Armored Saint – Simboli Di Salvezza
Il 13/11/2018, di Andrea Schwarz.
‘Symbol Of Salvation’ è stato un album che ha segnato la carriera degli Armored Saint, per la prima volta nella loro carriera a distanza di ben ventisette anni dalla sua release verrà proposto interamente live. Uno shock per le coronarie di quei fans che ancora oggi, a ragione, stravedono per canzoni che hanno resistito all’usura del tempo risultando fresche ed interessanti ancora oggi. Il tempo è stato galantuomo, il talento della band ha fatto il resto: questa sera si esibiranno al Legend di Milano, l’attesa è altissima ed è per questo che Metal Hammer ha contattato per voi John Bush…..
Ciao John! Non ci sono parole per esprimere la mia gioia nel sapere che andrete a suonare interamente ‘Symbol Of Salvation’, al tempo stesso mi viene da chiederti: non vi siete mai preoccupati del fatto che ci potrebbero essere fan o persone portate a credere che sia tutta una questione commerciale per monetizzare il più possibile?
Beh, gli Armored Saint non sono mai stata una gallina da spennare e quindi non ci siamo mai posti il problema, figuriamoci! Inoltre il percorso che ci ha portato a suonare interamente l’album ha comportato tantissimo lavoro che nessuno può immaginare, è un modo carino per poter ringraziare i nostri fans che ci sono stati fedeli lungo tutti questi anni.
Grazie della tua sincerità, mettiamola allora così: andare in tour con il vostro disco più conosciuto potrebbe essere un modo per trovare ispirazione per nuovo materiale?
Sicuramente, effettivamente negli ultimi mesi abbiamo scritto e registrato su demo alcuni nuovi brani. Non sarebbe male potessimo pubblicare un nuovo album il prossimo anno ma molto dipenderà dalla qualità del materiale, non avrebbe senso pubblicare qualcosa solo per il gusto di farlo, frettolosamente. E’ un’idea da scartare a priori! Suonare le canzoni di Symbols tutte le sere e vedere di fronte a te il tuo pubblico ci aiuta e ci aiuterà nel processo di scrittura di nuove canzoni.
’Symbol Of Salvation’ è molto significativo nella vostra carriera e per il pubblico che vi segue per moltissime ragioni. Ai tempi, ci furono discussioni affinché l’attività della band cessasse? Insomma, il rapporto con la label dell’epoca non era idilliaca e purtroppo la salute di Dave Prichard era molto precaria con le conseguenze che tutti noi conosciamo….
Sì, personalmente avevo serissimi dubbi sul fatto che avremmo potuto continuare senza Dave, soprattutto quando morì. D’altro canto però credo che se avessimo deciso di scioglierci non registrando Symbol….sarebbe stato un errore ancora più grande. Dave ed il resto della band lavorò duramente a creare quei brani, era ancora più importante il fatto che il mondo potesse ascoltare quanto scrivemmo. Penso che tra le pieghe di quelle canzoni tu possa sentire la disperazione ed il cuore che mettemmo al servizio della musica.
Ne hai fatto cenno te, ho sempre avuto la curiosità di chiedervi come vi sentite ancora oggi quando pensate ad una persona ed un musicista come Dave, quali sensazioni provate nel proporre l’album senza di lui?
Non è per sembrare ruffiano o scontato ma penso a Dave molto spesso, sia quando suoniamo dal vivo che quando componiamo musica. A volte ci è capitato che Joey o qualche altro guitar player suonasse un determinato riff riportando la mia mente a Dave, in certi frangenti qualche riff che salta fuori mi ricorda ancora lui, sembra che sia lui ad ispirarci. Lo credo fermamente, fosse ancora vivo penso che gli Armored Saint sarebbero una band con tre chitarristi come i The Outlaws o gli Iron Maiden.
Ci sono canzoni che non avete mai suonato o piuttosto raramente, avete preso in considerazione la possibilità di rimaneggiarle un pò? Come vi siete sentiti in sala nel momento in cui le provavate le prime volte?
‘Truth Always Hurts’, ‘Another Day’, ‘Hanging Judge’, ‘Burning Question’ e ‘Spineless’….ecco alcuni esempi di quello che hai appena detto. Abbiamo dovuto impararli nuovamente, metterli nella set list. Non nascondo che è sempre elettrizzante e quasi rigenerante suonare materiale che non hai mai suonato anche se le canzoni di ‘Symbols’ sono diverse. Sintetizzando posso assicurarti che fare questo lavoro ha reso lo show un viaggio affascinante.
Tutti possono però dire che ‘Symbol Of Salvation’ è un album che si fa ascoltare piacevolmente ancora oggi! Se prendiamo la versione digitale possiamo apprezzare le versioni demo, incredibilmente nitide. Era ed è una vostra caratteristica quella di avere demo versions così pulite?
Fin dagli esordi la nostra massima aspirazione era quella di produrre delle demo che potessero suonare come se fossero dei veri e propri dischi, erano per certi versi delle produzioni con tutti i crismi. Pensa che quelle registrazioni furono fatte su una cassetta a quattro piste, a quel tempo però onestamente non eravamo così sicuri che quei demotape potessero essere l’unico modo di poter far ascoltare la nostra musica all’esterno, a volte quello che registravamo su demo non sempre finiva sul disco ufficiale.
John, cosa mi dici di Brian Slagel? Puoi parlarmi un pò di lui e della Metal Blade, ormai la vostra casa / etichetta da più di trent’anni ormai….Pensi che Brian durante le lavorazioni del disco dal 1988 al 1990 rappresentasse per voi qualcosa in più che un semplice label manager?
Senza Brian posso tranquillamente confermarti che Symbol non avrebbe visto la luce, Brian ci diede quell’affetto e la confidenza che solo pochi altri riuscirono a trasmetterci. E poi per noi è più un padre piuttosto che un discografico, gli saremo eternamente grati per quello che ha sempre fatto per noi, sia umanamente che come band.
Questo tour consiste in solamente 5 date europee, quali sono le ragioni alla base di un numero così esiguo di shows?
Tecnicamente sono 9 ahaha! Per una band come la nostra star fuori due settimane è un periodo abbastanza lungo. È estremamente eccitante perché nella nostra carriera non abbiamo mai suonato a Milano, sarà per noi la prima volta così come avverrà per gli show che suoneremo in Croazia ed Ungheria.
Proprio a proposito di live show, quanto è difficile organizzare tour oggigiorno in un music business dove ci sono centinaia di gruppi abituati a suonare nelle più svariate situazioni?
Per noi bisogna fare una precisazione fondamentale: il booking degli Armored Saint è seguito solo da noi. Tutto quindi funziona di conseguenza, onestamente non mi va neanche di parlare di questa o quell’altra band perché non sarebbe corretto. Noi facciamo le nostre cose e ci concentriamo solamente su quello, partecipare ai festival ad esempio è qualcosa che ci diverte sempre tantissimo così come quando sei in tour da headliner la pressione è tutta sopra la tua testa, fa parte del gioco.
Ho letto da qualche parte che avete pensato di registrare questi live show, questo vuol dire che vi porterete dietro una troupe per queste date? Ce lo puoi confermare?
Posso confermarti tutto, hai letto bene! Ad essere sinceri abbiamo filmato qualche concerto negli States mentre per la maggior parte degli show che abbiamo fatto e che faremo verrà registrato l’audio…..
In passato, registrare i live show era assolutamente vietato, se la sicurezza ti pescava ti sequestrava subito il registratore o se facevi foto ti prendevano la macchina fotografica togliendoti il rullino. Oggi invece la maggior parte degli spettatori si registra almeno metà show con i loro cellulari. Come musicista, è più difficile stabilire una ‘connessione’ con i propri fan quando tra voi e loro c’è un telefonino di mezzo?
Mah, purtroppo cosa posso dirti…è così che funziona il mondo di oggi, non è che tu possa far molto a riguardo. E’ frustrante quando suoni un concerto pessimo perché quello show poche ore dopo verrà inevitabilmente postato attraverso qualche social o su YouTube. Secondo me guardare un intero live show attraverso il tuo telefonino è qualcosa di estremamente noioso ma d’altronde è solo la mia opinione, non posso cambiare di una virgola le abitudini degli spettatori.
Non indossate armature e costumi dai tempi di ‘Raising Fear’, tranne che in occasione del trentennale dello show suonato in onore della Metal Blade: che sensazione avete avuto?
Ahahah! Sì, fu uno show organizzato a Los Angeles, recuperammo tutto l’occorrente ormai messo in naftalina da molto tempo, addirittura io e Joey prendemmo delle parrucche per essere somiglianti in tutto e per tutto a come eravamo decenni fa, è stato bellissimo. Il pubblico non poteva credere ai propri occhi, è importante avere un grande senso dell’umorismo quando ti rapporti con il tuo passato. Non so dirti se succederà ancora, chi lo sa?
Nei primi anni ottanta ci fu un momento in cui avresti potuto essere un nuovo membro dei Metallica, per lo meno questa era la voce che correva all’epoca in cui internet era ancora una cosa troppo futuristica. Fosse vero, c’è qualcosa che rimpiangi?
No, perché dovrei? Con il tempo ho realizzato che essere il lead singer di una band come i Metallica non era il mio destino, c’è solo una voce che può ‘appartenere’ ai Metallica e quella è rappresentata da James. Chiaro, non posso nasconderti che quando mi fu proposti ne fui tremendamente onorato e lusingato al tempo stesso.
Se qualcuno ti chiedesse nuovamente di entrare a far parte degli Anthrax, accetteresti nuovamente? Guardandoti indietro, quali sono le tue sensazioni oggi?
Io penso che gli Anthrax odierni siano una band che sta ‘viaggiando’ benissimo per com’è strutturata, sono e rimarrò sempre orgoglioso dei dischi che ho registrato con loro e dei bei momenti che ho potuto trascorrere in un percorso insieme durato ben 13 anni.
Cosa rappresentano per te gli Armored Saint nel 2018? Appartenere a questo gruppo ha ancora un suo aspetto romantico come avrebbe potuto essere all’inizio della vostra carriera?
E’ divertente constatare che gli Armored Saint stiano meglio insieme oggi rispetto al nostro recente passato, anche musicalmente credo che siamo migliori di quanto non lo siamo mai stati. Ci divertiamo molto, cerchiamo di essere obiettivi onorando non solo le nostre radici musicali ma provando al tempo stesso di produrre musica attuale che possa essere apprezzata anche oggi. Il 2018 potrebbe addirittura essere ricordato come tra i nostri migliori anni della nostra carriera. Romanticismo? Sicuro, come i libri della Harmony (ride, ndr.)!
Che senso ha oggigiorno parlare di Heavy Metal? Cosa rappresenta per te questo genere, sei uno di quei musicisti che ha vissuto l’età dell’oro del genere…
Il solo fatto che gli Armored Saint si siano formati nei leggendari anni ottanta sarà sempre qualcosa di speciale per noi, è come se abbracciassi la mia età perchè non puoi certamente combattere il tempo che passa ma essere ancora qui a suonare e proporre la nostra musica è qualcosa che va festeggiato e sottolineato. Io amo tutti i tipi di musica, oggi come ieri, ma il Metal è il sangue che scorre nelle mie vene!