Aainjaa – Un grito de fuerza y libertad
Il 05/08/2022, di Fabio Magliano.
I colombiani Aainjaa sono uno di quei gruppi che, nel nostro universo, “galleggiano” un po’ forzatamente (nonostante un loro componente sia l’anima dei devastanti Healing Harm dei quali avremo modo di parlare in modo più approfondito in separata sede), ma che vengono comunque inseriti semplicemente perchè, quella degli Aainjaa, è una storia bella da raccontare, ad ogni latitudine, indipendentemente da qualsiasi barriera stilistica. Anche perchè il gruppo sudamericano, grazie ad un’energia fuori dal comune, le barriere stilistiche le frantuma che è un piacere, basti pensare che, pur arrivando dall’Amazzonia, è riuscito a fare innamorare il pubblico di Celtica VdA generalmente più orientato verso arpe, whistle e cornamuse. Ma, come detto, Aainjaa è prima di tutto una storia da raccontare, la storia di una visione, quella di Homero Cortès, 36 anni nato a Bogotà, formatosi artisticamente in Spagna e quindi tornato nella natia Colombia per offrire ai conterranei una nuova prospettiva di vita, la consapevolezza che l’arte non è solo un passatempo ma può tramutarsi in una possibilità, in un lavoro, in un’opportunità. E’ così che nascono, nel 2013 gli Aainjaa, una creatura in costante crescita, partita con 25 studenti e arrivata oggi a contare oltre 600 “aainjaani” sparsi tra Colombia, Messico e Spagna, tutti uniti dallo stesso ideale, tutti legati dalla medesima passione. “Siamo forti e coraggiosi perché abbiamo l’amore come spada e il suo filo è la nostra disciplina, siamo guerrieri pieni di potere, il potere di costruire ed evolvere. Facciamo dell’arte e ci ispiriamo alla vita stessa con i suoi grigi e le sue gioie, ci respira perché non abbiamo paura di sentire, di vivere, di amare”. C0sì si presentano gli Aainjeros e, parlando con il loro leader, comprendiamo subito il perchè.
“Gi Aainjaa poggiano su due basi, una artistica e una ideologica – spiega Homero Cortès – Quest’ultima per me è molto importante perché è radicata nella mia educazione ricevuta da piccolo. Quando ero un bambino mia madre e mio padre mi ripetevano sempre che, con la giusta passione ed energia avrei potuto fare tutto e bene, che non era importante il tuo credo religioso o politico, ma ciò che realmente importava era “fare”, con le proprie mani, con le proprie forze, per te stesso ma anche per gli altri. Aainjaa significa appunto “fare”, “costruire”, proprio come mi dicevano i miei genitori da piccolo. Vai, fai qualcosa, costruisci la tua vita, non importa come vanno le cose, l’importante è che fai, mettendoci tutto te stesso, tutta la tua energia, tutta la tua passione. Credi in qualcosa e fai. E Aainjaa è proprio questo. Ora, io ho sempre visto nell’arte un ottimo strumento di condivisione e per generare esperienze nuove, quindi dopo aver dato vita a esperienze artistiche in Spagna dove avevo vissuto dai 15 anni con mia madre, una volta tornato in Colombia ho deciso di creare gli Aainjaa. Ho voluto farlo nel mio Paese natale perché penso che, a differenza dell’Europa, sia un posto dove manchi un po’il concetto di unione ma non la forza e la speranza, c’è molta passione ma ci sono poche possibilità di fare, di esprimersi, di apprendere e di fare dell’arte la propria vita. E’ difficile vivere di arte in Colombia, molto più che in Europa”.
Premesso che, anche in Italia, non è tutto così semplice e, anzi, spesso si tende a vedere l’arte più come un hobby che come una disciplina con una propria dignità, perchè credi che sia così difficile emergere in Colombia rispetto agli altri Paesi del mondo?
“E’ difficile perché per anni si è pensato di indirizzare le persone verso un altro tipo di vita, in Europa si valorizzano gli artisti, si da loro un peso, mentre in Colombia non si è mai investito molto nell’arte, quindi è difficile concepire un precorso di vita in questo campo. Io ho cercato di sovvertire queste dinamiche, portando l’esperienza maturata in Spagna e in Europa in Colombia e ho creato questo progetto affinchè i ragazzi potessero apprendere un’altra forma di “fare” diversa da quelle canoniche e potessero avere la possibilità di vivere con l’arte, dando loro una visione differente della vita. Ho iniziato con 25 persone, poi a poco a poco siamo cresciuti e oggi siamo più di 600 divisi tra Colombia, Messico e Barcellona”.
Come è articolata l’attività degli Aainjaa? Si deve superare un’audizione per entrare a far parte del gruppo?
“Aainjaa si divide in un progetto scolastico e in uno professionale. Per entrare negli Aainjaa Profesional è necessario superare un’audizione oppure superando il percorso scolastico articolato su cinque livelli. Con gli Aainjaa Profesional portiamo la nostra musica in contemporanea in ogni parte del Mondo, oggi siamo qui a suonare in Italia ma c’è un altro gruppo che si esibisce a Bogotà e un altro ancora in Messico, lo scorso mese con un gruppo abbiamo girato per l’Europa e con un altro in contemporanea per il Medio Oriente”.
Come hai detto in precedenza, Aainjaa significa fare, costruire. Possiamo dire che la tua “missione” è proprio costruire una nuova prospettiva di vita insieme ai tuoi ragazzi?
“Più che altro costruire una visione, perché c’è gente che si approccia al mondo degli Aainjaa e non ha una visione, soprattutto i più giovani, noi gli diamo una visione differente. Oggi ci sono qui ragazzi che per la prima volta sono venuti in Europa, e sono sicuro che quando torneranno in Messico o in Colombia la loro mente sarà cambiata, sarà maggiormente aperta, perché queste sono esperienze che cambiano la prospettiva di vita”.
Guardando i vostri spettacoli, sia che siano su un palco, sia che siano su una piazza o ancora tra gli alberi di un bosco, la sensazione che viene fuori è quella di un istinto primordiale che viene riversato nella musica. Quanto c’è di istintivo in quello che suonate e quanto di ragionato?
“Nulla è improvvisato, solo tanta tanta pratica. I ragazzi provano per quindici ore a settimana, quindi anche se all’esterno quello che viene è una sensazione di istinto, di energia primordiale, in realtà non c’è nulla di lasciato al caso nel nostro spettacolo ma è tutto studiato in modo minuzioso e figlio di una pratica assidua”.
Per concludere?
“Aainjaa è uno stile di vita, noi siamo Aainjeri, è la nostra identità, crea senso di appartenenza, di unione, è qualcosa che va oltre ad un discorso puramente musicale, non dobbiamo mai dimenticarcelo”.