Die Ego – Strength Beyond Strength
Il 03/06/2023, di Fabio Magliano.
I DieEgo sono una band con base a Londra nata nel 2015 dall’incontro tra Diego Fardel (chitarra solista) e Gabe Scapigliati (voce e basso) e assestatasi nel 2021 con l’ingresso dietro le pelli di Edoardo Mariotti. Dediti ad un metal aggressivo che, partendo dai Pantera arriva sino ai Metallica, passando per gli Slipknot e gli Alice in Chains, i Die Ego dopo aver fatto parlare di sè nel 2020 con “Culto” tornano oggi con un nuovo lavoro “74 Days Staring At The Void” prodotto da Martin Furia dei Destruction. Alla vigilia del loro tour italiano ne abbiamo approfittato per cercare di conoscere un po’ di più di questo interessante gruppo.
Prima domanda molto banale: chi sono i Die Ego?
“(Gabe) Ciao Metal Hammer people, qui Gabe, cantante/bassista e cofondatore dei Die Ego. Ora conoscete almeno 1/3 della band! Scherzi a parte i Die Ego sono una band londinese per anagrafe, ma fondata su una concezione molto più americana, essendo Diego, chitarrista e fondatore della band, di origini sud americane. Può suonare un’informazione un po’ fine a se stessa, ma in realtà è dove io e Diego abbiamo trovato un valido punto di incontro che, molto probabilmente, non avrei trovato se avessi avuto a che fare con un pure-british legato, seppur solo culturalmente, al NWOBHM. Non a caso si possono trovare più punti comuni, o chiamale influenze, su band come Pantera, Metallica, Death invece che Maiden o Priest per fare un esempio”.
Siete italiani ma fate base a Londra. Avete riscontrato differenze nel modo in cui pubblico, locali e media accolgono le band emergenti nel Regno Unito rispetto all’Italia?
“(Edo) In Regno Unito la figura del musicista è più rispettata. Ne consegue che tutte le varie declinazioni vengono prese con rispetto e considerazione, dal professionista all’artista emergente. È sicuramente un fatto culturale insito nel DNA dei britannici che possono d’altronde vantarsi di aver partorito artisti e band che hanno indubbiamente plasmato il corso della musica contemporanea degli ultimi 60/70 anni. In linea generale, pubblico e media sono più ricettivi e spesso (non sempre) supportano band ed artisti emergenti. Per i locali va fatta una menzione un po’ differente perché in molte circostanze – così come in Italia – pagano poco. Ma lì si sa, è tutto dipendente dalla portata dell’artista/band che si fa esibire sul proprio palco”.
Una volta l’Italia all’estero era “pizza, pasta e mandolino”, ora è “Maneskin”. Passo avanti o passo indietro secondo voi?
“(Edo) È certamente un passo in avanti sebbene prima di scansare “pizza, pasta e mandolino” come orrendi stereotipi di portata globale, ci vorrebbero almeno 13 discografie – sperando non orrende – dei Maneskin. È un fenomeno positivo per quanto riguarda la rappresentazione in scala mondiale di un Paese che raramente ha portato alla ribalta internazionale artisti/gruppi rock. L’ascesa è stata paradossalmente semplice, la consacrazione sarà ben più ardua”.
74 giorni a guardare il vuoto… rimanda chiaramente un senso di apatia, eppure questo concetto contrasta con quanto ascoltato in ’74 Days Staring At The Void’… potete spiegarci che cosa è successo?
“(Gabe) Suona scontato, forse lo è, ma “74 Days” nasce proprio dal periodo della pandemia e di quando siamo dovuti restare segregati in casa per mesi. Chiunque isolato dal mondo sarebbe forzato a pensare e meditare. “Grazie” a quel periodo siamo tutti stati forzati un po’ tutti a farlo ed in noi ha scatenato sensazioni contrastanti che si rispecchiano nei continui cambi di stile, tempo e interpretazione vocale all’interno del disco stesso”.
Sono passati tre anni tra ’74 Days Staring At The Void’ e il precedente ‘Culto’. Quanto siete cambiati tra questi due lavori?
“(Gabe) Prendo un attimo la scena in questa risposta perchè negli ultimi tre anni appunto ho lavorato particolarmente sullo stile di voce. Grazie ad alcuni lavori che presento sul mio canale YouTube sono stato letteralmente forzato a studiare canzoni che mai mi sarei immaginato. Risultato? Diego ha colto la palla al balzo e mi ha chiesto letteralmente di dare quello che avevo ed infatti, sul disco le parti vocali si distinguono in almeno 5+ differenti cambi stilistici. Mettendo da parte la voce, il cambio più palese è nell’entrata in formazione di Edoardo Mariotti. Un batterista decisamente più metal del precedente e con una velocità e potenza che Diego, nel suo songwriting ha sfruttato al massimo!”
Il disco è prodotto da Martin Furia dei Destruction. Com’è stato lavorare con lui?
“(Edo) È stato un vero piacere. Martin è un professionista piuttosto poliedrico laddove è chitarrista nei Destruction, produttore in studio e fonico di live. Segue da anni anche la band Nervosa. Il rapporto con noi Die Ego è stato pragmatico e si è instaurata immediatamente una fiducia che ci ha permesso di sviluppare le canzoni al meglio”.
Addentrandoci nel nuovo disco, ‘Consumed by Mediocrity’, consumati dalla mediocrità, un altro brano che rimanda alla frustrazione e all’apatia, ma che contrasta con la rabbia del brano. Non è che dalle situazioni di disagio traete linfa vitale per il vostro sound?
“(Gabe) Non vorrei scadere sul personale, ma non nascondo che in questo brano ho vomitato la mia frustrazione della vita. Pressochè tutte le canzoni che ho scritto e scriverò partono da un disagio, un malessere interno, che vuoi sputare fuori e che speri possa aiutare anche chi, di questo malessere, ci soffre”.
Si può dire che per voi la musica è terapica?
“(Edo) Si potrebbe azzardare che l’ascolto di musica è, per estensione, terapeutico. Nel caso specifico dell’heavy metal – e sottogeneri vari – è costante oggetto di studi ed approfondimenti il risvolto terapeutico dell’ascolto. Per noi è veicolo di espressione, di rilascio di stress, rabbia, tensione ed sentimenti”.
‘I Think Therefore I Hate’ è un altro dei pezzi forti del disco, personalmente ho apprezzato molto il suo groove. Potete parlarci di questo brano?
“(Gabe) In questa canzone si parla. Non ho sbagliato la punteggiatura, in questa canzone si parla e quindi il groove è pressochè “calmo” perchè c’è una conversazione in corso. Si parla di guerra e di come nei nuovi anni ’20 sia assurdo che si trovino ancora risoluzioni in conflitti armati. Ovvio, come si evince dal finale della canzone, la conversazione non va a buon fine…termina nella rabbia e nella frustrazione perchè nonostante tutto, l’ottusità delle persone non cambia, infatti dice “non abbiamo più nulla da dirci. Stai solo lontano da me””.
A giugno sarete di scena in alcune date in Italia. Cosa vi aspettate?
“(Edo) Ci aspettiamo una buona risposta dai metalheads italiani. Sarà la prima occasione per la band di esibirsi all’estero e farlo in Italia sarà emozionante. Ci stiamo preparando al meglio per stupire tutti e lasciare un’ottima impressione anche agli addetti ai lavori. Siamo in 3 ma sul palco sembriamo 9!”
Pensate che la vostra dimensione ideale sia in studio o su un palco?
“(Edo) Attualmente è sul palco che entriamo nella nostra dimensione ideale. È però altresì vero che potrebbe essere un’affermazione circostanziale: è più “facile” rispondere con il palco. La verità è che sono necessari tanti fattori per poter trovare l’alchimia giusta da studio: esperienza (o ingenuità), buone canzoni, lungimiranza, fiducia, preparazione..solo per menzionarne alcune. Occorre più tempo per maturare ed affermarsi come “animali da studio” piuttosto che come “animali da palco”. E per quanto riguarda la prima, ci stiamo lavorando; per quanto riguarda la seconda..beh, sta a voi verificarlo!”
A voi il compito di chiudere come meglio credete!
“(Gabe) Grazie a Metal Hammer per averci dedicato lo spazio per questa intervista e grazie, ovviamente, a chi ha letto fino a qui. Per le persone interessate ad approfondire i Die Ego le rimando al nostro sito https://www.dieegometal.com/ nel caso volessero i link dove ascoltare/vedere la nostra musica; siamo praticamente su tutti i maggiori social. E come al solito, let the metal flow! (Cit. of course)”
DIE EGO LIVE:
8 giugno Milano – Headbangers Pub
9 giugno Viareggio – Vegas
10 giugno Aprilia – Arci La Freccia
11 giugno Torino – Associazione Costruttori