Anneke Van Giersbergen – Il più luminoso dei giorni
Il 22/02/2021, di Gianfranco Monese.
In vista dell’uscita del nuovo album solista ‘The Darkest Skies Are The Brightest’, prevista per il 26 febbraio, abbiamo avuto il piacere di fare due chiacchiere con la cantante olandese Anneke Van Giersbergen. Ecco quanto abbiamo scoperto riguardo la sua nuova uscita e qualche curiosità extra…
Ciao Anneke, come stai? Cominciamo con una domanda generica: dopo un anno difficile per tutti come quello scorso, cosa ti aspetti da questo 2021?
Sto molto bene, grazie! Purtroppo credo che quest’anno la situazione non cambierà molto rispetto al 2020: il virus non è ancora stato debellato e per quanto concerne il nostro settore, soprattutto quello della musica dal vivo, probabilmente si cercherà di fare qualcosa dopo l’estate. Tuttavia, penso sia utile cercare di utilizzare questo tempo a disposizione per fare cose differenti da quelle che facevamo prima che il virus ci colpisse, anche solo per mantenerci creativi.
Meglio parlare del nuovo album, direi: qual è il significato del titolo?
Ognuno di noi attraversa periodi difficili, sfide e quant’altro nella propria vita, e affrontare questi problemi e difficoltà ci fa crescere come esseri umani, rendendoci secondo me delle persone migliori. Si impara vivendo. E penso che dobbiamo attraversare un po’ di tenebre per vedere la luce, nonché situazioni migliori per le nostre vite.
Ti ho chiesto questo perché qualche fan, nel leggere il titolo, potrebbe pensare al Coronavirus. Ma personalmente, credo che riguardi un qualcosa di più personale…
Certo, è così, sebbene le due cose siano correlate. Reagire a questa situazione pandemica è come reagire ad ogni evento che può accaderci in vita: la puoi ignorare e puoi “prendertela”, diciamo, per le limitazioni che ti sta dando, magari semplicemente sedendoti e non facendo nulla. Oppure puoi reagire e, assieme a molti altri, guardarti intorno e, in base a quello che sta accadendo, trovare delle soluzioni per cercare di vivere meglio. E penso che nonostante questa triste situazione ci sia molta positività in giro, proprio perché si impara molto attraverso momenti difficili.
Com’è stato lavorare su questo album nonostante il virus? E relazionarsi con altri musicisti?
Be’, innanzitutto ho scritto quest’album da sola e ci stavo già lavorando prima dell’arrivo del virus, quindi è stato un qualcosa che ho fatto in primis da me. Dopodiché, ho chiesto aiuto al mio amico Gijs Coolen, che ha prodotto l’album e suonato tutte le parti di chitarra, finendo tutte le canzoni assieme a lui proprio quando iniziò la pandemia, riuscendo quindi a lavorare fianco a fianco in studio. Quando il lockdown è arrivato, abbiamo proseguito il lavoro tramite internet, strumento grazie al quale al giorno d’oggi tutto è più semplice. Per farti un esempio, pensa che ogni tanto lavoro con Devin Townsend e lui è in Canada!
Certamente. Ti ho chiesto questo perché, come sappiamo, tu componi musica dagli anni Novanta. E negli anni novanta internet non era lo stesso strumento di oggi: in passato ci si doveva incontrare con altri musicisti. E, forse sbagliando, ho pensato tu fossi più ancorata a quel modo di lavorare in quanto il prodotto finale possa risultare come “un’esperienza”, perché se internet da una parte è molto comodo, dall’altra può risultare “freddo”…
Capisco quello che vuoi dire, e sicuramente trovarsi è tutta un’altra cosa, e ciò può valere anche per un’intervista come questa: vedersi, sedere uno di fronte all’altra all’interno di una stanza è sempre meglio. In termini di lavorare insieme io e Gijs Coolen ci siamo sentiti ogni giorno, abbiamo parlato di idee e lavorato su ciò, dopodiché ci siamo mandati quanto fatto e ne abbiamo parlato nuovamente, quindi c’è un rapporto molto simile a quello che si può avere insieme all’interno di uno studio. Tuttavia adoro la tua teoria, anche perché sono una persona a cui piace stare in compagnia, e questo elemento ultimamente è senza dubbio venuto meno.
Ho visto le bellissime componenti del The Magic Strings suonare nel video del brano ‘My Promise’, così come ho visto una band tutta la maschile nel video di ‘Hurricane’: quanti musicisti hanno fatto parte delle registrazioni dell’album?
Penso… Tutti! (ride, ndr.) In principio, come ho già detto, la sottoscritta e Gijs Coolen, che oltre a produrre l’album ha suonato le parti di chitarra. Poi, a seconda del brano, abbiamo chiesto a qualcuno di offrire il proprio contributo: in alcune canzoni, credo quattro o cinque, ci sono le Magic Strings, alle percussioni c’è il batterista che hai notato nel video di ‘Hurricane’… Ma, a dire il vero, per la maggior parte dei brani siamo io e Gijs.
Se non sbaglio entrambi i video hanno due finali molto simili, nei quali regali forti emozioni con i tuoi sguardi, unite alla visione di un cuore di vetro: qual è il significato dietro a questi due finali, oserei dire, gemelli?
Yeah, that’s true! È vero e ammetto che sei il primo a chiedermelo! Dunque il cuore è un cuore spezzato, e nei video lo puoi notare in quanto è rattoppato: possiamo quindi dire che è stato un cuore spezzato ma adesso batte ancora, e ciò ha a che vedere con tutte le brutte situazioni avute in passato. Quando due anni fa iniziai a scrivere pezzi per quest’album molte cose stavano accadendo nella mia vita, sia privata che lavorativa, e c’era talmente tanto caos attorno a me che sentivo come se il mio cuore stesse per scoppiare, per spezzarsi appunto. Ma affrontare queste situazioni mi ha ridato speranza e positività, sentendo che questo cuore si sarebbe ricomposto. Proprio per questo, per rappresentare ‘The Darkest Skies Are The Brightest’ ho chiesto ad un artista di produrre per me il cuore che hai visto nei video: è il simbolo dell’album, non a caso lo puoi trovare nell’artwork, nelle t-shirt, ovunque, ed è bello che tu lo abbia notato. Lo troverai ancora in qualche prossimo video ed in altre cose…
Giochiamo un’attimo con il titolo dell’album: questa è la tua uscita più buia o più splendente?
Questa è una bella domanda: credo entrambe. L’album è stato scritto in un periodo durante il quale ero meno felice del solito, diciamo. E nel lavorare, nello scrivere e comporre, tutto alla fine è andato per il meglio, sistemandosi. L’album e tutte le canzoni che lo compongono sono state, diciamo, la mia terapia. Questo ha portato quindi ad avere delle canzoni più oscure, tenebrose, ed altre più splendenti. Quindi sicuramente entrambi gli aggettivi descrivono questa mia nuova uscita, anche perché credo ci voglia un perfetto equilibrio tra tenebre e luce.
Consideri questo nuovo album una naturale evoluzione della tua carriera o una parentesi, ovvero qualcosa di diverso in quanto personale?
Sicuramente questo album è il più personale, sebbene io abbia sempre scritto basandomi su esperienze personali, belle o brutte esse siano state: ogni cosa mi ha ispirato. Da questo punto di vista la situazione del Coronavirus è stata un qualcosa di diverso: non c’è stata alcuna ispirazione proveniente dall’esterno. Se viaggi, ad esempio durante un tour, hai l’opportunità di vedere gente, visitare altri paesi e culture e tutto ciò può esserti d’ispirazione. Adesso, invece, essendo obbligato a stare in casa tutto è ridimensionato, e di conseguenza anche la tua ispirazione. E questo è stato sicuramente un altro elemento differente rispetto a quelle che erano le nostre vite prima del virus.
Nell’ultimo brano ‘Love You Like I Love You’ tu canti: “se non ti amassi come ti amo non sarei la donna che sono oggi…”. Chi è oggi Anneke Van Giersbergen?
Well, avendo perso molto negli ultimi due anni di vita mi sono guardata attorno, realizzando quanto fortunata e benedetta io sia: con la mia famiglia, con tutto ciò che possiedo per quel che concerne l’amore. Ho imparato molto dalla vita che conduco con la mia famiglia, ovvero Rob e mio figlio. Ho quarantasette anni e l’aver imparato tanto dal mio passato ha forgiato la donna che sono oggi. E credo ci sia ancora molto da imparare: si impara ogni giorno, fino al giorno della propria morte.
Chiudiamo con un’altra domanda generica: fino ad ora, sia con band in cui hai militato che progetti da solista o progetti con altri musicisti, ci hai spesso abituato ad uscite diverse tra loro. Cosa possiamo aspettarci in futuro?
Well, per quanto riguarda un prossimo album, al momento non posso ovviamente dare certezze. Ho appena terminato ‘The Darkest Skies Are The Brightest’ e, a causa del Coronavirus, purtroppo ancora non si sa quando si potranno tenere nuovamente eventi. Appena si potrà andare in tour, mi piacerebbe promuovere questo album con concerti in acustico in tutta Europa e non solo, e ciò naturalmente richiederà del tempo. Dato che questo deve ancora accadere, sto lavorando a qualcosa di veramente interessante e carino in internet per promuovere l’album. Per il futuro, vedremo: ad essere sincera sto scrivendo canzoni, ho qualche idea, ma non potendo uscire di casa posso solo, come dicevo prima, spendere questo tempo per tenermi attiva e creativa. E poi chi lo sa? Magari a questo nuovo album ne seguirà uno simile, ma al momento non ho proprio alcuna idea di come potrà essere il mio prossimo disco.
Bene Anneke, l’intervista è conclusa. Ringraziandoti per il tempo dedicatoci, se vuoi aggiungere qualcosa per i lettori di Metal Hammer Italia, quest’ultimo spazio è tutto tuo!
Be’, innanzitutto grazie! Sai cosa?! Sono davvero felice che ci siano molte persone che ancora seguono me e tanti altri artisti online, date le difficoltà di questo periodo. Non vedo l’ora di poter tornare ad esibirmi dal vivo e di visitare il vostro paese, perché sebbene sia felice di poter lavorare per conto mio in studio, scrivendo e registrando, la parte più bella del mio lavoro è di suonare dal vivo e di poter vedere più gente possibile, condividendo con chiunque della buona musica. Quindi veramente non vedo l’ora che tutto ciò accada presto e spero di potervi vedere tutti quanti!