Ihsahn – Lo specchio dell’anima
Il 11/09/2020, di Federica Sarra.
Con Ihsahn non si fa un’intervista qualsiasi, con Ihsahn ci si confronta, si scambiano idee e alla fine, la sua visione delle cose finisce per conquistarti. Un artista intellettualmente onesto e sicuro del fatto suo, potrete non amare ‘Pharos’ ma di certo non potrete non amare Ihsahn, onesto e libero fino al midollo.
In che modo ‘Pharos’ e ‘Telemark’ sono connessi pur essendo molto diversi?
Sono connessi perché contrapposti, ad ogni modo la struttura resta la stessa: tre brani originali e due cover.
Sono in qualche modo l’uno il riflesso dell’altro. ‘Telemark’ lambisce territori familiari per me, mentre per ‘Pharos’ mi sono voluto spingere oltre, più lontano.
In effetti ogni pezzo è una sorpresa, ci sono delle referenze musicali piuttosto particolari…
Quando ero un teenager ero decisamente “into Metal” ma oltre quello nel tempo ho imparato ad ascoltare praticamente di tutto anche per carpire le diverse strutture musicali, le texture di altri generi.
Potremmo dire che i due EP rappresentano una sorta Yin e Yang, luce e ombra?
Sicuramente l’approccio è molto diverso ed è come se toccassero gli estremi, sì luce e ombra come hai detto tu. Tutti i miei album sono una sorta di esperimento è ‘Pharos’ è probabilmente una vera sperimentazione.
In qualche modo devi avere una mente molto aperta per concepire queste sonorità e proporre di brani così diversi ai tuoi fan, non hai il timore che possano non capire o non apprezzare queste tue ricerche sonore?
I miei fan sanno che per tutta la mia carriera ho sempre cercato di comunicare attraverso diverse modalità, senza mai scendere a compromessi. Adesso che il mio percorso è più vario cerco di non preoccuparmi se ciò che faccio piacerà ai miei fan, cerco solo di produrre la musica che più mi piace e mi interessa. È importante per me sperimentare in questa fase della mia carriera e so che questo è molto chiaro a chi mi conosce. Non potrei mai essere ripetitivo nei miei lavori, ogni volta scelgo un modo diverso di comunicare con il mondo lì fuori.
Sei libero e onesto, possiamo dirlo?
Lo prendo come un grande complimento! Siamo tutti in qualche modo legati ai nostri territori, ai nostri paesaggi musicali, forse anche legati a qualche compromesso ma nella musica, no, nessun compromesso. Immagina che ho iniziato facendo musica che non piaceva a nessuno, anzi criticata dalle masse e con gli Emperor non abbiamo mai pensato che saremmo riusciti a vivere di musica, a essere dei musicisti full-time, poter viaggiare. Anche in quel caso, ai tempi, in qualche modo eravamo sperimentali. Non inizio certo adesso con l’idea di trasformare tutto in business. Adesso come allora, c’è un’urgenza artistica che va oltre tutto, l’esigenza di essere me stesso.
Hai registrato ‘Pharos’ nel tuo Home Studio, la cosa mi incuriosisce perché ha un sound molto bello, sicuramente avrai uno studio super equipaggiato.
Eccomi nel mio studio, guarda è tutto qui, ci passo parecchio tempo. Ho una vista bellissima sulle montagne!
Utilizzo il Cubase, fra gli altri. Però non lo missato io l’album! È stata opera di Jens Bogren!
In questo ultimo periodo registrare in uno studio a casa propria va molto, secondo te c’è un modo per raggiungere un certo livello qualitativo?
Penso che si tratti di un mix fra tanta pratica e un buon equipaggiamento, perché chiaramente se hai una Ferrari e non sai guidarla non te ne fai nulla! Io continuo ancora oggi ad imparare cose nuove! Oggi puoi vedere tantissime tipologie di studio “casalinghi”, ancora una volta questo è anche un effetto del cambiamento dell’industria musicale. I costi di registrazione a volte sono molto alti e non mi stupisce il fatto che una band decida di mettere su uno studio per registrarsi le proprie cose, a meno che tu non sia Bruce Springsteen, con quei budget!
Oggi puoi creare qualcosa anche solo con un pc portatile ma lì entrano in gioco il talento, la creatività e soprattutto la conoscenza di ciò che stai utilizzando. Sembra quasi una cosa più democratica, chiunque può proporre la sua musica poi sarà sempre e comunque il pubblico a scegliere.
Certo, viene prodotta anche tanta “brutta musica” così!
Questo è il bello di avere una label che funge da filtro! Magari ti suggerisce un brano più adatto come primo singolo quando tu non sapresti quale scegliere.
Io avrei scelto il primo brano di ‘Pharos’, ‘Losing Altitude’, che è il mio preferito dell’EP, ha un sound così Seventies e la tua voce è incredibile!
Grazie! Questa era esattamente la mia sfida personale, linee vocali pulite!
Ma in tutta onestà devo dirti che ‘Spectre At The Feat’ come primo singolo è in qualche modo rappresentativo di tutto l’EP. Capisci già che ci saranno sorprese come ti dicevo all’inizio della nostra chiacchierata.
È un pezzo che incuriosisce, mi sono trovato d’accordo con la scelta fatta. Non vedo le mie produzioni come una mera collezione di pezzi più o meno variegati, ogni brano ha per me un significato, un valore e sai, delle volte non è semplice scegliere quando sei così coinvolto.
C’è poi questa bellissima collaborazione con Einar Solberg dei Leprous, in un brano veramente fuori dagli schemi. Il mix delle vostre voci è un risultato notevole! So che siete amici ma puoi dirmi di più?
Guarda l’idea di coinvolgere Einar è stata semplice, so che è uno che si mette in gioco! Inoltre è mio cognato, per cui non è stato difficile coinvolgerlo! Passiamo spesso del tempo insieme, io lavoro con i Leprous, sai hanno registrato qui l’album!
Se dovessi pensare ad un album adesso, lo vedresti come un incontro fra i due EP o ancora una volta qualcosa di completamente diverso… Ti piace spiazzarci eh!
Eh eh, ho già del materiale sai, e fino a qui ti dico che è completamente diverso, anche esteticamente. È molto presto per parlarne ma ho già iniziato. E ti dico che ne sono molto entusiasta.
Lo dici a una delle persone più curiose, non saprei che aspettarmi adesso!
(ride, ndr.)
Tornando a noi, ho visto che sei nel roster dell’Inferno Festival del 2021…
Sì, era il progetto di quest’anno. Non vedevo l’ora di presentare dal vivo entrambi gli EP, probabilmente in due show completamente differenti. Ci rifaremo l’anno prossimo, dai non fare quella faccia triste!
Sarei dovuta essere lì anche quest’anno, purtroppo con tutto quello che è successo… Dai ci si vede l’anno prossimo allora!
Sicuramente! Si quello che è successo ha messo a terra tutti quelli che lavorano nel settore musicale e non solo. Proprio un brutto colpo.
Grazie è stata una bellissima chiacchierata!
Grazie a te! Ci vediamo all’Inferno!