Saxon – Back on the Streets
Il 21/04/2021, di Nick Guglielmi.
I Saxon sono una band che si è sempre divertita a sperimentare con la musica degli altri. Basti pensare a due splendide cover su tutte: ‘Set Me Free’ dei Sweet, inclusa sull’album ‘Crusader’ del 1984, e ‘Ride Like The Wind’, canzone di Christopher Cross trasformata in cavalcata metal in occasione dell’uscita di ‘Destiny’ nel 1988. Oppure all’ambiziosa e coraggiosissima reinterpretazione di ‘The Court Of The Crimson King’, dei King Crimson, apparsa su ‘Killing Ground’ nel 2001. Ecco, se non altro Biff Byford e soci non sono mai stati timidi nell’approcciare e riarrangiare canzoni provenienti anche da mondi musicali lontanissimi dal loro, riprocessandole in stile tipicamente Saxon.
Tutto ciò premesso, veniamo ai nostri giorni, caratterizzati da un periodo prolungato di “standstill” imposto a molte delle nostre band preferite alle prese con le conseguenze di questa maledetta pandemia, costrette a sospendere o interrompere del tutto le attività di touring e di produzione di nuova musica. In questo contesto i Saxon hanno pensato bene di sfruttare comunque in qualche modo il molto tempo libero ahimè a disposizione per imbarcarsi su un progetto non originalissimo, ma comunque divertente: fare un disco di covers! Nell’album sono rappresentate tutte le principali influenze della band, che, naturalmente, derivano esclusivamente dagli anni ‘60 e ‘70. La band si è rinchiusa in una casa per due settimane (per chi avesse curiosità di vedere i nostri all’opera nella casa, si veda il video di ‘Paint It Black’, oppure il breve documentario “Making of…” con Biff che fa da Cicerone guidandoci in un tour della casa!) e ha partorito ‘Inspirations’, ossia un set di 11 covers che spaziano dai Beatles ai Led Zeppelin per finire addirittura ai… Kinks! L’uscita di ‘Inspirations’ è stata l’occasione per sedersi una mezz’oretta con Biff e farci raccontare qualche curiosità e aneddoto divertente del modo in cui queste canzoni si legano alla storia dei Saxon. Così si scopre come ‘Hold The Line’ dei Toto, ad esempio, abbia ispirato i riffs di non una, ma ben due canzoni storiche dei Saxon! Per scoprire di cosa stiamo parlando continuate a leggere…
Allora Biff, quanto è stato complicato fare l’album durante la pandemia?
Beh, diciamo che abbiamo adottato la strategia della “bolla”, ovvero abbiamo fatto tutti quanti il test, ci siamo ritrovati in un unico posto e siamo rimasti in lockdown per tutta la durata delle registrazioni. E’ stato in un certo senso come negli anni ’80, quando si stava tutti insieme durante la lavorazione del disco, è stato molto divertente! Il contesto in realtà ci ha aiutato, perché volevo che il disco suonasse come se fossimo negli anni ‘70 e ‘80, ossia nel periodo da cui traggono origine le canzoni che abbiamo selezionato. Volevo che venisse fuori bello rumoroso, con un suono decisamente live e naturale. La casa dove stavamo era completamente vuota, quindi è stata anche un’ottima opportunità per metterla a buon uso.
Quanto è durato tutto il processo?
Siamo stati nella casa per 2 settimane e abbiamo registrato tutti gli strumenti e gran parte dei pezzi vocali, poi ho integrato le parti vocali una volta tornato a casa mia, insieme a mio figlio Sebastian. Jackie, il nostro maestro del suono, si è unito a noi nella casa e lo ha registrato, abbiamo attrezzato il suo studio in una stanza che serviva da biblioteca. Non abbiamo avuto molto tempo per fare overdubs, abbiamo aggiunto solo qualche assolo di chitarra dopo le due settimane nella casa, il tutto quindi è maledettamente live.
Quindi Sebastian lavora spesso con te?
Beh, devo dire che ultimamente sì, anche perché quando registro parti vocali da solo ci dev’essere qualcuno che mi dà una mano con le registrazioni, e quel qualcuno sarebbe lui. Ha fatto un ottimo lavoro sul disco! Ha cantato un sacco di armonie insieme a me.
Perché un album di cover adesso? Dipende forse dal fatto che con il COVID non c’è stato tempo e modo di lavorare su materiale nuovo?
Mah, la band voleva assolutamente fare qualcosa insieme, e con la cancellazione di tutte le date dal vivo non ci rimanevano molte alternative! Volevamo quindi fare un progetto, ma che non fosse troppo impegnativo, allora ci è sembrata una buona idea poter trasmettere a tutti quelle che sono state le nostre originali influenze e ispirazioni in questo modo. Questa sostanzialmente era l’idea alla base del disco. E’ stato divertente da incidere e va ascoltato con lo stesso spirito e stato d’animo con cui l’abbiamo prodotto, non va preso troppo seriamente. D’altronde le persone che hanno inciso queste canzoni a loro tempo avevano 17-18 anni, Il mio obiettivo era solo quello di riprodurre un po’ dell’eccitazione e della passione di quella musica di nuovo, a distanza di 40-50 anni. E secondo me il prodotto è riuscito bene! Credo che la mia voce si sposi bene con questo set di canzoni, ed in quelle due settimane era in ottime condizioni. Sai, non le avevo mai cantate prima le canzoni che abbiamo inciso. Non sapevo neanche io di poter cantare come Phil Lynott o Robert Plant! Evidentemente la mia voce è molto più potente di quello che penso…
Tra l’altro, per come la vedo io, questo disco potrebbe anche servire per avvicinare e far conoscere magari ai ragazzi più giovani band di altri tempi che, molto probabilmente, non avrebbero mai ascoltato.
Esatto, ed in questo senso ho volutamente evitato le scelte ovvie, tipo ‘Smoke On The Water’ o ‘Highway Star’, giusto per fare un esempio. Invece siamo andati su ‘Speed King’, che tra l’altro mi ha influenzato di più, basti ascoltare ‘Motorcycle Man’ oppure ‘Stallions Of The Highway’… ecco, quello stile di songwriting e singing mi ha influenzato molto… idem per i Led Zeppelin: non volevo fare ‘Rock and Roll’, volevo fare qualcosa di più duro, da cui la scelta di ‘Immigrant Song’, che tra l’altro parla di vichinghi, e tutti sanno che a me piace molto usare tematiche storiche nei miei testi. Come dicevo prima, non avevo idea se fossi in grado di cantarla o meno, ma mi sembra sia riuscita benone! Altra cosa: per ciascuna canzone chiaramente ci siamo focalizzati sulla sua essenza. Per esempio, per ‘Speed King’ abbiamo strappato via l’assolo di organo e quello di chitarra lunghissimo; abbiamo invece preso uno dei giri di chitarra di Ritchie Blackmore e l’abbiamo trasformata nel tema centrale della nostra cover. Stessa cosa per Thin Lizzy, dato che l’assolo di ‘The Rocker’ è lunghissimo, allora lo abbiamo ridotto, reso meno ridondante ai fini della nostra cover.
Quindi la selezione è partita dalle singole canzoni che più ti hanno influenzato o piuttosto dalle band?
Mah, dipende, da caso a caso. Per esempio, per ‘Evil Woman’ avevo voglia di includere i Black Sabbath, dato che loro ci hanno ispirato ed influenzato tantissimo a diventare musicisti e formare un gruppo. Anche se poi ‘Evil Woman’ non è neanche una canzone loro, ma sicuramente loro l’hanno resa famosa!
Bella e molto particolare la scelta di includere i Toto, una band americana, l’unica se non sbaglio. Sono un’ottima band che ha fatto la storia del rock e soprattutto dell’AOR americano, ma non mi sarebbe mai venuta in mente come una delle vostre principali influenze. Tra l’altro ‘Hold The Line’ è presente sul loro primo disco, datato 1978, quindi devo desumere che tu eri molto familiare con il rock americano già a quei tempi.
Sì, assolutamente, noi ascoltavamo parecchio rock americano di quell’epoca, band come Grand Funk Railroad, Black Oak Arkansas, Mountain e così via. Nel caso di ‘Hold The Line’ direi che più che i Toto l’ispirazione per noi derivava da quello stile particolare di chitarra di Steve Lukather, quello stile di riff tagliente e netto, che tanto assomiglia ad un riff che facilmente si può ritrovare in tante canzoni dei Saxon. Mi ricordo quando ho scritto il riff di ‘And The Bands Played On’, stavo facendo sentire alla band il riff di ‘Hold The Line’, e partendo da quello, giocandoci un po’ sopra, è venuto fuori quello di ‘And The Bands Played On’. Anche il riff di ‘747 Strangers In The Night’ deve molto a quel riff… quindi ecco, nel caso dei Toto è più la canzone singola che non la band che ci ha ispirato, per esempio ‘Africa’ non ci ha ispirato per niente!
Parliamo di ‘See My Friends’ dei Kinks…
Io adoro quella canzone! Ci sono molto legato, mi riporta ai giorni in cui ho perso mia madre, quindi ha un significato particolare per me… diciamo che quella canzone mi parlava, in un certo senso. Anche qui, potevamo fare la più famosa ‘You Really Got Me’, oppure ‘Keep Me Waiting’, ma altre band le hanno già fatte! Io e Seb abbiamo riarrangiato le linee vocali in un modo abbastanza originale, un pò funky, sembra roba tipo Crosby, Stills & Nash! Adoro il modo in cui è venuta fuori.
E’ stato difficile fare la selezione finale? Hai coinvolto anche gli altri della band?
Sì, tutti hanno contribuito alla selezione. Sai, quando fai un progetto del genere devi essere onesto, perché magari non fa metal dire che ti hanno influenzato i Toto, ad esempio, ma è pur sempre la verità! Ho visto i Beatles per la prima volta in TV nel 1963, e non posso negare che mi abbiano ispirato. Così come mi hanno ispirato i Rolling Stones. ‘Paperback Writer’ l’abbiamo riprodotta in stile molto ’80, secondo me, non avrebbe sfigurato su ‘Wheels Of Steel’; l’abbiamo reinterpretata in modo più aggressivo, e secondo me il riff di chitarra suona alla grande per come l’abbiamo trasformato. Ma tornando alla selezione delle canzoni, ‘Paint It Black’ l’ha selezionata Doug (Scarratt, chitarrista, Nda); a lui piace quello stile orientaleggiante, un pò dark… ma ovviamente anch’io adoro i Rolling Stones, loro mi hanno introdotto a quell’approccio musicale un po’ più pesante e ribelle. Ovviamente eravamo tutti attratti dal loro stile, con i loro capelli lunghi che conquistavano tutte le donne! I Beatles erano più per le ragazzine, mentre gli Stones erano decisamente più macho!
E’ bello che ci siano sia i Beatles che i Rolling Stones sull’album, dato che per molte persone una delle due band esclude in automatico l’altra.
E’ vero, ma per questo dico che bisogna essere onesti! Non posso negare che entrambe queste formazioni abbiano avuto una enorme influenza su di me, anche se magari con modalità molto diverse.
Okay Biff, grazie della bella chiacchierata, che concluderei parlando dei vostri piani per il resto dell’anno, anche alla luce della pandemia in corso…
Beh, la buona notizia per noi inglesi è che sembra che saremo forse i primi ad emergere dalla pandemia, visto che siamo parecchio avanti con i vaccini. Sul fronte musicale io e mio figlio Seb stiamo lavorando ad un disco insieme. Abbiamo cominciato le registrazioni il mese scorso e dovrebbe essere pubblicato a giugno. Sarà un po’ un prodotto misto, perché qualche canzone l’ha scritta lui e qualcuna io, quindi alcune saranno più heavy e altre più rock tradizionale. Sta venendo fuori bene! Per riprendere le attività live invece bisognerà vedere un pochino come evolve la situazione… teniamo le dita incrociate!