Lacuna Coil – Our truth
Il 06/10/2023, di Alessandro Ebuli.
In occasione della festa per il trentennale di Tempo Rock, svoltosi nella splendida cornice del Fuori Orario di Taneto di Gattatico (RE), in vista del live dei Lacuna Coil di questa sera abbiamo incontrato Cristina Scabbia e Andrea Ferro che si sono gentilmente prestati a rispondere ad alcune domande riguardo lo stato attuale della band, il tour americano che inizierà a breve, anticipazioni sul prossimo futuro.
Ciao ragazzi, benvenuti a Metal Hammer. Come vi sentite? Sensazioni per questa serata?
“(Andrea Ferro) Intanto siamo felicissimi di essere qui a festeggiare i trent’anni di Tempo Rock, tenevamo tantissimo ad essere presenti. Poi ci serviva questa data perché la settimana prossima partiamo per l’America e questa serata, dopo un po’ di tempo senza suonare e dopo le vacanze estive, ci è utile anche come prova generale in vista del nuovo tour, ma si tratta di un concerto vero e proprio, non preoccupatevi. Uniamo il piacere di festeggiare Tempo Rock al warm-up in vista delle prossime date live”.
Torniamo un attimo indietro nel tempo. Dopo la pandemia siete dapprima ripartiti dallo streaming del ‘Live From The Apocalypse’ (trovate QUI la recensione e QUI il report live), seguito dalla sua pubblicazione in formato fisico, poi alla straordinaria riscrittura di ‘Comalies XX’ (trovate QUI la recensione), e ancora un tour che pare non si fermi mai. Siete nel pieno delle date americane e volerete anche in sud America nel 2024. Insomma non avete alcuna intenzione di rallentare.
“(Cristina Scabbia) Beh per la pandemia ci siamo dovuti fermare per forza di cose, tra l’altro eravamo riusciti a fare tre tour, uno americano, uno sudamericano e uno europeo in seguito all’uscita di ‘Black Anima’ che era il nostro album pubblicato pochi mesi prima, e al nostro ritorno dal sud America è iniziata la pandemia che ci ha obbligato a cancellare i tour che sarebbero seguiti. Abbiamo deciso di fare il live streaming, peraltro siamo stati una delle prime band a pensare di fare un vero concerto live da trasmettere in streaming con tutte le complicanze del caso, non c’era nulla di preregistrato, non c’era pubblico ma dovevamo mantenere le distanze tra noi sul palco e c’è stato il rischio di avere dei veri e propri problemi tecnici di collegamento non sicuri al 100% con l’eventualità che le persone che avevano acquistato il biglietto non riuscissero a vedere il concerto sulla piattaforma A-Live. Poi inizialmente non avevamo intenzione di farne un Dvd, ma un contenuto audio che poi ci è stato fortemente richiesto in formato video e da lì è nata l’idea che ha portato alla realizzazione del formato fisico soprattutto per i tanti fan che non hanno potuto vedere la diretta del concerto. ‘Live From The Apocalypse’ è stato non solo un momento per tornare sul palco tra di noi ma anche per ritrovare tutte le persone con le quali lavoriamo, e quando ci siamo chiesti come avremmo potuto scrivere un disco nuovo stando distanti senza la possibilità di incontrarci ci siamo accorti di non essere particolarmente ispirati a causa di tutta la negatività e tutto lo stress che ci circondava, per noi che siamo un gruppo molto unito e abbiamo bisogno di stare in compagnia l’uno dell’altro per creare abbiamo pensato che l’anniversario di ‘Comalies’ fosse l’occasione giusta per provare a rimmaginare da zero un disco che ci ha portati al livello successivo della nostra carriera. ‘Comalies’ è l’album che ci ha fatti diventare una band più grande ed è stato bellissimo: rimettere le mani sulla musica e creare qualcosa di nuovo prendendoci anche dei rischi perché toccare un disco così importante e sacro per i fan è stato difficile. Ora i fan ci dicono che non sanno più quale versione preferiscono e per noi è davvero incredibile”.
“(AF) In effetti c’era stato soltanto uno streaming prima del nostro, fino ad allora molti avevano mandato in streaming un filmato di un concerto preregistrato, non veramente live, mentre noi abbiamo trasmesso un live reale con noi in diretta sul palco che era di fatto ciò che volevamo perché se vengono a mancare gli show non ti voglio mandare in onda un Dvd che ti puoi guardare comodamente a casa in qualunque momento. Avevamo intenzione di suonare dal vivo come fosse un vero spettacolo. Riguardo ‘Comalies XX’ da un lato è stato difficile ritoccare il disco originale ma dall’altro non abbiamo dovuto lavorare ai testi quindi avevamo già il materiale da cui partire e non iniziare completamente da zero. Questo lavoro ci ha aiutato, oltre a festeggiare l’album originale, anche nella scelta di inserire entrambi i Cd nella nuova edizione per far capire non cancelliamo il passato ma è un tributo portandolo ai giorni nostri con l’attuale formazione. Non è la stessa cosa, ma ci è stato utile per ritrovarci e ricominciare a lavorare insieme e rimettere in moto la macchina Lacuna Coil in una ripartenza anche live tradizionale”.
È inevitabile una domanda che riguardi il nuovo album visti i quattro anni trascorsi da ‘Black Anima’. Ci state lavorando, state mettendo da parte nuove idee?
“(CS) Non possiamo dirti niente (ride). Scherzi a parte, stiamo lavorando a nuovi brani, abbiamo tante buone idee anche se non ci sono ancora canzoni fatte e finite. Siamo ripartiti, poi dire con precisione quando avremo un nuovo album non ci è possibile al momento, di certo è che adesso siamo ritornati nella nostra dimensione ideale. Non vogliamo forzarci e adeguarci a un mondo in cui si debba essere necessariamente performanti, è fondamentale aspettare l’ispirazione, deve avere tutto un senso perché a noi piace confezionare dischi che siano belli nella loro interezza. Abbiamo parlato con la nostra label, la Century Media, che ci ha dato completa libertà anche nei tempi, ma è chiaro che anche noi vogliamo lavorare a un nuovo disco, ma non abbiamo intenzione di pubblicare qualcosa soltanto perché il mercato lo richiede; siamo presenti con i numerosi live e questo ci soddisfa appieno”.
Parliamo del brano ‘Never Dawn’ che ha riscosso fin da subito un grande successo. Avete intenzione di inserirlo nel nuovo album, magari come bonus track?
“(AF) La direzione è senz’altro questa, ci piace l’idea che ‘Never Dawn’ possa essere ripresa, ma non abbiamo ancora affrontato l’argomento nello specifico perché è stata composta appositamente per “Zombicide” su richiesta di CMON, il famoso editore di giochi da tavolo che ha realizzato il popolare gioco. Avevamo la musica pronta e una volta aggiustato il cantato e i testi il brano ha preso la sua forma come un episodio a sé stante. Di sicuro avrebbe senso inserirla in un disco, perché no”.
Qual è il vostro approccio alla parte lirica dei brani, escono di getto o recepite intuizioni dall’esterno che poi rielaborate per costruire i testi dei brani?
“(CS) Dipende, a volte possiamo partire da parole o frasi che ci piacciono, si cerca di inserirle all’interno della canzone musicandole, in altri casi si può partire da un inlgese inventato per trovare una musicalità, una sonorità, altre volte si parte da una parola che piace come Delirium ad esempio. Ricordo che pensavamo a qualcosa che si adattasse alla melodia e quella parola ci è piaciuta fin da subito e di fatto ha aperto l’ispirazione a tutto l’immaginario che c’è dietro all’album ‘Delirium'”.
“(AF)Spesso lavoriamo d’impulso, raccogliamo delle idee, dei titoli e degli argomenti insieme. Si tratta maggiormente di scegliere un titolo, una frase che possa portare in una specifica direzione. Una volta entrati nel flusso compositivo si passa ad affinare le parti e si trova il modo di renderle comuni, ma di fatto non c’è sempre lo stesso metodo”.
Restiamo su ‘Delirium’. Da quel disco i vostri suoni hanno iniziato ad ispessirsi rispetto al passato, anche il cantato di Andrea ha iniziato a dirigersi verso un growl sempre più evidente. Questa evoluzione è stata voluta da tutti voi oppure le cose sono venute in modo naturale?
“(AF) In realtà noi tendiamo a seguire il flusso della musica. Se Maki arriva con qualcosa di più heavy in qualche modo ci adattiamo a quel flusso compositivo. C’è da dire che ‘Delirium’ è stato il primo album con il cambio di formazione e Ryan (Blake Folden), dallo stile molto diverso da quello di Cristiano (Cris Mozzati) che veniva da influenze differenti, ha spinto molto sulla doppia cassa e così anche Maki si è sentito di scrivere delle parti per così dire più violente e di conseguenza anche il cantato è andato in modo naturale sull’utilizzo del growl. Considerato il fatto che Cristina ha una voce melodica non era necessario che anche io seguissi quello stile per armonizzare, e in questo modo diamo nel cantato il massimo di noi stessi con approcci vocali diversi. Abbiamo notato che estremizzando la musica anche il concetto dei cantati ha dato ottimi risultati. Vero è che la band è stilisticamente sempre la stessa, ma la musica ha assunto negli ultimi anni una connotazione coerente con la line-up attuale”.
Avete pubblicato dieci album, considerato anche ‘Comalies XX’, più due EP e due Live. Quale tra tutte le vostre opere è quella alla quale siete più affezionati, e se una in particolare vi trova tutti d’accordo.
“(CS) Io personalmente penso a ‘Comalies’ come l’album che ci ha fatto fare uno switch da gruppo che aveva un certo tipo di possibilità di proporre la propria musica ad uno step successivo, quello che ci ha fatto veramente conoscere, era il nostro sogno fin dall’inizio riuscire a vivere della nostra musica. A ‘Comalies’ affiancherei ‘Black Anima’ perché credo sia stato l’album che ci ha fatto ripartire con un concetto di pensiero e di creazione del disco, in quanto è stata la prima volta in cui dall’inizio abbiamo deciso la direzione da intraprendere per la composizione ma anche quella visiva. C’è stato uno studio dietro la lavorazione del disco che però è risultato essere molto spontaneo e naturale e poi di ‘Black Anima’ mi piacciono moltissimo i pezzi”.
“(AF) Ogni disco ha rappresentato un momento della nostra carriera, ‘In A Reverie’ è stato il nostro primo album e si intuivano tutte le nostre influenze, da dove venivamo. Direi ‘Comalies’ che ha rappresentato un suono nuovo per la prima volta, non assomigliava a niente di quanto fatto in precedenza; nelle sue tracce più che i rimandi a band come i Paradise Lost o i Type O’ Negative si sentiva finalmente qualcosa di completamente personale, poi negli anni ogni disco ha rappresentato uno step diverso, ‘Delirium’ come detto è quello che ci ha portato più verso una dimensione heavy, ‘Black Anima’ è quello più calibrato in questo senso, ma direi che per quanto mi riguarda della prima parte della nostra carriera ‘Comalies’ e ‘Karmacode’ sono i due dischi più importanti ,a sotto un certo punto di vista ‘Broken Crown Halo’ perché si tratta del capitolo che ha chiuso il capitolo con la vecchia formazione per una nuova fase”.
Dopo tanti anni on the road e un successo planetario, è evidente, siete rimaste persone semplici che amano il contatto con il proprio pubblico, partecipate anche singolarmente a eventi di vario tipo. Come vivete quotidianamente la vostra notorietà?
“(CS) Io penso che il posto in cui devi veramente essere una rockstar è il palco, il disco, i momenti dedicati alle foto ufficiali, però giù dal palco siamo tutti uguali, proprio perché abbiamo avuto l’opportunità di fare della nostra passione un lavoro quindi non sentiamo la necessità di ergere barriere tra noi e i fan che sono le persone che ci consentono di continuare a fare quello che ci piace. Poi credo che siano anche cambiate le cose, probabilmente anni fa ci si aspettava un atteggiamento diverso dagli artisti, una presenza algida di qualcuno che non ti avrebbe nemmeno guardato. Oggi anche le più grandi star del pop fanno dirette Instagram struccate, vanno in mezzo alla gente, si sono abbassate drasticamente le distanze”.
“(AF) Diciamo che siamo rimasti quelli che eravamo, certo con la consapevolezza di avere raggiunto dei risultati importanti ma pur sempre noi come venti e più anni fa. Probabilmente proprio perché siamo partiti come un gruppo di amici senza le aspettative di un successo che avrebbe potuto non arrivare mai. Quando abbiamo iniziato non c’erano le possibilità per un gruppo metal italiano di fare una carriera di questo tipo e suonare in tutto il mondo, all’epoca non era neppure pensabile, era un sogno, non c’era un’idea concreta di una realtà a quel tempo così distante da noi. Tutto è arrivato con il tempo e con un grande lavoro da parte di tutti noi, in modo molto naturale, per questo mi lascia perplesso quando certe persone puntano a diventare famose prima di un percorso artistico e peggio ancora prima di una valida idea che punti a intraprendere un stile proprio”.
“(CS) Noi avevamo un’identità, ci vestivamo allo stesso modo, ascoltavamo e componevamo la musica che ci piaceva, perché era quello che davvero avevamo intenzione di fare nella nostra vita. Ovviamente i primi tempi non guadagnavamo nulla ma avevamo alle spalle i nostri genitori che ci supportavamo nell’inseguire il nostro sogno condiviso, ma poi il tempo ci ha dato ragione e siamo riusciti a fare di quel sogno un lavoro”.