Temperance – Attraverso gli occhi di Daruma
Il 28/10/2023, di Francesco Faniello.
Non si arriva a guadagnare la definizione di “maestri del symphonic metal moderno” per caso, questo è certo. Una regola che vale anche e soprattutto per i nostri Temperance, forti di sette album all’attivo, del nuovo innesto della vocal coach metal/operistica Kristin Starkey e di un concept dal sapore orientale come ‘Hermitage – Daruma’s Eyes Pt. 2′. Naturalmente non abbiamo perso l’occasione per contattare Marco Pastorino, cantante, chitarrista e mastermind della band per saperne di più…
Parlateci della storia della band, per chi ancora non vi conoscesse…
“Nasciamo nel 2014, siamo arrivati al nostro settimo album in studio, più un EP acustico ed un DVD registrato in teatro con quartetto d’archi e coro. Siamo attorno alle 300 date tra Europa, Giappone ed America e siamo super felici ed emozionati dell’uscita del nuovo album ‘Hermitage’.”
Come siete approdati alla Napalm Records?
“Abbiamo firmato con Napalm ormai a fine 2018, dopo aver fatto alcuni tour insieme ad altre band del loro roster, si sono presentati ad una data e da lì il passo è stato breve.”
Qual è il vostro rapporto con le altre band del roster? Da quando la Napalm ha messo sotto contratto i Nanowar Of Steel, sembra che ci sia sempre crescente attenzione da parte loro per l’Italia…
“Conosciamo bene molte band Napalm e con molti abbiamo un bellissimo rapporto. Coi Nanowar ci siamo incontrati solamente una volta per un festival, ma sono fantastici ragazzi.”
È recentissimo l’innesto in formazione di Kristin Starkey. Cosa differenzia il suo approccio dalle altre cantanti con cui avete lavorato?
“Kristin è assolutamente la cantante più talentuosa che ho incontrato in questi anni, non solo per Temperance ma tra tutte le collaborazioni che ho avuto. È si in grado di destreggiarsi tra parti operistiche e metal, ma ha un grandissimo potenziale anche per quel che riguarda parti più pop, o drammatiche. Sono sicuro che nei prossimi lavori avremo un raggio d’azione ancora più ampio per quel che concerne la sua voce.”
Parlateci del concept dietro ‘Hermitage – Daruma’s Eyes Pt. 2′: è la seconda parte di cosa? Chi sono Daruma e Anningan?
“Nel 2018 abbiamo pubblicato un brano chiamato ‘Daruma’s Eyes pt. 1′. All’epoca avremmo voluto pubblicare l’intera storia in una singola canzone ma sarebbe stato troppo lungo e probabilmente troppo articolato per una singola canzone. Ci eravamo promessi di poter pubblicare un album completo dedicato a questa storia e finalmente ci siamo riusciti. Daruma è semplicemente la famosa bambola giapponese, non è il nome di nessun personaggio. All’interno del concept ci sono sei personaggi, ma i tre principali sono Viktor (Michele), Irin (Kristin) ed Anningan (io). Viktor è un ragazzo di New York non completamente soddisfatto della sua vita. Per questo motivo decide di partire per il Giappone, Tokyo, alla ricerca di se stesso. Qui nei templi di Asakusa trova una bambola Daruma, e semplicemente toccandola viene trasportato in un’altra dimensione ed in un altro mondo, Hermitage. Qui incontrerà nuovi amici e cambierà il suo destino.”
In che misura si viene influenzati dalle sonorità orientali quando si affronta un concept come il vostro? Quanto conta la cultura dell’Estremo Oriente, gli anime o semplicemente quanto è giunto a noi della loro tradizione musicale?
“Sinceramente non moltissimo. La storia prende vita in Giappone ma non ci sono influenze di quel tipo. Credo ne avessimo molte di più in passato, soprattutto nei primi album.”
D’altro canto, ‘Welcome to Hermitage’ ci porta direttamente nelle brughiere britanniche, con atmosfere battute efficacemente dai Rhapsody all’inizio della loro carriera. C’è una scelta per l’uso di differenti sonorità all’interno del disco?
“È stato tutto molto naturale. Negli album Temperance non ci sono mai regole o stilemi da seguire in modo forzato. Il tema di ‘Welcome To Hermitage’ è la giusta introduzione ad un nuovo mondo, inesplorato.”
L’ascolto di ‘In search of Gold’ fa invece pensare al pop di casa nostra. Quanto è importante la ricerca melodica nelle vostre fasi compositive? E già che ci siamo… come nasce un pezzo dei Temperance e quali sono le cose che vi influenzano maggiormente?
“La melodia è la parte principale di tutti i nostri brani ed allo stesso tempo siamo sempre stati grandi amanti del pop. Tutt’ora penso che metà dei miei ascolti siano in quella direzione. Anche qui non c’è una regola precisa, ma solitamente colleziono idee, che siano una parte di piano, una linea vocale o un riff, sul mio telefono per poi imbastire con calma la canzone. Possono volerci pochi minuti, come magari un’idea ha bisogno di tempo e respiro per essere sviluppata.”
Come si svolge un vostro live? Quanto è difficile riprodurre dal vivo la formula dei Temperance? Infine… con chi vi piacerebbe condividere il palco?
“Il nostro è uno show molto semplice, ad es. ormai da anni abbiamo deciso di non utilizzare cori o armonie vocali nelle basi. Siamo tre cantanti e preferiamo dare solo qualcosa di vero e naturale a chi viene a vederci. Il nostro è uno show molto energico e siamo sicuri che il live sia la nostra vera dimensione.”
Progetti per il futuro?
“Abbiamo moltissimi progetti per il 2024. Torneremo in tour a febbraio e proprio ora stiamo lavorando ad altre dat sparse per il globo dalla primavera. Ci piacerebbe poi fare qualcosa di speciale nel 2024 in quanto sarà il decimo anniversario della band.”