Dimitry – Me against myself
Il 02/04/2023, di Fabio Magliano.
Dimitry è un musicista che non teme le sfide. Non ha avuto problemi quindici anni or sono a lasciare il Bel Paese, mollare tutto e andare a cercare fortuna in Norvegia, non ha avuto problemi a sperimentare e a confrontarsi con stili e musicisti differenti, e soprattutto non si tira mai indietro quando si tratta di alzare l’asticella e provare qualcosa di nuovo. Come nel caso di ‘V’, il primo lavoro solista realizzato realmente, totalmente “in solitaria”, con il chitarrista chiamato ad occuparsi non solo della sua sei corde, ma di tutti gli strumenti nonchè della produzione del lavoro. Un disco originariamente uscito nel 2022, che oggi viene rieditato con l’aggiunta di tre bonus track, rinfrescato e ributtato sul mercato con la speranza che abbia finalmente la luce che merita. Per saperne di più abbiamo contattato lo stesso Dimitry che, con grande disponibilità, ci ha accompagnati in un viaggio all’interno della sua musica.
‘V’ è la riedizione arricchita del disco del 2022. Come mai la decisione di farlo uscire in una nuova versione?
“(Dimitry) Il disco era uscito nel maggio 2022 ma complice la scarsa promozione della allora promotional agency e il fatto che ero impegnato in altri progetti il disco era passato un po’ in sordina. Ho giudicato allora che quella musica meritava di più, dato che era il frutto di centinaia e centinaia di ore di lavoro, ho aggiunto 3 bonus tracks, ‘Immortal Portrait’, ‘Grey’ e ‘Keep your eyes closed’, ho dato una riguardata al mix, rimasterizzato, reclutato Nadir Music in qualitá di “publicist” e voilá. Inoltre il disco esce sotto al “vecchio” monicker “Dimitry”, più consono al genere. Infatti coloro mi cercavano su Spotify e Apple Music trovavano altri dischi che ho scritto in passato con altri artisti, brani new age etc. Dimitry resterà infatti in futuro come monicker per la mia musica pesante/progressiva”.
Se guardi alle tue produzioni passate, come giudichi l’evoluzione che hai compiuto sia a livello tecnico che compositivo con questo ‘V’?
“È una costante ricerca della perfezione, quest’ultima mai raggiunta ovviamente soprattutto perché anno dopo anno, giorno dopo giorno l’asticella si alza sempre di più. Essere perfezionisti è una sorta di disfunzione..
Ogni volta che registro un disco mi trovo a rifare le chitarre (e in questo caso basso e batteria) 2/3 volte come minimo.
Non è solo una questione di tecnica, anzi non lo è quasi affatto. Tanti pensano che io faccia dischi di chitarra solista per mostrare al mondo la mia tecnica… Penso che sia l’unica risposta errata in termini di giudizio quando si ascolta un mio disco…In primis perché ho molta più tecnica di quella utilizzata nel disco ma che non ho messo in atto perché la musica non la richiedeva.
I miei dischi nascono da una visione in termini di suono e di composizione e feelings. Se un brano ha bisogno di essere scritto in 27/16 è cosi che deve venir fuori, al suo opposto se il brano è un 4/4 in ottavi a 90 bpm tant’è… Sicuramente mi piace tenermi in forma con la mia tecnica ma questo non è assolutamente il portavoce della musica… Tornando alla tua domanda.. In questo disco ho cercato di rendere le composizioni più essenziali possibili, riducendo le ripetizioni dove possibile, facendo in modo che gli strumenti suonassero il più possibile all’unisono (ritmicamente parlando).
Insomma ho cercato di arrivare al punto con meno fronzoli possibili. Il fatto di aver registrato tutti gli strumenti ha sicuramente giovato a dare forma ai brani esattamente come erano concepiti in fase embrionale.. La produzione sonora è migliorata perché sono io migliorato come produttore e sound engineer, ho acquisito più esperienza…”
Puoi inquadrare stilisticamente questo album? Che Obiettivi ti eri posto al momento della sua realizzazione? Pensi di averli raggiunti?
“La musica si può in un modo o nell’altro ricondurre al genere ‘Instrumental Prog Metal’ moderno. In generale l’estetica del disco è la stessa degli altri due full length album ma questo disco forse è più “Orchestrale, Epico e Sinfonico”. Onestamente non avevo un obiettivo, ho iniziato a scrivere riff per le mie demo per i miei vari endorsements e dopo due anni avevo un disco pronto.. Di solito mando le parti ad altri musicisti (drums, bass etc..) ma questo disco suonava già finito e in procinto di essere mixato e masterizzato”.
Puoi presentarci le nuove tracce che hai deciso di inserire in questa versione?
“Vado a ritroso. Il brano ‘Immortal Portrait’ è un classico del mio repertorio, è stato pubblicato nel mio full length del 2016 ‘Dimitry – The Art Of Complications’. ‘Keep Your Eyes Closed’ è un brano che è stato proposto più volte nella mia discografia, basti pensare al mio Ep del 2008 ‘Evolution’ in veste più elettronica e meno orchestrale, qui trovano spazio violini e orchestrazioni che conferiscono tutta un’altra atmosfera al brano. ‘Grey’ è il primo pezzo strumentale scritto in assoluto. Aveva bisogno di un po’ di ristrutturazione, di una struttura un po’ allungata con un’improvvisazione finale di 2 minuti circa…”
In questo disco hai deciso di suonare tu tutti gli strumenti. Come hai affrontato questa sfida e come la giudichi ora, a “giochi fatti”?
“Sarò sincero, nonostante suoni altri strumenti non avevo mai pensato di fare tutto da solo…L’isolamento del covid mi ha dato una finestra temporale nella quale sono riuscito a perfezionarmi in studio come produttore e pluristrumentista. “It was met to be..””
Quindi possiamo dire che il covid, almeno per te, non ha sortito unicamente effetti negativi…
“Potremmo parlare per ore sulle catastrofi e sui benefici che il covid ha portato alla mia carriera, alcune cose solo temporaneamente, interruzione attività live (fisica), riduzione contatti accumulati negli anni, altre invece a lunga scadenza, vedi il beneficio dei live streams e le varie nuove tecnologie, le lezioni e registrazioni online a distanza ecc.. Sicuramente ho valorizzato la possibilità di suonare live e il calore del pubblico che molti di noi avevano da anni dato per scontato.. Oggi ogni qual volta mi trovo su un palco davanti ad un’audience suono sempre cose se fosse l’ultima volta o per lo meno ci provo…”
Sei italiano ma da anni vivi in Norvegia. Quali sono le principali differenze, per un musicista, tra queste due realtà?
“Vivo in Norvegia dal 2008. Ovviamente la differenza è abissale nonostante mi sia, per forza di cose perso. l’evoluzione del Bel Paese, in termini di arte e musica in particolare. Sono musicista professionista. Insegno in 3 scuole, ho uno studio di registrazione, compongo e suono live e produco strumenti musicali (Inspiria Guitars). Sarò sincero nel dirti che la verità sta nel mezzo; per fare questo lavoro non puoi pensare di vivere come gli altri, devi abituarti a lavorare da quando ti svegli a quando vai a dormire, 7 giorni su 7, 365 giorni all’anno ma in definitiva il sistema qui ha un senso e le leggi non sono fatte solo per agevolare quelli che stanno al di sopra…”
Nel 2022 hai rappresentato la Norvegia al WCOPA (World Championship of Performing Arts) ad Hollywood. Penso sia stata una soddisfazione immensa. Cosa hai provato? Cosa ti ha lasciato questa esperienza?
“Sicuramente è stata un’esperienza unica nel suo genere, non avevo mai affrontato una competizione o un concorso nella mia vita. Sono addirittura riuscito ad ottenere 3 medaglie d’argento nelle 3 categorie alle quali concorrevo (musica originale, musica strumentale contemporanea e “open”). All’inizio ero scettico perché non reputo la musica una competizione in quanto forma d’arte ma alla fine dei conti è stato divertente…”
Ormai sei un musicista con decenni di esperienza alle spalle. Quale pensi sia l’apice che hai toccato in questi anni?
“Tre decenni esattamente, il 2023 marcherà il 30simo anniversario da quando ho iniziato a suonare. Onestamente sento che l’apice debba ancora arrivare. Sento di trovarmi sempre più vicino in termini musicali alla manifestazione della mia vera “Inner Voice”. Lo stesso vale anche dal punto di vista dei riconoscimenti nonostante mi sia tolto qualche soddisfazione… Uno di questi riuscire a comporre, registrare e mixare da solo il mio ultimo disco. Come dicevamo prima le tre medaglie d’argento al WCOPA a Los Angeles, nella sezione “Instrumental”. L’apertura della mia ditta di chitarre “Inspiria Guitars”. Essere endorser di grandi marchi. Essere stato in tour in gran parte del globo sia come solista che con le band. Aver aperto uno studio di registrazione. I tour e i dischi con gli Arcadia, la nostra permanenza negli USA, i lunghi tour europei…”
Quale è invece il tuo più grande rimpianto?
“Non ho rimpianti in generale, se proprio dovessi trovarne uno, potrebbe essere il non essere riuscito a vivere nel “momento presente” in certe situazioni, da giovine…”
Qual’è il riconoscimento/complimento/critica che ti ha fatto più piacere e che ti inorgoglisce particolarmente?
“Molto probabilmente quando nelle recensioni la musica viene definita come originale, personale o addirittura innovativa.
Non so ne se me lo merito ne se ci siano dei fondamenti ma sicuramente fa piacere sentirselo dire”.
Guardando alla tua carriera, che ricordi hai dei tuoi anni con gli Arcadia?
“Ricordi scolpiti nella memoria, quattro individui contro un intero sistema che hanno dato tutto per la band. Abbiamo fatto qualcosa di speciale e ne sono orgoglioso. Non sarei ne quello che sono ne dove sono oggi senza quell’esperienza (22 anni). Quella si che è stata una vera scuola. La strada ci ha insegnato tanto”.
Cosa ti ha lasciato invece l’esperienza con gli Infection Code?
“Nonostante l’esperienza sia durata relativamente poco (meno di un paio di anni) ricordo di aver ricevuto una scossa dal punto di vista creativo grazie agli Infection. Infatti ho imparato proprio allora (20 anni circa) a non pormi limiti in fase di composizione e di seguire l’istinto incanalandomi nei tunnel bui del subconscio musicale. Sono ancora in contatto con Ricky, Enrico e Gabriele. Li reputo degli amici. Il che non è poco…”
Ultimamente hai deciso di seguire la strada solista lasciando (momentaneamente?) da parte la realtà della band. Come mai questa scelta? Da cosa è stata dettata?
“Se intendi nello specifico gli Arcadia, la realtà è che non ho mai lasciato da parte la band, gli Arcadia sono finiti in Hiatus nel 2017 circa, la mia attività come solista comincia (coi piedi di piombo..) nel 2008. Sicuramente attualmente sono concentrato nella mia carriera solista…Al momento non suono in nessuna band nonostante di tanto in tanto mi possa capitare di essere coinvolto in qualità di “Hired Gun”. Collaboro però con musicisti di altre estrazioni musicali. Ho un progetto con il Violinista jazz francese “Laurent Bernadac” con quale abbiamo rilasciato il disco ‘Live In Norway’ nel 2020 subito dopo il tour in Norvegia. Un altro progetto che vedrà la luce in estate sarà il disco con la sassofonista classica norvegese “Aina Davidsen”. Un progetto molto curioso. Stravinsky meets Meshuggah…”
Per concludere?
“Grazie mille per lo spazio concessomi; a presto…Invito a tutti i lettori: Trovate il mio ultimo disco ‘V’ in streaming sui vari outlets digitali e potete acquistare il cd e/o digital download e merchandise su Bandcamp (#dimitryV #demetrioscopellitiV).
Per il resto mi trovate sui social:
www.youtube.com/dimitry677
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