Black Lava – Spreading the Disease
Il 17/03/2023, di Ermes Casagrande.
Durante gli anni tremendi della chiusura forzata a causa pendemia, forse nessuno è stato immerso più a fondo nell’oscurità di coloro che provengono dall’Australia, poichè questo Paese ha imposto alcune delle misure di isolamento più severe, dure e devastanti del mondo, costringendo i suoi civili ad anni di isolamento. Eppure proprio dalla solitudine e dalla desolazione sono emersi i Black Lava, un quartetto dedito al blackened death metal nato a Melbourne per mano del batterista Dan Presland (Vipassi, AMDBL, ex-Ne Obliviscaris) e dal chitarrista Ben Boyle (Vipassi, AMDBL, Hadal Maw), ai quali si sono aggiunti il cantante Rob Watkins e il bassista Tim Anderson, entrambi già attivi con i Blackhelm. I Black Lava traggono influenza dalle band death e black metal della vecchia scuola, ma iniettano melodie cariche di groove ed elementi progressivi per creare il proprio sound sperimentale, come emerge dal loro disco di debutto ‘Soul Furnace’ uscito sotto le ali protettrici della prestigiosa Season Of Mist e in grado di ottenere ambiti piazzamenti in classifica per l’Australian Independent Record Labels Association, debuttando al #2 della classifica 100% Independent Albums e al #4 della classifica Independent Label Albums! Inoltre, ‘Soul Furnace’ è stato nominato tra i “Favorite Drumming Albums of 2022” di Sick Drummer Magazine. A parlarcene è il cantante Rob Watkins.
Ragazzi, benvenuti su Metal Hammer Italia. Che ne dite di presentarvi ai nostri lettori?
“(Rob Watkins) Grazie per l’opportunità! Siamo una band metal australiana con riff in stile blackened e grandi groove heavy. Ritmi incalzanti e voci impetuose. Il tutto fuso insieme per creare qualcosa di vero e diverso”.
Quali sono le band alle quali vi ispirate?
“Personalmente, quando sono cresciuto ho ascoltato molto hardcore punkrock e thrash. Band come D.R.I, Agnostic Front, Cro-mags, Demolition Hammer, Slayer. Credo che si possano ancora sentire queste influenze in me. Ma con l’avanzare dell’età sono diventato decisamente più pensante e più oscuro nei miei ascolti, questo è certo. Ho molte influenze scandinave ed europee, gruppi come Enslaved, Vredehammer, Watain. Ascolto anche molto death metal degli anni ’90, amo quell’epoca del metal”.
Oggi presentate al mondo il vostro debut album ‘Soul Furnace’…
“Penso che ‘Soul Furnace’ abbia un suono davvero grezzo e pesante, Ben è il vero mastermind dietro l’album, ma tutti hanno portato il loro stile e la loro esperienza e questo penso si senta in modo abbastanza nitido tra le tracce del disco”
Quanto tempo ci è voluto per scrivere e registrare l’album?
“Non c’è voluto molto, dall’inizio alla fine sono passati meno di 12 mesi. Eravamo molto eccitati all’idea di tornare a suonare, quindi il lavoro è venuto fuori molto velocemente”.
Che cosa avete trovato di più impegnativo nella registrazione di ‘Soul Furnace’?
“La cosa più impegnativa è stato far quadrare i tempi che avevamo a disposizione per le registrazioni, siamo stati fortunati ad avere il nostro buon amico e ingegnere del suono Troy Mccosker che ha registrato l’album per noi ai Bushido Studios qui a Melbourne, poi l’album è stato inviato a Kurt Ballou ai God City Studios negli Stati Uniti per il missaggio. Abbiamo avuto qualche mese per registrare e spedire il tutto”.
A livello lirico di cosa parlano i testi dell’album?
“Sono cresciuto sulla costa meridionale e sulle montagne del Victoria, il paesaggio costiero è estremamente aspro e pericoloso, quindi traggo molta ispirazione dall’ambiente naturale che mi circonda. Ma mi piace trarre ispirazione anche dai miti antichi e dai tempi primitivi”.
Anche la grafica del disco trovo rifletta benissimo lo spirito dell’intero disco…
“La grafica dell’album è basata sul testo di ‘Soul Furnace’. Si tratta di un’entità oscura che raccoglie le anime dei guerrieri morti, assorbendole in sé e diventando più potente. Indossando una veste nera, viaggia dalle terre dei vivi e dei morti, maledette e antiche. Può sfruttare la forza e la saggezza delle anime cadute in qualsiasi momento per scatenarsi sulle sue vittime”.
C’è una tua canzone che pensi possa rappresentare a pieno il vostro nuovo lavoro?
“Dovrei dire ‘Aurora’. È stata la prima canzone per la quale ho scritto un testo nei Black Lava, e mi ha entusiasmato per questa band. In ‘Aurora’ ho immaginato un animale selvatico che caccia di notte nella neve, usando l’aurora boreale per seguire la preda”.
Una delle mie canzoni preferite è ‘Eye of The Moon’. Può parlarmene?
“Ricordo che quando abbiamo iniziato a lavorare su ‘Eye of The Moon’, a tutti noi piaceva molto suonare i riff più lenti perché si distinguevano dagli altri brani. Quando è arrivato il momento di scrivere il
testo, i ragazzi l’avevano soprannominato il riff “Frosty Mountain”, così ho immaginato questo mondo freddo con un guerriero impegnato in un viaggio epico alla ricerca di una strega, la immaginavo in una tana di pietra ghiacciata con candele e teschi”.
Cosa mi dici invece di ‘Baptised in Ice’?
‘”Baptised in Ice’ è una delle più belle tracce del disco, non è stato difficile scrivere il testo, è andato tutto al suo posto. Quel riff è difficile! È così che ho preso il nome della canzone, un brano duro come la roccia, che aveva bisogno di un testo duro. Puoi batterti il petto e spaccare i tuoi nemici con questa canzone”.
Qual è la cosa più importante per te, la musica o i testi?
“Per me non si può avere l’una senza l’altro. Per il 90% del tempo vibro sul riff per le mie parole, io mi occupo solo dei testi e di raccontare una storia. Mi nutro della musica e lascio che mi porti da qualche parte. Vedo ogni canzone come una natura selvaggia e il mio compito è quello di raccontarvi ciò che vedo”.
Qual è la cosa più preziosa che hai imparato durante la lavorazione di ‘Soul Furnace’?
“La cosa più preziosa che ho imparato è quanto siano incredibili e talentuosi i miei compagni di band. Avevamo già suonato insieme in altri gruppi, ma questa è la prima volta che abbiamo scritto un album insieme. Osservare come lavorano e operano è fantastico”.
Quanto la pandemia ha cambiato il vostro modo di vivere la musica?
“La nostra sede è a Melbourne, quindi durante la pandemia le chiusure sono state piuttosto dure. La pandemia ha distrutto la scena musicale qui da noi. Ma ora le cose sono tornate alla normalità, i concerti sono tornati e anche le band internazionali”.
Quali saranno i prossimi passi dei Black Lava? Cosa dobbiamo aspettarci da da loro?
“Stiamo scrivendo il nostro secondo album, quindi, questa è la nostra priorità. Nel frattempo, oltre a lavorare a nuovi concetti per i video musicali, stiamo pensando di fare concerti e tournée, vogliamo suonare a livello internazionale, speriamo nel 2023/2024”.