Avaland – Il ritorno del Re

Il 22/05/2023, di .

Avaland – Il ritorno del Re

Gli Avaland, la band fantasy symphonic power metal francese guidata dall’autore/compositore/cantante Adrien G. Gzagg sono recentemente tornati sulle scene con il loro secondo album, ‘The Legend of the Storyteller’ che li vede compiere un passo in avanti notevole rispetto al debutto del 2021 ‘Theater of Sorcery’. Un disco affascinante che si distingue non solamente per il numero importante di ospiti di prestigio coinvolti, ma soprattutto per la qualità delle composizioni che fanno di questa metal opera uno dei dischi caldi del 2023. Una qualità che abbiamo potuto apprezzare anche dal vivo nelle recenti date italiane di spalla ai Rhapsody Of Fire, una ottima occasione non solamente per vedere all’opera on stage la band transalpina, ma anche per intercettarla in quel di Milano e scambiare con i suoi componenti due parole.
Il tour è giunto al termine, che ne dite di stilare un primo bilancio di questa esperienza?
“(Adrien G. Gzagg) Il bilancio non può che essere positivo. Non avevamo mai affrontato un’esperienza come questa prima d’ora, anche perchè il periodo del Covid ci ha impedito di suonare e di andare in tour come avremmo voluto, tenendoci farmi di fatto più di due anni. Per farti capire il danno che ci ha creato, ti dico che il nostro primo concerto in questo tour è stato il nostro sesto show in assoluto…è qualcosa di impensabile, incredibile…non ci era mai accaduta una cosa simile prima d’ora”.
“(Camille Souffron) E’ stata una bella sfida per noi, e non ti nego che la cosa ci ha resi un po’ nervosi all’inizio. Voglio dire, ci confrontavamo con una band importante come i Rhapsody of Fire e dovevamo affrontare delle venue decisamente importanti con un pubblico esigente, però noi abbiamo preso queste sfide come opportunità di crescita, quindi abbiamo cercato di imparare il più possibile dai nostri compagni di viaggio. Alla fine devo dire che si è creato un bell’affiatamento con i ragazzi dei Symphonity e con quelli dei Rhapsody Of Fire, tanto che questa sera che ci siamo salutati lo abbiamo fatto con una certa malinconia. Venendo al tour, è stato bello, la risposta del pubblico è stata sempre molto calorosa, sia che suonassimo in Germania, in Polonia o in Italia”
Ma è stato più stimolante, per voi, l’essere chiamati a esibirvi in grandi venue come quelle di questo tour, o confrontarvi ogni sera con dei mostri sacri del genere come i Rhapsody Of Fire?
“(Adrien G. Gzagg) Sicuramente il confronto con i Rhapsody Of Fire! Suonare in grandi locali è motivo di grande orgoglio per la band ma da un punto di vista tecnico sapevamo che ci saremmo confrontati con realtà super professionali e che quindi sarebbe andato tutto per il meglio. Poi comunque non è la dimensione del locale che fa la differenza perchè per noi è sempre stato importante suonare e dare il massimo di noi stessi, sia che suonassimo davanti a 20 persone sia che suonassimo davanti a 500 fan…Suonare con i Rhapsody Of Fire ci ha invece provocato uno stress positivo, perchè sono una band che ammiriamo, amiamo i loro dischi e la loro musica e soprattutto li stimiamo come musicisti, quindi il confronto ogni sera con loro ha avuto su di noi un forte impatto emotivo. Sono stati uno stimolo per fare sempre meglio, per dare il massimo per essere alla loro altezza e alla fine penso che siamo usciti arricchiti da questa esperienza”.

Ma come è stato vivere il tour con loro?
“(Adrien G. Gzagg) All’inizio eravamo un po’ nervosi, non lo nego, poi con il passare dei giorni ci siamo resi conto che quelli che erano degli eroi per noi alla fine sono ragazzi che condividono la stessa passione con noi, quindi è venuto a crearsi un bel clima e c’è stato uno scambio positivo di esperienze, come detto è stata un’esperienza formativa per noi, che ci ha consentito di crescere molto”
Quale pensate sia stato l’highlight del tour?
“(Leo Mouchonay) Probabilmente il concerto di Vienna, perchè per arrivare al locale abbiamo avuto diversi problemi tecnici e siamo giunti in forte ritardo, quindi non abbiamo potuto fare un vero soundcheck ma un rapidissimo linecheck prima che il tour manager ci esortasse a iniziare il concerto. C’erano tutti i presupposti per un disastro, ed invece il concerto è stato pazzesco. Il pubblico è stato fantastico e lo show davvero indimenticabile”
“(Adrien G. Gzagg) Io penso che l’highlight sia stato questa sera, quando i ragazzi dei Symphonity e Giacomo dei Rhapsody sono saliti con noi sul palco per cantare l’ultimo pezzo in scaletta. Per noi è una cosa che significa molto, perchè siamo un gruppo giovane, al suo secondo album, e vedere che altri musicisti amano la nostra musica, la apprezzano e la vogliono condividere con noi è qualcosa di meraviglioso”
La vostra musica è caratterizzata da passaggi davvero imponenti e maestosi. E’ stato difficile traslare l’imponenza delle canzoni dallo studio al palco?
“(Adrien G. Gzagg) Pensiamo siano due realtà differenti, non è possibile trasferire tutto quello che compare su disco anche dal vivo, però cerchiamo ugualmente di trasmettere l’epicità dei nostri brani anche in sede live, magari affidandoci a alcuni passaggi dalla forte impronta teatrale che donano un qualosa in più ai brani. Diciamo che la maestosità della nostra musica in studio non viene riportata anche on stage ma il nostro sound comunque non ne risente e risulta ugualmente imponente. Dopo tutto è impossibile avere una vera orchestra sul palco con noi, quindi di affidiamo come altre band a samples e abbiamo visto che il risultato è stato decisamente buono”.
“(Lucas Martinez) Tieni conto che le composizioni del nostro secondo album erano state costruite su un riff di chitarra, avevano questo strumento al centro e questo ha fatto sì che anche la loro trasposizione dal vivo fosse più semplice, perchè i brani risultavano più diretti ed immediati rispetto al passato”.

Avete citato il vostro ultimo lavoro ‘The Legend Of The Storyteller’, volete parlarci del concept che c’è alla base?
“(Adrien G. Gzagg) C’è una storia molto articolata alla base, ispirata a una saga come Game Of Thrones alla quale siamo tutti appassionati. Amiamo il mondo del fantasy e della mitologia, anche perchè nascondono allegorie e significati che vanno oltre l’apparenza superficiale, quindi ci piace comunicare usando questo canale. Sono immagini che noi utilizziamo per parlare di fatti reali, e la cosa ci ha talmente preso che al momento abbiamo idee per incidere una decina di dischi”.
Da un punto di vista musicale l’impressione è che questo disco suoni più oscuro e pesante rispetto al suo predecessore…
“(Adrien G. Gzagg) Sicuramente, perchè  temi narrati dalla storia ci hanno portato a adottare queste soluzioni sonore, però credo che i tratti distintivi del sound degli Avaland ci siamo ancora tutti, le atmosfere epiche, quelle melodie tipiche del power metal, l’imponenza della musica sinfonica, un che di teatrale in alcune sue parti…poi come hai detto tu si è evoluto, i suoni sono andati facendosi più oscuri e pesanti. Nel primo disco, poi, avevamo una line up che comprendeva due chitarristi, mentre oggi ne abbiamo uno solo, e questo è andato a influenzare indubbiamente le nostre composizioni, consentendo loro di avere un maggiore impatto soprattutto in chiave live”.
Quali sono le emozioni che si celano dietro la musica degli Avaland?
“(Adrien G. Gzagg) Oh, moltissime! Una cosa che amo degli Avaland è che in ogni album ogni singola canzone ha un proprio feeling, il che rende le nostre composizioni decisamente varie. Anche in questo ultimo disco sono moltissime le emozioni che sorreggono i brani, a volte anche emozioni contrastanti o diametralmente opposte, perchè noi componiamo basandoci su nostre personali sensazioni ed esperienze ed è naturale che queste vadano a influire su ciò che componiamo, ma allo stesso tempo rendono gli album decisamente vari, e credo che i nostri fan lo percepiscano bene”.
Quali obiettivi vi siete posti al momento di iniziare a lavorare a ‘The Legend Of The Storyteller’? 
“(Adrien G. Gzagg) Cercare di spingerci sempre più avanti sia per quanto riguarda le composizioni che gli arrangiamenti. In quanto musicisti il nostro obiettivo è sempre quello di alzare l’assicella, di evolverci, di suonare in modo differente, di migliorare nel nostro modo di suonare e di esprimerci… in più a questo giro ci siamo posti l’obiettivo di suonare dal vivo, visto che dopo il primo album ci siamo trovati impossibilitati a farlo. Sì, forse suonare dal vivo è stato il principale obiettivo che ci siamo posti perchè questo è un aspetto fondamentale per una band che, non ti nascondo, ci è mancato molto prima di oggi”.
“(Camille Souffron) Io penso che uno degli obiettivi sia stato quello di dare un’impronta ben riconoscibile alla nostra musica, un che di personale tale che, quando una persona ascolta un nostro pezzo non ha problemi ad affermare ‘Ok, questi sono gli Avaland’. E’ molto importante perchè l’originalità è una dote  rara e soprattutto non è facile riuscire a fare qualcosa di assolutamente personale”
C’è una canzone alla quale siete particolarmente affezionati in questo album?
“(Adrien G. Gzagg) E’ difficile come risposta, perchè ogni canzone è come un figlio per noi, e non si può chiedere ad un padre qual’è il figlio preferito. Però se devo sceglierne una per forza ti dico ‘You’ll Be The Legend’ perchè c’è qualcosa di realmente speciale in questo pezzo, ha un’orchestrazione davvero imponente e per l’occasione ho potuto suonare un vero piano che gli dona un calore ancora più intenso, poi è una canzone che parte come una ballata per poi evolversi in un brano power speed molto energico, ha diverse sfaccettature ed io personalmente amo questo suo cambiare forma nel giro di pochi minuti”
“(Jeff Kanji) Io invece direi ‘Betrayers’ perchè è un pezzo molto potente, molto diretto, amo la sua energia”.
“(Lucas Martinez) Cambio ancora e dico ‘The Gift’ perchè è un pezzo che amo ascoltare su disco e adoro suonare dal vivo”.
In questo disco avete coinvolto un gran numero di musicisti ospiti, penso a Zak Stevens (ex-Savatage/TSO), Madie (ex-Nightmare/Faith In Agony), Pierre “Cara” Carabalona (Eltharia), Ivan Castelli (Lionsoul), Angèle Macabiès, Jens Ludwig (Edguy), Bruno Ramos (Sortilège/ex-Manigance)…come è stato lavorare con loro? C’è un artista la cui collaborazione vi rende particolarmente orgogliosi, e uno che avreste voluto coinvolgere senza successo?
“(Jeff Kanji) Tutte le persone che abbiamo coinvolto ci rendono orgogliosi, perchè hanno portato la nostra musica a un livello superiore. Quando senti Zak Stevens cantare le tue canzoni dici ‘Wow, è incredibile!’. Poi ci sono musicisti come Ivan Castelli con il quale c’è un rapporto di amicizia, ci segue da tempo ed è stato quasi naturale coinvolgerlo nel progetto”.
“(Adrien G. Gzagg) Non ci sono musicisti che avremmo voluto coinvolgere in modo particolare…ok, potrei iniziare a citarti quelli che sono i miei eroi musicali ma andrei fuori dal seminato. I musicisti che sono stati coinvolti in questo disco sono esattamente i musicisti dei quali il disco aveva bisogno. Ci sono personaggi con una precisa identità nel concept del disco, per questo abbiamo individuato dei cantanti che potessero dare vita a questi personaggi in modo convincente con la loro voce”.
“(Leo Mouchonay) Esattamente! A ogni personaggio una voce, è proprio così! Nel primo disco, ad esempio, abbiamo coinvolto Ralf Scheepers che ha un timbro vocale molto teatrale, ed è stato fantastico, ma per questo disco c’era bisogno di qualcosa di diverso perchè i personaggi sono differenti. Per questo è tornato Zak Stevens che con la sua voce è riuscito a dare un certo spessore al suo personaggio. Mi sarebbe piaciuto vederlo in coppia con Bob Catley ma per diverse ragioni la cosa non si è potuta concretizzare, peccato… Per il futuro…non mi dispiacerebbe avere a bordo Tobias Sammet perchè ho in mente un personaggio che sarebbe perfetto per la sua voce”.

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