Kolossvs – Sulla linea di confine
Il 30/06/2020, di Maurizio Buccella.
Come hai potuto leggere in sede di recensione l’album è stato ben apprezzato in redazione. Ci vuoi raccontare come è nato il progetto Kolossvs?
Non posso che essere molto contento per le belle parole spese nei confronti di ‘The Line Of The Border’, l’album ha ricevuto recensioni molto buone e non ultima per importanza la vostra. Kolossvs è un progetto nato sei anni fa con il semplice obiettivo di dare finalmente concretezza alla marea di idee musicali che mi frullavano in testa e che per pura pigrizia non portavo mai a termine. Alla fine, mi sono convinto e ho iniziato questo mio progetto personale, aiutato dal mio amico fraterno Alberto (il quale ha scritto alcuni testi) e da Emanuele Prandoni alla batteria. Prima di tutto, però, questo vorrei ricordare lo split del 2019 tra Kolossvs e ManoN (il progetto di Alberto) a sigillo della nostra grande amicizia. Spero un giorno che questo split possa essere reperibile fisicamente perché purtroppo la label non se n’è praticamente occupata…
Al pari del precedente progetto T132 vedo che permane la formula della one-man band. Preferisci lavorare da solo o ci sono ragioni di ordine più logistico?
Per quanto Genova non abbia chissà quale “scena Metal”, i musicisti anche qui non mancano di sicuro. Avere una band è una figata perché si condivide una passione assieme e si passano bei momenti, ma è anche un’arma a doppio taglio perché si cade facilmente in discussioni o in rinunce, cosa peraltro inevitabile. Ecco, Kolossvs, a parte i miei contrasti interni si è semplificato la strada sotto questo aspetto (ride, ndr.), un po’ di fatica all’inizio ma una volta trovata la quadra penso non riuscirei a dividere il mio progetto con terzi.
Ti sei mai chiesto perché, in ambito black, questa soluzione di line-up gode di maggior diffusione rispetto ad altri sottogeneri?
Oggi lo è molto meno, basti vedere che quasi ogni band è sui social e quindi molto “attiva”, ma chi conosce questo genere sa che misantropia, nichilismo, depressione, odio (giusto per citarne alcuni) non si condividono, in un gruppo o in gruppi di persone, ma sono stati mentali che tendono a far isolare. Penso nasca da qui questo sfogo individuale musicale.
Su Encyclopedia Metallum ci sono pochissime informazioni riguardo al progetto T132, che tuttavia viene riportato in attività dal 1994 al 2004. Ti va di fare un po’ di luce su questa precedente incarnazione musicale?
Ce ne sono fin troppe (ride, ndr.)! Non c’è moltissima luce da fare, è stato qualcosa di embrionale (7/8 canzoni), che non ha mai avuto la spinta così forte da parte mia da poter riuscire a creare un progetto e arrivare a creare un album, com’è stato con Kolossvs.
Due anni fa è uscito lo split coi Manon, che in realtà sono il progetto solista di Albrecht Schwarzimmer. Cosa ci puoi dire di questa collaborazione?
Come già accennato in precedenza, lo split tra ManoN e Kolossvs è qualcosa che sigilla musicalmente il legame tra me e Alberto. ManoN è una black metal band, con all’attivo già releases in passato, che ora ha appena concluso il nuovo album. Penso troverà una label in breve tempo, ho sentito l’album ed è veramente bello.
Le lyrics trattano in prevalenza tematiche Viking. Da dove nasce la passione per la mitologia nordica?
Sicuramente dagli ascolti delle band norvegesi dei primi anni novanta (Enslaved su tutti), questo album ha peraltro nella canzone ‘Norge’ una mia personale dedica a questa terra che amo. A coronamento di tutto ciò la presenza di Vicotnik (Dodheimsgard,Ved Buens Ende) in qualità di guest, che ha cantato il pezzo e scritto la parte centrale in lingua madre.
In molti testi hai usato un approccio trasversale al linguaggio combinando l’inglese con italiano e norreno…
Le canzoni hanno tutte testi in inglese, tranne ‘Journey’ in Italiano e ‘Norge’ metà in Inglese e metà in Norvegese. Alla fine, penso sia uscito un buon risultato in questo connubio di lingue.
Nel disco sono presenti numerose influenze musicali al di là del black. Quali sono gli ascolti che hanno inciso di più sul songwriting?
Di preciso non saprei, da piccolo sono cresciuto a pane e Pink Floyd e Queen. Durante l’adolescenza è subentrato il Metal di prepotenza e quasi subito il Black dal 1994 in poi. È anche vero che spazio dall’elettronica (Prodigy in primis) al cantautorato italiano (De André, Ivan Graziani) al rock più classico; può essere che tra tutte queste influenze qualcosa di diverso dal Black più puro ci sia finito.
Qual è la linea di confine cui si riferisce il titolo del disco?
È la linea di confine, sottile, che mi tiene sempre in bilico tra la follia e il crollo verticale;ho trovato dopo anni una sorta di equilibrio,particolare, ma pur sempre di equilibrio si tratta.
Al di là dell’attuale emergenza COVID-19, avevi in programma di organizzare live, magari con dei live members, oppure pensi che Kolossvs resterà un progetto da studio?
Kolossvs non si è mai esibito live, solo l’essere riuscito a creare dopo anni un album ha fatto scoppiare una pandemia mondiale (ride, ndr.); a parte gli scherzi, non escludo nulla, anche se ora l’unico mio obiettivo è finire le registrazioni del secondo album: come vedi ci ho preso gusto.
Ciao Maurizio e Metal Hammer, e grazie per il tempo che avete dedicato a Kolossvs.