno, non lo so…”
“(FSDB) Allora, il Metal è un pianeta con tanti continenti, ed ogni volta ne trovi qualcuno in più. Se mi chiedi dov’è il Metal che piace a me, io vado nel nord, se ad altri piace un Metal più sinfonico o lirico, vanno da un’altra parte. La realtà italiana è molto ristretta: rimangono a galla quei gruppi che riescono a rimanere a galla, questo al di là delle tendenze…”
Altrimenti bisognerebbe imitare i Lacuna Coil, e fare molta esperienza all’estero…
“(TMF) Certo! Ricordo uno spiacevole episodio al Gods Of Metal 2005, nel quale c’erano gli Iron Maiden, prima di loro gli Slayer ed ancor prima i Lacuna Coil. Sono rimasto veramente deluso per le bottigliate che il pubblico lanciò ai Lacuna Coil. Questo mi ha fatto stare veramente male, perchè in Germania un episodio del genere con una band di casa propria non sarebbe mai successo! Ed aggiungo che i Lacuna Coil possono piacere o meno, però sono dei grandi musicisti e meritano tutto il rispetto per il mazzo che si sono fatti.”
Bene White Skull, l’intervista è giunta al termine. Ringraziandovi ancora della vostra disponibilità, se c’è qualcosa che volete aggiungere per i lettori di Metal Hammer Italia, questo spazio è tutto vostro!
“(TMF) Metal Hammer never rusts!”
“(FSDB) More power!”