Bolverk – Musica estrema senza regole
Il 12/06/2023, di Stefano Ricco.
I Bolverk pubblicano il secondo lavoro dal titolo ‘Svarte Sekunder’, a distanza di un anno dal precedente “Uaar”, recensito in queste pagine. In attesa di approfondire il discorso sull’ultima uscita, riusciamo a scambiare le reciproche opinioni sull’album di debutto, appunto ‘Uaar’, occasione utile a scoprire una band interessante ed un disco denso di sonorità. Abbiamo trovato nel nostro interlocutore, il chitarrista Thomas Bolverk, una persona affabile e ben disposta a presentarci la sua creatura musicale dai natali norvegesi.
Ciao Thomas, entro subito nel vivo dell’intervista chiedendoti il significato della parola Bolverk e, ovviamente, quello di Uaar…
“Ciao Stefano, innanzitutto grazie per aver dedicato tempo a questa intervista e per supportare la scena. Il nome Bolverk deriva dalla mitologia norrena e si riferisce ad una delle personificazioni di Odino. Veniva utilizzato in situazioni collegate alla caccia e porta con sé memoria di violenza e spargimento di sangue. Negli adattamenti successivi la parola è stata utilizzata per descrivere qualcosa di solido e impenetrabile, per esempio un bunker o una fortificazione. È presente persino nel nostro dialetto, “bælværk”, dove indica qualcosa con una massa grande e robusta. Tutto ciò è in linea con i nostri obiettivi musicali. Vogliamo essere melodici e poetici da un lato, ma anche brutali e caotici dall’altro, vogliamo essere solidi, robusti e con i piedi per terra. Per quanto riguarda ‘Uaar’, titolo dell’album, si tratta di una vecchia parola norvegese usata per indicare un anno nefasto. Di solito veniva utilizzata quando i raccolti era scarsi e le persone soffrivano la fame. L’ispirazione per il titolo è stata la pandemia, ovviamente, e pensiamo che sia un titolo appropriato per i tempi che ci siamo appena lasciati alle spalle”.
A proposito di obiettivi musicali, suonate un tipo di black metal sui generis e si capisce fin dall’opener ‘Death The Whore’, una canzone davvero interessante: si intravede una ricerca melodica immersa nelle trame oscure e pesanti del black metal. Riuscite a gestire i momenti più estremi mostrando una tendenza introspettiva: caos e armonia. Come presenteresti la vostra musica a chi non vi conosce?
“Wow, adoro questa descrizione: ricerca melodica immersa nelle trame oscure e pesanti della musica black metal. Grazie. Ci sono sicuramente momenti black metal nei Bolverk, ma sono rappresentati anche una miriade di altri generi. Ecco perché lo chiamiamo Extreme Norwegian Metal. Cerchiamo di spingere i confini del genere estremo sia nella direzione melodica che in quella brutale. Cerchiamo di lavorare all’interno dei contrasti della musica e ci impegniamo molto per far funzionare le transizioni in ogni canzone. È facile suonare lentamente ed è facile suonare velocemente, ma non è necessariamente facile far funzionare bene questi due elementi insieme. L’unica regola che abbiamo quando si tratta di fare musica con i Bolverk è che NON CI SONO REGOLE!”.
Un brano rappresentativo del profondo mix tra melodia e brutalità è sicuramente ‘Sectarian Bloodshed’, a mio avviso tra i brani più riusciti. C’e una canzone di cui sei particolarmente soddisfatto?
“Penso che tutte le canzoni dell’album abbiano molto da offrire e che tutte abbiano arrangiamenti interessanti. Sicuramente saranno molto impegnative da suonare dal vivo e sarà una sfida anche per gli ascoltatori. Probabilmente avremo difficoltà a scegliere le canzoni per i prossimi live ma di sicuro questo autunno suoneremo dal vivo ‘Sectarian Bloodshed’, ‘Uaar’ e ‘Prevail In Silence’. Ci saranno anche quattro canzoni dal nuovo album, ‘Svarte Sekunder’, uscito tramite i nostri amici di Wormholedeath il 26 maggio. Per quanto riguarda ‘Sectarian Bloodshed’, sono d’accordo con te, si tratta di uno dei miei preferiti, mi piace particolarmente il ritornello, ma devo dire che tutte le canzoni dell’album hanno un posto speciale nel mio cuore”.
‘Bride Of Christ’ sembra invece essere la canzone più violenta e “dolorosa” del disco…
“Sì, sono d’accordo. È sicuramente una delle più violente, ma è anche una delle canzoni con i contrasti più forti in quanto ha molta melodia e voci pulite. Il tema del testo è molto violento poiché parla di un famoso caso criminale svedese chiamato Knutby-killers che ha coinvolto un pastore ecclesiastico implicato in un omicidio e condannato all’ergastolo. Si tratta dell’esempio perfetto di come non mettere in pratica ciò che si predica”.
I temi dei vostri testi sono quindi concreti e immersi nel presente…
“Abbiamo suddiviso la scrittura dei testi a metà tra me e il vocalist Narrenschiff. Tutte le canzoni trattano tematiche individuali, quindi non ci atteniamo a un concetto in particolare. Non c’è un messaggio o un tema speciale per l’intero album, ma piccoli messaggi separati. Non siamo una band politica o una band che si sente in grado di dire ad altre persone come vivere la propria vita, ma facciamo commenti strani e commenti sprezzanti su questioni che contano per noi. Questo può essere, ad esempio, lo stato del mondo in generale, i modi intricati della mente umana o l’ipocrisia della religione. Ci piace che le persone pensino da sole e prendano le proprie decisioni invece di seguire ciecamente gli altri.
Per i testi di ‘Uaar’, posso dire qualcosa su ciascuno di essi: la title-track parla della pandemia; diamo uno sguardo critico alla religione in ‘Bride of Christ’, ‘Sectarian Bloodshed’ e ‘Svovelpredikant’; per quanto riguarda ‘Prevail In Silence’, il titolo si spiega da sé e si riferisce al fatto che tanto vale stare zitti perché quelli che prendono le decisioni nel mondo comunque ascoltano solo se stessi; ‘Death The Whore’ racconta tutte le parole vuote che sono state dette sull’aldilà; in ‘Time For Chaos’, presentiamo il caos come uno stato mentale costante per l’essere umano moderno e ‘From The Depths’ descrive la depravazione della tua anima anche se mantieni le apparenze”.
Chi sono invece i Bolverk prima di essere dei musicisti? Quanto la musica abbraccia la vostra quotidianità?
“Lavoriamo tutti. Non saremmo così grassi se dovessimo vivere di musica! Ah ah. Tutti noi suoniamo da quando eravamo ragazzi e pur avendo pubblicato album e fatto tour, abbiamo sempre avuto lavori regolari. Immagino che ci siano pro e contro, ma di sicuro il vantaggio è che non subiamo molta pressione. Non voglio definire la musica un hobby, perché è molto più di questo. È uno stile di vita, ma è bello non dover fare affidamento sulla musica per pagare i conti perché è un business molto instabile. In questo modo possiamo permetterci solo di godercela e abbiamo piena libertà artistica, nessuno ci dice cosa fare o cosa suonare per ottenere una sorta di successo. Facciamo quello che vogliamo fare, quando vogliamo farlo. Parlando per me, suono in band musicali ormai da quasi 40 anni e questo occupa la maggior parte del mio tempo libero. Non è mai stato così divertente. Non ho mai suonato e provato così tanto e sento di non essere mai stato così vicino al mio strumento come in questo momento, quindi la vita è bella!”.
Immagino che la vostra musica sia legata in qualche modo alla vostra terra natale: quanto è celebrata nelle vostre canzoni, che peso ha in esse?
“Celebrare le nostre radici non è una delle priorità della band ma, come dici tu, non puoi davvero fare a meno che in qualche modo queste riescano a sobollire. Siamo molto consapevoli di essere una band norvegese e lo usiamo per la promozione definendo la nostra musica Extreme Norwegian Metal. Abbiamo anche deciso di avere almeno due canzoni su ogni album con testi in lingua norvegese. Pur avendo avuto poca esperienza passata in tal senso, Bjørn ne ha ancora meno, quindi abbiamo deciso che sarei stato io a scrivere i testi nella nostra lingua madre. Un contributo essenziale per le liriche del brano ‘Uaar’ è venuto dal bassista Rammr. Per quanto riguarda la musica, non credo ci sia molto folk norvegese in ‘Uaar’, mentre nel nuovo album, ‘Svarte sekunder’, ci sono un paio di canzoni che senza dubbio ne sono state ispirate. Questo è successo automaticamente e non ho idea se in futuro verranno fuori altre cose del genere. Per ora posso dirti che alcune persone che hanno ascoltato l’album considerano questi brani tra i loro preferiti del disco. Finora questi brani non sono nel live set, ma vedremo cosa accadrà…”.
Da dove nasce invece la ricchezza di sonorità racchiusa nell’album? Chi sono le vostre muse ispiratrici, i gruppi guida?
“Ci sono molte influenze diverse nella musica dei Bolverk: dal rock classico al rock progressivo, dal thrash al death e al black metal, compreso tutto ciò che sta in mezzo. Mi rendo conto come spesso sia il mio umore a determinare il tipo di musica che ascolto. Mi piace ascoltare musica diversa ed è tutta una questione di tempo e di luogo. Un momento si può trattare dei Magnum, quello successivo dei Dissection. Probabilmente ho dimenticato la maggior parte della musica che ho ascoltato nel corso degli anni, ma capita di tornare alle vecchie cose, piuttosto che provare nuove cose. Ad esempio, Demon, Tank, Motörhead, Saxon, NWOBHM, così come Necrophobic, Vomitory, Kvaen, Sacramentum sono gruppi che sto ascoltando ultimamente.
Per quanto riguarda i chitarristi, Ace Frehley avrà sempre un posto speciale nel mio cuore, così come Gary Moore. Lo stesso vale per Jimi Hendrix, Rory Gallagher, Ritchie Blackmore…ce ne sono centinaia, sai, e molti dei giovani chitarristi di oggi sono fantastici. Il bello di suonare la chitarra è che si migliora sempre, anche invecchiando. Non è come con lo sport, dove devi andare in pensione a 30 anni. Guarda Keith Richards, ho ancora molti anni prima di raggiungerlo…ah ah…”.
Oltre a brutalità e ricerca melodica, la vostra musica include anche tecnica e virtuosismi, una sorta di black metal progressivo: questo è quello che mi è venuto in mente ascoltando ‘Prevail In Silence’. Che mi dice di questo brano?
“Grazie per il complimento. ‘Prevail In Silence’ è sicuramente uno dei miei brani preferiti all’interno di ‘Uaar’. Ha molte sfaccettature, inclusa la lunga parte acustica nel mezzo, che probabilmente ho avuto in mente per venticinque anni. È molto confortante poter usare qualcosa a cui pensi da molto tempo. Ha continuato a presentarsi per anni e anni e qualcosa mi diceva che valeva la pena usarla in qualche modo e, alla fine, con mio grande piacere, è scivolata automaticamente in ‘Prevail In Silence’.
Un paio degli altri riff hanno una sorta di atmosfera à la King Crimson, una band che ammiro molto, per cui non ho problemi a concordare con l’aspetto progressivo cui ti riferisci. Stavamo soppesando ‘Death The Whore’ e ‘Prevail In Silence’, l’una contro l’altra per il live set di questo autunno, e il nostro nuovo batterista ha avuto l’ultima parola scegliendo ‘Prevail In Silence’. Narrenschiff ne ha scritto il testo e, come accennavo, riguarda il fatto che a volte è meglio tenere la bocca chiusa, perché comunque nessuno sta davvero ascoltando. Anche se sai di avere ragione, cercare di convincere gli altri non vale la pena. Adoro anche la metafora in cui paragona i politici ai bambini dell’asilo, seduti nella loro sabbiera che si colpiscono l’un l’altro in testa con i loro piccoli giochi di plastica. Per lo più sono troppo impegnati a criticarsi a vicenda invece di provare a fare la differenza per le persone che effettivamente sono elettI a rappresentare. Questa è la triste realtà, temo”.
Dal vostro secondo lavoro, ‘Svarte Sekunder’, dobbiamo aspettarci la stessa linea musicale di ‘Uaar’?
“Come dicevo, il seguito di ‘Uaar’ è uscito per Wormholedeath il 26 maggio, con il titolo ‘Svarte Sekunder’ che in inglese significa ‘Black Seconds’. La maggior parte del materiale dei due album è stato scritto nello stesso periodo, quindi sono da considerarsi fratelli, o almeno cugini. In una certa misura, è casuale quali canzoni siano finite su ‘Uaar’ e quali su ‘Svarte Sekunder’. La band è maturata nell’anno trascorso tra i due album. Sono sempre stato abituato a costruire riff, cercando di inserirli in una sequenza interessante per inviarla poi agli altri membri della band. Ci si incontra quindi in sala prove per lavorarci e poi in studio per registrare. Visto che viviamo geograficamente separati, è stato un po’ diverso con i Bolverk. Il processo è iniziato allo stesso modo per poi venire elaborato attraverso Internet. Tutto è stato registrato in diversi studi mentre il mix e il mastering vengono sempre eseguiti da Magnus “Devo” Andersson nell’Endarker Studio, in Svezia, per garantire che il risultato finale sia eccellente. Credo che ‘Svarte Sekunder’ rappresenti un piccolo passo avanti rispetto a ‘Uaar’, anche se non saprei dirti perché. Laddove ‘Uaar’ è molto sperimentale e progressive, ‘Svarte Sekunder’ è forse un po’ più olistico. Ad ogni modo, davvero non lo so, essendone molto coinvolto personalmente. Credo che le persone debbano decidere da sole e sarà molto interessante vedere cosa ne pensano”.