Korn – Always look on the bright side of life
Il 07/06/2022, di Gianfranco Monese.
Nonostante la pandemia sia ancora in corso, e sfortunatamente pure una guerra, il quintetto di Bakersfield non ce l’ha più fatta ad aspettare e, ben cinque anni dopo, è atterrato in Europa, pronto ad intraprendere un tour estivo in supporto al nuovo album ‘Requiem’, uscito lo scorso quattro febbraio. In attesa di vederli al Fabrique di Milano martedì sette giugno assieme ai Fever 333, noi di Metal Hammer Italia non siamo certo rimasti con le mani in mano, ed abbiamo raggiunto telefonicamente il batterista della band, Ray Luzier, durante la prima tranche di date nella parte est del vecchio continente, più esattamente a Varsavia, in Polonia. Carne al fuoco ce n’è, perchè i temi sono stati parecchi, dal nuovo album ai vent’anni che presto compirà ‘Untouchables’, a qualche ricordo del Belpaese: non ci resta che augurarvi buona lettura!
Ciao Ray, grazie infinite della tua disponibilità e benvenuto a Metal Hammer Italia: eccitato di essere nuovamente in Europa dopo quattro anni?
Assolutamente! L’ultima volta che sono stato qui è successo durante il tour solista di Jonathan Davis in supporto all’album ‘Black Labyrinth’, (correva l’estate 2018, ndr.) ma credo che con i Korn siano passati più di quattro anni…
Per quel che concerne l’Italia, posso assicurarti che il vostro ultimo show risale al dodici marzo 2017 in supporto a ‘The Serenity Of Suffering’: parliamo quindi di più di cinque anni fa!
Oh, that’s crazy! Ti dirò che, prima di partire, ho detto a mia moglie: “sarò certo di essere in Europa solo quando sarò atterrato ad Amsterdam, per la prima data.” (ride, ndr.) E quando siamo atterrati, e mi sono reso conto di essere veramente in quella città, mi sono detto: “Ok, ora siamo in Europa!” E’ un qualcosa di incredibile, e non vediamo l’ora di suonare per i nostri fan che non ci hanno più visto, in quanto voi ci siete mancati tanto quanto noi vi siamo mancati: è un qualcosa di reciproco.
Com’è viaggiare in Europa nonostante la pandemia sia ancora in corso, e sfortunatamente pure una guerra?
E’ dura in questo momento perchè, tra l’altro, ci troviamo a Varsavia, ed ho proprio questo blocco allo stomaco nel continuare a pensare a tutte quelle persone che se la stanno passando veramente male e stanno attraversando momenti orribili. E naturalmente questa pandemia che ci ha coinvolto tutti sta, purtroppo, viaggiando ancora: dobbiamo prendere tutte le precauzioni necessarie per proteggerci, come abbiamo fatto finora. C’è, quindi, un feeling diverso per questo tour, ma una cosa è certa: ogni sera in cui saliamo sul palco, vediamo i nostri fan sorridere e noi sorridiamo a nostra volta, creando questa connessione, ecco tutto questo ci allontana da questi brutti momenti, seppur per un breve lasso di tempo. La musica dal vivo è come una terapia.
Riguardo questo tour europeo, come scegliete i brani da mettere in scaletta? Te lo chiedo in quanto in Europa, oltre chiaramente a ‘Requiem’, non avete potuto promuovere anche il vostro penultimo disco ‘The Nothing’…
Si, è vero, ed è dura al momento scegliere i brani da mettere in scaletta: la band quest’anno compie ventinove anni, io quindici al suo interno. Per farti un esempio, recentemente abbiamo suonato ‘A.D.I.D.A.S.’ per la prima volta da quando io sono nella band, e la gente è letteralmente impazzita, in quanto non la sentivano da chissà quanto tempo! Al momento stiamo suonando un paio di brani da ‘The Nothing’, chiaramente tre da ‘Requiem’, e tuttavia stiamo cercando di cambiare, anche se di poco, la scaletta, dato che domani si terrà il nostro quarto concerto europeo, qui a Varsavia. E’ dura, ripeto, non siamo come Metallica o Guns ‘N Roses che suonano per tre ore. (ride, ndr.) Alle volte penso che necessiteremo di più tempo per poter suonare più pezzi, ma gli show sono spesso tirati e noi si cerca di dare il massimo su una durata di novanta minuti. Tuttavia stiamo cercando di rivedere ogni volta la scaletta, nonostante purtroppo ‘The Nothing’ non abbia avuto il suo “first shot” in Europa…
Martedì sette giugno sarete a Milano: guardando indietro al tuo passato, alla tua carriera musicale, quali ricordi hai legati all’Italia? Cosa ti regala questo paese, ogni volta che ci torni a suonare?
Oh, adoro l’Italia, dato che la mia bisnonna proviene dalla Sicilia: ho proprio del sangue italiano! (ride, ndr.) Il suo cognome era Brunetti, motivo per il quale l’Italia ha un significato speciale per me, proprio perchè sento di avere il sangue di quelle parti. Ho questi ricordi di mia bisnonna che stendeva la pasta, tirava la sfoglia, tutto era fatto a mano e non si comprava nulla nei negozi, e ciò mi ricorda tutti voi, in quanto siete davvero bravi a fare pasta e pane! (ridiamo insieme, ndr.) Ciò che si trova in giro non è altrettanto buono come da voi. Quindi, ripeto, l’Italia ha sempre un posto speciale nel mio cuore proprio per le mie origini, ma se dovessi dirti altro, direi che anche i fan italiani sono meravigliosi, e pure tutta la cultura che vedo ogni volta che vengo lì, che non fa che arricchirmi: monumenti come il Duomo di Milano o il David di Michelangelo. Negli States non abbiamo la stessa cultura che c’è lì, quindi è davvero un posto fantastico per tutti noi della band, come Munky mi ha detto, tra l’altro, di recente…
Bene, parliamo un pò del vostro nuovo lavoro in studio ‘Requiem’: soddisfatti dei feedback ricevuti, ora che sono passati tre mesi abbondanti dalla sua uscita?
Yeah! Una bella, anzi, grande cosa riguardo ‘Requiem’ è che, nonostante la pandemia abbia sospeso i concerti, gli eventi sportivi o di massa, non ha certo sospeso la nostra volontà di scrivere musica. Io e Brian (Head, ndr.) viviamo a Nashville, nel Tennessee, e non appena è stato possibile volare in California, dove è situata la sede della band, lo abbiamo fatto. Una volta insieme, abbiamo iniziato a scrivere musica come fratelli, stando insieme e vedendo come si evolveva il tutto. Dopodichè, magari, si tornava a casa per un paio di settimane per poi ritornare in California a scrivere: non c’era alcuna pressione, è stato un processo veramente rilassante, durante il quale abbiamo probabilmente scritto diciotto o venti canzoni, delle quali ne abbiamo registrate sedici o diciassette. E di quelle non incluse nel disco, per le quali inizialmente ero un pò dispiaciuto in quanto, sai, ho un attaccamento personale, so che presto troveranno posto da qualche parte, magari come b-sides o colonne sonore di qualche film, perchè credo siano davvero delle belle canzoni. Selezionare le tracce che poi comporranno un album non è semplice, perchè ognuno, dalla casa discografica al management alla band, prende decisioni in merito come “insieme”, e noi, a quel tempo, abbiamo creduto che questi nove pezzi, nell’ordine preciso in cui si trovano nel disco, siano il meglio che potessimo scegliere.
Personalmente, credo che sia la qualità dei vostri concerti che dei vostri album in studio, abbia sempre tenuto alto l’interesse verso la band ed il genere musicale che, con altri colleghi, supportate. Qualcosa che, probabilmente, non tutti credevano possibile dopo più di vent’anni di carriera; che ne pensi?
Non tutte le band arrivano a ventinove anni di carriera: i nostri fan sono veramente speciali, ed è principalmente questo che ci fa andare avanti. Ci sono alcune band là fuori, con le quali siamo amici, che probabilmente dovrebbero ritirarsi, perchè in giro da troppo tempo, perchè non hanno più la voglia e la costanza di suonare dal vivo, oppure perchè non vogliono più viaggiare, insomma per una qualsiasi ragione. Questa band è l’opposto: noi viviamo per la nostra musica e perchè siamo una famiglia, nient’altro. Non ci sono finzioni o prese in giro dietro a tutto questo. Abbiamo registrato un nuovo album semplicemente perchè amavamo farlo e perchè amiamo crescere come musicisti. Adoro, a tal proposito, guardarmi ogni tanto indietro, da ‘Korn III: Remember Who You Are’ fino ad oggi, e constatare quanto ho fatto con la band, da quando suonai il mio primo pezzo dei Korn, ovvero ‘Kidnap The Sandy Claws’, dalla colonna sonora di ‘Nightmare Before Christmas’. Sono orgoglioso di tutto questo, dalla prima volta in cui entrai in studio con loro: sono stati momenti magici, nei quali abbiamo creato grandi composizioni e canzoni metal. Amo guardare l’evolvere del gruppo da allora ad oggi; sai, abbiamo tutti cinquanta o cinquantadue anni, non ne abbiamo più venticinque, ma è davvero bello ed entusiasmante constatare come ci siano fan che ci hanno visto ottantaquattro volte, ci credi?! Ottantaquattro! Voglio dire, io avrò visto le mie band preferite dieci, forse dodici volte. Questo, per me, è il tipo di dedizione che ci fa andare avanti, e che mi fa sentire orgoglioso di essere parte di qualcosa che tocca i cuori e le vite di molte persone, e li distrae dai loro problemi quotidiani. E’ davvero grandioso.
L’undici giugno, il vostro quinto album in studio ‘Untouchables’ compirà vent’anni: festeggerete questo compleanno con qualche show speciale?
Ne abbiamo parlato di recente, dato che in passato abbiamo spesso fatto qualcosa di particolare per celebrare qualche anniversario, dal nostro primo, omonimo, album, sino a ‘Follow The Leader’. Riguardo il nostro primo disco, uno dei miei preferiti degli anni Novanta, abbiamo addirittura fatto un intero tour, suonandolo per intero, dall’inizio alla fine, ed è stato devastante! Riguardo ‘Follow The Leader’ è stato, invece, un qualcosa di più limitato, dato che abbiamo fatto tre show nella West Coast. Per ‘Untouchables’ non sono ancora sicuro di quello che accadrà, ne stiamo ancora discutendo; si parlava di fare qualcosa anche per ‘Life Is Peachy’ ma poi, sai, il tempo passa ed altri lavori giungono o si sovrappongono. (ride, ndr.) Quindi non sono ancora sicuro, sebbene si stia parlando di un disco davvero speciale.
Qual’è il tuo album preferito dei Korn, senza di te alla batteria?
Ehm, ‘See You On The Other Side’ ha un posto speciale nel mio cuore, in quanto quando suonavo negli Army Of Anyone, la band in cui ero prima di entrare nei Korn, avevamo lo stesso manager in comune. Un giorno, quando andai negli uffici manageriali, in California, vidi questo nuovo album dei Korn, appunto ‘See You On The Other Side’, e chiesi: “cos’è?” Il manager mi rispose: “Oh, il nuovo lavoro dei Korn, ma deve ancora uscire.” Ed io dissi: “Dammelo subito!” Ero semplicemente un fan, e quel disco mi entrò dentro semplicemente perchè lo ascoltai prima che tutti i fan ne ebbero avuto la possibilità. Tuttavia, adoro tutti i lavori in studio del gruppo. Adoro ‘Follow The Leader’, ma anche la crudezza dei primi due lavori: sembrano spericolati, come se un treno stia per uscire dai binari. Non ho mai dimenticato la potenza vocale di Jonathan, così come le chitarre ribassate, quelle cose mi hanno fatto uscire di testa! Per rispondere alla tua domanda non so, tuttavia, se ho un disco preferito, perchè ad esempio adoro anche ‘Untitled’: Terry Bozzio è uno dei miei batteristi preferiti di sempre, e quello è un lavoro tutt’ora unico, non un tipico lavoro che ti aspetteresti dai Korn. Ed io adoro l’unicità, quindi, veramente, non saprei…
Ok Ray, siamo quasi arrivati alla conclusione. Presto compirai cinquantadue anni: se dovessi guardarti indietro, alla tua carriera musicale o a quanto di bello hai creato con tua moglie e con la tua famiglia, in tutta la tua umiltà quale considerazione hai di te stesso oggigiorno?
A questo punto delle nostre vite, credo sia veramente speciale essere ancora qui, e fare semplicemente questo per vivere. Ci sono tante band che, ormai, non fanno più questo mestiere per vivere: ho molti amici che suonavano in band famose, ed ora fanno altri lavori, e va benissimo così. Da dove provengo io, uno dei miei amici aveva le possibilità per diventare famosissimo, ma sai cosa?! E’ contento comunque, ha capito che non tutte le band hanno lunga durata. Nessuno, chiaramente, può sapere quanto una band può durare, nessuno ha la sfera di cristallo e può conoscere il proprio futuro, io stesso non so cosa accadrà la prossima settimana, posso solo essere grato di essere nella posizione di poter creare ancora musica, per noi e per i fan. Personalmente, avere la salute, una bellissima famiglia e fare ciò che amo fare non è assolutamente un brutto modo di vivere. Ho molti amici ricchi che sono persone infelici, e ricordo sempre a me stesso di avere amici che vivono nelle loro automobili e, al contrario, sono persone felici: adorano svegliarsi al mattino e cercare di trarre il meglio dalle loro giornate, proprio per la loro attitudine. Quand’ero tredicenne, o quattordicenne, mi sono spesso detto che avrei fatto qualcosa che avrei amato, per il resto della mia vita. E questo indipendentemente dal fatto che potessi diventare ricco o povero: non mi interessa la fama, mi interessa fare qualcosa che mi renda felice. E farlo oggigiorno, sulla soglia dei cinquantadue anni, è piuttosto sorprendente.
Bene, Ray, l’intervista è finita. Grazie ancora della tua disponibilità e, nella speranza di vederti a Milano, se c’è qualcosa che vuoi dire ai lettori di Metal Hammer Italia, questo spazio è tutto tuo!
Vorrei solamente ringraziarvi davvero per tutto il supporto che continuate a darci da molti anni a questa parte, vi amiamo davvero tanto e non vediamo l’ora di tornare ad esibirci dalle vostre parti. E, per cortesia, se non l’avete già fatto, correte ad ascoltare il nuovo album!