Doomraiser – Italian Doom
Il 19/03/2020, di Andrea Del Prete.
I Doomraiser rappresentano – da oltre tre lustri – la fierezza del doom italico, con una coerenza ed abnegazione ammirevoli. La loro ultima fatica ‘The Dark Side of Old Europa’, fotografa in toto la decadenza dell’Europa moderna con il suo lento incedere metallico. Con il senno di poi, fa quasi impressione il titolo dell’opera, quasi ad anticipare la situazione emergenziale che stiamo vivendo tutti in queste ultime settimane. Viste tali premesse, abbiamo dovuto necessariamente approfondire il mondo dei Doomraiser e l’abbiamo fatto con il frontman Nicola Rossi che ci ha guidato nel loro plumbeo mondo.
Prima di tutto volevo farvi i complimenti per ‘The Dark Side of Old Europa’, un disco solido, ben scritto e pregno di quell’arcano misticismo che solo il doom può dare. A tal riguardo, dove trovate l’ispirazione che emerge copiosa in pezzi come la title track e soprattutto nella maestosa ‘Tauroctony (The Secret Cult of Mithras)’?
Innanzitutto grazie per gli apprezzamenti. L’ispirazione che caratterizza i suddetti brani e gran parte del nostro repertorio fa parte del nostro intimo, appartiene a quel mondo inconscio il quale ha bisogno di manifestarsi per essere successivamente sviscerato, risolto e sviluppato nel corso della costruzione compositiva. Le modalità di elaborazione sono necessarie e il lavoro di composizione avviene sotto un processo libero e immediato. Non abbiamo mai avuto un vero e proprio modello e un solo approccio di lavoro da seguire, le idee nascono spontaneamente sotto un processo catartico di rielaborazione dei sentimenti, ci affidiamo molto alle diverse e eterogenee sfaccettature della nostra visione musicale.
Ho trovato decisamente interessante nel vostro disco, la volontà di unire atmosfere tipiche del doom europeo (Candlemass / Cathedral) ad un approccio tipicamente statunitense (Earthride), specialmente per quanto riguarda in parte il cantato nelle parti più ‘tirate’. E’ un mio abbaglio, oppure era nelle vostre intenzioni?
In realtà non badiamo molto a questi tipi di accostamenti, ripeto, la nostra musica è frutto del nostro spirito, dei nostri sentimenti e dei nostri percorsi di ricerca. Sicuramente gli ascolti ci hanno influenzato e aiutato a costruire il nostro mondo musicale e concettuale, ma abbiamo sempre cercato di affidarci a noi stessi e al nostro intimo, abbiamo un personale e distintivo modo di vedere e interpretare le cose e fin dagli esordi abbiamo fatto leva su questo.
Come peraltro certe attinenze agli ultimi Celtic Frost di ‘Monotheist’…
Amiamo i Celtic Frost, ‘To Mega Therion’ e ‘Into the Pandemonium’ sono ancora dischi attuali non solo nel panorama metal, ma anche all’interno di un certo circuito avanguardistico e riteniamo ‘Monotheist’, sicuramente un album interessante, che peraltro segna un buon ritorno di una band che ci aveva abbandonato la nave, partorendo due album piatti e deludenti e che spezzarono crudelmente i nostri e molti altri cuori metallici ahahha… ma ripeto, se ci sono delle ispirazioni, queste ultime sono inconsce ed essendo immagazzinate nel nostro profondo intimo, necessariamente vengono a galla caratterizzando successivamente il nostro marchio di fabbrica.
Le vostre uscite precedenti – ‘Lords of Mercy’, ‘Erasing the Remembrance’ e ‘Reverse (Passaggio inverso)’ – avevano in copertina un disegno molto colorato. Come mai avete optato per questo nuovo approccio, molto più oscuro e criptico, per questo nuovo album?
Volevamo allontanarci dai colori e dai tratti espressivi di quelle tipologie di disegno adottate in passato e volevamo che il “nero” dei solchi musicali di questo nuovo album, venisse rappresentato da un’immagine semplice, diretta e nello stesso tempo oscura e misteriosa. Credo che il tipo di copertina utilizzata rispecchi molto lo stato d’animo del disco.
‘The Dark Side of Old Europa’ è il vostro primo album con la Time to Kill Records, come siete entrati in contatto con la vostra nuova etichetta?
Conosciamo la Time To Kill perché si sta muovendo molto bene ed in maniera estremamente seria e decisa in ambito underground, ed in più conosciamo Enrico Giannone da molti anni e con lui condividiamo stima, rispetto per il lavoro svolto ed anche amicizia. È stato piuttosto naturale per noi iniziare la collaborazione con lui, considerando anche il fatto che Enrico è stato sempre un supporter della nostra band come noi lo siamo stati dei suoi death-grinder Undertakers.
Ormai siete in giro da oltre quindici anni, con una formazione pressoché invariata devota un genere di nicchia. Cosa vi ha tenuto uniti negli anni? Banalmente la passione e il piacere di suonare insieme oppure c’è stato dell’altro?
Sicuramente la passione e l’amore per la musica, la voglia di portare avanti un messaggio musicale e concettuale, la necessità di sperimentare, affinando il nostro stile, la perseveranza di un percorso di lavoro creativo e di ricerca che dalle sfere intime e profonde passa alle sfere razionali della vita quotidiana. Ovviamente l’amicizia che ci lega è stata un ingrediente importante per la longevità del progetto.
Ultimamente il doom sta ricevendo attenzioni come mai in precedenza, nascono nuove band come funghi e vengono pubblicati libri di approfondimento sul genere: da veterani vivete questa maggiore esposizione come un fastidio o un meritato riconoscimento?
Secondo noi il doom oggi è troppo esposto e per certi versi ha perso il misterioso fascino che manifestava agli esordi. Questo può essere un bene ma anche un male, poiché il doom non è un vero e proprio genere musicale, non è uno stile prettamente estetico o una moda, non basta suonare ritmi cadenzati e riff lenti attraverso un suono saturato e morboso, esso è un sentimento, un’attitudine che oserei accostare quasi ad un tipico stile di vita. È ricerca quotidiana, il quale permette di vedere oltre la corteccia della realtà, scrutando il buio affinché si riveli la vera luce della conoscenza. Noi delle mode ce ne siamo sempre fregati e continuiamo imperterriti il nostro cammino.
Voi siete di Roma, una città che è sempre rimata attiva a livello underground e che in taluni casi ha dato visibilità internazionale ad ottime band come gli Hour Of Penance e gli Zu. Attualmente la scena ‘metallica’ underground secondo voi è ancora in pieno fermento?
Se parliamo di metal nel vero senso del termine ci sono senz’altro realtà attuali molto interessanti, band con forti personalità e tratti distintivi.
E’ vostra intenzione portare in tour ‘The Dark Side of Old Europa’?
Abbiamo già in programma alcune date relative alla promozione dell’album, in futuro vedremo di promuovere il disco anche in vari paesi d’Europa.