Strength Approach – Fedeli al patto
Il 31/07/2019, di Federica Sarra.
Sulla scena dal 1996, la storica band romana è sempre rimasta fedele alle proprie radici e a al concetto di Hardcore State Of Mind di cui sono stati e sono ancora di diritto i principali esponenti in terra italica. Un forte senso di appartenenza, coesione e tanta, tanta grinta hanno fatto sì che i nostri cavalcassero gli anni e le mode senza che nulla li scalfisse, producendo sempre materiale di ottima qualità, dosando rabbia e intelligenza. E la voglia di lasciare un’impronta importante. Li vedremo presto sul palco insieme ai Madball, il primo agosto al Traffic di Roma e il 2 Agosto a Parma. Abbiamo fatto il punto sul presente e sul futuro della band con Alessandro Blasi, voce degli Strength Approach.
Il ritorno del vostro storico batterista Emiliano è stato un momento particolare, ci puoi raccontare com’è andata?
Sì, per 5 anni abbiamo prodotto e suonato con un altro batterista, poi ci siamo detti “Cambiamo!”. È stato un processo molto naturale, qualche scambio di messaggi, la voglia di registrare cose nuove e non c’è voluto molto per convincerlo! Il suo ritorno è stato grandioso e ha portato alla release dell’EP ‘Revenge Is Mine’.
Una volta tornato alla base, Emiliano ha dato nuova linfa, possiamo parlare di un ritorno alle origini anche nel sound?
In qualche maniera direi di sì, ha un suo stile che è molto diretto e riconoscibile. Mi è bastato dirgli che avevo una serie di riff in mente ed è stato come quando abbiamo iniziato tutto, come agli esordi. Il resto è venuto fuori da sé, ci è bastato ritrovarci insieme in uno studio di registrazione ed è stato immediato.
Il vostro EP è un antipasto di qualcosa in arrivo?
In realtà, non vendevamo l’ora di produrre qualcosa che ci rappresentasse in tutto e per tutto e farlo velocemente. E sì, c’è un nuovo album in cantiere! Ma in questo caso abbiamo deciso di muoverci più lentamente, sicuramente entro fine anno abbiamo l’intenzione di pubblicare del nuovo materiale.
Parliamo di integrità come concetto base dell’Hardcore, vorrei conoscere il tuo punto vista.
Sicuramente l’Hardcore è soprattutto un’attitudine, non puoi comprarla, non basta indossare una t-shirt. O sei così o non lo sei. E l’integrità all’approccio a questo ambiente musicale è una parte integrante, vuol dire idee da portare avanti senza avere paura, restare fedeli a un patto. È importante prendere una posizione, anche scomoda.
23 anni di attività e non sentirli, come si fa a mantenere inalterata la motivazione?
Eravamo e ancora siamo parte di una piccola grande famiglia. E ai tempi non esisteva neanche Facebook, immagina la fatica di tirare su una band e creare del seguito.
Ti capita di provare un po’ di malinconia riguardo la vecchia scena dove magari era tutto più difficile ma estremamente sincero?
Forse è un po’ naif da dire ma avendo una percezione adolescenziale, mi viene da pensare che prima una cosa come ad esempio fare un disco, dovevi volerlo veramente con tutte le forze, dovevi impegnarti molto di più. Se volevi spaccare veramente l’unica cosa da fare era rimboccarsi le maniche e cominciare a scrivere. Stesso impegno per organizzare un tour, ti mettevi lì a scrivere, a telefonare… Oggi vedo band che hanno tanti mezzi e parlo soprattutto dei social, che non riescono a procurarsi una data e hanno bisogno del manager. Molti mi dicono che è difficile perché non hanno i contatti che ho io, io e il resto del gruppo ce li siamo costruiti nel tempo, come ti dicevo, con fatica.
Come descriveresti il periodo d’oro della scena Hardcore romana a un ragazzino di adesso?
Senza sembrare un anziano nostalgico ti dico che era una vera bomba! Eravamo tanti gruppi che spaccavano anche all’estero, eravamo una crew di persone che volevano portare avanti il sound di Roma e ci siamo riusciti! Poi vivere quell’esperienza nella fascia adolescenziale o dai 18 anni ai 20, è tutto amplificato e siamo portati a ricordare in modo diverso, a mille. La differenza sostanziale è che prima volevamo costruire qualcosa, era una vera e propria necessità, persino costruirci il nostro palco in un locale dove non c’era nulla!
E alla fine qualcosa l’avete costruita sul serio, una scena importante che ricordano tutti e non è roba da poco!
In effetti sì, qui a Roma si muovevano tante cose, era il centro nevralgico che ospitava anche band straniere di calibro. Abbiamo dato il nostro contributo!