Anthenora – Through The Mirror
Il 07/12/2020, di Fabio Magliano.
Non è da tutti arrivare a celebrare i trent’anni di carriera. Traguardo che, se tagliato da un gruppo underground, va a assumere un significato ancora più profondo perchè raggiunto tra le mille difficoltà che presenta la quotidianità di chi vive la musica unicamente per passione. I piemontesi Anthenora lo fanno, e celebrano il trentennale con un nuovo album ‘Mirrors And Screens’ di fresca uscita su Punishment 18 Records. A presentarcelo è la band al completo, il cantante Luigi “Gigi” Bonansea, i chitarristi Stefano “Pooma” Pomero e Gabriele “Gabri” Bruni, il bassista Samuele “Peyo” Peirano e il batterista Fabio “Smaro” Smareglia.
Trent’anni di musica è un traguardo difficile da raggiungere per band affermate che vivono di musica, penso sia ancora più difficile per gruppi underground che, all’amore per la musica, devono unire lavoro, famiglie… quale è il segreto di questa longevità?
La parte “romantica” di questo segreto sta nell’amicizia e nel rispetto reciproci che da sempre hanno unito i membri di Anthenora – a partire da quelli storici – cementata dalla passione comune…ma da sola non sarebbe stata probabilmente sufficiente, bisogna aggiungerci componenti assai più prosaiche: testardaggine, forza di volontà, reazione d’orgoglio alle avversità, competitività…e non ultima una certa vanagloriosa convinzione dei propri mezzi, ma ancor più l’incapacità di rinunciare a rincorrere quella magica sensazione che si prova a stare su un palco e trasmettere sé stessi al pubblico, la dipendenza quasi tossica dal sentirsi una rock star.
Sono stati trent’anni di “…big fun and sometimes dropping a tear”. Guardandovi indietro sono stati più i sorrisi o le lacrime ad accompagnarvi in questo percorso?
Sicuramente i sorrisi, l’allegria, la voglia di far festa e di ridere: in fondo siamo in primo luogo un gruppo di amici che si diverte a stare insieme! E poi si sa… il tempo cura le ferite e cancella le cicatrici, a lungo andare si dimenticano anche i momenti più neri…e rimane la sensazione del buono e del bello che riscalda l’animo ogni volta che ti ritrovi a camminare a fianco dei compagni di un viaggio così lungo.
Parlando di sorrisi, quali sono i tre momenti cruciali per gli Anthenora in questi 30 anni?
Difficile sintetizzare così tanto: essendo partiti dalla gavetta e dalla provincia che più provincia non si può, il nostro percorso dei primi 20 anni è stato un continuo crescendo, ogni gradino salito un successo spesso inaspettato! Con uno sforzo di sintesi:
1) 1999 partire all’avventura per esibirci in Spagna senza alcuna sicurezza e tornarne carichi di convinzione, con un bagaglio di episodi il cui ricordo ancora adesso ci fa ridere fino alle lacrime;
2) 2002 il primo tour con Nicko McBrain alla batteria: dal nervosismo che rischiava di sconfinare nel panico all’indicibile emozione di sentirsi dire da una star planetaria ‘Guys, WE’RE A BAND!’;
3) 2004 l’uscita del nostro primo disco ‘The Last Command’: una casa discografica che investe sul tuo lavoro ha la valenza di un imprimatur sul fatto che stai facendo qualcosa di buono.
Lacrime, invece. Quale è stata la vostra delusione più cocente?
Il risultato commerciale di ‘The Ghosts Of Iwo Jima’: per quanto fondamentalmente condizionato da una serie di fattori esogeni incontrollabili da parte nostra, la ‘disfatta’ subita dall’album (dopo tanto impegno da parte nostra ed una carrellata di ottime recensioni) ci ha tagliato le gambe! Non è questo l’unico motivo, ma se pensi che poi ci sono serviti dieci anni per tornare a proporne un altro!
Ripercorrendo insieme la vostra carriera, esordite con tre demo. Mi dite il vostro pensiero e i vostri ricordi legati a quel periodo, e cosa vi porta oggi l’ascolto di quei lavori?
Eravamo ‘piccoli’: entusiasti, puerili, sinceri ma privi di ogni malizia di mestiere, tanta buona volontà e così poca capacità di veicolarla in modo efficace. I nostri primi demo sono figli di queste nostre caratteristiche, ad oggi ci fanno sorridere.
Pensando alla vostra discografia, mi dite la vostra opinione oggi su:
‘The General’s Awakening’
Il primo tentativo di ‘lavoro serio’ divenuto preludio all’album successivo: il risultato ci ha dato lo slancio per continuare.
‘The Last Command’
Il nostro primo album, forse ancora acerbo ma per alcuni il migliore (finora!) e che ci ha dato grandi soddisfazioni: canzoni di spessore ben registrate, ma soprattutto una grandissima alchimia!
‘Soulgrinder’ – ‘The Ghosts Of Iwo Jima’
Sono entrambi lavori figli di un’evoluzione stilistica e compositiva oltre che delle fasi di vita che abbiamo attraversato sia personalmente che come band. A posteriori ci troviamo pregi e difetti.
Veniamo finalmente al nuovo ‘Mirrors And Screens’, un titolo che trovo rappresenti benissimo il contenuto di questo disco. L’album a mio avviso ha due facce, una molto personale come se vi guardasse allo specchio parlando di voi e della vostra vita, una decisamente incazzata, con voi che urlate al mondo tutta la vostra rabbia…
La sensazione che ne hai ricavato di primo acchito è corretta, ma le sfaccettature delle tematiche sono ancor più variegate. Il bisogno di sentirsi vivi e di affermare sé stessi, i contrasti e le contraddizioni della società contemporanea, l’amore per la verità in quanto valore assoluto, uno sguardo sardonico e disilluso sul mondo che ci circonda… e il dubbio, il tormento interiore che deriva dall’interazione di questi elementi: questo è in sintesi l’ambiente intorno al quale si muovono la maggior parte delle liriche di ‘Mirrors And Screens’. Il guardarsi dentro e guardarsi intorno evidenziano una quantità di contraddizioni in entrambi gli ambienti, che si complicano ulteriormente intersecandoli. Atteggiamenti apparentemente assurdi che possono sfociare tanto in comicità quanto in dramma personale e sociale, la costante convivenza degli opposti contemporaneamente inseguiti e celebrati che porta all’inevitabile estremizzazione…tanto da chiedersi se sia meglio conoscere o ignorare, come esplicitato dalla opening-track ‘Tiresias’: il mito classico che più di chiunque altro ha sperimentato in prima persona le due facce di un’ipotetica medaglia, essendo alternativamente maschio e femmina e poi contemporaneamente cieco e preveggente.
Di ’30th’ abbiamo detto, celebrate una carriera con grande orgoglio. Anche ‘Alive’ ha dentro contenuti molto personali, o sbaglio?
Verissimo! La riflessività acquisita con l’età e la consapevolezza degli errori commessi che si sovrappongono al bisogno di rimanere sé stessi, di perpetrare le sensazioni inebrianti che la vita ci ha regalato…parlando di contrasti!
‘Low Hero’ è un altro bello sguardo interiore, con tutto ciò che ne consegue…
Questo pezzo è una sorta di celebrazione dell’eroismo insito nell’affrontare la vita di tutti i giorni, dalla quale non possiamo sfuggire (vedi anche ‘No Easy Way Out’) e si pone come antitesi all’amara ridicolizzazione di un certo stereotipo di eroe moderno che si trova in ‘Funny Fricky Killer’.
In ‘No…so what!’ invece fa capolino quella rabbia della quale si parlava prima, il “disprezzo” verso chi protesta senza sapere per cosa protesta. Da cosa nasce questo rancore?
Più che di rancore bisogna parlare piuttosto di triste disillusione di fronte alla pochezza dei contenuti che oggigiorno infiammano le piazze, cavalcati da ancor più inconsistenti sedicenti leader politici. Collegando ‘No… so What!’ a ‘War & Peace’ (dove l’uso della & commerciale non è casuale) se ne ricava un monito: chi scende in campo a combattere finisce per essere inconsapevole strumento di interessi economici mai palesi…non sarebbe meglio ricercare la pace anziché scatenarsi in sterili guerre fra poveri?!?
‘Like’ penso sia un efficace ritratto del rapporto odierno che abbiamo con i social. Voi che rapporto avete con questo mezzo? Grandi possibilità, grandi opportunità di far conoscere la propria musica ma anche un’arma pericolosa in mano ai più ignoranti, a chi butta la vita in rete per un like…
Tanto in ‘Like’ quanto in ‘Digital Feelings’ si può trovare una lettura fra il triste ed il divertito di come l’abuso dei social abbia intaccato le basi dei rapporti umani. Probabilmente è facile per chi è nato e cresciuto prima dell’era digitale atteggiarsi a “grillo parlante”: la difficoltà ad interagire in modo efficace con mezzi tanto potenti ci rende ipercritici… ma non possiamo negare che ad oggi non se ne possa fare a meno.
‘Peter Pan’…inizialmente pensavo si parlasse di chi “vuole essere ragazzino sempre” in modo positivo, poi leggendo il testo la prospettiva viene radicalmente ribaltata…
‘Peter Pan’ è di nuovo uno dei due elementi del gioco fra specchi e schermi, fra come siamo davvero e come ci mostriamo al mondo. In questo caso va presa in senso allegorico: la celebrazione dell’eterna giovinezza come valore intrinseco che si corrompe nell’incapacità di accettare l’inevitabile, cioè che si inizia ad invecchiare dal giorno in cui si nasce…e sfocia nel ridicolo di cui molti sono disposti a coprirsi (vediamo molti esempi fra i nostri coetanei) pur di nascondere i segni del tempo. Il suo contraltare sta in ‘Bully Lover’ che celebra invece la verità pura e semplice come valore assoluto, contrapponendola ad una sincerità di comodo.
Musicalmente, come inquadrate questo lavoro? Soprattutto ponendolo in parallelo ai dischi che lo hanno preceduto…
‘Mirrors And Screens’ è conseguenza tanto di una nostra accresciuta maturità quanto della ricerca volta a modernizzare un genere nato oltre 40 anni addietro: il caro vecchio Heavy Metal trasportato nel 2020 senza ausili elettronici, ma basato su chitarre urlanti e ritmiche incalzanti. Abbiamo curato ed elaborato la scrittura senza soluzione di continuità, dal primo giorno fino alla conclusione delle registrazioni, nel tentativo di creare un messaggio più diretto ed immediato rispetto ai nostri lavori precedenti. A questo proposito, è doveroso sottolineare che l’arrivo di Peyo nelle nostre fila è stato fondamentale per trovare nuovi e più freschi atteggiamenti stilistici.
Chiudete l’intervista come meglio credete e…vi auguro altri trenta di questi anni (sperando non ci siano più dei 2020 così tragici…)
Il tuo augurio non potrebbe essere più benvenuto, visto che siamo già ad uno stadio avanzato per il nuovo disco che speriamo vedrà la luce nel 2022. Gli Anthenora ci sono stati, ci sono e ci saranno ancora per un bel pezzo!