Revenience – Il nuovo che avanza
Il 20/04/2023, di Gianfranco Monese.
In occasione del Milady Metal Fest abbiamo avuto la possibilità di fare due chiacchiere con il quintetto bolognese dei Revenience al completo, freschi di quattro date nel Regno Unito e prossimi alla pubblicazione di un nuovo disco. Preparatevi quindi, perchè di carne al fuoco ce n’è, e ben presto verrà servita in tavola. Buona lettura!
Ciao ragazzi, grazie della vostra disponibilità e benvenuti a Metal Hammer Italia. Come state? Volete presentare la band ai nostri lettori?
“(Luca Negro) Stiamo molto bene, grazie, siamo contenti di essere qua con te, e ovviamente salutiamo tutti gli amici di Metal Hammer Italia. Dunque, noi siamo i Revenience e abbiamo base a Bologna. Io sono Luca Negro, il bassista, dopodichè c’è Fausto De Bellis alla chitarra, Debora Ceneri alla voce, Pasquale Barile alle tastiere e Simone Spolzino alla batteria.”
Come definireste il vostro genere o proposta? Dove vi collocate?
“(LN) Siamo una band power/prog metal, ma abbiamo diverse influenze: partiamo da un ambiente molto vicino al prog, come ascolti, ma chiaramente come Revenience siamo improntati ad uno stile un pò gotico, con influenze di metal moderno, senza tralasciare la melodia, base fondamentale che si può riconoscere nella voce pulita di Debora, a cui fa da contrappeso la voce sporca di Simone. Lo stile può quindi ricordare band italiane come i Lacuna Coil, così come qualcosa di più nineties o primi duemila come, ad esempio, Evanescence ecc… Possiamo essere definiti power, ma in realtà non abbiamo un genere che prevale su altri.”
“(Pasquale Barile) Io direi più gothic/prog, esiste? Se non esiste, lo inventiamo adesso!” (ride, ndr.)
“(Simone Spolzino) Per far prima diciamo modern metal, tagliando così la testa al toro, però è un pò un mix di generi. Tuttavia gli ultimi Lacuna Coil assomigliano abbastanza allo stile che proponiamo. In realtà involontariamente, però è così.”
Vi trovate qui al Milady Metal Fest dopo quattro date in Regno Unito. Com’è andata? E come sta andando?
“(LN) Molto bene! E’ stata per noi la prima volta in UK, la risposta è stata molto più calda di quello che ci aspettavamo, in quanto sai, non abbiamo un nuovo disco da promuovere, o un singolo, quindi in realtà siamo andati là quasi nel tentativo di iniziare a creare un “mercato”, diciamo, e l’intenzione è sicuramente quella di tornare entro la fine dell’anno. Non possiamo che essere super contenti, anche perchè la concezione di ascoltare musica dal vivo, rispetto all’Italia, è completamente diversa: c’è una cultura dietro tramite la quale la gente va ad ascoltare una band anche se non la conosce.”
“(Fausto De Bellis) Bisogna dire che è stato Luca a promuovere questo tour per noi, a convincerci, ed è stato il primo passo da cui siamo ripartiti come band, in quanto siamo stati fermi un paio d’anni, nonostante ci sia stata di mezzo la composizione del nuovo album.”
E ora cosa si cela dietro, o immediatamente dopo queste date dal vivo? Qual’è l’imminente futuro dei Revenience?
“(Debora Ceneri) Sicuramente, come diceva Fausto, è la ripresa, per noi importantissima, oltre che lo stimolo, che dev’essere sempre vivo e coltivato, in modo da avere sempre ispirazioni anche per il nuovo album, che è già un “work in progress”. Tuttavia non si è mai fermi, si è sempre in evoluzione.”
“(PB) Anche perchè stiamo già componendo delle canzoni che andranno a finire non nel prossimo disco, ma in quello dopo ancora…”
“(FDB) Quindi, per fare ordine, si può dire che l’imminente futuro consisterà in qualche mese di lavoro in studio, per chiudere questo album. Poi sicuramente abbiamo già canzoni per un futuro terzo disco, ma principalmente ora ci occuperemo di lavorare in studio per completare il secondo, per il quale abbiamo già girato un video, e presto ne gireremo altri due.”
“(PB) Diciamo che dobbiamo limare le ultime cose riguardanti questo secondo disco, in quanto praticamente è già registrato: bisogna soltanto definire gli ultimi dettagli e finalizzarlo. Pensa che, in teoria, noi eravamo pronti ad uscire con questo lavoro nel 2020, poi abbiamo deciso di congelare il tutto, perchè abbiamo notato che dalla riapertura post lockdown tutto era parziale, non c’era molta possibilità di suonare dal vivo, motivo per cui abbiamo deciso di congelare il tutto, per poi ripartire meglio quando la pandemia sarebbe stata molto più debole, il che ha coinciso con questo periodo. Abbiamo iniziato con questo mini tour, dopodichè proseguiremo con l’uscita dell’album e altre date live.”
“(LN) Anche perchè l’unico modo per promuovere la musica oggi è suonare parecchio dal vivo.”
Dato che lo state provando sulla vostra pelle, com’è suonare in Italia, piuttosto che all’estero, un genere che ha sempre dovuto sgomitare per ottenere i giusti spazi e meriti? Ci sono differenze tra qui e altre nazioni?
“(LN) Si, come ci sono differenze culturali per qualsiasi cosa, ed è normale. Per quanto mi riguarda, suonare in Italia è sempre bello, anche perchè nel giro ci conosciamo e salutiamo tutti, bene o male, sia con altre band che con i fan. Siamo praticamente tutti amici, quindi il tutto è parecchio intimo. Invece in Inghilterra, ad esempio, dove siamo stati la scorsa settimana, è diverso, in quanto nonostante non conoscessimo nessuno, siamo stati accolti calorosamente: tutti erano molto partecipi, attenti a quello che ascoltavano, nonchè interessati ad ascoltare musica nuova, nonostante non stessimo promuovendo nulla, dato che il nostro unico disco è datato 2016 e, al momento, non abbiamo pubblicato nessun nuovo singolo. Quindi è un approccio con meno filtri: in Italia si usa andare a vedere una band solo perchè è la band di amici, altrimenti si resta a casa.”
“(PB) E all’estero l’emozione, per noi, è più forte, proprio perchè qui sai che ti esibisci in un ambiente familiare, in quanto come diceva prima Luca, bene o male ci conosciamo tutti, mentre in Inghilterra si è suonato davanti a completi sconosciuti, e vedere che apprezzano veramente la tua musica pur non avendola mai sentita prima, è veramente un’emozione forte. Vedere la band amica, sai, fa sempre piacere, ma magari si è lì in quanto si è amici, mentre all’estero abbiamo avuto un pubblico di totali sconosciuti che era lì ad ascoltarci, e già questo è bello. Inoltre, vedere che ci apprezzano, incrementa ulteriormente l’emozione di suonare in quei posti.”
Secondo voi, come si potrebbe incrementare e incuriosire la gente qui in Italia, affinchè si possano organizzare eventi come quello di questa sera?
“(LN) Continuare a fare eventi come quello di questa sera, in quanto ho notato che sin dalla prima edizione, che ho visto, il Milady Metal Fest è sempre stato pieno di gente. In Italia c’è una scena, e bisogna capire come intercettare l’interesse di tanti, perchè poi non tutti abbiamo gli stessi gusti. Però questo festival funziona sempre, perchè c’è musica molto interessante come le band stesse: lo stesso Massimo, che cura anche l’aspetto artistico di questo evento, tiene d’occhio le novità, le band più interessanti del momento.”
“(FDB) Bisogna aggiungere anche che questo evento, come altri in Italia, ha raccolto molte persone perchè è stato sponsorizzato nel modo giusto e con i tempi giusti. Alle volte, purtroppo, vedo una carenza nell’aspetto della promozione dell’evento: magari c’è un bell’evento che però passa totalmente inosservato in quanto non ha avuto la giusta spinta. Quindi dedicarsi meglio all’aspetto gestionale e promozionale, potrebbe essere una soluzione.”
“(SS) Credo che la differenza principale tra l’Italia e l’estero, per quello che ho visto io, sia una questione di curiosità iniziale. C’è più curiosità fuori dall’Italia, mentre qui serve il nome grosso che ti porta tanta gente. A questo punto, si deve creare questa curiosità che manca, e se la si crea la gente che verrà a vedere delle band interessanti, nonostante l’idea di vederle non fosse stata inizialmente nei suoi piani, alla fine tramite il passaparola può far ottenere degli apprezzamenti. Quello che ho constatato di più è proprio questo: la differenza nell’approccio iniziale, e non tanto l’essere apprezzati o meno, perchè si può essere apprezzati tanto in Italia quanto all’estero, ma qui da noi c’è più diffidenza.”
“(PB) E’ proprio una questione culturale, che viene da lontano: questo è un discorso che c’è da sempre in Italia, secondo me. Ad esempio, i nostri show in Regno Unito avevano un biglietto d’ingresso, che era di dieci o dodici sterline: io non so quanti, in Italia, andrebbero a spendere una quindicina di Euro circa, per andare a vedere delle band totalmente sconosciute. Se sei in un festival come quello di questa sera, lo fai, ma una nostra data singola, no. E questo, infatti, è stato già paradossale di suo. Inoltre, abbiamo avuto anche un’ottima risposta allo stand del merchandising, di persone che sono venute lì, hanno comprato il biglietto per una band sconosciuta, e poi hanno comprato il CD o la maglietta: una spesa non da poco, se ci si pensa, Quindi, personalmente, è una questione culturale.”
“(FDB)…e anche ambientale, perchè purtroppo viviamo in un paese che non se la passa benissimo, per cui all’estero forse c’è un impatto minore sull’economia mensile della persona. Anche quello conta.”
E’ da poco uscito il nuovo album dei Måneskin: un fenomeno mondiale come ad esempio questa band, può far ritornare nell’adolescente, nel giovane, la passione per uno strumento musicale, cosa che mi sembra sia calata mostruosamente negli ultimi anni, così come la voglia di uscire di casa, incontrare altre persone, e perchè no, formare una band?
“(PB) Purtroppo questa situazione la vedo anche in sala prove: le band che suonano sono band che vanno dalla nostra età in su, non vedo gruppi di ventenni o diciottenni in sala prove, non ci sono. E benvengano band come loro, che attirano la nuova generazione a suonare la batteria, il basso, la chitarra, al di là del gusto personale. Inoltre, secondo me, bisogna considerare anche questo: per noi che conosciamo la musica da dove i Måneskin arrivano, non è nulla di nuovo, in quanto noi già conosciamo il loro background. Ma per la nuova generazione che quella musica non l’ha mai conosciuta, che quindi non conosce Led Zeppeli o Deep Purple, i Måneskin sono un qualcosa di trasgressivo, di nuovo! Se noi vediamo loro che spaccano gli strumenti, non ci stupiamo, non è nulla di nuovo, ma per un ragazzino è la novità, quindi benvenga!”
“(FDB) Inoltre bisogna dire che da qualche anno, per i giovani, i luoghi della musica si sono spostati: prima si andava in sala prove, mentre ora c’è la cultura del bit, della trap, e la sala prove è il luogo meno adatto per sperimentare queste cose, motivo per il quale tutti vanno in piccoli studi piuttosto che in luoghi non adatti ad ospitare una realtà musicale. Quindi, magari, con questo fenomeno dei Måneskin ci può essere anche un ritorno alla sala prove, perchè no. Io, da insegnante, ho visto tornare qualcuno interessato, così come Luca, quindi sicuramente il mio voto è positivo!”
Vi siete esibiti in compagnia di band come Illumishade, Deathless Legacy, Sick N’ Beautiful e altri, ma volendo sognare ad occhi aperti, con chi vorreste condividere il palco?
“(FDB) Katatonia e Dream Theater.”
“(DC) Ti direi sicuramente gli Evanescence, che ho nel cuore, dopodichè Lana Del Rey.”
“(PB) Per me Dream Theater, Opeth, e se ci fossero ancora gli Emerson, Lake & Palmer.”
“(SS) Sicuramente nomino pure io gli Opeth, poi i Tool, e come genere affine al nostro, Within Temptation e Lacuna Coil.”
“(LN) Gli stessi di Pasquale.” (ridono, ndr.)
…e su quale discovi sarebbe piaciuto suonare, o comunque dare il vostro contributo?
“(FBD) ‘The Dark Side Of The Moon’ dei Pink Floyd.”
“(DC) ‘Oceans To Oceans’ di Tori Amos.”
“(PB) ‘Metropolis Pt. 2: Scenes From A Memory’ dei Dream Theater.”
“(SS) ‘Aenima’ dei Tool.”
“(LN) ‘Images & Words’ dei Dream Theater.”
Molto bene, l’intervista è giunta al termine. Ringraziandovi ancora per la vostra disponibilità, se c’è qualcosa che volete aggiungere per i lettori di Metal Hammer Italia, quest’ultimo spazio è tutto vostro!
“(PB) Grazie mille a tutti! Seguiteci sui nostri profili social, Facebook e Instagram, alla voce Revenience.”
“(SS) …e in generale ascoltate tutto quello che vi colpisce, ascoltate cose nuove perchè c’è sempre il “rischio” di trovare qualcosa di inaspettato e sorprendente.”