Dish-Is-Nein, l’Uomo e la Macchina
Il 21/03/2023, di Giovanni Rossi.
Prima il lungo iato dei Disciplinatha e il ritorno con Dish-Is-Nein, poi la tragica scomparsa di Dario Parisini il 9 giugno dello scorso anno. La traiettoria del progetto musicale bolognese è sempre stata tormentata e drammatica, fin dalla sua nascita, e in più ora si trova a confrontarsi con un mondo presente che sembra rispecchiare le più cupe visioni già preconizzate alla fine degli anni Ottanta con le parole di ‘Abbiamo Pazientato …’. L’uscita del nuovo EP ‘The Metal Machine’ è l’occasione per fare il punto sullo stato dei Dish-Is-Nein, un lavoro che guarda in un’altra direzione rispetto a tutto quello che è già stato, e che lascia aperte molte considerazioni. Ne abbiamo parlato con Cristiano Santini, che ci aiuta a fare luce sul presente e sul futuro del suo gruppo.
’The Metal Machine’ arriva in un momento particolare e drammatico sia nella storia dei Dish-Is-Nein, che di quel contesto nazionale ed europeo che avete sempre guardato con occhio particolarmente critico e profetico. Puoi spiegarci la genesi di questo vostro nuovo lavoro?
“(Cristiano Santini) ‘The Metal Machine’ nasce in primis con l’intento di sancire la fine di un ciclo. Superfluo affermare che la scomparsa di Dario lasci un vuoto di natura artistica enorme, per non parlare di quello umano ed affettivo. La genesi di questi due brani in realtà ha origini lontane, esattamente nel 2019. Dario da tempo voleva “misurarsi” con un brano dei Kraftwerk (perché le cose semplici sono sempre state amene al nostro DNA). In quel periodo sentivamo inoltre l’esigenza di portare, o quanto meno provarci, la proposta artistica dei D-I-N al di fuori dei confini nazionali. I motivi erano piuttosto chiari: il tipo di proposta musicale era sicuramente più “appetibile” per un pubblico estero, nordeuropeo o anglosassone in particolar modo, rispetto al vuoto pneumatico, o pressoché tale del panorama musicale italiano. Il covid prima e vicissitudini varie poi, in ultimo la malattia di Dario, avevano fermato qualsiasi tipo di attività. Dopo la sua morte decisi che questo lavoro, in cui era ancora presente in modo limpido e lucido il suo contributo artistico, dovesse vedere la luce. Da qui la decisione di riprendere in mano il materiale per finalizzarlo, cosa che è poi accaduta con la pubblicazione su piattaforma digitale di ‘The Man Machine’, il primo dicembre del 2022 (giorno del suo compleanno). Immediatamente dopo l’uscita, mi sono però reso conto che ci volesse qualcosa (almeno era un’esigenza mia) che sancisse la fine del progetto Dish-Is-Nein, almeno per come lo si era conosciuto. Da qui l’idea di una versione 2.0, The Metal Machine appunto. Il lavoro che ho voluto fare su questo brano è stato quello di “smontare” gli elementi basilari del sound della band: ho eliminato la mia voce, sostituita da un vocoder, ho sostituito il basso della Robby con un synth, ho scelto di togliere centralità alle chitarre di Dario destrutturandole e lavorandole in modo “anomalo”. Inoltre, visto che si era creata la possibilità di un’uscita fisica in concomitanza al Records Store Day 2023, ho pensato avesse senso connotare diversamente questa edizione in vinile”.
A livello musicale, sia la rivisitazione di ‘Man Machine’ dei Kraftwerk, che il remix di ‘Eva’ targato KMFDM hanno un sapore molto più meccanico e disumanizzato rispetto ai toni del vostro esordio. Puoi aiutarci a entrare meglio dell’estetica del nuovo EP? E perché la scelta di ripartire dai Kraftwerk?
“In realtà non si tratta di una ripartenza, ma di una chiusura. Questo non presuppone ad uno stop definitivo dell’attività dei D-I-N, ma segna un solco profondo tra quello che è stato e quello che, eventualmente sarà. Inevitabile e “doveroso” quindi un cambio di sonorità: ho voluto sostituire la visceralità esplosiva tipica dell’approccio frontale di Dario, con un universo distopico, cupo, freddo e desolato, che ricalca in pieno quello che sono i miei sentimenti e la mia attuale visione del mondo. Il metallo ha sostituito il sangue, siamo senza un futuro, oggi più che mai”.
‘The Metal Machine’ sembra continuare a puntare l’indice contro l’incapacità della nostra società di affrancarsi da gravami datati, un messaggio che in un certo modo riprende i vecchi ammonimenti di Disciplinatha. Siamo dunque condannati a restare prigionieri di noi stessi?
“L’incalzare degli anfibi presente in ‘Nazioni’, lo ritroviamo 25 anni dopo in ‘Eva’, e l’auto citazione non è casuale. Il “modello occidentale” che ci siamo costruiti, o per meglio dire che ci è stato imposto, è a pezzi da tempo, ma sembriamo non accorgercene tronfi e soddisfatti come siamo delle “libertà” che crediamo di aver conquistato in questo ultimo ventennio, ignoranti del fatto che le “libertà pesanti”, quelle che contano davvero nel definire la qualità di una democrazia, sono sempre più risicate. Quando vedo una piazza gremita durante una manifestazione pacifista, inneggiare alla terza guerra mondiale, mi rendo conto che il corto circuito globale nel quale ci troviamo è senza via d’uscita”.
L’EP riecheggia di industrial, new wave, e ovviamente di sonorità Disciplinatha. Cosa pensi riguardando a quel mondo musicale che avete contribuito a plasmare, e al futuro in cui Dish-Is-Nein è incardinato?
“Disciplinatha prima e Dish-Is-Nein poi sono state “mosche bianche” nel panorama musicale italiano, della così detta “scena”, che ben poco ha rappresentato per noi (e probabilmente noi per lei). Quindi non so se abbiamo contribuito a plasmare qualcosa o qualcuno. Quello che sicuramente abbiamo fatto per larga parte della nostra militanza artistica è stato il reagire ad uno stato delle cose che ci opprimeva, ci soffocava. E lo abbiamo fatto con gli strumenti che meglio riuscivamo a manipolare: parole e musica, fregandocene beatamente di mode, tendenze, scene musicali e quant’altro, cercando un approccio diretto e frontale, incuranti delle reazioni che il nostro modus operandi generava”.
La scomparsa prematura di Dario Parisini ha lasciato un vuoto enorme, musicalmente molto più grande di quanto possiamo ancora realizzare. Possiamo sperare che ‘The Metal Machine’ non sia solo un omaggio all’Uomo, ma anche un nuovo inizio per i Dish-Is-Nein nel solco che Dario aveva segnato?
“The Metal Machine” nasce e muore con molteplici significati, personalmente intimi in primis, ma non solo. Da un certo punto di vista è stato un atto “liberatorio”, tanta era la necessità di esternare questa moltitudine di sensazioni, tante negative, che mi “accompagnano” dalla scomparsa di Dario. Credo che, per chi come te, ha avuto modo di conoscerci bene, la cosa possa essere più che comprensibile. Un nuovo inizio mi chiedi? In tutta onestà al momento non so risponderti. Con Roberta abbiamo parlato della possibilità di portare avanti, pur con grandi ed inevitabili cambiamenti, l’esperienza Dish-Is-Nein, ma al momento non vi è nulla di definito … vedremo”.