Saxon – Il ritorno dell’aquila
Il 23/07/2019, di Dario Cattaneo.
L’aquila è atterrata un’altra volta! Per la quarta volta in quattro decadi, un live dei Saxon dal titolo ‘The Eagle Has Landed’ tocca gli scaffali di tutto il mondo. E dopo i capitoli I, II e III, quale modo migliore di festeggiare 40 anni in carriera se non raccogliendo appunto 40 canzoni da tutte le registrazioni non usate che avevano in magazzino? È proprio il gran capo Biff a parlarci delle scelte effettuate per questa nuova antologia e a viaggiare con la mente un po’ a un grande passato, incoraggiato dalle nostre domande…
L’occasione per questa intervista è quella di un compleanno… 40 candeline sulla torta, 40 anni sulla scena, senza mai mollare. Come ti senti per questo traguardo?
Sto davvero bene, devo dire. È un grande obiettivo e, come dici te, ci siamo arrivati senza mai fermarci. Mi sento bene quindi, sono molto soddisfatto di quanto fatto in una carriera così lunga e infatti l’occasione ci è sembrata perfetta per festeggiare con questo nuovo prodotto dal vivo, che dipinge la band nel contesto in cui si trova da sempre meglio!
‘Eagle Has Landed 40 Live’ è un modo davvero sontuoso di partecipare. 40 canzoni equamente divise su 4 decadi, tutte dal vivo, tutte registrate negli ultimi 12 anni. 3 CD per quasi 4 ore di musica. Come siete arrivati a una scelta del genere per questo prodotto?
Semplicemente ne avevamo la possibilità. Registriamo così tanta roba durante i nostri tour e i vari festival estivi che dal 2007 in poi avevamo circa 80 show interi registrati, dai quali non si erano mai pescati estratti o pubblicazioni. È tanto materiale! Se ci aggiungi poi che nella massa di queste registrazioni c’erano anche delle cover inedite nonché alcuni brani con ospiti interessanti sul palco, ecco che avevamo già per le mani qualcosa di adattissimo per festeggiare il compleanno di cui parlavamo prima. Scegliere i 40 brani da mettere in mezzo a quella montagna di roba però è stata davvero un’impresa.
Ho letto su una web magazine una critica a questo prodotto… un lettore sosteneva che era meglio rappresentare le quattro decadi pubblicando sì 10 brani per decade, ma pescando registrazioni originali di quel periodo, e non registrazioni fatte negli ultimi anni con questa line-up. Io non sono d’accordo con lui, ma tu cosa risponderesti a questa critica?
Potrei rispondere… che bisogno c’era di fare una cosa così? In carriera abbiamo già registrato diversi album live, di sicuro anche più di uno ogni decade di carriera. Quindi, se la critica riguarda la possibilità di ascoltare la formazione di un particolare periodo alle prese con un brano di quello stesso periodo, questo ogni fan lo può benissimo fare cercando nel catalogo dei Saxon e cercando appunto il live album relativo al periodo che gli interessa. Ti basta considerare i soli live album intitolari ‘The Eagle Has Landed’. Il primo è stato registrato negli ’80, il secondo è del 1996, mentre il terzo è stato pubblicato nel primo decennio del 2000. Avremmo potuto pubblicare una quarta parte, ma forse era meglio un prodotto come quello che abbiamo fatto, non ti pare?
Sempre rimanendo su questa divisione in quattro decadi… riesci a scegliere un album più rappresentativo per ogni decade?
Certo, nessun problema: scelgo ‘Wheels Of Steel’ per gli anni Ottanta; ‘Solid Ball of Rock’ per gli Anni ’90, mentre ‘Lionheart’ rappresenta bene il nuovo millennio. Per l’ultimo periodo è troppo presto per dirlo, stiamo ancora portando in giro ‘Thunderbolt’!
Nel corso di questo lungo periodo, comunque, i Saxon non sono mai cambiati come genere e come immagine. Come si può rimanere fedeli a un sound e un immagine per 40 anni, quando la scena intorno a voi è cambiata così tante volte?
Non la vedo tanto come rimanere fedeli a se stessi quanto… rimanere fedeli ai fan. Ovviamente io suono qualcosa che mi piace e che sento onesto da parte mia proporre, ma non è che compongo o registro solo la musica che mi piacerebbe fare. I Saxon hanno una storia importante e tantissimi fan fedeli, e io guardo sempre a cosa si aspettano loro da noi. Non fraintendere, non è uno svendersi, è proprio avere a cuore il ‘cliente’ se vogliamo metterla così. La nostra fan-base è molto fedele ma anche molto esigente, e comporre musica nell’ottica di non tradirli è la cosa più onesta che possiamo fare come musicisti. Per questo i Saxon sono da sempre legati a un certo tipo di proposta e non l’hanno mai rinnegata.
C’è stato in carriera un periodo di quelli in cui hai addirittura avuto il dubbio che la band potesse superare l’anno? Qual è stato il periodo caratterizzato dalle maggiori difficoltà?
Non parlerei proprio di momenti in cui ho avuto dubbi sul fatto che la band potesse o meno andare avanti, ma periodi più difficili per tutti noi ce ne sono sicuramente stati. Mi vengono in mente gli anni Novanta, se ti devo dire un periodo in cui abbiamo affrontato molti ostacoli. È stato un periodo di forti cambiamenti, nella band, nella musica e nella scena in generale, e non tutto quanto è successo in quegli anni è stato facile da affrontare. Ma ce l’abbiamo fatta.
E durante quel periodo, cosa ti ha spinto a continuare e a non lasciar perdere tutto? L’amore per la musica?
No, ti rispondo ancora una volta i fan. Il loro feedback è tutto, e vedere la loro risposta nei momenti difficili ti rassicura sul fatto che stai facendo le cose giuste, che sei ancora in grado di comporre canzoni e musica capaci di piacere e di muovere la gente. Sono i fan a darti la misura di quanto sia importante ciò che tu stai facendo, e questo aiuta a rimanere focalizzati e a non abbandonare le speranze.
Parlando invece di momenti felici e positivi, in cui tutto sembra girare come deve?
Ecco, questo mi piace di più! Devo dire che tutta la carriera è stata una grande impresa, ma gli ultimi anni soprattutto sono stati grandi. Grazie alla consapevolezza di ciò che si è superato si riesce a vivere più serenamente… e come ti ho detto all’inizio, adesso sono molto felice. Sono più tranquillo, ecco, nel mood giusto per festeggiare.
Dopo tutto questo tempo pensi di avere esaurito gli obbiettivi che ti eri posto a inizio carriera o c’è ancora qualcosa da fare?
Non si finisce mai veramente di porsi obbiettivi, ma devo dire che per questo argomento i numeri sono dalla nostra. Voglio dire, 40 anni e 22 album in studio sono un grande raggiungimento, qualcosa che quarant’anni fa non si poteva nemmeno prevedere. Direi che possiamo dire che abbiamo raggiunto molto e che possiamo sentirci soddisfatti.
Messa bene in chiaro il vostro ruolo di pionieri nella scena heavy… sentite un senso di responsabilità nei confronti delle nuove leve? C’è qualcosa che senti di dovergli insegnare?
Si, c’è un senso di responsabilità. Ma non è solo legata alla musica. Sento che – più che influenzare generi musicali con la nostra proposta o voler vedere band imitare i Saxon – la cosa più importante che possiamo passare sia la saggezza. Commettere degli errori, non commetterli più ed essere da esempio perché gli altri non li commettano. Secondo me la vera responsabilità nei confronti di una giovane band è proprio riuscire a passargli la saggezza che deriva da una carriera lunga come la nostra.
E quindi che consiglio importante daresti ora come ora a una nuova band?
Un riassunto di quanto ci siamo detti prima: ascoltare sempre i fan, non accantonarli mai nella tua testa, non perdere mai la voglia di continuare, provare fino allo stremo a uscire dalle difficoltà e – in ultima battuta – non arrendersi. È quello che abbiamo fatto noi, è il consiglio che mi sento di dare con più sincerità possibile.
Vorrei finire con una domanda più personale… Cosa sono ora i Saxon per te? Una famiglia? Un lavoro? Un brand? La tua vita?
È un po’ tutto questo. È un brand? Si è un marchio che portiamo avanti e in cui la gente si identifica, e da qui deriva l’attenzione ai fan di cui ti parlavo. Sono un lavoro? Certo, in certi periodi i Saxon mi portano via la quasi totalità del mio tempo. Uno stile di vita? Anche. Ma credo che più di tutto per me i Saxon siano ancora una famiglia. Come lo sono da quarant’anni.