The Loyal Cheater – una lunga corsa verso il Rock’n’Roll
Il 15/11/2022, di Andrea Lami.
L’intraprendente Atomic Stuff non manca un colpo e, nella sua continua ricerca di talenti su cui puntare forte, punta i riflettori sui romagnoli The Loyal Cheaters, band che con l’interessante ‘Long Run… All Dead!’ sforna un disco di debutto decisamente valido, figlio del migliore hard rock che, tra gli anni ’70 e ’80 ha messo a ferro e fuoco il mondo del rock, quello che, per intenderci, parte dagli Ac/Dc sino ad arrivare ai Cheap Trick. Incuriositi abbiamo pensato di andare a catturare il quartetto comporto da Lena (voce/chitarra), Max (chitarra), Tommy (basso) e Richie (batteria) per fare due chiacchiere approfondite e farci spiegare la storia di questa band e del loro esordio discografico.
Ciao ragazzi, inizierei la chiacchierata presentando ai nostri lettori la storia della vostra band…
“(Richie) La band nasce al termine di una serata trascorsa ad una festa dove io e Lena dopo ore di chiacchiere e birrette eravamo giunti alla conclusione che dovevamo provare a fare un progetto in quanto non troppo soddisfatti dall’interesse mostrato dai membri delle band in cui suonavamo. Ci conoscevamo già da tempo e avevamo già le idee chiare su quello che avremmo voluto e dovuto fare, così ci siam dati appuntamento in una sala prova e abbiamo iniziato a strimpellare pezzi che ognuno aveva scritto anni prima, riesumati per l’occasione. Una volta constatato che c’era chimica ci siam buttati a capofitto sulla scrittura della prima parte del disco per poi arruolare Max e Tommy con cui è stato sfornato ‘Long Run…All Dead'”.
La vostra band è germano/italiana. Come vi siete incontrati ce lo avete già in parte raccontato. Come si svolge la vita della band? La parte tedesca della band vive in Italia? Come vi organizzate per prove…
“(Lena) Io e Richie siamo amici di vecchia data, ci siamo conosciuti quando avevamo 15/16 anni grazie ad amici con interessi musicali in comune. Abbiamo sempre suonato in band diverse e abbiamo deciso di provare a fare qualcosa insieme quando però io mi ero già trasferita in Germania da un annetto. Per fortuna i miei impegni extra band mi permettono di essere abbastanza flessibile per viaggiare in Italia, anche se ovviamente non ci sono sempre. 3/4 della band vive in un raggio di 30/40 km in Romagna quindi per loro è più semplice vedersi senza di me per provare. Molto lavoro è stato fatto a distanza, soprattutto per quanto riguarda le idee da proporre, si lavora a casa e si arriva in sala con idee concrete, si cerca di essere sempre preparati al meglio per sfruttare il tempo a disposizione. Le jam in sala prove sono importantissime, ma arrivare lì con già qualcosa che tutti hanno ascoltato permette di avere un punto di partenza comune. La tecnologia ha aiutato moltissimo, penso che anche solo 10/15 anni fa la semplice comunicazione quotidiana sarebbe stata difficile. Oggi viaggiare, telefonarci o passarci nuove idee registrate a casa via email è molto semplice e meno costoso di anni fa. Ovviamente serve un impegno e tanta organizzazione, ma se una cosa è la tua passione viene tutto naturale”.
Come avete scelto il nome della band?
“(Max) Il nome é stato ispirato da un litigio con una mia ex americana che, in preda all’alcool e alla gelosia mi disse: ‘I knew it! I’ve thought of you as nice and loyal boyfriend but truth is…, you’re a f*****g cheater (mi sei sempre sembrato un caro e leale ragazzo ma la verità è che sei un ‘traditore’’, causato da un ingenuo like su Instagram.
Da questo simpatico aneddoto, si è costruita l’ idea del nostro controverso nome. Quando ho raccontato la storia agli altri durante una serata in sala prove é venuta l’idea immediata di chiamarci The Loyal Cheaters”.
Vi ispirate a qualche band di qualche genere particolare? Avete deciso la direzione da prendere o è venuto tutto spontaneo?
“(Tommy) Come tutte le band abbiamo spunti vari, la cosa interessante però è che abbiamo tutti background diversi, la direzione che doveva prendere la band è stata chiara sin dall’inizio, nonostante la differenza di generi ci siamo sempre trovati in armonia sotto un denominatore comune: il Rock’n’Roll”.
“(Max) Lena e Richie avevano idee che trovai chiare ed originali, quindi non ho esitato alla proposta di entrare nella band. Ognuno di noi ha i propri preferiti e influenze diverse ma abbiamo molto in comune, infatti ci siamo sempre trovati bene insieme dall’ inizio”.
“(Richie) Sicuramente il Rock’n’Roll quello bello spinto è ciò che ci accomuna, poi ognuno ha il proprio genere e gruppi di riferimento che pur essendo diversi, mischiando le varie influenze caratterizzano il nostro sound”.
“(Lena) Personalmente parlando, sono sempre stata appassionata di street glam ma molti miei ascolti spaziano dal Thrash Metal al Rock’n’Roll anni 70. Trovo una sottile linea conduttrice tra i vari generi e sono contenta che anche all’interno della band non ci si fermi solo ai classici del Rock ma che ognuno abbia una cultura personale per sottogeneri meno mainstream. Penso che a livello di songwriting ci sia una buona miscela, e sinceramente va bene così: suoniamo quello che ci piace e ci divertiamo”.
‘Me, myself and I’. video semplice e diretto… da chi è nata l’idea? Il testo parla dell’accettarsi. Un problema comune a tanti visti i canoni imposti dalla società… cosa ne pensate?
“(Lena) Il brano è nato da Richie il nostro batterista, che suona anche la chitarra quando è in cameretta. Il topic del brano si focalizza appunto dell’accettarsi, ed è stato scritto riguardo a una fase della mia vita in cui pensavo di aver bisogno di una persona in particolare per sentirmi completa. Parla di volersi bene proprio perché a volte sentirsi respinti da qualcuno fa male. Si pensa di non essere abbastanza e ci si fa mancare di rispetto. Ecco, credo che ognuno di noi abbia il proprio fuoco dentro e l’unico modo per essere felici nella vita sia prima di tutto amare se stessi. Io ci ho messo un po’ a capirlo, e scrivere ‘Me Myself & I’ ha aiutato un po’ a farlo concretizzare. Il video che abbiamo scelto è molto diretto e non ha una trama in particolare. Pensavamo che sarebbe stato complicato riportare questo tema visualmente e abbiamo optato quindi per una cosa semplice ma in cui trasparisse l’energia del brano”.
È appena uscito un altro singolo ‘No Saturday Nites’, di cosa parla il testo?
“(Max) Stavo lavorando un sabato sera del 2019, alla guida di un pulmino a Spilamberto di Modena e diretto a Bologna aeroporto. Provato dal sacrificio di lavorare l’ennesimo week-end e per la mancata presenza di eventi del modenese, ho cominciato a canticchiare questa canzone stile Slade. Nonostante l’abbia scritta in quel periodo, parlando di nostalgia fra la mancata movida e il lavoro eccessivo, é rimasta una canzone attuale anche in era covid / lockdown a causa di tutti i mancati sabato sera. Un sacco di rock club e locali continuano a chiudere e ci sono sempre meno luoghi di ritrovo per noi ragazzi dell’underground, quindi abbiamo voluto ricordare nel videoclip del brano alcune situazioni fuori di testa che succedevano e succedono alle band ai concerti”.
Come nascono le vostre canzoni/testi. Chi se ne occupa?
“(Tommy) Le nostre canzoni spesso partono da una jam su un riff in sala prove, da li poi elaboriamo le idee lavorando anche a distanza in home recording. Altre magari arrivano proposte già con linea vocale e struttura principale, dopodiché ci lavoriamo insieme e ognuno ha modo di arricchire il brano con proposte ed idee. I testi invece sono frutto di esperienze e storie passate quindi non sempre vengono scritti dalla stessa persona. Tutti e quattro portiamo idee per i brani, soprattutto ora che siamo in fase di scrittura del secondo album”.
Siete soddisfatti del vostro disco d’esordio? Siete riusciti a racchiudere tutto quello che volevate nel disco?
“(Richie) Come contenuti e canzoni ci soddisfa, per quanto riguarda la registrazione se avessimo saputo che saremmo usciti per Dead Beat, con un full lenght, stampato su vinile, avremmo sicuramente valutato meglio il tutto. Noi avevamo registrato un ep di cinque tracce… Dead Beat ne voleva 10. Piena pandemia, studi chiusi, non più stessa strumentazione, insomma una serie di cose che si son messe un po’ contro. Però in conclusione possiamo dire che si, siamo contenti di ciò che abbiamo fatto, soprattutto del riscontro avuto fino ad ora”.
Come avete deciso di supportare l’album?
“(Lena) ‘Long Run… All Dead!’ é il nostro album di debutto e avevamo bisogno di farci sentire ed ascoltare. Abbiamo puntato a suonare live il più possibile in giro per l’Italia a partire da Marzo ’22 e continueremo a suonare in finché non ci chiuderemo in studio per il prossimo album (in cantiere). Vorremmo anche ringraziare Atomic Stuff per averci aiutato tantissimo a livello di promozione. Penso che un buono strumento per farsi conoscere ad oggi siano anche i social e cerchiamo di curare questo aspetto con dedizione. Le persone hanno a portata di click informazioni su dove suoniamo, la nostra musica, e magari qualcuno ci ha scoperto così prima di venire a sentirci suonare dal vivo. Porta via tanto tempo ma ovviamente non è la nostra priorità, perché il Rock’n’Roll per me non è studiarsi il post con l’algoritmo giusto che ti fa prendere 2 likes in più ma é vivere la serata, conoscere gente nuova incredibile con cui si condivide la stessa passione e possibilmente fare party fino all’alba, col cellulare rigorosamente in silenzioso”.
Appuntamento on the road, quindi…
“(Tommy) Certamente! Abbiamo inaugurato l’attività live lo scorso 11 agosto al Bay Fest di Bellaria per quella che è stata una data molto importante per noi, per la prima volta su un palco così grande; quella data ha chiuso le nostre uscite estive e stiamo programmando le date autunnali/invernali, in particolare tra fine settembre e ottobre saremo a Mantova, Roma, Modena, Vicenza, Torino, Milano, Rimini e forse qualche altra. Vi invitiamo a seguirci sui nostri social Instagram/Facebook per tutte le informazioni che saranno a breve disponibili per queste tappe e per quelle future. Se decidete di passare, ci vediamo al bancone”.