Def Leppard – Rock e Duro Lavoro

Il 26/05/2022, di .

Def Leppard – Rock e Duro Lavoro

Come si dice in tanti altri campi oltre che la musica, la pandemia ha cambiato tutto. E questo anche vale per gli instancabili Def Leppard, che nel 2020 pre Covid-19 erano pronti a partire per l’ennesimo, ambizioso, tour: il ‘The Stadium Tour 2020′. Poi come sappiamo, da marzo di quell’anno muoversi tra nazioni è diventato un po’ difficile per tutti; e quindi come occupare il tempo se non componendo nuovi brani? A distanza di 2 anni ce ne troviamo ben 15 nuovi, di cui parliamo anche nell’approfondita recensione su queste stesse pagine, ma sentiamo pure cosa ha da dirci a riguardo il simpatico chitarrista Phil Collen…

Direi che un buon punto da cui partire è proprio la genesi di questo album. Se non erro eravate partiti a inizio pandemia con l’idea di un tour degli stadi, e invece arrivate adesso con un nuovo, splendente, prodotto. Cosa è successo in questi due anni?
“In effetti non eravamo partiti con l’idea di fare un album in studio. Nemmeno quando ci siamo sentiti per la prima volta per registrare qualcosa, prima ancora della pandemia. L’idea era quella di trovarsi in studio prima del tour, e di registrare qualcosa, qualche pezzo magari da usare come bonus per qualche nuovo prodotto; ma un paio di settimane prima della data che avevamo stabilito per trovarci tutti assieme ecco che la pandemia colpì per la prima volta. Tutto chiuso, tutto fermo, chiaramente nessuno di noi poteva prendere l’aereo per raggiungere nessun posto; e così ci trovammo, per così dire, con un sacco di tempo libero”.

Posso capire… quindi è lì che avete deciso che avreste dato un successore a ‘Def Leppard’?
“Più o meno. Il fatto è che avevamo delle canzoni, delle idee. Ed eravamo tutti molto tranquilli. Non per la situazione nel mondo, è ovvio, tranquilli per quanto riguardava il business Def Leppard. Nessuna pressione, capisci… perché appunto non stavamo registrando un album! Ci siamo semplicemente mandati delle idee via internet e ci abbiamo lavorato, e quando abbiamo contato i pezzi che si potevano considerare pronti eravamo praticamente con già mezzo album in mano. E quindi siamo andati avanti da lì… abbiamo scritto altre canzoni, non per finire un disco, più che altro perché avevamo voglia di farlo.”

Un approccio nuovo, insomma…
“Sì, puoi ben dirlo. Che ha dato i suoi frutti. Vedo quest’album molto come un lavoro celebrativo. Una celebrazione dello spirito della musica rock degli Anni ’70, quella stessa musica che ci ispirò da giovani e ci ha portato ad essere qui con questa band. T-Rex, Bowie, Fleetwood Mac.. Penso che la genesi di queste canzoni debba proprio molto agli artisti e al mood di quel periodo.”

DEF LEPPARD @ Hinvil 20 06 2019 Photo : Roberto VillaniE come metodologia di lavoro? Vi siete trovati a fare tutto in remoto? Non vi era mai capitato prima se non sbaglio…
“E’ in assoluto il modo più facile e più rilassato di lavorare. Te lo giuro. Certo è sempre stato bello essere tutti assieme a comporre e suonare, ma questo processo di raccolta di idee in remoto è stato al 100% basato sulla creatività. Ci siamo concentrati solo su quell’aspetto, componendo di conseguenza canzoni fresche e spontanee. A cambiare è stata soprattutto la gestione dei tempi. Non dovevi aspettare che qualcuno finisse e che fosse soddisfatto della propria parte per suonare la tua, e non dovevi metterti fretta nel finire la tua perché dopo di te avrebbe registrato un compagno e la giornata magari volgeva al termine. C’era solo la canzone, lavoravi su quella, sulla tua parte, e non sugli altri aspetti che si ingenerano durante le registrazioni come le facevamo di solito.”

Questo modus operandi deve aver reso il lavoro del produttore McHugh ancora più centrale, o sbaglio?
“Ronald è sempre stato centrale nei nostri album, registriamo con lui dal 2005! Comunque penso che anche lui abbia apprezzato di poter lavorare al disco senza avere cinque musicisti esigenti tra i piedi… invece di essere tutti li ad ascoltare, fare domande e mettere il naso, gli abbiamo spedito ciascuno le nostre parti registrate, e lui le ha montate assieme come un puzzle. Ottenendo un grande risultato, direi.”

Andrei avanti a concentrarmi sull’album per un po’: una canzone che mi ha molto colpito è ‘This Guitar’, con lo struggente verso ‘This Guitar Saved My Life’… E’ tua? C’è una storia dietro a questo testo che puoi raccontarci?
“Si, la canzone è mia. Il testo riguarda il potere della musica, l’amore incondizionato che gente come noi prova verso uno strumento e la musica stessa… certo, abbiamo scelto la chitarra come soggetto perché è più rock, ma il concetto si applica per qualunque strumento. La storia che c’è dietro però riguarda più che altro come siamo arrivati a registrarla… è da 19 anni che ce l’ho pronta! Joe adora da sempre questa canzone: avrebbe potuto benissimo fare parte di “Def leppard”, o forse addirittura di “Songs From The Sparkle Lounge” fosse per noi due, ma alla fine per un motivo o per un altro non l’abbiamo mai registrata. Alla fine, invece, eccoci qui. Mi fa piacere che tu l’abbia apprezzata.”

Anche ‘Kick’ è un gran pezzo. Ho letto da qualche parte che è stato l’ultimo pezzo ad essere scritto. E’ vero?
“Già, è vero, è stata l’ultima ad essere scritta. L’avevamo anche pensata in maniera un po’ diversa… doveva essere cantata da una voce femminile, nelle nostre idee iniziali. Ma abbiamo chiesto a Joe di interpretarla per vedere come veniva, e abbiamo capito di trovarci davanti a un brano dall’altissimo potenziale, la classica hit da stadio. Sai ‘We Will Rock You’? Ecco, quel tipo di vibe. Quindi accantonata l’idea iniziale della voce femminile ed ecco un nuovo pezzo 100% Def Leppard”

A giudicare dall’accoglienza riservata dai fan per le nuove canzoni, ne deduciamo che il mondo ha ancora tanta voglia di Def Leppard. Secondo te, quale è la caratteristica della band che vi ha regalato un pubblico così vasto e fedele negli anni?
“Soprattutto adesso… la musica rock ti fa sentire bene. E’ una sorta di escapismo, se capisci cosa voglio dire, lo è sempre stata, ma adesso ancora di più. La gente, dopo tutto quello che le succede, vuole distrarsi, vuole pensare ad altro, e la musica rock evoca sogni di successo e libertà. Mi piace pensare che noi, i Def leppard, diamo voce a questa sensazione, a questa ricerca. Penso che trasmettiamo un’idea di lavoro, di tentativo continuo di migliorare, di avere una produzione più grande, un suono più potente… questo nostro non fermarsi mai in qualche modo credo ispiri l’ascoltatore, che si trova a immaginare qualcosa di più grande. Di più bello”

Questo è un punto molto importante. I Def leppard non hanno mai sognato in grande, piuttosto hanno sempre ‘ragionato’ in grande. E’ una storia diversa da quella del giovane rockettaro che diventa una rockstar solo grazie alla propria passione, è più una storia che riguarda ragazzi che vogliono davvero raggiungere un obbiettivo e danno tutto quanto loro possibile per raggiungerlo. E quindi ti chiedo: per il successo è più importante sognare in grande o rimboccarsi le maniche?
“Il successo è sempre una questione di duro lavoro. E’ importante il sogno chiaramente, ed è importante come lo vivi, perché il lavoro per qualcosa che non ti piace non ti porterà mai soddisfazione, men che meno il successo. Ma l’impegno per inseguire il sogno deve esserci. Noi siamo stati fortunati: ci amiamo tra di noi, fare questo lavoro ci piace, e quindi impegnarci ci da la soddisfazione che serve per farci continuare. Ma non è facile, bisogna lavorare, sempre. Sognare in grande non basta.”

Una risposta davvero impegnativa! Questo vostro fatto di pensare sempre più in grande e di cercare di andare oltre al livello raggiunto mi porta proprio a quell’evento di inizio 2020, il Tour degli Stadi (The Stadium Tour,ndR). Ovviamente senza un album a supporto la scaletta sarebbe stata concentrata sulle hits del passato… ora come pensate di bilanciare il materiale nuovo con la scaletta dello ‘Stadium Tour’? Farete in seguito un tour promozionale, lasciando a al Tour degli Stadi il suo scopo più celebrativo?
“Suoneremo di sicuro questi pezzi nuovi già nel tour che partirà a breve. Sono belle, ci piacciono, e saranno perfette dal vivo. Di solito per ogni album proponiamo tre o quattro brani in scaletta, ma stavolta potremmo anche farne di più. Non temete però, le varie ‘Animal’, ’Photograph’ ci saranno sempre… c’è spazio per tutto.”

La domanda sul Tour degli Stadi mi fa pensare che una pausa di più di due anni dai tour non ve la siete penso mai presa,fin dai tempi di ‘Hysteria’. Come è stato stare lontano dai palchi per così tanto tempi?
“Bello, in realtà. Certo il centro dell’attività di una band, soprattutto ora, è quello di portarla in giro per concerti, ma è bello anche dedicarsi ad altro. Ho un bambino qui, Jaxson, che tra poco farà quattro anni, e questi tre anni dal 2019 li ho potuti passare con lui, vederlo crescere, essere più presente. Anche questo è bello e importante nella vita di una persona.”

Però immagino che adesso sia anche bello ripartire. Ho una domanda per le band che suonano in stadi come voi: la differenza da un palazzetto, in termini di produzione e di energia, si sente molto?
“Credo che a livello tecnico la differenza principale la facciano le luci. Nel palazzetto hai il pieno controllo dell’illuminazione e degli effetti e questo facilita lo show. Ne fa proprio parte, in effetti. L’uso dell’oscurità rende molto vivida qualsiasi cosa tu progetti sul palco. Però lo stadio come location ha qualcosa in più. Anche se è all’aperto, in qualche modo l’energia fluisce comunque, forse anche di più. Quindi ti dico che preferisco suonare negli stadi, anche se magari si perde qualcosa dal punto di vista del controllo dell’effettistica e dell’impianto luci.”

Visto che stiamo parlando dei tour, quale è l’aspetto di essere una rock band così attiva per il quale sei più grato?
“Il fatto di conoscere il mondo. Non solo vederlo o viaggiare… ma lasciare che le esperienze che vivo mi cambino, e mi aiutino a conoscerlo meglio. In tour vediamo tanti posti, incontriamo tanta gente, ma è ciò che questi incontri lasciano in noi stessi ad essere importante. Te lo spiego con un aneddoto: io sono nato a Londra, ho praticamente sempre vissuto li… e ne apprezzavo l’arte, l’architettura, ma non conoscevo bene la mia città. Mi è venuta voglia di conoscerla quando ho cominciato a vedere altri posti. Voglio dire, viaggio tutto il tempo, vedo musei o gallerie ovunque nel mondo, ma ogni volta che torno a Londra vado alle National Galleries, a vedere i miei dipinti preferiti. E li trovo diversi ogni volta. Il fare esperienze ti cambia, e io sono grato per questo continuo cambiamento.”

Da questa risposta capiamo che sei una persona che guarda molto all’aspetto interiore e a stare bene con te stesso. E sappiamo che lo fai anche dal punto di vista fisico, praticando arti marziali e tenendoti in forma tutti i giorni. Quale è il segreto per invecchiare in forma come te?
“Sai, mi sento in effetti quasi meglio ora che quando avevo vent’anni. E’ vero, mi alleno tutti i giorni, pratico tanto sport, sono vegetariano e ritengo di avere un alimentazione molto sana. Ma anche qui il punto è il duro lavoro. Viene tutto da cervello. Voglio dire, con l’informazione che c’è adesso è facile sapere che cosa mangiare e cosa se abusato fa male, o anche sapere quali comportamenti tenere per avere una vita sana. Non assumere droghe, non fumare… sono banalità, tutti lo sanno. Il punto è riuscire a farlo. Se con la testa riesci a convincerti a fare certe cose, poi rimane facile mantenersi in forma.”

 

Leggi di più su: Def Leppard.