Sirenia – Arte & Creatività
Il 26/05/2023, di Dario Cattaneo.
Non si arresta proprio il cammino dei Sirenia… la band formata da Morten Veland all’indomani del suo abbandono dai Tristania, si è ricavata fin dal primo ‘At Sixes And Sevens’ un proprio posto nella affollata scena symphonic dei primi Anni 2000, pubblicando – ad oggi – ben 11 album. Proprio con il leader Veland riusciamo a fare il punto su questo ‘1977’, scoprendo grazie alle domande di Dario Cattaneo come fa il vulcanico compositore norvegese a mantenere la propria penna sempre carica di inchiostro e note anche dopo 22 anni di attività…
Bene Morten… siamo a undici album come Sirenia, sicuramente un buon numero per questa band partita nel 2001. Da dove trovi continuamente lo spunto e la creatività per nuova musica per questo e per gli altri tuoi progetti?
“Ho sempre avuto una mente creative, se è questo quello che intendi, fin da piccolo. Nell’infanzia adoravo disegnare e colorare, quello era lo sfogo per la mia creatività, poi dai quattordici anni lo sfogo è diventato la musica. Mi sento ispirato dal fatto stesso di scrivere musica, tutto il tempo che spendo facendo e scrivendo musica è tempo per me speso in qualcosa di molto caro. Quindi comporre mi viene naturale fin da quando ho cominciato, ora forse anche più di allora”.
Sempre parlando di ispirazione… pensi ci sia una relazione tra come un artista vede il mondo e il tipo di musica o di arte che potrebbe comporre? Le persone che vedono il mondo in modo simile finiscono secondo te per fare musica simile?
“Sai, la penso esattamente così. Si, molti artisti trovano ispirazione nel loro modo di vivere la propria vita, nelle loro esperienze. Anche se non necessariamente suoneranno la stessa musica o lo stesso genere, quello dipende dai gusti personale, penso che ci saranno molte similarità che avvicineranno in qualche modo le due proposte. Soprattutto in termini di atmosfere e di emozioni”.
Oltre che al modo di vivere la vita… pensi che anche il posto dove un’artista vive possa avere lo stesso effetto? Influenzare la musica che si compone, o almeno il proprio gusto nella musica?
“Più difficile sostenerlo, ma in qualche modo si. Vivere cosi al nord della Scandinavia mi cala in una realtà prevalentemente invernale, è ciò penso che mi abbia sempre fornito grandi spunti di ispirazione. Ma parlando in termini anche più generali non credo che la tua affermazione sia false…. È un fatto risaputo che la musica malinconica spopoli qui da noi, e infatti sono molti gli scandinavi che prediligono questo tipo di sonorità”.
Veniamo però all’ospite d’onore, ‘1977’. Sicuramente una cosa che fa porre una domanda nell’immediato è il titolo. Intitolare un album con un anno storico fa pensare a un concept, o quantomeno a un album ancorato a tematiche o eventi di una precisa epoca storica. E’ vero o la scelta del titolo ha seguito altre logiche?
“No, l’album non è un concept album. Ogni canzone è stata scritta individualmente, e narra una sua storia o situazione. Di per se tutte le canzoni sono immagini e riflessi dei più oscuri e melanconici aspetti della vita e dell’umanità, ma questo è un tema caro alla band, non solo a questo disco. E’ stato così per tutta la carriera dei Sirenia, se ci pensi! In realtà, ti devo confessare che non ho mai amato rispondere a questo tipo di domande… analizzare e spiegare il mio lavoro mi sembra un po’ come distruggere qualcosa che ho passato un paio di anni a costruire, preferisco parlare d’altro”.
Va bene… però possiamo parlare dell’ampio ventaglio di influenze che sentiamo su questo lavoro. Si spazia dalla musica Anni ’80, Anni ’90 e ovviamente il symphonic metal più attuale… Da dove arriva una visione cosi ampia della musica che vuoi comporre?
“Nei confronti della musica sono sempre stato molto aperto. Ascolto veramente di tutto, spaziando tra più generi, e devo dire che trovo sempre qualcosa che mi piace. Da compositore, considero questo fatto un mio pregio, una virtù. Questa specifica band poi – i Sirenia – mi spinge da sempre ad implementare musica influenza da generi anche molto distanti. Comporre musica dinamica, diversificata e melodica è da sempre un mio obbiettivo, e perseguirlo mi permette di non annoiarmi e trovare sempre eccitante comporre nuova musica”.
Però, immagino che serva un certo equilibrio… ti capita mai, mentre componi, di sentirti in qualche modo forzato a bilanciare la musica… non so, come se un brano suonasse troppo pop, oppure troppo sinfonico, e vuoi per forza trovare la giusta via di mezzo e questo ti costringe a ritornare più e più volte su una stessa composizione. Ti capita mai?
“Si, certo. Succede eccome. E’ cosa comune che che io possa aggiungere almeno inizialmente fin troppi elementi a un’unica canzone, e poi finisca giorni dopo per levarne la maggior parte. Alle volte il meno è meglio (‘less is more’, ndR) e per me è importantissimo come dici tu trovare l’equilibrio migliore per ogni brano che compongo. Ogni brano ha il suo, di equilibrio, e trovarlo è diverso ogni volta, e questo dipende da ogni singola canzone. Per questo sostengo spesso che ogni mia canzone sia unica e diversa dalle altre”.
Non ripetersi è importante per ogni band, immagino. Ma tu trovi difficile comporre nuova musica, che risulti appunto diversa, in questo specifico genere del metal, il symphonic metal, che possiamo dire all’alba del 2023 sia più che abusato?
“Non direi. Comporre nuovi riff mi risulta naturale anche oggi, dopo tutti questi anni, e penso che non ci sia un limite alla musica che è possibile scrivere. Ci sono ancora almeno tot miliardi di canzoni che aspettano di essere scritte, anche in un genere stretto come questo. Per me, la sfida più grossa ora come ora è più sui testi… ecco, questo mi causa grattacapi. Dopo aver scritto centinaia di canzoni, comincia a diventare difficile trovare nuovi argomenti, e un modo nuovo di trattarli ed esporli…”.
Ho molto apprezzato questa risposta, grazie. Parlando però non di musica nuova, ma di musica già scritta e riproposta, non si può fare a meno di notare che proporre cover di canzoni di altri artisti è una cosa che di sicuro vi piace fare. Questa volta è stato scelto il brano ‘Twist in my Sobriety’, una scelta intrigante secondo me. CI spieghi come siete arrivati a questo brano?
“Questo specifico brano ha un vibe davvero melanconico, che me la fa piacere tanto. Una scelta perfetta per i Sirenia se ci pensi, non tanto per il genere quanto appunto per l’atmosfera e il feeling che la musica crea. Sono un gran fan degli eighties quindi sceglierla da quel pool non mi è sembrato strano, e comunque preferisco sempre proporre – almeno con i Sirenia – cover di brani provenienti da altri generi, reinterpretandoli. Anche con questo pezzo, possiamo dire che ho voluto rubarne l’animo, il feeling oscuro che aveva il brano originale, sposandolo però con la sensibilità e il tocco dei Sirenia”.
Ora che la pandemia è finita, come promuoverete ‘1977’? Ci sono già date decisi per questa estate?
“Si certo, non vediamo l’ora di tornare sui palchi, specie dopo due anni di stop forzato per la pandemia. E’ un bene che si possa viaggiare e suonare di nuovo, ci è mancato tanto. Per questa estate abbiamo confermato la partecipazione a 4 o 5 festival europei, e in settembre partirà un nostro tour sempre sul vecchio continente. Da li vedremo di schedulare altri tour in altre nazioni o continenti”.
Una domanda più personale… essere così addentro al a musica ti crea problemi con una carriera, una famiglia o amici fuori dal mondo musicale? Riesci a bilanciare le necessità di una touring band con quelle di una vita lontana dai riflettori?
“Si, a volte è complicato. Tutti i musicisti impegnati in tour devono fare compromessi e anche sacrifici. Certamente finanziari, ma anche sociali come puoi immaginare, tra appunto famiglie e amici. Ma in una band si deve essere tutti uniti sotto questo aspetto, e sobbarcarsi tutti gli stessi sacrifici e gli stessi compromessi. Quando ci si comincia a dedicare tempo alla band o alle altre cose in maniera diversa dai compagni, ecco che iniziano i problemi, e che le cose diventano complicate”.