At The Gates – Misanthropic Mania
Il 12/07/2021, di Nick Guglielmi.
Tornano all’assalto gli At The Gates, gruppo fondamentale per le fortune della storica “melodic death metal explosion” svedese, un gruppo che, consapevole degli anni che mutano e si stemperano, ci regalano un incredibile nuovo album, della portata di ‘The Nightmare Of Being’. E del quale ci parla, a tutto tondo, senza peli sulla lingua come da sua tradizione, il frontman Tomas Lindberg, per gli amici Tompa…
Correva l’anno 1992 circa quando cominciò a fermentare una sonorità nuova e originale, avente epicentro a Gothenburg, Svezia. Erano gli anni in cui in Svezia il death metal la faceva da padrone, e le regole del gioco erano state settate da band come Entombed e Dismember, con un sound brutale e veloce, e con la particolarità delle chitarre settate in low tuning come mai sentito prima. In questo contesto emerse un piccolo nucleo di nuove band, che dai maestri ereditarono tutte le caratteristiche di cui sopra, aggiungendone una fondamentale, unica ed imprescindibile: la melodia. Nacque così il cosiddetto melodic death metal, e i maestri di questo nuovo genere erano gli In Flames, i Dark Tranquillity e gli At The Gates, bands per altro molto “vicine” tra loro anche nei rapporti (lo sapevate che Anders Friden, frontman degli In Flames, cantò sul primo album dei Dark Tranquillity, e che Mikael Stanne, frontman dei Dark Tranquillity cantò per un breve periodo nel 1994 dal vivo con gli In Flames?). Il loro stile unico e originalissimo fu riconosciuto come il “Gothenburg Sound”, che divenne una sorta di trademark che nel tempo fu poi adottata negli anni a seguire come ingrediente di base da una moltitudine di gruppi. Proprio l’elemento melodico della formula magica fece sì che questo sound unico potesse venire plasmato e lavorato in tanti modi diversi, dando di fatto vita a tanti sottogeneri non necessariamente compatibilissimi tra loro ma comunque legati da questo seme originale.
È così che i tre gruppi intrapresero ciascuno la propria strada e percorsero un cammino molto diverso rispetto agli altri. I Dark Tranquillity attraversarono varie fasi, per poi attestarsi negli ultimi anni su una formula di death metal molto melodico, “orecchiabile” e sofisticato, con abbondanza di tastiere nel mix. Gli In Flames, sicuramente i più coraggiosi ma anche i più criticati, hanno trasformato radicalmente il proprio sound, plasmando di fatto una formula basata su un mix di death metal molto melodico e metalcore, che tanto fa storcere il naso agli integralisti del true metal e ai seguaci di vecchia data ma che allo stesso tempo ha permesso alla band di riscuotere un successo letteralmente impensabile rispetto agli “early days”. Queste due band, tra cambi di stile, alti e bassi e momenti più o meno felici e fortunati, hanno trovato il modo di rimanere attivi nel corso degli ultimi trent’anni circa.
Non come gli At The Gates. Loro hanno dato tutto e subito, poi sono spariti. Quando penso alla frase celebre di Neil Young “better to burn out than to fade away” applicato alla musica, gli At The Gates sono uno dei primi esempi che mi viene in mente. Un EP e quattro album in un arco temporale di cinque anni, molto diversi tra loro, poi l’oblìo. I primi due, ‘The Red In The Sky Is Ours’ e ‘With Fear I Kiss The Burning Darkness’, più introspettivi e complessi, decisamente non facili, insomma due capolavori assoluti per il sottoscritto, seguiti dai successivi ‘Terminal Spirit Disease’ e ‘Slaughter Of The Soul’, sicuramente più diretti ed immediati, preferiti da molti (ma non da me), che sembravano aver indirizzato gli ATG verso un percorso di inclusione ed apertura alle masse, e quindi di maggiore successo. Poi l’improvviso scioglimento.
Fast forward al 2010. Gli ATG vengono convinti dagli organizzatori dei vari festival estivi europei a ripresentarsi sui palchi per rivisitare quei primi album e dare l’opportunità a chi non c’era di poter godere delle loro straordinarie esibizioni. Il risultato, catturato sull’ottimo video ‘The Flames Of The End’ (che faceva quindi intuire un nuovo scioglimento a breve) e sull’album live ‘Purgatory Unleashed’ registrato a Wacken, ha fatto venire la proverbiale acquolina in bocca ai nostri, che ci hanno preso gusto e hanno continuato a girovagare per il mondo suonando dal vivo. Da cosa nasce cosa, così gli ATG decisero di rimettersi in studio per comporre materiale nuovo, a distanza di quasi vent’anni dalla loro ultima pubblicazione di materiale inedito. Nasce così l’ottimo ‘At War With Reality’ nel 2014, che riprende in maniera sufficientemente dignitosa il glorioso cammino interrotto precocemente tanti anni prima, seguito dal meno riuscito ‘To Drink From The Night Itself’ nel 2018, e per finire ai giorni nostri, con l’uscita del settimo album in studio degli ATG, ‘The Nightmare Of Being’, che più che punto di arrivo forse rappresenta una sorta di anticipazione del percorso che la band intende intraprendere andando avanti (leggete la recensione!).
Abbiamo avuto l’opportunità di parlare del nuovo album e anche di altre cose con lo storico frontman della band Tomas Lindberg, ecco cosa è venuto fuori!
Allora Tomas, come vanno le cose?
Bene, bene! È stata una settimana difficile perché abbiamo traslocato, ma io non ho più il fisico per queste cose! Il mio corpo soffre, ma sono contento.
Parliamo subito del nuovo album. Sei contento del risultato finale? Ho come l’impressione, ascoltando la musica ma anche vedendo i video, che sotto l’aspetto della produzione ed in generale dei dettagli avete investito un ammontare immenso di energie in questo nuovo lavoro.
Sì, sono assolutamente super contento del risultato. Credo che non abbiamo mai creato qualcosa di così complesso e completo prima di questo album. Sono anche molto contento dei primi feedback che stiamo ricevendo. Emerge che la gente sembra essere ok con il nostro approccio di “allargare” ulteriormente i nostri orizzonti musicali. Sembra che abbiano capito che è sempre ATG, ma con un pizzico in più di ecletticità. Ieri ho anche ricevuto a casa una copia di ciascuna versione in vinile, e mi piace tantissimo, sono anche molto contento di come appare la copertina sul vinile, diciamo che appare e suona esattamente come speravamo!
Quante diverse versioni del vinile esistono?!? Parlando recentemente con Alex Webster dei Cannibal Corpse gli ho fatto notare che erano state pubblicate ben diciassette colorazioni diverse del nuovo album!
Sì, mi rendo conto che forse si sta esagerando ultimamente! Io personalmente non sono attentissimo a queste cose, ma ci sono un sacco di collezionisti in giro che vivono di queste cose, e la casa discografica chiaramente vuole massimizzare le vendite e quindi cerca di rendere disponibili varie versioni per attrarre i collezionisti.
È pur vero che con la pandemia che imperversa da quasi due anni anche loro hanno bisogno di spremere ogni asset in grado di dare ritorni economici…
Sicuramente… l’importante è che non interferiscano con la nostra missione artistica, per il resto, per quanto mi riguarda, hanno carta bianca!
Tornando alla musica, proprio oggi ho visto il nuovo, bellissimo video di ‘The Fall Into Time’, che rispetto agli altri video dal nuovo album, ‘The Paradox’ e ‘Spectre Of Extinction’, due brani facilmente riconducibili ai vostri lavori del passato, fa emergere con più forza tutta la sperimentazione che state mettendo nel nuovo materiale. Io personalmente ci sento sprazzi di Opeth se non addirittura di Porcupine Tree, inoltre emerge chiaramente l’enorme mole di lavoro che avete immesso nella produzione di questo nuovo album.
Beh, quelle influenze diciamo progressive sono state sempre presenti nella nostra musica, chi ci conosce e segue da tanti anni sa a cosa mi riferisco, ma in passato, in modo particolare nella prima fase di vita della band, quelle influenze venivano interpretate ed incorporate nella nostra musica con una discreta dose di arroganza giovanile naif! Che per quel momento andava bene così. Ma adesso, con la nostra maturazione sia personale che musicale e tecnica, siamo maggiormente capaci di implementare questi aspetti nella nostra musica in modo corretto ed adeguato.
Quello che posso dirti è che in generale ci siamo divertiti molto a produrre questo album. Chiaramente ci abbiamo riversato un sacco di tempo, sforzi e lavoro, grande attenzione ai dettagli, ma questo è quello che amiamo fare: allargare gli orizzonti senza intaccare le fondamenta della nostra musica. Anche gli altri brani che hai menzionato sicuramente sono più simili ai vecchi ATG, ma allo stesso tempo presentano una maggiore complessità rispetto al passato, e posso dirti che brani come ‘The Paradox’ mai saremmo stati in grado di comporli nel 1995.
In generale, il nuovo materiale risulta molto vario.
Sicuramente rappresenta una sfida per l’ascoltatore! Stiamo cercando di creare qualcosa di sempre più originale, senza intaccare l’identità stessa degli ATG. Entrare nella nostra musica e capirla fino in fondo richiede impegno da parte dell’ascoltatore, in questo senso noi li sfidiamo. Ma credo che abbiamo coltivato adeguatamente la nostra fan base, al punto che credo che loro ormai si aspettino qualcosa di “strano” da parte nostra. Loro vogliono essere sorpresi, o sfidati.
Chi ha prodotto il video di ‘The Fall Into Time’? È molto particolare…
Il video è diretto da Costin Chioreanu, lui si è occupato delle ultime due copertine dei nostri album e ha collaborato tantissimo con noi anche sui video per gli ultimi due album. Nella sostanza ho passato a Costin il testo della canzone e anche tutti gli altri testi dell’album, e gli ho dato carta bianca. Ci piace quando un artista ti ritorna con la sua personale interpretazione di una cosa. Il video è super dettagliato, pieno di micro elementi, e sono sicuro che Costin ha un’idea o un significato per ciascuno di quei dettagli, lui è così. È la sua personale interpretazione della canzone e del testo, e questo mi piace tantissimo.
È stato difficile produrre l’album in questo contesto del COVID-19?
Fortunatamente abitiamo tutti a Gothenburg, a parte Adrian (Erlandsson, batterista) che vive a Londra. Io e Jonas (Bjorler, basso) abbiamo creato un sistema efficace già dal penultimo disco tale per cui io e lui ci inviamo via email le varie parti man mano che le componiamo, è un modo per scambiarci delle idee; in questo modo componiamo i demos di pre-produzione. Adrian ha il suo studio a Londra con la batteria, quindi questo rende le cose più facili dal lato suo. Poi ogni tanto ci incontriamo in persona per entrare maggiormente nel dettaglio del materiale. Per fortuna questo processo era già ben avviato quando è arrivato il COVID-19, ci siamo trovati già avvantaggiati. L’unico vero ostacolo potenziale quindi era quello di riuscire a far arrivare Adrian da noi per le registrazioni, e fortunatamente ci siamo riusciti dato che si trattava di uno spostamento collegato ad esigenze di lavoro.
Programmi per i prossimi mesi? Riuscite a ricominciare a suonare dal vivo?
Abbiamo delle date programmate per ottobre prossimo, che ancora non sono state cancellate, quindi ci stiamo sperando! Sono pochi concerti e ci teniamo a non organizzarne altri per il momento, perché non ci piace l’idea di essere costretti a doverne cancellare tanti tutti insieme. Invece ci stiamo focalizzando sull’organizzazione di un tour più strutturato a partire da dicembre 2021 per poi proseguire in modo massiccio nel 2022. Lo stiamo facendo adesso perché chiaramente a breve anche tutte le altre band cominceranno a organizzarsi e vorremmo evitare l’intasamento!
Sì, anch’io penso che sarà un anno pieno di eventi! Hai visto il nuovo tabellone del Hellfest?!? Praticamente sette giorni di concerti non-stop spalmati su due weekend consecutivi: mai vista una cosa simile…
Sì, l’ho visto! Quando ho visto il tabellone completo ho pensato che praticamente ci suoneranno il 90% delle band metal attualmente in circolazione! Ovviamente ci saremo pure noi…
Io ho i biglietti per il primo weekend e la tentazione di raddoppiare anche per il secondo ce l’ho avuta, ma poi, data l’età, ho desistito.
Il mio fegato non supererebbe mai una prova simile!
Immagino che anche voi, oltre all’Hellfest, farete il giro dei vari festival l’estate prossima.
Certo! Ne avevamo in programma dieci-dodici per il 2021, ovviamente tutti traslati in avanti di 12 mesi, quindi anche per noi sarà un’estate impegnativa. Tra l’altro per alcune di queste date ci sarà il “Slaughter Of The Soul Anniversary Show”, che prevede l’esecuzione per intero dell’album. L’idea originale era appunto quella di celebrare i venticinque anni del disco, che ricadevano nel 2020, ma ora gli anni sono ventisette! Ma il vero problema è che non prevedevamo nel 2020 di avere nuovo materiale da promuovere, cosa che invece ora abbiamo, ma allo stesso tempo non volevamo cancellare la celebrazione dell’anniversario, perché le persone che hanno comprato i biglietti pensando di sentire ‘Slaughter Of The Soul’ per intero ci rimarrebbero male. Per fortuna il disco è relativamente breve, quindi riusciremo senz’altro a farci entrare negli show anche un po’ di materiale nuovo.
Saltando di palo in frasca, una domanda che avrei voluto farti trent’anni fa: ti piacciono gli Atheist? Loro sono della Florida ed emergono da un background e da una scena completamente diversa dalla vostra, eppure ho sempre trovato collegamenti fortissimi tra i primi ATG e gli Atheist.
Noi amiamo gli Atheist da sempre… li seguiamo sin dai nostri primi passi. Guardavamo a quei tempi con grandissima ammirazione a tutto quello che facevano. Mi ricordo che li vedemmo dal vivo nel 1990 insieme ai Candlemass qui in Svezia… ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti: o miglioriamo tecnicamente come band oppure è meglio che ci sciogliamo! Perché loro erano letteralmente pazzeschi sotto l’aspetto tecnico. Loro sono stati in quei primi anni una grande influenza e di ispirazione per noi.
Tornando agli ATG, dalle tematiche affrontate nei testi e che comunque sono riflesse pienamente anche nelle atmosfere create nella musica, emerge ansia collegata all’esistenza stessa, pessimismo, negatività… come si sono evoluti nel tempo questi pensieri e sentimenti non sempre “solari”? Giunto alla soglia dei 50 anni hai trovato un modo efficace per affrontare e contrastare in modo efficace questo stato di pessimismo di fondo?
Direi che la differenza principale rispetto ai primi tempi è che pensavo di sapere e aver capito tutto, tipica arroganza giovanile dei vent’anni. In realtà in tutti questi anni l’unica cosa che ho capito è che non so molto! Il mio outlook corrente sulla vita è quello di cercare semplicemente di essere una persona migliore e di godermela il più possibile. I lati più oscuri dell’esistenza sono ancora lì, ma li affronto e li esorcizzo attraverso l’arte. Io posso esprimermi attraverso l’arte, che diventa per me sia una via di fuga che una terapia allo stesso tempo.
Credo di essere in un posto decisamente migliore adesso, ma allo stesso tempo l’oscurità permane ovunque, e io credo che la nostra arte meriti il supporto di tematiche simili per accompagnare degnamente la musica. L’età anche mi ha aiutato molto a raggiungere uno stato in cui i miei piedi sono solidamente a contatto con il terreno, a differenza di quei primi anni, quindi sono ora in una posizione di vantaggio, di comodo.
Ho letto un’intervista in cui ti definisci un “misanthropic humanist”! Me la spieghi?
Non è facile ma ci provo! Allora, l’aspetto “humanist” si riferisce al mio approccio verso la vita in generale e verso gli altri… gli ATG non sono assolutamente un gruppo con un messaggio politico ma allo stesso tempo credo molto nella necessità di comportarsi in un certo modo nei confronti degli altri esseri umani, tutti. Il termine “misanthropist” ovviamente è riferito a un altro lato del mio modo di essere come persona: io sono fondamentalmente un misantropo!
Altra domanda di curiosità: in una foto ti ho visto indossare una maglietta dei Goblin… noi qui in Italia li consideriamo alla stregua di divinità! Anche tu sei un fan?
Assolutamente sì! La mia ammirazione per i Goblin deriva dalla combinazione del mio amore per i film horror d’epoca e la musica progressive. Noi siamo molto curiosi verso la musica sia classica che cinematografica, siamo molto “nerdy” a tal riguardo! Abbiamo avuto l’opportunità di avere dei contatti con Claudio Simonetti in occasione di alcuni concerti dove eravamo entrambi presenti ed è stato molto bello! Grande rispetto per i Goblin!
Grazie per il tuo tempo, Tomas! Ultime raccomandazioni per i fan?
Stay safe and see you on the road in 2022!