Sadist – Piccoli frammenti di orrore
Il 10/12/2018, di Giuseppe Cassatella.
Un incontro del genere era inevitabile, i Maestri del death metal tecnico italiano non potevano non rendere tributo al Maestro del thriller, Alfred Hitchcock. I genovesi Sadist sono tornati, e lo hanno fatto musicando alcune delle pellicole più celebri del cineasta hollywoodiano. Il risultato, ‘Spellbound’, è l’ennesima prova di classe dei liguri, che sono stati capaci di trasformare in musica quelle inquietanti immagini cinematografiche. Abbiamo contattato il sempre disponile Trevor per saperne di più di questa opera.
Ciao Trevor, potremmo dire che questa volta il vostro è stato un ritorno col brivido! Come mai avete deciso di incidere un disco dedicato ad Alfred Hitchcock?
Sono un grande fan del Maestro Hitchcock, era doveroso questo passo. La musica metal da sempre è stata accostata al male, anche all’horror, questo “matrimonio” era scontato. Hitchcock è l’icona del film giallo, noir: credo che non poteva esserci connubio migliore. E’ stato molto divertente ripercorrere le fasi salienti della carriera incredibile del Maestro! ‘Spellbound’ riassume alcuni tra i suoi film più noti, per l’ennesima volta ho provato quelle sensazioni di allora, quelle di un bambino angosciato.
Quando si parla di colonne sonore thriller ed horror, in Italia non si può non pensare ai Goblin: credi che l’opera della band di Simonetti e Pignatelli in qualche modo vi abbia ispirato durante la stesura dei brani di ‘Spellbound’?
Claudio Simonetti è un mio carissimo amico, ho collaborato diverse volete con lui, specie in sede live, lui ha fatto lo stesso con noi, suonando il remake del brano ‘Sadist’ sul nostro album datato 2006. C’è grande e reciproca stima. I Goblin rappresentano un motivo d’orgoglio per tutti, da sempre fanno parte dell’eccellenze musicali nostrane. Tra Goblin e Sadist ci sono molte differenze, tuttavia credo sarebbe disonesto dire che non hanno rappresentato per noi un esempio da seguire. Su ‘Spellbound’, in realtà, l’influenza maggiore è stata la filmografia di Hitchcock, abbiamo scritto la musica immaginando e studiando per l’ennesima volta le sue regie. Questo è bastato per scrivere un album cupo, sinistro e misterioso.
Vi piacerebbe musicare per intero un film?
In passato abbiamo “prestato” la nostra musica per alcuni film, certo scrivere per intero una colonna sonora sarebbe una bella sfida, perché no, potrebbe essere divertente e appagante, per un musicista queste sono sempre esperienze interessanti.
Pur non essendo un concept classico – in cui i brani seguono l’evolversi di una storia, ma più che altro una raccolta di piccoli tributi alle singole pellicole – il disco appare omogeneo. Mi è difficile citare un brano che spicchi sugli altri. Voi avete scelto ‘The Birds’ come singolo, credi che questa sia la canzone più rappresentativa del disco?
Sono soddisfatto, ‘Spellbound’ è un disco maturo, potente e malvagio. Difficile individuare quali siano i miei brani preferiti. Se proprio devo, potrei dire: ‘The Birds’, ‘Bloody Bates’ e ‘The Mountain Eagle’. La prima è una canzone molto diretta, perfetta per riassumere il sound Sadist di ultima generazione; ‘Bloody Bates’ è terribilmente death metal, mentre a ‘The Mountain Eagle’ sono particolarmente affezionato, visto che mi porta indietro di qualche anno, precisamente all’album ‘Crust’. Credo, comunque, che ogni canzone contenuta in ‘Spellbound’ abbia una sua storia. C’è poi ‘Rear Window’, dove emerge l’etichetta techno death metal attribuita a Sadist fin dagli esordi, si tratta infatti di un brano dove gli elementi del genere saltano all’orecchio fin dalle prime battute. Mi piace pensare che ‘Spellbound’ sia un album apprezzato nella sua totalità!
Giusto una curiosità, tutti i film da voi scelti sono col sonoro, tranne ‘Il declino’ (‘Downhiil’) e ‘L’aquila della montagna’
(‘The Mountain Eagle’), che sono muti. Le canzone dedicata alla prima di queste due pellicole è uno strumentale, è un caso?
La scelta è stata casuale, ‘Downhill’ era un film muto, così come ‘The Mountain Eagle’, che su disco rappresenta uno dei brani con più groove. ‘Downhill’ è un omaggio a un nostro carissimo amico, un fratello scomparso qualche anno fa, un vero eroe morto per salvare due bambini.
In fase di recensione del vostro disco precedente, ‘Hyaena’, scrissi che avevate ritrovato la vostra parte più bestiale. Credo che ‘Spellbound’ sia un lavoro che risposti il focus sulla vostra componete più cerebrale: che ne pensi?
‘Hyaena’ e ‘Spellbound’ sono due album diversi. Mi piace assegnare ai dischi dei colori, ‘Hyaena’ veste certamente un colore chiaro, toni accesi, sole e fuoco. Il concept è incentrato su un brutale predatore che vive nelle pianure africane, la iena! Abbiamo utilizzato strumenti etnici e la necessità era di avere una produzione più nitida, che potesse esaltare il nostro istinto primordiale. ‘Spellbound’ ha colori profondi, scuri, concordo sul fatto che abbiamo riguadagnato il nostro lato più claustrofobico e cerebrale, per questo motivo credo che ‘Spellbound’ possa essere il punto d’incontro tra due dischi come ‘Above the Light’ e ‘Crust’!
La maggior parte delle band che hanno un approccio complesso alla musica, come il vostro, tende a scrivere brani molto lunghi, voi no. A esclusione di alcune canzoni contenute in ‘Above The Light’, ‘Tribe’ e ‘Lego’, difficilmente sforate i 6 minuti, mediamente restate intorno ai 4 e qualcosa. Come riuscite a condensare la complessità della vostra musica in poco tempo, senza lasciarvi prendere la mano?
La nostra intenzione, di cui abbiamo fatto verbo, è non trasformare la tecnica musicale in qualcosa che sia fine a sé stessa. Forse anche per questo motivo cerchiamo di condensare le idee restando nella durata media del singolo brano. Cerchiamo sempre di scrivere canzoni che possano essere chiamate in senso tale, pur mantenendo le componenti del death metal!
In qualche modo, l’esperienza di Trevor nei Trevor And The Wolves ha influenzato anche i Sadist?
I Sadist sono la mia vita! Con Trevor and the Wolves, che è il mio progetto solista avevo intenzione di fare qualcosa di diverso che mi avrebbe fatto tornare indietro nel tempo, a quando ero un giovane metalkid. Questo è il motivo per cui ho deciso di iniziare questa nuova avventura. Mi sembrava giusto fare qualcosa di diverso da Sadist, non avrebbe molto senso avere un suono simile. È stata sicuramente una sorpresa per tutti, specialmente per i fan Sadist. Sono un cantante death metal da trent’anni, di certo non voglio provare a cantare in modo diverso, questo è il mio mondo e lo sarà per sempre, ma il genere di Trevor and the Wolves richiedeva una voce leggermente più morbida, per una volta ho cercato di fare il bravo bambino… o quasi.
Abitualmente, dopo ogni vostra uscita, girate lo Stivale in lungo e in largo: avete programmato un tour anche per ‘Spellbound’?
Per prima cosa abbiamo intensificato l’attività ai Nadir Music Studios, stiamo provando i nuovi brani, vogliamo portare on stage uno show davvero esclusivo e questo richiede anche una buona preparazione. Ovviamente il discorso non si esaurisce solo tecnicamente ma anche pensando a una scenografia. Insieme al nostro management stiamo lavorando anche su quest’aspetto e quello che posso dirvi è che ci saranno delle belle soprese in sede live. A oggi insieme alla Vertigo, che è la nostra agenzia di booking, abbiamo confermato diversi show nel nostro Paese e altri sono in via di conferma. Quanto all’estero è probabile che nel 2019 faremo qualche tour e festival open air, sono arrivate alcune proposte, stiamo valutando le opportunità. Come dico sempre, l’aspetto più appagante per un musicista è salire sul palco, posso confermarti che non vediamo l’ora di farlo, manchiamo da troppo tempo!
In una ideale classifica dei vostri album, ‘Spellbound’ quale posto occuperebbe?
Sarei forse troppo scontato se dicessi che si colloca al 1° posto. Una cosa è certa, siamo soddisfatti di questo lavoro, così come per tutti gli altri album. Scrivere un disco porta via tempo, sacrificio, idee, c’è un gran lavoro dietro. Ogni nuovo capitolo è come la nascita di un altro figlio, a cui vuoi bene in egual maniera, difficile e forse poco corretto avere delle preferenze!