Metallica – Off The Rails On A Metalli-train
Il 04/06/2020, di Alex Ventriglia.
Il chitarrista dei Metallica era da sempre considerato il più schivo e taciturno. Anche nell’aspetto, a parte il timido pizzetto degli ultimi anni, Kirk Hammett non aveva mai mostrato eccessi particolari, poi è cambiato tutto. Prima le trecce rasta, poi il piercing, ora il tatuaggio, il trucco e i capelli corti… Il divorzio deve averlo trasformato. Alex Ventriglia l’ha incontrato sul Metalli-Train e ne è rimasto sconvolto.
Io e Kirk Hammett ci siamo incontrati già tre volte e ogni volta mi fa piacere sapere che si ricorda di me e delle precedenti interviste che gli ho fatto. Un fatto più unico che raro, che un artista si ricordi d’averti già incontrato, vista la gran quantità di gente che abitualmente gli passa davanti, diventa per forza di cose routine il vedere facce diverse. Kirk è cambiato, cosìccome decisa è stata anche la sterzata dei Metallica su ‘Load’, a mio avviso un album memorabile, dalle sfumature complesse e “old-fashioned”, ma che i vecchi fans non accetteranno di botto, memori del tumultuoso thrash metal degli esordi. I Metallica, al contrario di altri, han saputo salire i gradini dell’evoluzione stilistica, pagando un pedaggio irrisorio. Chiamando a sé suoni Sixties, feeling blues, un approccio alla melodia meglio studiato, che, contrariamente a quanto si pensava (e nella lista degli scettici c’era pure il sottoscritto), ha fatto sì che il sesto album dei Four Horsemen conquistasse il massimo dei voti. Dicevamo, il look di Kirk Hammett rivela una volta di più l’imprevedibilità del chitarrista solista dei Metallica: occhi cerchiati di nero, unghie delle mani anch’esse colorate (tassativamente) di nero, un piercing a forma di cono a punta che, minacciosamente, gli sbuca da sotto il labbro inferiore. E ancora: fuma sigari puzzolenti e si veste da gangster, stile Al Capone. Anche nel carattere si è forgiato, perché così disinvolto e sicuro di sé come adesso, Kirk non lo è mai stato. La timidezza e la riservatezza di Kirk Hammett erano proverbiali, all’interno dei Metallica. Merito di una maggiore considerazione nell’ambito delle gerarchie del gruppo? Forse, visto che l’unione dei quattro su ‘Load’ funziona alla grande, si sente che la coesione e l’affiatamento finalmente governano in seno ai Metallica, la diatriba sulle presunte manie dittatoriali del duo Hetfield-Ulrich sembra essere acqua passata…
Siamo a bordo del Metalli-train organizzato dalla Polygram e dal Metallica Italia Fans Club, che, partendo da Milano, farà scalo a Bologna e Firenze, per poi finire la corsa alla Stazione Termini di Roma. In compagnia di Lars Ulrich, Kirk si è concesso al caloroso abbraccio dei fans in attesa nelle stazioni e in viaggio sul treno…
“È bello essere sul treno, parlare con la gente, guardare fuori dal finestrino e ammirare i paesaggi, il problema è che sono undici giorni che faccio questa vita; incontri stampa, interviste, meet’n’greet, sempre senza soste e per otto ore al giorno, tutti i giorni! Ormai dormo pochissimo…”
Sono tentato dal cantargli una ninna-nanna, anche se presumo non ne abbia bisogno, e poi mi andrebbe in fumo l’intervista, che già di per sé era messa in serio pericolo dalla mole di impegni promozionali a cui era sottoposta l’ambita coppia. Un rapido colpo al registratore, e via con le domande a Kirk… Che significato ha un titolo come ‘Load’?
“Non ha significato. Cioè, puoi dargli il significato che vuoi, tutto è lasciato alla tua libera interpretazione, dalla copertina al titolo la spiegazione è in quello che ci vedi tu. Mi piace la parola ‘Load’, è una parola molto “powerfully”, ha un bel suono, e per questo l’abbiamo utilizzata.”
Jason, cinque anni fa, disse la stessa cosa per quel che riguardava il penultimo album, il ‘Black Album’, cioè niente messaggi, niente significati…
“Jason sbagliava! Il ‘Black Album’ era esattamente su certe cose, la copertina era una bandiera! Jason non lo sapeva questo, qual era il significato di quella copertina. Succede a volte…”
Quindi, era solo routine per lui?
“Sì, esatto.”
Avete riascoltato il ‘Black Album’, prima di iniziare a lavorare su ‘Load’?
“No, non abbiamo usato il precedente disco come punto di riferimento o di partenza per nulla. Mi sembra però di averlo riascoltato dopo la fase di missaggio di ‘Load’, questo perché non avevamo nessuna intenzione di restare ancorati al passato, la nostra unica direzione è stata quella di guardare avanti, senza mai voltarsi. Non volevamo sfruttare le sonorità del ‘Black Album’ solo perché aveva avuto tanto successo. È stata forte la volontà di tutti noi a fare qualcosa di diverso, cose mai suonate in precedenza, e non un album che sembrasse semplicemente l’ultimo disco dei Metallica. Su certi passaggi del tuo sound è come se non ti evolvi mai, è un circolo che prosegue, ma per tornare indietro, non una linea retta…”
Voci autorevoli riportano che uscirà un altro disco dei Metallica subito dopo ‘Load’…
“Non sono voci, ma è la pura e semplice verità. Inizialmente volevamo pubblicare trenta pezzi sullo stesso album, poi abbiam pensato che erano troppi. Non sarei qui se avessimo deciso una cosa simile, ma sarei ancora a lavorare in studio. James, poi, diventava matto, all’idea di spararsi ben trenta fottuti brani! Così abbiam deciso di pubblicare intanto un album, e poi stare in tour per un anno; quando torneremo ci dedicheremo a quelle sedici canzoni che sono rimaste. Spero che potrà uscire entro la fine del prossimo anno. Comunque, stiamo parlando di pezzi che verranno affrontati da qui a un anno, tutto può succedere, nel frattempo… Certo che quelle canzoni sono in tutto e per tutto simili al repertorio di ‘Load’, come sonorità, però visto che tutto può cambiare, non saprei dirti cosa o quale variante musicale il nostro stile possa incorporare in futuro. È una domanda che mi pongo io stesso. Aver già scritto i pezzi, averli già pronti per il prossimo disco, è però una bella comodità, non hai la tensione e lo stress di doverli scrivere. Mi preoccupa solo il fatto che li possa ritrovare buoni, come mi sembrano adesso, quando torneremo a casa, alla fine del tour. Vedremo più avanti.”
Mi dà l’impressione che, per ‘Load’, avete lavorato in tutta rilassatezza, senza alcuna pressione, o no?
“Hai proprio ragione, ma non so spiegarti esattamente il perché, è tutta una serie di fattori. Penso comunque che il motivo principale risieda nel fatto che ‘Load’ lo abbiamo fatto a casa, in località a noi familiari. Questo è un fatto che può aiutare decisamente molto, ti facilita le cose non essere in giro in qualche altra parte del mondo. Se qualcuno di noi beccava la giornata storta, nessun problema, poteva sempre dire: “Okay ragazzi, non va! Faccio un salto a casa, poi torno più tardi”. Credevo che, comunque, dopo cinque anni dal ‘Black Album’, avremmo avuto qualche difficoltà nel metterci di nuovo a preparare un disco, invece non è stato così. Forse, inconsciamente, ci siamo ormai abituati all’atmosfera in studio, a trafficare tra quattro mura. ‘Load’ è l’unico disco che non siamo arrivati a detestare, per il lavoro speso e per lo stress accumulato, vorrà pure dire qualcosa, significa che abbiamo eliminato degli errori che, in passato, ci portavano a non poterne più di stare in studio. Errori che, a volte, creavano attriti tra noi. ‘Load’ non è stato niente di tutto questo. I Metallica, adesso, sono un nucleo di persone perfettamente integrate tra loro, non esiste la “primadonna” o il “capo” che decide per tutti, ma quattro “fuckin’ guys” che hanno deciso di spaccare il culo con la propria musica, you mean… Quello che ci ha tenuti assieme in tutti questi anni è che ognuno aveva il suo compito, un ruolo ben definito, che andava svolto per il bene comune, l’importante era poi ritrovarsi a raccogliere i risultati assieme. Siamo in quattro, ognuno di noi ha la sua personalità, le sue esigenze, le sue manie, non sempre è stato facile farle coincidere tra loro, perché non è affatto detto che debba avvenire per forza; però, siamo stati bravi anche in questo, cioè ci siamo venuti incontro affinché diventassimo un’unità forte e consapevole dei propri mezzi, responsabile della vita del gruppo. L’amicizia si è rafforzata ancor di più, c’è un’intesa strabiliante.”
Se ‘Load’ è riuscito così bene, penso lo dobbiate anche al fatto che, ormai, vi sarete abituati al metodo di Bob Rock.
“Beh, certamente le cose sono state più facili che non cinque anni fa, soprattutto perché Bob era una persona nuova che arrivava, con cui dovevamo legare senza aver avuto l’opportunità di conoscerlo. Ora sa bene quello che noi vogliamo da lui e noi quello che lui vuole da noi. Si è trattato di una combinazione che ha funzionato a meraviglia, aiutata dal fatto che, ripeto, adesso ci intendiamo all’istante, ognuno è a conoscenza dell’esigenze dell’altro.”
Su ‘Load’ il tuo stile è parecchio “blues-oriented”, molto differente dal tuo solito…
“Sì, ritengo sia un processo naturale, quello di inglobare nella musica che suoni le influenze che subisci. È da un po’ che mi interesso al Blues, al feeling che sa emanare, mi piace… Credo che su ‘Load’ questo “mood” si senta benissimo, faccio anche l’assolo in “slide-guitar” (su ‘Ain’t My Bitch’)…”
Una volta andavate matti per Misfits, Discharge, G.B.H. Ora che gruppi preferite?
“Per quanto mi riguarda, Fear Factory, la copertina dell’ultimo disco è semplicemente grandiosa! Poi Alice In Chains, e mi piace soprattutto PJ Harvey, in questo periodo.”
Non può sembrare strano, in relazione alla tua band, che ti piacciano gli Alice In Chains?
“No, non sono assolutamente d’accordo. Sai, li ho visti in un concerto “unplugged” a New York, e li ho trovati fantastici. Vado fuori di testa per i gruppi che hanno un qualcosa di originale, quelli che assomigliano tra loro li lascio ben volentieri a qualcun altro. Sia Alice In Chains, Fear Factory e PJ Harvey hanno un sound originale, che puoi distinguere benissimo.”
Ha destato scalpore la notizia secondo la quale suonerete al prossimo Lollapalooza: che ci fanno i Metallica all’alternative festival per eccellenza? È singolare la vostra partecipazione…
“Non penso che il fatto possa essere così strano, ormai il Lollapalooza è diventato molto prevedibile. È nato come un festival con tutte band dai suoni diversi tra loro, che non avrebbero mai suonato assieme; ora si è tramutato in una sorta di carrozzone alternative-rock, della serie: dobbiamo preparare il Lollapalooza Festival, chiamiamo cinque gruppi che fanno musica alternativa, per esempio Bush, Stone Temple Pilots, ecc. ecc. Quest’anno sembra abbiano deciso di tornare sui loro passi e di uscire da questa cosa che si era creata, penso che sia per questo che l’abbiano proposto a noi. Abbiamo accettato perché per noi è una sfida, e sai che i Metallica amano accettare le sfide, quando ci vengono fatte. È curioso però, siamo ancora una band ai margini… Nel ’91-’92 il mainstream venne da noi e ci abbracciò, e i Metallica divennero parte del mainstream. Adesso, è l’alternative la musica mainstream, quella che va per la maggiore. Non essendo i Metallica una band alternativa, direi che siamo quasi “off”, non più una formazione che fa parte della musica che conta, eccoci nuovamente ai margini. Per questo ha senso fare da headliner al Lollapalooza, perché è qualcosa di diverso rispetto a ciò che facciamo, ci sentiamo a nostro agio.”
Quindi, state per ripartire per un lungo tour: come affronti la cosa? Voglio dire, dopo tanti anni, trovi sempre gli stimoli giusti, la stessa voglia di dare l’anima sul palco?
“Scherzi? Suonare dal vivo è quanto io più desideri, non ne sono mai pago. Mi piace essere “on the road”, confrontarmi con platee di nazionalità differenti, che seguono con passione i Metallica. Ecco, questa è una cosa che davvero non potrà mai stancarmi. Non vedo l’ora di partire!”