Lordi, My Heaven Is Your Hell
Il 01/11/2022, di Fabio Magliano.
Mai visto una persona gioire per il lockdown. Giuro. Mai. C’è stato chi si è disperato per la mancanza di lavoro, chi per la convivenza forzata con mogli, mariti e parenti vari, chi per l’impossibilità di andare a fare footing nel parco… ma chi ha goduto di tutto questo, davvero mi mancava. Ok, il soggetto in questione è alto oltre due metri, ha occhi rossi come il fuoco, corna, zanne, artigli e ali da drago, ma ciò non toglie che, vederlo illuminarsi parlando del “Corona” un po’ di effetto me lo ha fatto. Eppure Mr. Lordi da questa maledetta pandemia ha saputo trarre il massimo, sfruttando il tempo chiuso in casa componendo a getto continuo tanto che l’ultima fatica dell’horrorifica band finlandese uscita esattamente dodici mesi fa, consta in ben sette album (ma sarebbero potuti essere dieci come scopriremo più avanti) racchiusi in un unico box dall’emblematico titolo ‘Lordiversity’. Promosso in questi giorni dal gruppo a zonzo per l’Europa, con tanto di tre tappe nella Penisola, ad una delle quali, quella al Civico 25 di Caselette (TO) ha avuto modo di assistere una nutrita rappresentanza di Metal Hammer. Che, a fine serata, ha potuto incontrare il mostruoso cantante nei camerini del locale scambiando con lui quattro chiacchiere in assoluto relax.
Per tutto il mondo la pandemia è stata una piaga difficile da sopportare…per tutti ma non per i Lordi che hanno avuto modo di dar sfogo a tutta la loro creatività e cogliere il lato positivo in una disgrazia epocale…
“(Mr. Lordi) E’così! Mai stato meglio durante la pandemia, probabilmente ero l’unico al mondo nel godere in questo stop forzato. Ok, ora non fraintendetemi, però il mondo è pieno di persone che in quel periodo si sono messe a piangersi addosso perchè non potevano uscire, non potevano viaggiare… io la pensavo esattamente al contrario perchè per me viaggiare significa lavorare, anche le vacanze migliori sono quelle che trascorro a casa, perchè la propria casa è il posto migliore in cui stare. Io non sento il bisogno di andare chissà dove per le mie ferie per questo il lockdown per me è stato una sorta di dream come true… ho potuto stare a casa e dare sfogo a tutta la mia creatività, in totale libertà perchè non avevo deadline, non avevo persone che mi forzassero a scrivere e a comporre e ho potuto fare proprio tutto quello che volevo”.
E le differenti emozioni di quel periodo storico sono state tutte riversate nei nuovi brani…
“Ogni, singola, fottuta emozione! Abbiamo registrato sette album, spazio per le emozioni c’erano tutte. Rabbia, gioia, speranza, frustrazione, paura…abbiamo messo davvero tutto, anche se, ad essere sincero, non riesco troppo a comporre quando sono arrabbiato. Le cose migliori le ho scritte quando ero allegro, di buon umore…nonostante questo sono convinto che ogni singola canzone che abbiamo inciso in questo lavoro sia la migliore canzone che i Lordi potessero comporre…almeno sino al prossimo album”.
Hai intitolato il tuo ultimo box ‘Lordiversity’. Che cos’è la diversità per te?
“Diversità è un termine che mi piace molto, perchè si presta a molteplici interpretazioni, per questo mi piaceva l’idea di giocare con questa parola. La si può utilizzare con il significato naturale del termine, ma abbinato al nostro nome la si può usare come si vuole. Può diventare il “Varietà dei Lordi” (Lordi Versity) o il “Signore della Diversità” (Lord Diversity)… diciamo che ci ha dato modo di giocarci un po’, e di lasciare all’ascoltatore la libertà di dargli il significato che più gli piace”.
A proposito di libertà, l’impressione ascoltando il nuovo materiale è che, oggi, siate molto più liberi stilisticamente parlando. Se una volta eravate schiavi di una formula ben precisa, quella di ‘Would You Love a Monsterman?’, ‘Blood Red Sandman’ o ‘Hard Rock Hallelujah’, oggi non avete problemi a spaziare dal rock alla dance al thrash senza porvi troppi limiti…
“Si, è vero. Sono passati ormai vent’anni dal nostro disco di debutto ‘Get Heavy’ e probabilmente già dal secondo disco ‘The Monsterican Dream’ avremmo iniziato a suonare qualcosa di differente, canzoni stilisticamente più varie, però la nostra casa discografica, la Sony Finland, ci disse di no e di rimanere il più possibile sui binari di un certo hard rock melodico. La stessa cosa si è ripetuta nei dischi seguenti, non posso negare che abbiamo subito dei condizionamenti pur non rinnegando quanto composto. Poi c’è stato ‘To Beast Or Not To Beast’, il nostro disco del 2013 che ha cambiato un po’ le carte in tavola perchè mostrava un volto decisamente più heavy dei Lordi e con questo disco ci siamo resi conto che potevamo avvicinare a noi un pubblico differente, magari orientato verso un metal più classico e sganciarci dall’hard rock tradizionale. Con quel disco abbiamo optato per un approccio più pesante, oscuro, duro…e abbiamo gustato il piacere della libertà. Da quel momento ce ne siamo fregati di tutto e abbiamo iniziato a suonare tutto quello che volevamo. Ok, io amo l’hard rock melodico, ma mi piacciono anche cose differenti… Pensa che ‘Lordiversity’ originariamente doveva contenere dieci album, non sette ma alla fine abbiamo deciso di limitarci a sette perchè tre dischi erano davvero troppo distanti dal nostro universo…diciamo che la libertà va bene ma li eravamo andati davvero un po’ troppo oltre. C’era un disco country, uno totalmente elettronico in stile Depeche Mode e un altro che era composto sulla falsa riga della colonna sonora di un film e quindi abbiamo deciso di evitare. Non tutti, probabilmente, avrebbero compreso…o semplicemente non sono ancora pronti a queste versioni alternative dei Lordi (ride Nda)”.
Ma pensi che potranno mai vedere la luce, un giorno, questi tre dischi?
“Non credo, le canzoni scritte ci sono ma non c’è nulla di registrato. Qualcuno è venuto a chiedermi di poter ascoltare qualcosa ma il rischio di fare un buco nell’acqua è troppo elevato. Ci pensi ad uscire con un disco country completamente stroncato da pubblico e critica? Tutto nel mondo dei Lordi si deve incastrare alla perfezione come i pezzi di un puzzle e obiettivamente questi dischi sono davvero troppo distanti da ciò che siamo e difficilmente potrebbero venire compresi a fondo”.
Entrando nel locale non ho potuto fare a meno di vedere la locandina del vostro concerto con la scritta bella grande “I vincitori dell’Eurovision 2006”. Come vedi, oggi, a distanza di sedici anni, quella “impresa”?
“Figo, è stato qualcosa di bello, non trovi? Siamo orgogliosi di essere entrati a far parte della storia di questa competizione, di essere stati i primi finlandesi a vincerla e di essere ancora ricordati, sedici anni dopo, per quella vittoria”.
Ti ho fatto questa domanda proprio perchè per molta gente i Lordi sono “I vincitori dell’Eurovision 2006″, mentre invece trovo tutto questo riduttivo, almeno alla luce dei trent’anni di carriera alle spalle e dei tredici album pubblicati…”
“Vero, siamo i vincitori dell’Eurovision 2006 ma siamo anche molto di più. Però sai una cosa? A me tutto questo non disturba affatto. Sai quante persone sono convinte che i Kiss siano solamente ‘I Was Made For Lovin’You’? Una miriade, credimi! E quanti pensano che gli Ac/Dc siano solo la fottuta ‘Thunderstruck’? E se chiedi loro: ‘Ma non conoscete ‘Highway To Hell’? o ‘Hells Bells’…ti rispondono di no! Non è un problema, per qualcuno i Metallica sono solo ‘Enter Sandman’…e questo ti fa solamente capire quanto sia stupida quella gente. E’ il mondo del mainstream, quello che non approfondisce, che non si interessa, che si ferma alla superficie, ad una singola canzone e la cosa peggiore è che spesso quella gente non è neppure interessata ad ascoltare qualcosa di più…ma non è un discorso limitato al mondo del rock, gente così c’è tra gli ascoltatori di qualsiasi stile di musica ma a noi non interessano più di tanto. I nostri veri fan sono altri e lo sappiamo benissimo”.
Toglimi una curiosità. Tutto nell’universo Lordi è nato dal tuo amore per i Kiss. Hai idea di cosa pensino i Gene Simmons e soci dei Lordi?
“Certo! Ci apprezzano! Nel nostro album del 2020 ‘Killection’ è presente una canzone, ‘Like A Bee to The Honey’ che è stata scritta da Paul Stanley e Jean Beauvoir, era un suo inedito che ha deciso di donarci e credo che questo sia uno dei più grandi attestati di stima che una band possa ricevere da parte dei propri idoli”.