Cradle Of Filth, Equilibrio e assurdo
Il 08/05/2023, di Alessandro Fabro.
Pionieri del black metal sinfonico prima, alfieri in seguito di una personale e unica estetica gotica, i Cradle of Filth sono da sempre una delle band più divisive della scena. Amati da molti per la capacità evocativa della loro proposta musicale, osteggiati un po’ da tutti per atteggiamenti considerati da alcuni scandalosi e a da altri troppo poseur, i Cradle of Filth sono stati un importante fenomeno metal degli anni ’90, periodo in cui hanno effettivamente scritto alcune pagine importanti del genere, forse anche in virtù dell’attitudine sopracitata. Nel corso della loro assurda carriera sono riusciti ad assecondare i cambiamenti del tempo e ritrovare, dopo un periodo di evidente crisi artistica nella seconda metà degli anni 2000, una paradossale coerenza e stabilità. In occasione dell’uscita del disco live ‘Trouble And Their Double Lives’ abbiamo intervistato Dani Filth, mastermind e leader della band fin dagli esordi, che si è concesso ai nostri microfoni con gentilezza e con il suo inconfondibile english humor.
La band ha appena rilasciato un nuovo disco live, ‘Trouble And Their Double Lives’, che contiene anche due canzoni nuove registrate in studio. Si tratta di un messaggio importante, specie dopo la pandemia e in questo periodo di guerra che sta minacciando l’attività di numerose band. Come stanno i Cradle of Filth? Da dove nasce la necessità di un disco dal vivo?
“(Dani Filth) In realtà non è una cosa che avevamo preventivato, almeno all’inizio. Come dicevi tu la pandemia ha avuto un peso e, come per molti altri, ha causato ritardi anche nella nostra agenda. Il nostro precedente disco, ‘Existence is Futile’, è uscito un anno dopo rispetto al previsto. Lo avevamo già finito nel 2020 ma purtroppo è potuto uscire solo nel 2021. Proprio a causa di questo abbiamo anche cambiato etichetta discografica, passando da Nuclear Blast a Napalm Records. Ci siamo trovati con un bel po’ di tempo libero, quindi, e un fonico che ci aveva seguito nel tour di ‘Cryptoriana – The Seductiveness of Decay’ ha suggerito l’idea di rilasciare alcune delle canzoni che avevamo registrato durante quei concerti. Anche le due canzoni incise in studio risalgono, più o meno, a quel periodo e sono state scritte con alcuni vecchi membri della band. È un disco importante per noi, abbiamo cercato di dare al pubblico il meglio del mondo dei COF, ed è una sorta di panoramica su tutto il nostro mondo, dall’attività live a quella studio.”
La qualità audio del disco è notevole e siamo rimasti molto colpiti dalla tua voce: si è evoluta nel corso della tua vita e carriera e ha trovato oggi una nuova forma espressiva. Che rapporto hai con il tuo strumento e come ti relazioni a esso?
“Beh, le cose certamente cambiano costantemente durante l’esistenza di ognuno ed è un fatto inevitabile. La voce tende ad abbassarsi con il passare degli anni: James Hetfield, Bruce Dickinson, Dio…è successo a tutti! L’abbassamento nel tono della voce è qualcosa di certo, come la morte. Si tratta, quindi, di capire come farci i conti. Quando penso al passato e a dischi come ‘Cruelty and the Beast’ e ‘Midian’ mi piace vederli come finestre, fasi nella vita artistica dei COF. Abbiamo sempre cercato di adeguare il nostro linguaggio artistico, e la voce è uno degli strumenti che abbiamo a disposizione, per servire al meglio la canzone che stavamo scrivendo. E lo stesso vale per i riff di ùchitarra, i suoni di tastiera, i ritmi di batteria, i testi, gli arrangiamenti…le cose non possono sempre rimanere uguali e bisogna adeguare lo stile a ciò che si sta facendo. Poi non c’è niente da fare, quando una canzone è buona, è buona. Prendiamo ad esempio il brano con Ed Sheeran cui abbiamo molto lavorato negli ultimi tempi. Molti, quando abbiamo annunciato la canzone, hanno subito detto di non riuscire a immaginare una simile mostruosità. Non voglio giudicare la loro posizione, ma posso dirti che la canzone è fantastica. Da una parte hai lui, che appartiene al mondo pop, e poi hai noi, che non siamo noti per essere esattamente parte di quella realtà, ma il tutto ha funzionato molto bene lo stesso. Certamente non faremo mai una canzone reggae, hip-hop, ma possiamo sperimentare in quello che è il nostro ambito ed essere trasversali nei generi. Pensa al goth: può essere inteso sia come post punk sia come heavy metal, e il nuovo disco cui stiamo lavorando contiene molti degli elementi che hanno caratterizzato il genere: dark wave, NWOBHM, thrash metal, black metal…”
A questo punto non posso non chiederti qualche anticipazione sul singolo con Ed Sheeran e sul nuovo album…
“Domani (5 maggio 2023 Nda) tornerò in studio di registrazione per completare il mix della canzone che abbiamo scritto e inciso insieme a Ed Sheeran. È un pezzo molto radiofonico, si tratta di un singolo il cui ricavato sarà devoluto in beneficenza, ma ci vorrà un po’ prima che venga effettivamente rilasciato. Dovrà passare attraverso parecchi canali per trovare la giusta collocazione: il suo e il nostro management, le etichette discografiche e via dicendo, ma ci auguriamo che possa uscire verso la fine dell’estate. Suona come un vero ibrido tra i nostri stili: c’è la chitarra acustica, la sua e la mia voce, c’è il blastspeed. A me piace, è un bel pezzo ed è una vera canzone, non un esperimento comico di due stili diversi!
Per quanto riguarda il nuovo album in lavorazione abbiamo già le demo di tutte le canzoni e stiamo terminando gli ultimi ritocchi. Ha un sound che mi ricorda per metà ‘Dusk…And Her Embrace’ e per metà ‘Midian’. Inizialmente avrei detto solo ‘Dusk’, ma gli ultimi sviluppi mi fanno propendere per un maggior compromesso tra quei due dischi anche se qualcosa potrebbe ancora cambiare in questa fase del processo creativo, Ha un suono particolare, molto influenzato dalla NWOBHM e incentrato sulla chitarra, anche se ovviamente non abbiamo rinunciato alle tastiere, con le quali abbiamo sperimentato. È molto moderno e rispetto al disco precedente (‘Existence Is Futile’) rappresenta un ritorno alle nostre tematiche più classiche, ma non saranno solo storie di vampiri e atmosfere funeree. Sono molto emozionato perchè contiene canzoni pazzesche. I primi singoli usciranno verso gennaio o febbraio del 2024.”
Ecco, torniamo per un attimo al vostro ultimo disco in studio, ‘Existence is Futile’: ci ha molto sorpresi il testo di ‘Existencial Terror’, così diverso rispetto ai soliti nelle tematiche e nello stile. Come tu stesso hai affermato, con quel disco vi siete un po’ allontanati dai vostri argomenti ricorrenti, che appartengono alla sfera del fantastico, per avvicinarvi a un approccio più concreto. Cos’è per te il vero terrore esistenziale? Che cos’è l’assurdo che accompagna l’esistenza quotidiana?
“Ho provato a sperimentare per i testi di quel disco, cercando tematiche più attuali, pragmatiche e sotto gli occhi di tutti rispetto al classico escapismo della nostra musica. L’ispirazione per ‘Existencial Terror’ mi è venuta attraverso la lettura di libri di filosofia e cercando di stare quanto più possibile “dentro” il mondo. È stato molto importante anche il tour mondiale che avevamo appena terminato. Avevamo avuto modo di osservare molte realtà differenti: Europa, Sud e Nord America, Giappone, Australia…ma la vita nelle grandi metropoli, specie nelle periferie, sembra avere delle caratteristiche ricorrenti che mi hanno turbato e mi hanno spinto a riflettere sulla strada rovinosa che l’umanità ha preso. E dire che l’album è stato scritto e registrato prima della pandemia! Siamo stati fortunati, da quel punto di vista, a riuscire a completarlo prima che iniziassero a svilupparsi tutte le varianti del virus e che spostarsi per il mondo diventasse molto difficile. Dico che abbiamo avuto fortuna perchè due membri della band, il batterista e uno dei chitarristi, sono cechi.”
La lineup dei COF è mutata dopo un lungo periodo di stabilità. Come sta andando con i nuovi membri?
“Non è stato facile perchè abbiamo rotto con due membri della band (il chitarrista Richard Shaw e la tastierista Anabelle Iratni) sette settimane prima di iniziare il tour di supporto a Danzig negli States. Abbiamo scelto musicisti americani (Donny Burbage alla chitarra e Zoe Marie Federoff alle tastiere) perchè non avremmo fatto in tempo a trovarne di europei, ma loro si sono subito integrati bene e hanno partecipato anche al processo di scrittura del nuovo disco. Sai, quando entri in una band non è solo questione di essere persone creative e di lavorare bene come squadra. Bisogna anche essere la persona giusta a livello umano, essere in grado di integrarsi con l’atmosfera che si respira nel gruppo e via dicendo. È noto che nella carriera dei COF ci sono stati molti cambi di lineup e la band stessa ha assunto molti volti diversi, ma lo stesso avviene costantemente in moltissimi contesti, pensa alle radio o ai giornali! Ciò che posso dire con sicurezza è che ho stretto amicizie solide e durature con molti dei miei colleghi ed ex-colleghi.”
Sappiamo che sei un uomo di cultura. Non hai mai nascosto di essere amante della letteratura, della filosofia e della storia. Cosa ti sta appassionando, in questo periodo? C’è qualche ambito di studio che ti ha catturato particolarmente e che, magari, potrebbe avere influenzato il nuovo disco di cui ci hai parlato?
“In questo periodo ho letto molte cose diverse, anche se non mi sono concentrato su nulla di specifico. Come sempre ho letto molti libri di filosofia, folklore e mitologia. Poi ho ascoltato un po’ di audiolibri, sono stato al cinema a vedere ‘Reinfield’ e…il film ispirato a Dungeons & Dragons [ride]. In generale mi piace studiare e approfondire alcune materie, specie in questo periodo dell’anno, quando l’Inghilterra vive un momento particolare: c’è molto verde e un po’ ovunque si percepisce un’atmosfera pagana, una reminescenza sabbatica che ispira molto anche la mia scrittura. Inoltre la mia ragazza è una tatuatrice e l’ho accompagnata in diverse convention dove ho scoperto artisti straordinari. Mi interessa tutto ciò che è arte e non solo la forma scritta.”
Qual è il tuo rapporto con il mondo digitale? Ormai sembra essere imprescindibile e ha compenetrato la realtà fisica. Come ti rapporti alla necessità di essere sempre presente online? Per te è un obbligo o anche un piacere?
“Direi che è entrambe le cose al tempo stesso. Il digitale ha avuto un impatto massiccio nell’industria musicale, basti pensare alle piattaforme digitali, ai servizi streaming, alla possibilità di scaricare gratuitamente la musica. Un musicista può lavorare per un anno e mezzo a un disco nuovo e il giorno dopo la sua uscita tutti potranno usufruirne gratuitamente. Questa cosa non accade in altri ambiti: nessuno entra da un verduriere e prende tutte le patate che vuole solo perchè crescono nel terreno. Le persone hanno l’impressione che la musica sia un regalo, che appartenga a tutti, che i musicisti siano ispirati dalle stelle per dono divino e che, quindi, non ci sia sforzo per scrivere e produrre canzoni. Questo punto di vista è sbagliato, non è vero, perchè in ballo c’è la vita dei musicisti. Pensa che l’anno scorso, su Spotify, abbiamo ottenuto 24.5 milioni di ascolti ma con quei soldi non ho guadagnato abbastanza per portare la mia ragazza fuori a cena. Fortunatamente ci sono i concerti e altri modi per riuscire a guadagnarsi da vivere. Il metal è un genere molto leale ma le piattaforme digitali hanno avuto un impatto spaventoso su tutti i generi, è l’amara verità.
Per quanto riguarda i social, ho l’obbligo di essere molto presente sui social perchè sono una personalità pubblica. Tutti vogliono sapere che cosa sto facendo, come vanno le cose nella band e via dicendo. Io comunque uso solo Instagram, che per me è un po’ come un album fotografico e mi permette di ricordare momenti piacevoli della mia vita. Da questo punto di vista mi piace. Non uso Facebook e sono fuori dalle sciocchezze di TikTok.”
In Italia lo spazio per il rock, il metal e la musica alternativa in generale è diminuito e sembra esserci un unico mercato per un unico ascoltatore. Credi sia così in tutto il mondo o è un fenomeno esclusivamente italiano?
“Mi piacerebbe che fosse solo un fenomeno italiano, ma purtroppo non è così! Ho notato che la situazione è questa un po’ ovunque anche se, paradossalmente, gli artisti al top delle scene rock e metal sono anche quelli all’apice del music business in senso più ampio. Pensa a band come Metallica, Iron Maiden, Rammstein, Kiss, Bon Jovi, Green Day…band importanti, di “prima fascia”. Sotto questo livello troviamo gruppi come i Lamb of God, il cui successo è comunque imparagonabile, e poi tutto quanto il resto. È come se non ci fossero più vie di mezzo. Alcuni paesi, inoltre, sembrano accogliere in modo più o meno entusiasta determinati generi. Non so perchè sia così, francamente. Mi piacerebbe avere una soluzione, così diventerei milionario! [ride]”.
Quali sono i vostri progetti per il futuro immediato?
“Siamo appena tornati da un tour americano insieme ai Devildriver, con i quali condividiamo il management. È stato molto figo, come se fosse un po’ un affare di famiglia, ci siamo divertiti un sacco con loro. Per l’estate abbiamo programmato solo qualche festival perchè dovremo dedicarci a chiudere il nuovo disco. In ottobre torneremo negli States per una seconda parte del tour e faremo anche qualche data in Sud America a fine anno. Per un vero e proprio tour europeo bisognerà aspettare l’uscita dell’album l’anno prossimo. Non vediamo l’ora di promuoverlo e di tornare a fare un vero e proprio tour più grande, che comprenda tutti i festival estivi e paesi come il Giappone e l’Australia.”
Grazie per il tempo che ci hai dedicato Dani, sei stato molto gentile.
“Grazie a voi, ciao ciao ciao [in italiano]”.