Heathen – La caduta dell’impero
Il 28/09/2020, di Nick Guglielmi.
Chi segue il thrash metal da qualche anno probabilmente già sa che gli Heathen, insieme forse ai Vio-lence, hanno rappresentato una delle band più dotate e promettenti della famigerata “Bay Area thrash metal second wave” …eppure per vari motivi e fattori, peraltro molti dei quali fuori dal loro controllo, gli Heathen non sono mai riusciti a mantenere le promesse e ad incanalare il loro percorso musicale lungo quelle tracce che avremmo sperato e voluto. Una formazione da sempre fortemente instabile combinata con la necessità di sbarcare il lunario ha fatto il resto: come noto Lee Altus, fondatore della band, da molti anni si dedica quasi esclusivamente al suo “secondo lavoro” come chitarrista degli Exodus; lo stesso Kragen Lum, secondo chitarrista degli Heathen e protagonista della nostra interview, ha sostituito a lungo “on the road” Gary Holt, a sua volta occupato con gli Slayer…
Ma siamo qui per celebrare l’uscita del nuovo album, ‘Empire Of The Blind’, nella speranza che il disco restituisca nuova linfa vitale agli Heathen e li rimetta un po’ in carreggiata, vediamo se può confortarci in tal senso proprio Kragen Lum, il nostro interlocutore.
Allora Kragen, comincerei liberandoci del proverbiale elefante nella stanza…perché soli quattro dischi in 34 anni di carriera? Anzi ri-formulo la domanda per renderla ancora più infame: non è che per i vostri ben noti altri impegni, peraltro in band che non sono le vostre (chiaramente mi riferisco agli Exodus), Heathen per voi è diventato una sorta di side-project, da portare avanti quando miracolosamente si allineano gli astri e non avete impegni conflittuali?
“Beh, la domanda è lecita… quello che posso dire con assoluta certezza è che purtroppo in passato questa band è stata sempre vittima di tempismo sfigato; il primo disco, uscito nel 1987, fu recepito dal pubblico molto molto bene, il video di ‘Set Me Free’ (NDR: cover dei Sweet) ci diede accesso ad un pubblico ancora più vasto rispetto a quello nostro di riferimento. Purtroppo però per vari motivi il secondo album uscì con due anni di ritardo; io credo fermamente che, se ‘Victims Of Deception’ fosse uscito nel 1989 anziché nel 1991, per quell’anno la band sarebbe già stata pronta per la pubblicazione del terzo album, e forse sarebbe cambiata tutta la nostra storia.”
Effettivamente il tracciato che mi stai descrivendo è quello seguito da un’altra band molto vicina a voi: i Testament, che con tutto il rispetto per gli Heathen ovviamente in questi circa 35 anni hanno seguito un percorso ben diverso… entrambe le band pubblicarono il loro demo tra il 1985 e 1986, poi uscirono gli albums di debutto: ‘The Legacy’ dei Testament è del 1987 così come il vostro ‘Breaking The Silence’, ma poi seguito in rapida successione da ‘The New Order’ nel 1988. Tempo che è uscito il vostro secondo album e i Testament stavano già al quarto…
“Esatto, a quel punto, quando è uscito ‘Victims Of Deception’ eravamo già in pieno boom grunge, con gli effetti sul metal che tutti noi conosciamo. Per come la vedo io in quell’epoca il metal prese una piega più “ritmica”, e per “ritmica” intendo che gruppi come Pantera e Sepultura orientarono il loro sound su ritmi più cadenzati e tribali, mentre gli Heathen avevano come caratteristica quella di un sound molto melodico. Diciamo che si è aperto un periodo un po’ buio e difficile per il metal in generale ed il thrash melodico in particolare, quindi quando Lee Altus ha ricevuto l’offerta di entrare nei Die Krupps ovviamente lui l’ha presa al volo, e gli Heathen sono finiti di conseguenza nel congelatore per un po’ di tempo. Basti pensare che dopo il Thrash Of The Titans Benefit (NDR: concerto di beneficenza svoltosi l’11 agosto 2001 a San Francisco, con protagonisti tra gli altri Exodus, con una della ultime apparizioni di Paul Baloff, S.O.D., Death Angel, Legacy (pre-Testament con Zetro Souza alla voce), Vio-lence, Sadus, Forbidden Evil e Anthrax, a favore di Chuck Billy e Chuck Schuldiner, che in quel momento stavano lottando entrambi contro un tumore) Lee faceva persino fatica a mettere insieme una line-up per fare qualche concerto con il nome Heathen! Oltre a questi problemi di base, iniziò una lunghissima ricerca per il secondo chitarrista, che doveva sostituire definitivamente Doug Piercy, ricerca poi culminata con il mio ingresso nella band nel 2007. Nel frattempo, a batteria e basso si susseguivano continui cambi. Dopo questo lunghissimo periodo finalmente abbiamo pubblicato ‘The Evolution Of Chaos’, e la nostra sensazione era che finalmente eravamo pronti per fare sul serio, ma poi sono seguiti altre problematiche di formazione. Quello che sto cercando di dire è che non è mai stata la nostra volontà quella di seguire questa tempistica, ma ci sono stati una serie di fattori non controllabili che ci hanno creato ostacoli enormi. Per quanto riguarda il futuro, posso dirti che io sto già pensando al prossimo disco, sto già raccogliendo idee, e la mia intenzione è quella di farlo uscire nel giro di un paio d’anni massimo. Magari finalmente sorprenderemo il mondo!”
Così abbattiamo la media di un disco ogni 10 anni circa!
“Mi accontenterei di metterci meno tempo trascorso tra il primo ed il secondo album! Ovviamente la nostra intenzione è quella di massimizzare i risultati del nostro impegno, ma non è facile, il mercato è molto più congestionato rispetto ai tempi in cui abbiamo cominciato negli anni ’80… ci sono molte più band, e chiaramente tutti fanno affidamento sul touring per generare introiti come musicisti: nella sostanza siamo diventati dei venditori di t-shirts ambulanti! L’enfasi non è più tanto sul fare nuova musica quanto sul mettersi continuamente sulla strada e fare tour. Io personalmente prediligo il processo creativo, quindi dipendesse da me uscirei con un nuovo album ogni anno o due al massimo. In ogni caso, ci auguriamo che ‘Empire…’ rappresenti un nuovo inizio per la band sotto questo aspetto.”
Entrando di più sul tema del nuovo album ‘Empire Of The Blind’, come vi siete organizzati per la registrazione e produzione dell’album, dati tutti i problemi logistici rappresentati dalla pandemia in atto?
“Logisticamente è stato piuttosto complicato, io ho registrato tutte le parti di chitarra ritmica e mi sono occupato della pre-produzione qui nel mio studio a casa. Poi “Zeus” (NDR: Christopher Harris, produttore) si è occupato della batteria al Planet Z Studios, infine abbiamo registrato basso, voce e gli assoli di Lee Altus in due sessioni intensissime, chiudendo così il “corpo” principale del disco. Le uniche parti che sono state registrate nella Bay Area sono gli assoli dei musicisti ospiti, che erano Gary Holt, Rick Hunolt e Doug Piercy. Conclusione: siamo super contenti dell’esito e Zeus per me ha fatto un super lavoro per garantire che tutto suonasse in modo incredibile.”
Mi stai dicendo che Doug Piercy compare sull’album? Per come la ricordo io, lui non si era lasciato benissimo con la band….
“L’ho chiamato io chiedendogli umilmente di farne parte! C’è una strumentale sull’album che si chiama ‘A Fine Red Mist’, e la mia visione era che ad un certo punto della canzone si aprisse quello che io ho definito un “Bay Area Shred-All”: nella prima parte si scambiano assoli Rick e Gary, i due chitarristi originali degli Exodus, mentre nella fase successiva subentrano Lee e Doug, i due chitarristi originali degli Heathen, poi la chiudo io con un assolo mio.”
Beh, complimenti per essere riuscito a metterli tutti d’accordo!
“Diciamo che facendo io parte del management team sia degli Exodus che degli Heathen, sono stato avvantaggiato! Anche Doug è stato super disponibile per fare questa cosa. Le tensioni tra lui e Lee ci sono state, ma ormai fa tutto parte di un lontano passato. Io rappresentavo diciamo una parte “esterna” o “terza”, perché a quei tempi non c’ero, e questo mi ha facilitato.”
Rimanendo su ‘Empire Of The Blind’, a quando risalgono le composizioni e chi sono i principali contributori?
“La verità è che gran parte del materiale e dei testi l’ho scritti io personalmente tra il 2012 ed il 2014, diciamo 2/3 circa era pronto nel 2014. Poi sono subentrati gli impegni con gli Exodus discussi prima, e ci abbiamo rimesso mano solo nel 2019, quando ho finito di scrivere il materiale e finalmente ci siamo potuti dedicare alla registrazione.”
Quindi mi sembra di capire che hai scritto tu da solo tutta la musica ed i testi? Eppure il disco è marchiato dal tipico Heathen sound… come hai fatto, visto che tu sei nella band da “solo” 13 anni? Molte canzoni, pur essendo decisamente più moderne, potevano tranquillamente comparire sul primo o secondo album.
“Diciamo che uno dei motivi per cui sono entrato in pianta stabile nella band è perché esistevano grandi affinità e sinergie tra il mio songwriting e le idee musicali di Lee e Dave, che sono i due membri “anziani”. Sono un musicista molto eclettico, mi piacciono tantissimi generi musicali, che sicuramente mi influenzano in tutto quello che faccio, ma quando preparo materiale per gli Heathen cerco di entrare in quella “dimensione”, in quell’ordine di idee. Quando ho fatto sentire il materiale che avevo scritto a Lee lui era super entusiasta, quindi siamo andati avanti a tutta velocità lungo quelle linee. D’altronde avevo già scritto tre canzoni su ‘The Evolution Of Chaos’, quindi non partivo da zero.”
L’artwork, molto bello, crea gli stessi stati d’animo dell’album precedente…
“L’artista è Travis Smith, che infatti si è occupato anche della copertina di ‘The Evolution Of Chaos’. L’obiettivo è quello di rappresentare in maniera buia e tetra alcuni dei temi affrontati nei testi. Nella sostanza, volevo rappresentare un impero in rovina, con i morti che continuano ad avere gli occhi foderati e che quindi rimangono all’oscuro anche da morti. L’olio nero che fuoriesce dagli occhi dello scheletro rappresenta tutta la negatività accumulata durante la vita, che va a ricoprire quel poco rimasto dell’impero, che poi può rappresentare una nazione.”
Chiudiamo con qualche buona intenzione: quando ci venite a trovare in Italia (COVID permettendo)? Avete già dei piani precisi di touring oppure bisogna aspettare che passi questo periodo terribile?
“Piani precisi non ci sono ancora, ma l’idea è quella di andare “on the road” al più presto, COVID permettendo, iniziando proprio dall’Europa, per sostenere degnamente il nuovo album. Poi a seguire Sud America, Giappone e poi idealmente USA come parte di un tour package. Quindi speriamo di vederci presto in Italia!”