Anthem – Dal Giappone con furore
Il 24/04/2019, di Andrea Schwarz.
Alzi la mano chi prima d’oggi aveva sentito parlare degli Anthem, band giapponese dedita ad un energetico e granitico power metal? Io credo, come per il sottoscritto, che questi si possano contare sulle dita di una mano al contrario di quando si parla di anime piuttosto che di arti marziali quali il judo. Ed oggi, proprio per colmare questa lacuna durata quasi 35 anni, il quartetto capitanato da Naoto Shibata, unico membro fondatore rimasto dai loro esordi, produce per il mercato europeo grazie alla Nuclear Blast un best-of sui generis poiché invece di riproporre banalmente il vecchio catalogo, le canzoni qui presenti sono state interamente ri-registrate con la nuova odierna formazione, un disco che non spicca certo per originalità ma che certamente è in grado di infiammare i cuori dei metal fans del più tradizionale heavy metal classico, quello senza fronzoli ma che riesce ad entusiasmare grazie a riff granitici e melodie da cantare a squarciagola. Abbiamo incontrato per voi Naoto Shibata, ecco le sue parole…..
Ciao Naoto, ci sono tantissimi fan europei che sono curiosi di conoscere qualcosa in più sugli Anthem: potresti spiegarci in breve qual’è la vostra storia fin dai vostri esordi?
Ok, potrebbe essere un po’ lunga la storia, te lo anticipo (risate, ndr.)! Fino al 1981 ero un musicista semi-professionista di un trio chiamato The Black Hole, poi quando questi si sciolsero fui invitato da un amico in sala prove dove c’era una band ancora senza nome che stava cercando di prendere forma. Ricordo che in quel periodo i musicisti andavano e venivano, c’era totale incostanza e confusione fino a quando finalmente si trovò la quadratura del cerchio arrivando con quattro membri effettivi. Chiaramente, come succede per tanti, all’inizio suonavamo cover, le più disparate e solo saltuariamente ci cimentavamo in materiale originale, nostro. Fin da subito, affascinati ed influenzati pesantemente dalla NWOBHM, trovammo in Anthem il nostro monicker, un nome che venne in mente quasi per caso al sottoscritto e che piacque a tutti immediatamente cominciando a suonare in lungo ed in largo per il Giappone. Tutto questo fino a quando un giorno facemmo un’apparizione in un contest di bands emergenti dove un ufficio management ci notò mettendoci sotto contratto: questi erano dell’ufficio di Masa Ito, ci portarono al debutto discografico nel 1985 realizzando insieme un totale di ben 3 albums ed un mini album nel periodo appunto dal 1985 al 1987. Riuscimmo addirittura ad imbarcarci in un tour degli USA, per noi un autentico sogno anche se purtroppo successivamente, siamo nel 1988, ci furono alcuni cambi di line up: il nostro cantante Sakamoto fu rimpiazzato da Morikawa così come anche il chitarrista se ne andò, trovando velocemente un suo sostituto. L’attività in quegli anni era frenetica, considera che fino al 1992 realizzammo ben otto album ma il cambio dei gusti dell’allora scena musicale ed il nostro logorio per questa imponente attività ci portò allo scioglimento, ognuno di noi continuò in maniera diversa a lavorare nel music business fino a quando, nel 2000, ci incrociammo per un one-time project con Graham Bonnet alla voce e questo ci diede quella spinta necessaria a rimettere in piedi gli Anthem, siamo nel 2001. Come vedi la nostra carriera è lunghissima, ci sarebbero tantissime altre cose da dire ma te le risparmio (ride, ndr.), è una cosa ormai rara nel music business attuale. Nel 2015 celebrammo il nostro trentennale mentre quest’anno festeggiamo ben 34 anni di carriera…
Eh sì, Naoto, la vostra carriera è veramente lunga, dovreste scrivere un libro. Quali sono le ragioni che vi hanno spinto a pubblicare un disco come ‘Nucleus’ oggi?
Non è che ho sempre detestato le attività in Paesi diversi come il Giappone o cose di questo genere, semplicemente ero fortemente concentrato a produrre musica di qualità con gli altri della band e, visto che immaginerai bene che vivere di musica sia un compito alquanto arduo, tutte le mie energie erano profuse a costruire una solida fan base…l’unico modo per poter continuare a sopravvivere. Poi considera i tantissimi cambi di line up che hanno un po’ condizionato le cose, oggi mi sento totalmente a mio agio con l’attuale line up e quindi abbiamo pensato che fosse il momento migliore per portare fuori dai nostri patri confini il monicker della band.
Però mi rimane la curiosità di sapere come sia venuta fuori questa idea di registrare ex-novo la vostra precedente discografia con testi in inglese…è un’idea che avevate da un po’ nel cassetto oppure è un suggerimento di Nuclear Blast?
L’idea di base venne fuori circa due anni fa con la nostra etichetta, la Ward Records. Abbiamo una discografia veramente sterminata, tantissimi brani tra cui scegliere ma soprattutto un sacco di materiale che potrebbe adattarsi perfettamente alla nuova line up. È una sorta di disco introduttivo con il quale vorremmo farci conoscere, una buona idea come ‘disco di saluto’ (ride, ndr.)!
Registrare nuovamente i brani è alquanto curioso, non bastava prendere i migliori pezzi del vostro repertorio pubblicandoli come un semplice best-of? Magari aggiungendo un corposo booklet con foto d’epoca con aneddoti legati ai testi……
Beh, è difficile riuscire a ‘fotografare’ l’essenza degli Anthem odierni solamente pubblicando le versioni originali, penso che aver registrato con l’attuale line up sia un segno tangibile di quanto la band sia in grado oggi di produrre. Per quanto riguarda i testi, il nostro mischiare testi in inglese e giapponese sarebbe stata una buona cosa ma farlo completamente in inglese avrebbe dato quella spinta in più al nostro repertorio.
Una delle cose che ho apprezzato maggiormente è il fatto di trovarsi di fronte a canzoni scritte e pubblicate più di dieci anni fa, ‘Venom Strike’ è stata composta prima del vostro split del 1992 ma il sound che ne scaturisce è assolutamente moderno pur avendo un fascino molto old-school, non sembra proprio abbiano tutti questi anni. Non avete mai pensato di aver perso molto tempo a non occuparvi del mercato europeo? Va bene essere concentrati sul creare una solida fan base in Giappone ma questo forse vi ha precluso più di una possibilità…..
Ok, cercherò di entrare più nello specifico! Hai ragione, ‘Venom Strike’ è l’unico brano pre-split del 1992 ma sono contento che anche il resto del materiale abbia quel feeling old school! Ti sembrerà scontato ma credo fortemente che questo sia il miglior periodo per gli Anthem, sono orgoglioso di come stiamo lavorando e di come stiamo impostando la nostra attività. Rispondendo alla tua domanda, non saprei dirti se abbiamo perso tempo ma sono sicuro che tutte le cose che abbiamo fatto fino ad oggi sono state assolutamente necessarie, sono stati dei passaggi obbligati che ci hanno portato a fare delle scelte naturali, senza stress…per quello penso che adesso sia il momento giusto per il passo che abbiamo fatto.
Quanto è stato difficile provare a riscrivere i testi in inglese? Non dobbiamo dimenticare che le melodie ed il cantato è stato studiato con la metrica in giapponese e quindi questo ha comportato una mole di lavoro notevole. Ascoltare i dischi precedenti, da europeo, è alquanto strano e curioso al tempo stesso trovarsi di fronte a musica così potente ed energica con il cantato in giapponese…
Per noi giapponesi non è affatto strano mischiare la nostra lingua madre con l’inglese, è un trend assodato per le rock bands del mio Paese, forse è la maggiore caratteristica del nostro modo di fare rock. Nel momento in cui abbiamo lavorato alla traduzione dei testi in inglese ci siamo avvalsi di persone che conoscono perfettamente l’inglese cercando di mantenere inalterato le sfumature della nostra madre lingua. Non è stato poi così difficile, io e questi consulenti abbiamo fatto moltissimi ‘aggiustamenti’ e modifiche mano a mano che registravamo ma gran parte del merito va anche al nostro cantante, Morikawa: ha fatto un lavoro eccezionale! Ha cantato con una passione ed un pathos veramente fuori dal comune, non era facile ma abbiamo raggiunto un buonissimo risultato.
Pensi che utilizzare la lingua giapponese nei testi sia stata una delle ragioni che non vi hanno permesso di essere conosciuti nel mondo? Prendi ad esempio i Loudness: registrarono le parti vocali in inglese per l’album ‘Disillusion’ realizzando il primo album al di fuori del Giappone nel lontano 1984….caspita, per la bontà del vostro materiale, poteva questa essere una scelta anche per voi?
È inevitabile che le lyrics in giapponese-inglese siano molto più complicate da capire rispetto a quando queste sono solo in inglese ma ai tempi del nostro debutto pensammo che fosse la cosa giusta, che quella fosse la dimensione ideale per la nostra musica. Ma anche con quella impostazione, tentammo una release fuori Giappone con il nostro quarto album, ‘Gypsy Ways’. Oggi con YouTube sembra tutto incredibilmente più facile, più liquido, non ci sono confini e quindi se dovessimo focalizzare solamente questo aspetto, non ci sarebbe bisogno assolutamente di scrivere maggiormente in inglese rispetto a quanto già non abbiamo fatto fino ad oggi. I Loudness sono stati dei fantastici pionieri, credo però che gli Anthem differiscano sia per quanto riguarda la produzione musicale che nella propria attività.
Sono convinto che i fans europei siano molto curiosi di conoscervi….ma voi, quanto siete curiosi di conoscere e di confrontarvi con questo nuovo pubblico?
Guarda, suoneremo il nostro primo live in Germania il prossimo 26 aprile in occasione del Keep It True Fest, sarà un’esibizione di circa un’ora. Tutti noi siamo eccitatissimi solo all’idea di potervi partecipare, sarà una grande occasione con la speranza che ‘Nucleus’ possa essere un buon biglietto da visita che ci permetta di avere molte opportunità per poterci esibire di fronte ai fans europei.
Qual’è stata la tua reazione quando hai ascoltato la prima volta le nuove versioni delle canzoni mixate e masterizzate da Jens Bogren? Pensi che il suo tocco abbia in qualche modo aiutato a rendere moderno il vostro sound? Credi che senza di lui il risultato non sarebbe stato lo stesso?
In merito al mixing ed al mastering ho chiesto una cosa sola a Jens: cercare di fondere come un’unica cosa il vecchio suono degli Anthem con quanto gli Anthem siano oggi. Ho immediatamente percepito che questa mia richiesta è stata accolta con molto entusiasmo, abbiamo lavorato molto insieme perché ci scambiavamo continuamente ogni piccolo progresso, uno scambio proficuo che ha dato risultati eccellenti, Jens ha fatto un lavoro perfetto!
Il Giappone è conosciuto per le anime (impropriamente detti cartoni animati, ndr.) grazie ad autori che adoro come Rumiko Takahashi, Go Nakai, Masakazu Katsura così come per il judo. Nel passato personalmente ho letto molti libri incentrati sulla vostra cultura: ma oggi com’è il tuo Paese? È un Paese ancora con una forte tradizione oppure le giovani generazioni sono influenzate dalla cultura europea e/o statunitense?
Anche io ho praticato il judo quando ero un ragazzino, ero anche abbastanza bravino a dire la verità ma penso di essere migliore come musicista (ride, ndr.)! In merito alle anime, il mondo ne è affascinato da qualche anno ma per noi è qualcosa che ‘viviamo’ dall’infanzia e quindi mi stupisce molto vedere tutto questo interesse, è un po’ il nostro orgoglio. Abbiamo un senso estetico veramente unico come rara è la nostra prospettiva nel ‘vivere’ la realtà. Naturalmente, le giovani generazioni tendono sempre più ad essere interessate dalla cultura europea e statunitense ma penso che negli ultimi anni c’è una rivalutazione della nostra cultura locale.
Dopo questo primo ‘esperimento’, avete già programmato di pubblicare il vostro vecchio catalogo in Europa?
Mmmmm, penso che sarebbe meglio, come abbiamo fatto per ‘Nucleus’, registrare nuovamente con la line up odierna il vecchio catalogo piuttosto che pubblicare pedestremente le vecchie versioni….ma più di tutto preferirei pubblicare un album nuovo!
Oltre alla data al Keep It True Festival, avete pianificato un tour di supporto a ‘Nucleus’ oppure attendete la reazione del pubblico?
Naturalmente esiste una relazione tra la reazione del pubblico e le nostre attività ‘oltre Giappone’ così come non possiamo negare che questa release potrebbe portare ad alcuni ammiccamenti da parte dei fans e degli addetti ai lavori nel mondo…speriamo che ci siano presto sviluppi (ride, ndr.)!
Hai altri metal act giapponesi da suggerire al sempre attento pubblico europeo?
Ci sono talmente tante e così brave band oggi giorno sul mercato che non riesco a tenermi al passo, difficile farti dei nomi ma ti posso garantire che là fuori c’è un giovane movimento che farà presto parlare di sé.
Hai un ultimo messaggio da lasciare ai fans europei?
Ciao a tutti i metal maniac europei! Grazie infinite per aver letto questa intervista, da parte mia e da parte degli Anthem tutti. Ci auguriamo che presterete attenzione a ‘Nucleus’ con la speranza di poterci presto esibire live anche in Italia. Quando arriverà quel momento, sarò contentissimo di sentire le vostre voci unirsi alle nostre nel cantare le nostre canzoni!