Vision Of Atlantis – Un viaggio (orchestrale) da ricordare.
Il 15/02/2021, di Andrea Lami.
Siamo in casa Vision Of Atlantis, l’uscita speciale, di un live con orchestra, ci permette di approfittare della disponibilità dei due singer per far due chiacchiere e approfondire il discorso. Molte sono le band che hanno approfittato dell’opzione “orchestra”, opzione che alcune volte ha dato ottimi risultati (proprio come in questo caso), altre un po’ meno. Di tutte queste cose ne parliamo con Clementine e Michele, i quali iniziano a raccontarci che tipo di emozioni si hanno per la realizzazione di un simile progetto e cioè suonare dal vivo con l’ausilio di un’orchestra, sia successivamente ad avere a che fare con una registrazione e quindi un prodotto di un certo livello.
Clementine: È stato un sogno diventato realtà, un’esperienza veramente surreale e allo stesso tempo un po’ ‘spaventosa’. Non ricordo un’altra data in cui eravamo così nervosi prima di salire sul palco! Ovviamente, tutto era mosso dall’entusiasmo e una volta saliti sul palco abbiamo vissuto ogni istante in maniera assolutamente eccezionale.
Michele: Be’, inutile dirti che si è trattato di un’esperienza assolutamente unica. Sono passati solo due anni per me da quando mi sono unito alla band e in due anni mi sono già ritrovato proiettato su palchi che fino a poco prima “sognavo”. Sai bene che quando sei ragazzino, guardi i DVD delle band che ami con gli occhi spalancati sognando di vivere quelle emozioni. Oggi poter avere ‘spuntato’ quella crocetta nella lista delle cose da fare nella vita per me è una vittoria personale incredibile. Devo davvero moltissimo ai Visions.
Avete modificato gli arrangiamenti delle canzoni o, visto che le stesse già in versione originale sono ‘orchestrali’ il lavoro è stato minimo?
Clementine: L’orchestra ha gestito tutti questi aspetti in maniera indipendente, scrivendo i propri spartiti ed adattando gli arrangiamenti originali alla loro formazione.
Michele: È stato il direttore della Bohemian Symphonic Orchestra Prague a prendersi in carico l’arrangiamento dei pezzi. In linea di massima però sono state rispettate tutte le parti originali, tanto che la nostra percezione dei brani non è assolutamente risultata variata dal punto di vista “musicale”. Scontato dire che sentire una vera orchestra eseguire le note che fino al giorno prima delle prove eravamo sempre stati abituati a sentire con orchestre virtuali… be’, fa davvero la differenza.
C’è qualche canzone che vi è piaciuta di più nella versione orchestrale?
Michele: Qua la risposta è semplice: tutte. Qualunque brano di Visions Of Atlantis nasce con degli arrangiamenti che sono assolutamente pensati per essere eseguiti da un’orchestra ma come per il novanta percento delle band di questo genere, la mente del compositore vola ma il portafoglio non lo fa e potersi permettere una vera orchestra a registrare le parti in studio è fuori dal budget dei più. Quando poi senti dischi come quello dei Blind Guardian o come molti degli ultimi lavori dei Nightwish, la differenza si sente eccome. È una questione di feeling, di organicità dei suoni. Qualunque pezzo suonato dal vivo al Bang Your Head suona più “vero” e “puro” rispetto alla sua versione in studio, e penso che questo, esagerando, si noti anche con un semplice confronto su Spotify ascoltando i brani dal cellulare.
Clementine: Anche io risponderei ‘tutte’. La nostra musica nasce per essere eseguita da un’orchestra.
Siete soddisfatti del video del concerto?
Clementine: Onestamente non mi ero assolutamente fatta aspettative. Mentre eravamo lì la mia concentrazione era tutto focalizzata sullo show e sull’eseguire i cinque brani di ‘Wanderers’ che non avevamo mai eseguito dal vivo prima. Ricordo che ho sperato che tutto filasse liscio, pensando semplicemente a godermi il momento ed a divertirmi. Di conseguenza, mi ritengo assolutamente soddisfatta di quanto abbiamo in mano oggi, soprattutto considerando che si tratta del nostro primissimo ‘video live’ ufficiale.
Michele: Diciamo che c’è un buon novanta percento di soddisfazione, ma anche un dieci di amarezza dovuto a un problema tecnico dell’ultimo minuto. In realtà, il concerto che tutti vedete su DVD pecca di una camera, che paradossalmente è una delle camere fondamentali: il grandangolo sul fronte palco. Purtroppo per qualche sfortuna (visto che le cose semplici e che filano lisce non piacciono a nessuno) il video della camera frontale è andato perso per problemi tecnici, quindi i tecnici video hanno dovuto arrangiarsi con un mix di tutte le rimanenti riprese. Sicuramente il lavoro finale è ottimo, ma poteva raggiungere ancora uno step superiore dal lato video se avessimo avuto tutto. Capisci da te che un’occasione del genere non era ripetibile, quindi il discorso “rifare lo stesso concerto, sullo stesso palco, con lo stesso setup” per recuperare quella camera, non era un’opzione.
Lockdown.Come avete vissuto il primo lockdown? Che effetto ha avuto sulla vostra musica/attività?
Clementine: Io sono dovuta tornare a casa di mia madre, in campagna, vicino a Lione. Personalmente trovo molto più piacevole quel tipo di ambiente se lo devo paragonare al mio piccolo appartamento in Lione. Il lockdown però ha totalmente influito sulla nostra band, sui tour pianificati negli Stati Uniti, in Sud America e anche sui due tour da headliner in Europa che avevamo in programma. Il lato positivo è che ci ha dato la possibilità di lavorare sul nuovo disco. Malgrado tutte le difficoltà sono riuscita per ben due volte a spostarmi dalla Francia ed andare a Udine nello studio di Michele, dove abbiamo iniziato a comporre del nuovo materiale che lascia davvero delle ottime aspettative.
Michele: Purtroppo il 2020 è partito nel peggiore dei modi. Noi eravamo in tournée negli Stati Uniti in supporto ai Dragonforce a inizio marzo, proprio dopo il nostro primissimo tour da headliner in Europa, nel quale abbiamo anche suonato al Dagda e all’Arci Tom di Mantova. Ovviamente, abbiamo dovuto interrompere il tour alla quinta data, se non sbaglio eravamo a Minneapolis, e siamo dovuti correre ai ripari tornando a casa dal Messico dove fortunatamente abbiamo trovato dei voli dopo aver suonato all’Hell and Heaven festival. Il problema è che abbiamo avuto delle conseguenze economiche devastanti da questa situazione. I voli che avevamo inizialmente sono andati persi, non suonando non abbiamo recuperato le spese iniziali tramite le vendite del merchandise ed i cachet dei locali ed in più abbiamo dovuto acquistare dei voli (sui quali le compagnie aeree hanno lucrato in maniera piuttosto sporca) per noi e per il nostro staff. Pensa che io ho dovuto pagare circa 1800 euro di volo per tornare da Città del Messico a Parigi e da Parigi a Vienna, per poi prendere un treno per passare il confine in extremis. Il tutto, visto che non è un segreto, si è tramutato in una perdita per la band di oltre 35mila euro tra voli iniziali, stampa del merch, visti lavorativi, voli di ritorno (oltre 10.000 solo per i voli di rientro in Europa) e noleggio del tourbus (che ovviamente abbiamo dovuto pagare comunque) negli USA. Grazie al cielo siamo riusciti a vendere un bel po’ di merchandise tramite una campagna GoFund me al nostro rientro: abbiamo semplicemente sfruttato la piattaforma per vendere direttamente il nostro materiale (visto che i Vision Of Atlantis non hanno un webstore privato ma fanno tutto tramite il webshop di Napalm Records normalmente), recuperando più di 20mila euro e limitando il danno a “soli” 15mila euro. Un’esperienza non piacevole.
Da lì il lockdown lo abbiamo vissuto come tutti, cercando di reinventarci e comunque con a mente il fatto che avremmo a breve rilasciato questo live. Ci siamo focalizzati sulla promozione del DVD/BluRay e come ha anticipato Clementine, sul nuovo disco.
Che programmi avete nel breve e nel lungo periodo?
Clementine: Stiamo appunto lavorando su un nuovo disco e la speranza è di riuscire a rilasciarlo prima che parta il nostro tour in autunno 2021. Tutto è troppo incerto in questo momento, bisogna vedere quel che succederà e cosa sarà possibile fare. Nel frattempo l’importante per noi è continuare a lavorare e pianificare la vita della band, in maniera da essere assolutamente pronti a ripartire appena sarà possibile!
Michele: Per la prima volta nella storia dei Visions Of Atlantis stiamo componendo ‘insieme’. Come penso saprai prima del mio ingresso in formazione i Visions Of Atlantis hanno avuto parecchia instabilità nella line-up, per tutta una serie di motivi. Finalmente sembra che le acque si siano calmate e c’è davvero un bellissimo rapporto tra noi. Oggi, grazie a questa sinergia, abbiamo imparato a conoscerci, anche musicalmente, e ci stiamo mettendo sotto per poter fare il passo avanti che serve a questa band. Ora c’è da capire quando questa pandemia finirà e quando si potrà tornare a suonare. In programma abbiamo già confermato il ‘recupero’ del tour da headliner che avremmo dovuto fare ad aprile 2020, rimandato a settembre – ottobre 2021. La speranza è che finalmente si possa tornare sui palchi, con il nuovo disco.
Quali altre band state ascoltando attualmente/consigliereste al nostro pubblico?
Clementine: Proprio perché stiamo scrivendo un nuovo disco, non sto ascoltando molto il nostro genere perché non voglio assolutamente essere influenzata. In questo periodo mi sono buttata molto su alcune band decisamente moderne, come i Don Brocco, ma sto anche ascoltando moltissima musica classica e colonne sonore.
Michele: Nel mio caso, ti direi Beast in Black, Powerwolf, Ayreon, Battle Beast e Myrath. Sono tra le band che più mi hanno colpito negli ultimi anni, chi per un motivo chi per l’altro. Gli Ayreon, come gli Avantasia, sono una realtà che seguo dai primissimi dischi e non fanno che confermare la loro infinita qualità, mentre Beast in Black e Battle Beast sono tra le ‘ultime uscite’ che più mi hanno “gasato”, per usare un termine poco formale. Myrath e Powerwolf invece sono due delle realtà che se pur con uno storico più datato, ultimamente hanno davvero fatto un grande salto di qualità a mio parere.
Nightwish. A mio parere loro sono la band che ha reso famoso il vostro genere musicale. Che ne pensate?
Clementine: Di certo i Nightwish hanno influenzato i Visions Of Atlantis nella loro prima ‘era’, i Vision of Atlantis di quegli anni tra l’altro sono tra i pilastri del Symphonic Metal, si parla di venti anni fa. I Nightwish a quel tempo hanno mostrato una via di scrivere musica che nessun’altra band aveva ancora esplorato prima. Hanno creato un trend che è stato seguito da molti, con loro come guida. Io stessa sono stata assolutamente influenzata dalla loro musica quando avevo sedici anni. La chiave per la nostra band oggi, come per ogni artista, è di trovare la propria identità e il proprio stile, la propria vena creativa, qualcosa di unico… soprattutto se in passato l’influenza di altri è stata evidente. Proprio per questo motivo oggi in particolare stiamo costruendo qualcosa di nuovo, spostandoci dall’influenza dataci dai Nightwish stessi, ma ovviamente rimanendo pienamente nel Symphonic Metal.
Michele: Qualunque band Symphonic che nega l’ascendente dei Nightwish non sta dicendo la verità. Sono stati un’influenza per i Visions Of Atlantis, lo sono stati per i Temperance, lo sono per qualsiasi altra band di questo genere. Oggi i Nightwish si stanno staccando da quello che erano nel fulcro della loro carriera e paradossalmente forse Tarja nei suoi progetti solisti è più vicina a quel sound di quanto non lo siano i Nightwish attuali…eppure io sono un fan anche degli ultimi lavori. ‘Human: Nature’ mi è piaciuto sia per eterogeneità che per distacco dal passato, anche se so bene che molti fan avrebbero voluto piuttosto un ritorno alle origini. ‘Dark Passion Play’, l’album del “cambio” è uno dei miei dischi preferiti di sempre e mi chiedo spesso come avrebbe reso in studio con la voce di Floor Jansen. Insomma, come puoi capire malgrado nel mio passato io sia stato “attivamente” più vicino ad altri generi (gli Overtures facevano prog-power, i Kaledon power puro e ho sempre bazzicato più su realtà vicine al power piuttosto che al Symphonic), ho sempre avuto un debole per tutto questo filone, ed essere entrato a far parte di una band come i Temperance prima, e come i Visions Of Atlantis poi, mi ha proiettato all’interno di un universo che non ho sempre apprezzato moltissimo ed è proprio grazie ai Nightwish che queste porte si sono aperte, parecchi anni fa.