Screamin’ Demons – Heavy Metal Breakdown!
Il 30/06/2023, di Alex Ventriglia.
Le avvisaglie che forse in arrivo c’era qualcosa di grosso, le avevamo avute un po’ tutti noi “addetti ai lavori”, quando poco meno di un anno fa iniziarono a circolare dei brani “pilota” realizzati da questa band dal grande blasone metallico, composta da elementi poco raccomandabili che, con il classico coltello tenuto tra i denti, ama affrontare il metal in modo baldanzoso e con spirito belluino! Squadra composta da Andy Barrington (basso), Ross Lukather (batteria) e Al Priest (chitarra), trio d’eccellenza patrocinatore dello storico ‘Heavy Demons’ griffato Death SS, al quale si aggiungono i sorprendenti Luca Ballabio e Alessio Spini: il primo, funambolico virtuoso della chitarra con in tasca il “santino” di Eddie Van Halen, mentre il secondo, dall’ugola squillante e potente, è probabilmente quella carta decisiva che ti permette di sparigliare il mazzo, facendo saltare banco e contendenti. Il debut-album ‘The New Era’ è ormai una splendida realtà, alla portata di ogni cultore dell’hard’n’heavy più roccioso e dirompente, ma con un muscolare groove al passo con i tempi, ragion per cui è stata d’obbligo una chiacchierata con Andy Barrington, bassista che conosco da una vita, da quando con gli V.M.18 si dilettava a sconcertare i puristi, mantenendo salda e vivida la fiamma del rock’n’roll…
Andy, la prima domanda è d’obbligo: perché questo ritorno? Al cuor non si comanda, e dal metal non si riesce a star lontani?
“Proprio così, serviva solo l’occasione giusta. A dire il vero pensavo di aver chiuso con la mia carriera di musicista per via di un problema al polso che non mi permetteva di suonare e che poi ho risolto, ma non sarebbe successo se Ross e Al non avessero pensato a rimettere insieme la band (per conto di Dio…). Inizialmente eravamo solo noi tre e le prime prove sono state fatte per capire se eravamo ancora cosi “metal, brutti e incazzati”, e in effetti se ce l’hai dentro, questa attitudine non ti abbandona mai…”.
Mi pare che tu, Al e Ross siate appunto stati il motore trainante dietro il progetto, dal monicker che richiama alla memoria la storica esperienza marchiata Death SS, a una certa comunione d’intenti, a una volontà ferrea e un cuore che forse solo la vecchia guardia è in grado di buttare in campo…
“Sì, come ti dicevo, per più di un anno siamo andati avanti come un trio alla ricerca del giusto sound e di chi volevamo essere… Poi il tutto è venuto fuori naturalmente”.
Una formazione che sorprende sia per come fila via liscia come l’olio – per la coesione tra le parti e la determinazione, che segna prepotentemente – che per un singing che, e non lo dico solo io, è un autentico valore aggiunto. Presentami allora Alessio Spini, il vocalist che ti sei tenuto come vero e proprio asso nella manica.
“Abbiamo fatto una attenta ricerca di quello che il panorama musicale italiano e europeo offrisse e contattato diversi cantanti più o meno noti e, dopo svariati provini, Alessio è stato quello che ci ha colpito di più, la sua voce e la sua personalità erano quelle giuste per il nostro progetto. Il fatto che non fosse ancora noto ai più ha giocato a nostro favore creando l’effetto sorpresa. Discorso diverso per Luca Ballabio che è stato pura fortuna, in quanto anche se lo conoscevo da tempo per le sue doti straordinarie, lo abbiamo assoldato ad un concerto (caso vuole dei Death SS…) dopo aver scoperto che conosceva alla perfezione i nostri fasti passati e assolutamente in linea con la nostra visione metal, brutti e incazzati! Da lì la decisione di definire il nostro sound Supermetal!”.
‘The New Era’ pur essendo un album che ha in sé tutte le caratteristiche metal messe in bella evidenza, suona tra l’altro vibrante e fresco, si sente che è affrontato con grande passionalità verso un genere che, lasciamelo dire, a volte perde un po’ per strada le sue basi.
“Sono particolarmente contento che tu abbia evidenziato questo aspetto perché, come ho già dichiarato, con il nostro Supermetal l’intenzione era quella di aprire una porta sul futuro del metal senza dimenticare però le nostre radici. Una strada poteva anche essere quella di cercare di essere più moderni possibili imitando le nuove band e le nuove tendenze in ambito hard/metal e, ad essere sincero, abbiamo provato anche un paio di cantanti growl davvero eccezionali e funzionava anche molto bene, ma non era il nostro. Così abbiamo optato per rimanere noi stessi, cercando a livello di sonorità di essere al passo con i tempi”.
Andy, quando circa un anno fa mi parlasti del progetto e delle sue battute finali, quelle che avrebbero portato all’uscita del debut-album, si sentiva già una certa attesa, si aveva il sentore che gli Screamin’ Demons sarebbero stati un band speciale, fuori dall’ordinario. Un anno dopo, visto che il feedback che state ricevendo, mi pare si possano confermare quelle impressioni avute, no?
“Vuol dire che qualcosa di buono lo abbiamo fatto allora! Ad ogni modo non spetta a me giudicare il nostro percorso, in tanti aspettavano un nostro ritorno, quello sì, e ce lo hanno dimostrato negli anni con continue manifestazioni di affetto e rispetto. Alla fine è grazie a loro se ci sono gli Screamin’ Demons, ma mi piace sottolineare il fatto che in primis quanto abbiamo realizzato lo abbiamo fatto per noi, quindi se piace bene, altrimenti sticazzi!”.
L’album, dieci brani dieci, proprio come eravamo una volta abituati ai dischi classici, cinque pezzi per lato, senza lungaggini o riempitivi inutili. Ma, soprattutto, una notevolissima miscela tra irruenza e melodia, dentro la quale ognuno di voi tira fuori davvero il meglio. Con un occhio di riguardo verso la parte ritmica e il cantato, come già detto ago della bilancia in quasi tutte le circostanze…
“Sì, anche questo lo abbiamo nel DNA, io e quel “mostro” di Ross Lukather ci capiamo con uno sguardo! In effetti ho sempre pensato che il numero giusto per un disco che si rispetti fosse il dieci, siamo entrati in studio con qualche pezzo in più, ma alla fine ci siamo concentrati su questi che esprimono al meglio il nostro sound e che hai espresso bene: cattivo, ma melodico, è un po’ come uno schiaffo sul culo seguito da un bacio appassionato (ride)…)”.
Il video di ‘Dark Side’, ma soprattutto quello di ‘Green Fly’ aveva anticipato il valore blasonato di ‘The New Era’, ma se ti chiedessi di promuovere i brani migliori, verso chi punteresti? So che sono tutti figli tuoi, ma le storie che li accompagnano spesso possono essere diverse tra loro…
“Ti dirò, siamo partiti con ‘Dark Side’ perché volevamo accompagnare gli ascoltatori nel nostro mondo e lo abbiamo fatto con un video che fosse esplicito, quindi fuoco e fiamme, belle donne e violenza sonora: alla fine questo è quello che ci smuove e chi non lo dice, mente! Una ragazza mi ha detto che il video è old-style e che le ragazze tutte tatuate non sono più parte del mondo metal, ma della trap… e qui scatta il secondo sticazzi??!!?? ‘Green Fly’ è più un segno di autorevolezza, noi siamo gli Screamin’ Demons, e voi chi cazzo siete??? Se devo farti un nome punto comunque su ‘Enlight’ (prossimo estratto e video) che coniuga al meglio potenza e melodia, dove Alessio spazia dalle tonalità più basse a quelle più alte, durante il quale Priest e Ballabio fanno un solo che andrebbe insegnato a scuola…”.
Album che esce per la Pure Steel Records, label tedesca tra le più attrezzate e competenti in materia di heavy metal classico, ma che sembra anche avere un debole per i gruppi italiani, meglio se con in organico elementi storici, e che sanno benissimo come trattare la “materia”.
“Ci sono arrivate diverse proposte anche da realtà più grandi e note, abbiamo optato per Pure Steel Records perché, oltre ad essere attrezzata e attenta, era l’unica che ci garantiva la tempistica che ci eravamo dato come obiettivo e che hanno rispettato puntualmente. Ormai le etichette stampano il disco e lo mandano ai media, non dico che una vale l’altra ma poco ci manca… La differenza, come in tutti gli ambiti, la fanno le persone. È la dedizione e il quanto ci si crede che apre le porte e spacca le montagne. Poi, oddio, ci fossero anche due denari in più non sarebbe male, ma quelli li mettono le band, soprattutto all’inizio…”.
La domanda finale è forse la più classica di tutte: l’album è uscito, ora bisogna portarlo on the road. Pianificazioni live in vista?
“Ecco, riallacciandomi al discorso precedente dove sono le persone che fanno la differenza, il promoter che sta organizzando le date del tour di ottobre è una di queste. Mattia Sisca della Big Tuna Entertainment e Booking Agency è una di quelle persone che con dedizione, rispetto e passione sta organizzando al meglio il tutto. Faremo quindi una prima parte di tour a ottobre, mentre la seconda prenderà il via a dicembre, e contiamo di fare i festival italiani ed europei nell’estate 2024. Si preannuncia parecchia carne al fuoco, ecco.”