Spirit Adrift – Le radici della musica
Il 09/11/2020, di Dario Cattaneo.
Delle varie tipologie di artisti che si possono intervistare, la migliore a mio avviso è quella del “fan”. Vero appassionato di quello che ascolta e di quello che fa, potresti parlare delle ore soltanto dei gusti musicali che avete in comune, dimenticandosi quasi che c’è un album da promuovere! Di sicuro Nate Garret, mastermind degli Spirit Adrift, rientra al 100% in questa categoria. Follemente innamorato dell’heavy anni Ottanta ha riempito la nostra mezzora di intervista con aneddoti e analisi su quella che è la nostra musica preferita: l’heavy metal classico partito sul finire degli anni Settanta dai Black Sabbath. Una chiacchierata questa che Metal Hammer Italia è felicissimo di condividere con voi…
Partiamo da un argomento quanto meno scontato… la pandemia globale ha impattato il lavoro e la routine di tanti artisti. Non so se gli Spirit Adrift avevano in mente dell’attività concertistica per questo 2020, ma comunque ‘Enlighted In Eternity’ sembra aver visto la luce senza particolari delay. Come hai vissuto i vari alti e bassi dovuto all’espansione del contagio e alle relative restrizioni sulle varie attività?
“Come dicevi tu, non ha impattato troppo sull’album o sulle attività della band. Qualche concerto l’avremmo fatto, non lo nego, ma il grosso dell’anno era dedicato alla scrittura di nuove canzoni e così è stato. Non è che il lockdown mi abbia aiutato, scrivo praticamente di continuo, e quindi semplicemente – chiuso in casa o no – sono andato avanti con il mio piano di finire i brani che avevo pronti e che mi sembravano più meritevoli e poi registrarli. Come ti dicevo, io compongo praticamente a ciclo continuo: alle volte mi interrompo quando sono in tour o adesso che sto promuovendo un album in uscita, ma se no ho comunque spesso la chitarra in mano e un registratore al fianco. Ci sono già dieci o dodici canzoni mezze pronte per il prossimo lavoro, mi conoscono, so che tra poco le riprenderò in mano…”.
Hey che bella notizia! Queste dieci che hai pubblicato adesso ci sono piaciute molto, non vediamo l’ora di sentire il resto! Senti, dal punto di vista stilistico, hai deciso di seguire la via tracciata da ‘Divided By Darkness’ rispetto al precedente ‘Curse Of Conception’, meno doom e più heavy classico. Evoluzione naturale o scelta conscia motivata da altri fattori?
“Evoluzione naturale. La musica è inseparabile da me come persona. La musica che scrivo è diretta rappresentazione di me come persona prima che come artista, quindi un evoluzione di me come persona si rispecchia per forza di cose sul sound di quello che scrivo. Vedi negli ultimi cinque anni ho lavorato molto su me stesso, ho cercato di portale la pace nella mia vita. La mia è stata fino a qualche anno fa una vita di lotte continue, ma adesso ho cercato un approccio meno ostile alle difficoltà che incontro. La musica ha cominciato a sembrarmi più divertente, più liberatoria in qualche modo, e questo ha riavvicinato le mie composizioni al genere che appunto ascolto per passione fin da ragazzo: l’heavy classico. È la mia musica preferita da sempre, e scrivere e suonare questo genere mi sembra più divertente, più adatto al mio approccio attuale alla composizione. Poi, l’elemento doomy c’è eccome su quest’album, non puoi dirmi che ‘Reunited In The Void’ non lo sia! Però, l’aspetto principale adesso è rappresentato dalla musica che adoro.”
Heavy metal è una definizione larga… quale periodo o aspetto del metal classico ti vede più appassionato?
“L’heavy del periodo centrale, quello con i grandi produttori. Il sound creato da Martin Birch con i Maiden degli anni Ottanta. In quel periodo o prima ha lavorato anche sui miei album preferiti dei Sabbath dell’era Dio e dei Deep Purple, sai? Quelli di ‘Stormbringer’. Altro produttore cui devo molto è Tom Allom, quello dei Judas Priest. Direi che quelli sono i modelli che seguo attualmente.”
E dici poco! Hai iniziato con questa musica quindi, ad entrare nel mondo della musica ascoltata prima e poi suonata?
“Esatto. Avevo dodici anni al mio primo incontro con i Black Sabbath, e sono tuttora la mia band preferita. Da li ho avuto un periodo in cui per me esisteva solo Ozzy e i suoi compagni. Il secondo colpo me lo hanno dato i Metallica con ‘Kill ‘Em All’ una mazzata incredibile che mi svegliò l’interesse nello scoprire altri gruppi. Da lì arrivai ai Maiden, ai Judas Priest, all’Ozzy solista… a poco a poco ho costruito le fondamenta per la mia passione musicale. Poi inevitabilmente sono arrivati input più moderni, belle sorprese che adoro e che penso mi abbiano influenzato come i Crowbar, i Mastodon… pensati, ossessivi e incredibilmente moderni! Di fatto la mia passione per il metal copre trenta o quarant’anni di musica!”
Sarebbe bello parlare di gusti musicali con te all’infinito, anche perché siamo molto simili sotto questo aspetto, ma l’ospite d’onore qui è ‘Enlightened In Eternity’ ed è giusto tornare su quello. Dicevi che la musica è uno specchio del tuo io interno, e questa musica è più positiva rispetto a ‘divided’ che è più arrabbiato e ‘Curse’ che invece è molto triste. Senti che questa sia anche stata l’evoluzione del tuo carattere negli anni?
“Hai colto perfettamente nel segno, usando le parole che avrei usato io. Triste e poi arrabbiato. Infine positivo. Tutto corretto, complimenti, sei davvero intuitivo sul carattere di un artista! Sì, il mio approccio alla vita è cambiato tanto. Ho lavorato attivamente alla composizione di quest’album da giugno dell’anno scorso a Marzo 2020, e in quel periodo la mia vita mi è sembrata bella. Pacifica. Ti ho detto che è impossibile separare la mia vita dalla mia musica, e questa serenità si è riflessa sulla musica, che è più luminosa, come dice il titolo. Ho seguito i dettami dell’heavy metal di cui abbiamo parlato prima… Priest, i Pantera… parlano tutti di affrontare le difficoltà con combattività, non con passiva accettazione. Citando R.J.Dio, ‘Killing The Dragon’ è proprio questo, affrontare le difficoltà con fiducia e forza! Ecco, diciamo che volevo fare un album con quel tipo di messaggio, ed ecco che alcuni elementi li potrai riconoscere già solo avendo in mano il CD. C’è una copertina eroica, dei guerrieri che corrono incontro al pericolo non scappano via, e un opener ‘Ride Into The Light’ che rimarca il concetto, cavalcano verso la luce, verso la gloria. Come vedi non ti mentivo, è impossibile per me fare musica che non rappresenti il mio stato d’animo attuale, e quindi sì, ora sono molto più positivo rispetto a cinque anni fa.”
Ecco, leghiamoci un attimo ancora a questo concetto. Avevi già tante band nel 2015, e hai deciso di creare questo nuovo progetto come valvola di sfogo per i tuoi fantasmi interiori, ai tempi legati soprattutto all’alcolismo e alle dipendenze. Ora, a distanza di cinque anni abbiamo un artista diverso, ma anche una band vera e propria, che fa tour e che abbiamo visto sulla prestigiosa copertina di Decibel. Come vedi tutto ciò? Ti aspettavi questo successo?
“No. È successo e basta. E sai cosa è più ironico? È vero sono stato in tante band, e in tutte avevamo delle mire, degli obbiettivi, anche grossi. Volevamo spaccare, volevamo andare al Wacken, volevamo i palchi delle nostre band preferite. Ma ti scontri contro mille difficoltà che ti frenano. Con gli Spirit Adrift avevo zero aspettative. Non avevo nemmeno un compagno! Solo un paio di canzoni che mi sembravano buone, e i pezzi della mia vita come argomento. Ho registrato le canzoni, ho messo me stesso in quelle tracce, ed ecco che quello che non avevo raccolto con le altre band fino a quel momento è arrivato. Ma so anche dirti il perché: la musica degli Spirit è 100% pura. 100% vera. Non ci sono mire impossibili o altre distrazioni, e questo ha aiutato tanto a raggiungere il cuore degli ascoltatori. Almeno, credo lo abbia fatto.”
Però in genere successo e impegni cambiano l’approccio inziale ‘puro e vero’ di cui parlavi. Arrivano i soldi, arrivano i giornalisti come me con domande difficili, arrivano le pretese della Century Media… credi che gli obiettivi di questo oramai ex-progetto siano cambiati?
“In generale non direi. Ci sono stati degli impatti… in studio non sono più solo, faccio tutto con Marcus Bryant e questo cambia per forza qualcosa. Ma per il resto le dinamiche di quanto di fa in studio sono rimaste inalterate. Ho ancora io in mano le redini di quello che è lo sforzo compositivo, e anche in studio in generale ho molto controllo sulle decisioni finali. Ci sono altri musicisti che danno una mano, ma direi che il 100% delle decisioni sono mie e di Marcus, con una maggioranza interna su di me. Quindi direi che l’aspetto in studio e in scrittura non sono cambiati quasi per niente. L’aspetto live ovviamente è del tutto nuovo e imprevisto, ma è qualcosa che ho sempre fatto e alla fine non posso dire che non mi piaccia farlo! È solo un aspetto in più, non qualcosa che è cambiato.”
Vorrei chiudere con un aspetto che trovo intrigante. Abbiamo parlato molto di musica e artisti anni Ottanta, però anche se lo stile degli Spirit Adrift attuali risulta esserne fortemente influenzato, il sound non sembra aver seguito la stessa strada. Il sound, soprattutto di chitarra e batteria, è più moderno, più definito. Vedi anche tu questa distinzione?
“Sì, direi. Forse ho esagerato col parlarti del mio amore per l’heavy anni Ottanta, ma il mio scopo non è quello di riproporre pedissequamente una musica oramai andata dal punto di vista cronologico. Ma è un discorso che vale per tutte le band famose no? Prendi i Judas Priest, gli piacevano i Wishbone Ash, i Black Sabbath ma non hanno mai suonato la musica dei Sabbath, capisci? Sono stati influenzati da questi nomi, ma sono andati avanti come Judas Priest, al punto che – valutandoli adesso – troviamo anche pochi punti di contatto trai vari sound. È l’approccio che cerco di avere io: prendere quello che mi piace e rielaborarlo con la mia sensibilità artista, e creare qualcosa che sia… Spirit Adrift. L’importante è non rinnegare le influenze, sono importanti e ne parlo spesso e con passione; ma è importante anche lasciare che la propria storia entri nella base creata da queste influenze. Nel mio caso, a questa metallica base, aggiungo molto di musica southern e stoner, musica che diciamo ha le radici nella zona degli USA da cui provengo io. È un elemento nuovo, estraneo alla musica di Maiden, Sabbath e Priest, ed è un elemento che crea il mio sound. È per questo che suono musica retrò senza risultare retrò.”
Grazie delle tue risposte! È stato bello parlare con te.