Katatonia – Stay Creative
Il 11/06/2020, di Stefano Ricco.
A qualche settimana di distanza dall’uscita e dalla recensione di ‘City Burials’, riusciamo finalmente a scambiare qualche parola con il frontman Jonas Renkse. Tastiera e monitor fanno da tramite, in una situazione in cui, mai come prima, la tecnologia è stata salvifica, rivelandosi sicuramente vincente. Proprio la tecnologia ha consentito di mantenere un contatto visivo, seppur a distanza, con la musica e con le proprie band di elezione. Come sottolinea lo stesso Jonas, siamo ben distanti dall’emozione e dal trasporto vissuti in un live-concert, ma per lo meno i mezzi oggi a disposizione hanno contribuito a non affondare del tutto in una situazione malsana e sgradevole come quella che cerchiamo di lasciarci alle spalle. Di questo e naturalmente del disco parliamo con i Katatonia.
‘Hearts Set To Divide’ sembra essere la naturale continuazione di ‘Takeover’, bellissimo brano del precedente ‘The Fall Of Hearts’. Cosa hanno in comune le due canzoni, oltre ad avere sonorità simili?
Beh, intanto entrambe sono tracce di apertura! Oltre a questo, penso che condividano lo stesso tipo di composizione avventurosa oltre ad essere, in un certo senso, entrambe brani epici.
In ‘City Burials’, le componenti rock/metal sembrano siano state ridotte a favore di un maggiore utilizzo dell’elettronica e, in alcune canzoni, di un suono più dolce ed etereo. Si tratta di un percorso a lungo termine?
Non sono sicuro di concordare con te, o forse fino a un certo punto. Tuttavia, ti posso dire che non individuiamo mai in anticipo un percorso esatto da percorrere, non elaboriamo un piano generale su come vogliamo che l’album sia. Tutto fa parte di un lungo processo e il suono dell’album è la somma delle diverse parti coinvolte in questo processo.
‘Vanisher’ è una delle tracce più emozionanti. Che storia racconta?
Ha vagamente a che fare con qualcosa che viene cancellato, eliminato a causa di forze esterne. Può riguardare i popoli indigeni, ad esempio, o qualcuno che abbia imposto con la forza una certa religione su di loro.
Esiste un thread ad accomunare le tracce del disco?
Sì e no. Di per sé non si tratta di un concept-album, ma i brani sono legati dall’astrazione che caratterizza i ricordi e la memoria e dal modo in cui essi influenzano tutti noi.
Ci troviamo di fronte ad un lavoro piuttosto poetico ed estatico, ma che ospita anche brani più duri, come ‘Behind The Blood’. Quale canzone, secondo te, descrive meglio l’intero album?
Forse la canzone finale, ‘Untrodden’, anche se in realtà ci sono diverse canzoni che definiscono in modo diverso, ognuna a modo suo, l’album.
In che modo la band ha affrontato e reagito alla situazione di pandemia che ci circonda? Credi che sarà fonte d’ispirazione per la vostra musica futura?
Trovo la situazione davvero noiosa. Sono sicuro che si tradurrà in un sacco di buona musica (anche da parte nostra, eventualmente), ma è davvero strano non essere lì fuori a fare spettacoli, proprio ora poi che abbiamo da poco pubblicato il nuovo album.
Qual è il tuo punto di vista sul prossimo futuro della musica, sempre in relazione a ciò che sta accadendo con la più recente crisi sanitaria? Non sorprende che abbiate già suonato un live in streaming.
Spero solo che le cose tornino alla normalità il prima possibile. Nel frattempo, provo a rimanere creativo. Speriamo che la scena della musica dal vivo riaffiori una volta trovato un rimedio alla situazione. Fare streaming dal vivo è un buon modo di tenersi in punta di piedi, ma credo che la gente preferisca stare in un locale pieno di gente, con della birra fredda in mano o in un festival fangoso da qualche parte in una foresta tedesca, piuttosto che sedersi davanti a una TV o un computer per guardare le sue band preferite!