Omnium Gatherum – Diverse Prospettive
Il 17/12/2018, di Dario Cattaneo.
Otto album in carriera e venti anni di militanza sulle scene non hanno certo stancato i finnici Omnium Gatherum. La squadra di Kotka ha infatti costantemente progredito sul proprio percorso, proponendoci negli anni un doppio poker di album sempre validi e diversificati, seppur sempre classificabili come death melodico. Una chiacchierata con il compositore e unico rimasto della line-up iniziale Markus Vanhala ci rivela alcune cose interessanti sul nuovo ‘The Burning Cold’…
Siamo oramai prossimi alla pubblicazione del Vostro ottavo album, ‘The Burning Cold’. Dopo il maestoso ‘Beyond’, con ‘Grey Heavens’ avevate seguito una linea più diretta, più dura. Sbaglio o quest’album è sulla stessa falsariga?
Sì, siamo ancora sullo stesso sentiero. Questo è un album molto ‘in your face’, per così dire. Non ci sono lunghe suite epiche da dieci minuti, non ci sono arrangiamenti eccessivi. È un album più live-oriented, uno di quelli che ti garantisce di fare un bello spettacolo dal vivo. Abbiamo poi notato un buon numero di pezzi più… melodici! È decisamente l’album più melodico degli Omnium Gatherum, anche se la matrice death metal è tuttora ben presente, soprattutto grazie all’approccio particolare delle voci di Jukka.
Potente ma melodico… sbaglio o è un vostro trademark?
Esatto! È così.
L’album contiene undici canzoni molto solide… vi siete concentrate su quelle o avevate pezzi avanzati?
Ci sono stati diversi “leftover” questa volta. Brani semplicemente… non all’altezza dell’album, almeno non ancora. E poi ci sono le canzoni in più per il mercato giapponese. Non so perché, ma in Giappone gli album hanno sempre qualche traccia in più!
Abbiamo notato una cosa particolare nella struttura… il titolo è ‘The Burning Cold’, e la prima canzone si intitola ‘Burning’ mentre l’ultima ‘Cold’… dai, non è una coincidenza.
L’idea parte da Jukka, dovresti sentire lui: il titolo l’ha proposto lui la scorsa estate. Mi è piaciuto. Penso si sposi bene con le tematiche che ha scelto per l’album, tematiche che riguardano una diversa prospettiva che soprattutto lui ha del mondo esterno…
Ci puoi parlare di queste tematiche?
Non sono la persona più adeguata, come dicevo, però il cambio di prospettiva riguarda anche me, nello scrivere musica. Alle volte ti butti in un processo creativo e ne segui il flusso, sentendoti pieno di idee… alle volte invece ti devi distaccare. Guardare il risultato da un’altra ottica, e cercare di ridefinire quello che stavi facendo. È così che è andata su quest’album.
Hai dei pezzi preferiti?
Oddio sempre questa domanda… penso che siano un po’ tutte mie figlie. Come posso scegliere? Beh, se proprio devo ti dico ‘Gods Go First’, il nostro singolo già uscito… è davvero bella!
Squadra che vince non si cambia… e alla console troviamo ancora Swano, così come il vostro artista preferito sulla copertina, Olli Lappalainen. È un sodalizio che dura da anni, vero?
Già, dieci per l’esattezza. E con Teemu, altro produttore, sono oramai quindici. Siamo gente finnica, ci fidiamo della nostra famiglia, e ci è difficile sentire gente nuova con cui magari non ci troviamo. Pensa che Olli disegna le nostre copertine dal primo album! Alla fine è bello lavorare con gente che si conosce, c’è un clima di familiarità che troviamo molto importante.
Però la vostra formazione è cambiata spesso. Tuomo è un volto nuovo dietro le pelli… un vero martello, tra l’altro. Come siete arrivati a lui?
Tuomo è con noi da un po’ in realtà. È entrato subito dopo la pubblicazione di ‘Grey Heavens’, il tour l’ha fatto lui, perchè Jarmo se ne andò per stare con la sua famiglia e il suo lavoro subito dopo le incisioni. Tuomo ha uno stile di drumming decisamente legato alla vecchia scuola del death scandinavo, veloce sui pedali e potente, e penso che questo abbia portato qualcosa di nuovo sul tavolo, davvero. E poi la sua energia e positività sono stati una bella doccia fresca per noi, ci ha dato nuovi stimoli.
Ritorniamo alla musica. Prima hai parlato di “death metal scandinavo”. In effetti sono 25 anni che quella scuola esiste… era un quarto I secolo fa che ‘Skydancer’ dei Dark Tranquillity, o ‘Lunar Strain’ degli In Flames vedevano la luce. Pensi che il genere stia prosperando grazie a band come la vostra, o gli Insomnium? (Vanhala suona anche negli Insomnium, ndr.)
È un genere musicale come gli altri, non credo stia morendo, né migliorando. Ci sono nuove band emergenti brave, e quelli che fano questo lavoro da un po’ continuano a lavorare, e a tenersi stretti i loro fan. Non sarà il genere più trendy di tutti, ma di sicuro male non stiamo andando.
Prima ho citato gli Insomnium non a caso… sono l’altra tua band. Sei compositore pure lì, come fai a gestire tutto?
Eh eh… segreto! Ti basti sapere che mentre ero in vacanza dopo I lavori per ‘The Burning Cold’ stavo già lavorando al materiale del prossimo album degli Insomnium… non so che dirti, sono un fan del lavoro, se si tratta di metal, e non potrei fare a meno delle mie due band. Basta solo sapersi organizzare.
Senti, è l’anniversario di un vostro album importante, ‘The Redshift’ del 2008… festeggerete in qualche modo il decennale?
In effetti ‘The Redshift’ fu un album importante, che segnò il nostro passaggio a band davvero professionista. Cominciammo con i tour all’estero e con un vero tour bus, cose che non avevamo prima! Non so, non credo che faremo niente di specifico, a parte suonare pezzi da quell’album… cosa che è da dieci anni che facciamo!
Come band, senti di dover raggiungere ancora qualche obiettivo specifico?
Ci siamo già tolti diversi sogni, ma se ne formano sempre di nuovi! Per esempio vorrei portare la band in Australia… sarebbe carino suonare lì. Per ora comunque ci godiamo il momento e i nostri fan. Vediamo poi dove ci porterà il futuro.