Suicidal Tendencies – Always On The Run
Il 08/10/2018, di Andrea Schwarz.
I Suicidal Tendencies sono un’istituzione, Mike Muir per certi versi un’icona. Potrebbero anche non incontrare i vostri gusti musicali ma è fuori discussione la loro influenza e la loro importanza avendo nella propria discografia dischi quali ‘Join The Army’, ‘The Art Of Rebellion’ e ‘Lights Camera Revolution’, oggi è la volta di una nuova / vecchia release intitolata ‘Still Cyco Punk After All These Years’ che è la riedizione del disco solista di Mike Muir del 1996 ‘Lost My Brain’. Nonostante siano al loro tredicesimo album in una carriera cominciata nel lontano 1983 la loro carica e la passione che contraddistingue la loro produzione è rimasta intatta, non potevamo lasciarci sfuggire l’occasione di parlarne con Mike Muir.
Ciao Mike, per me è un vero piacere ed onore avere la possibilità di fare due chiacchiere con te, la prima volta che ti incontrai di persona fu a Torino il 22/06/93 in occasione del concertone che suonaste con Metallica e Megadeth! Che emozione quel concerto. Pensando a questa intervista ho riavvolto il nastro dei ricordi e mi è venuta in mente una tua intervista di tantissimi anni fa dove spiegavi che fin dai vostri esordi non avevi un’idea precisa di quanto i Suicidal Tendencies potessero ‘stare insieme’. Oggi che valore ha quell’affermazione? Ti saresti mai aspettato di parlare della band dopo tutti questi anni?
Ricordo che quella dichiarazione la feci in occasione di una delle nostre prime interviste, mi fu chiesto come avrei visto la band nell’arco di cinque anni ed io risposi candidamente che in quel lasso di tempo forse non ci saremmo neanche più stati. Realisticamente non amo programmare, nella musica come nella vita quotidiana e quindi mi sembrava un qualcosa di utopistico. Di contro mi fu chiesto anche che tipo di musica avremmo potuto fare, sempre riferito ai cinque anni successivi ed anche in quel caso dichiarai che avremmo suonato certamente quello che avremmo voluto senza farci coinvolgere dal mondo esterno e non pensando neanche di farlo diventare un lavoro. Era solo una grande passione all’epoca. Poi ci siamo dedicati anima e corpo a quello che era un bel modo di stare insieme e siamo qui ancora oggi, la dedizione ad una creatura come i Suicidal Tendencies è totale, dovremmo avere ventisei ore al giorno per poter riuscire a fare tutto ma purtroppo non è realistico! La vita poi ti porta a fare delle scelte, a volte come nel mio caso a crearti una famiglia, avere dei figli che ti spingono sempre a fare un passo in avanti, la band è fondamentale ma è chiaramente ‘innestata’ in un contesto familiare anche se devo ammettere che da loro trovo un supporto fondamentale nonostante il fatto che spesso io sia fuori casa per incidere o per suonare in giro senza contare tutto ciò che ruota intorno al gruppo poiché siamo i manager di noi stessi. Come vedi è un impegno non indifferente che chiaramente prendiamo molto seriamente, a volte ci è capitato di passare per indifferenti in certe situazioni ma quando hai determinati impegni derivano anche certe responsabilità alle quali non ci siamo mai sottratti, non abbiamo solo preteso di vivere il lato positivo di questo mestiere. Non abbiamo idea per quanto andremo avanti ancora ehehe, è una questione di prospettive che cambiano con il tempo: sai, ricordo che nel 1991 eravamo con gli Infectious Grooves in tour con Ozzy ed un giorno festeggiamo insieme il suo 43esimo compleanno, mamma mia quanto mi sembrava vecchio! Pensa che io oggi ho 55 anni e non mi sento per niente vecchio, cambiano le prospettive eh? Devi avere la capacità di prendere le cose con le dovute distanze, un pò come doversi sedere da qualche parte vedendo la vita che ti scorre davanti, qualcuno lo perderai per strada per svariati motivi ma questo ti fa capire quanto si debba apprezzare la Vita e quanto di bello possa offrirti. In definitiva posso considerarmi una persona molto fortunata per essere ancora qui a parlare di musica, sono stato bravo e fortunato allo stesso tempo nell’essere riuscito a mettere insieme diverse situazioni che mi si sono presentate ogni giorno, è stato un percorso di crescita faticoso per certi versi ma gratificante per altri.
Sono sempre rimasto affascinato, leggendo tue interviste di percepire una sorta di profondo rispetto verso tuo padre, è sempre stato per te un punto di riferimento oppure lo è diventato con il tempo visto che anche te ad un certo punto della tua vita sei diventato papà?
Penso che la mia esperienza sia uguale o molto simile a quella di tantissime altre persone, la sua figura è diventata più importante con il passare del tempo. Sai, sono andato via di casa quando avevo 16 anni e non è stato facile, tanto meno affrontarlo con lui. Mio papà conosceva il segreto di una buona comunicazione che non è mai solo parlare bensì quello di trovare il modo di ‘parlare la stessa lingua’, non mi riferisco a fattori culturali tra un inglese ed un italiano che hanno due lingue diverse perché spesso anche tra due persone che parlano inglese non si riesce a comunicare ed a capirsi ehehe! Avrebbe voluto rimuovere la nostra poca comunicazione eliminando tutte le scuse che ci impedivano di avere una bella intesa, sapeva che ascoltavo quello che volevo ascoltare e non quello che effettivamente mi veniva detto. Cercavo in tutti i modi di contraddirlo e la cosa buffa è che oggi mi trovo nella stessa situazione con i miei figli, è veramente una situazione strana trovarsi nelle stesse dinamiche della tua adolescenza, vivere gli stessi conflitti ripetendo ai tuoi figli o comportandoti nello stesso modo in cui tuo padre si è rapportato con te. Mio papà cercava di farmi capire quella che era la realtà, voleva dirmi la verità non perché era più grande di me ma perché aveva più esperienza di me, su certe cose ci era già passato e quindi mi metteva in guardia senza sentirsi in dovere di dirmi cose che io mi sarei aspettato da lui, una battaglia. Era un insegnante ed avendo a che fare con adolescenti tutti i giorni conosceva il loro linguaggio e la modalità giusta per poter comunicare con loro, io compreso. Detto ciò, cerco di far tesoro di questi preziosi insegnamenti attualizzandoli nella realtà di oggi, mio figlio più piccolo ha quattordici anni, non posso dirti che conosco tutti gli slang possibili ma cerco di calarmi nella loro realtà per poterli comprendere meglio ed essere maggiormente loro di aiuto. E soprattutto, cerco io per primo di fargli capire che nella vita si possono fare delle scelte sbagliate ma da quegli errori ci si può tirar fuori, non bisogna farsi prendere dal panico altrimenti sei fottuto. Loro sanno che io ci sono, se sono nei guai devono prendere il telefono e chiamarmi, se ne parla e si affronta insieme la cosa senza pensare di essere giudicati.
Grazie Mike della tua condivisione di situazioni molto personali! Parlando di musica, nel 1996 hai realizzato un album solista intitolato ‘Lost My Brain’ che adesso hai registrato nuovamente con il titolo ‘Still Cyco Punk After All These Years’ con l’aiuto di un formidabile Dave Lombardo alla batteria. Quando e perché hai deciso di lavorare ad un progetto del genere?
È nato tutto per scherzo, un giorno un mio amico è venuto a trovarmi, ci siamo messi a parlare di musica e di quello che avevo pubblicato nella mia carriera. Ad un certo punto mi disse che avevo prodotto un sacco di cose che però la gente non aveva apprezzato o che semplicemente aveva ignorato, mi invitò ad ascoltare la radio pregandomi di scrivere canzoni che potessero essere trasmesse per poter essere maggiormente apprezzato da un vasto pubblico….ma non è quella la prospettiva e l’importanza che io do alla musica, perché dovrei suonare musica che non mi piace? La musica è un pò come il cibo, se quella determinata pietanza a te piace ed agli altri no….tu continuerai imperterrito a cibartene senza curarti troppo di chi ti sta intorno. Anche se qualcosa che mangi per me è una cosa disgustosa, io non la mangerò ma non verrò da te a dirti di fare lo stesso. Quindi io ho sempre suonato musica perché mi piaceva quello che facevo (e che faccio tutt’oggi) senza curarmi del fatto che potesse essere apprezzata da qualcuno. È tutto relativo. Questa discussione mi ha fatto tornare indietro di tanti anni, quel periodo in cui abbiamo cominciato in maniera totalmente spensierata qui ad LA, questa carriera che si è sviluppata facendoci suonare nelle grandi arene in tutto il mondo con i Guns N’ Roses ed i Metallica, vendere tanti dischi da essere premiati con dischi d’oro, avere una nomination per i Grammy Award, tutte cose che nessuno di noi si sarebbe mai e poi mai aspettato. In quelle situazioni credo che in tanti avrebbero spinto ancora più in là l’acceleratore per avere il massimo guadagno da quelle situazioni ma questa mentalità non fa per me. Fu così che nacque ‘Lost My Brain’, un album che feci non per compiacere qualcuno ma per la bellezza ed il gusto di comporre musica che io avrei potuto apprezzare avessi avuto ancora sedici anni, non è neanche da considerarsi punk rock poiché la maggior parte di quel genere non mi piace neppure ehehe! In quel periodo tanti mi davano del pazzo perché quel disco non era minimamente in linea con i gusti imperanti di quegli anni ma il mio approccio di allora è uguale a quello che mi ha spinto a riproporlo in una nuova versione pensando ai quattordicenni / sedicenni di oggi che non hanno la fortuna che io ho avuto di scegliere tra tanta musica diversa. Tanto ormai il business musicale non esiste praticamente più, perché preoccuparsi di avere una produzione alla quale nessuno è interessato? I dischi non li vende più nessuno ahaha! Questo disco rappresenta per me quello che io amo del punk rock, la mia definizione e non quella di qualcun altro o della massa. Ma se pensiamo di fare solo le cose che abbiano un senso, allora avremmo perso in partenza perché quali sono le cose che hanno un senso e quali quelle che non ne hanno? Non faremmo niente a quel punto eheheh!! Arriva un momento in cui devi fare quello che ti piace e quello che ti senti di fare, non è neanche un’operazione per così dire nostalgia solo per ricordare i bei tempi passati. Avevo piacere di riproporre un album che quando fu realizzato si perse tra tanti, ho voluto ributtarmici dentro per vedere come sarebbe potuto suonare nel 2018 e devo dire che i risultati mi hanno entusiasmato. Pensa che è un cd che ascoltano anche i miei figli, questo mi rende orgoglioso e contento, un pò di meno quando magari cantano i testi…allora lì lo sono un pò meno ehehe! Abbiamo voluto registrarlo nuovamente perché oggi nei Suicidal Tendencies suona un certo Dave Lombardo, adoro il suo modo di suonare e come potevo farmi sfuggire l’occasione di sentire il suo tocco su quel materiale? Considera che la maggior parte delle band che ripropone vecchi album lo fa prendendo le registrazioni di un tempo aggiungendo b-side o scarti dell’epoca…ecco, io detesto queste operazioni, i suoni risulterebbero datati e non voglio che il nostro sound lo sia, volevo e voglio che il suono sia attuale affinché i quattordicenni come mio figlio possano provare a trovare qualcosa da ascoltare di diverso da quello che sono soliti ascoltare quotidianamente.
Stavo pensando al fatto che come Suicidal Tendencies state vivendo una sorta di nuova vita artistica eppure sembrerebbe che in qualche modo vi divertiate a rispolverare il passato. ‘Still Cyco Punk After All These Years’ ne è un esempio così come qualche giorno fa avete suonato due live shows dove avete riproposto per intero il vostro primo album…come ti senti in quelle occasioni?
Be’, è stato grande, ho vissuto delle belle sensazioni! Lo abbiamo fatto in concomitanza con il lancio della collaborazione con la Converse che ha lanciato una nostra nuova linea di scarpe, abbiamo potuto con l’occasione suonare due special shows a Boston e probabilmente ripeteremo l’esperienza a Washington, un posto dove avemmo un sacco di problemi in passato con l’amministrazione Reagan. L’entrata nella band di Dave Lombardo è stata uno delle ragioni che hanno contribuito a questa scelta, siamo stati in tour insieme nel 1990 in occasione del Clash Of The Titans ed ogni sera posso assicurarti che mi godevo il suo drumming e le sue performance con gli Slayer. Mi diverte pensare che per tanti siamo stati una sorta di palestra avendo ‘allevato’ giovani batteristi come Josh Freese che si è unito a noi quando aveva solamente diciassette anni e poi è riuscito a suonare con tantissimi altri gruppi come i Guns N’ Roses e Sting giusto per citare qualche nome tra le centinaia di release alle quali ha contribuito, poi Brookes Wakerman che era giovanissimo quando si unì a noi mentre poi ha suonato con i Bad Religion o gli Avenged Sevenfold ed Avril Lavigne. Citerei anche Dave Hidalgo e Ron Bruner , entrambi molto giovani ai quali in qualche modo abbiamo fatto scuola…eppure oggi abbiamo invertito la rotta, se mi avessero chiesto tempo fa con chi avrei voluto condividere il palco, sicuramente avrei nominato Dave Lombardo ehehe! Ma poi incredibilmente tutto si è evoluto nella maniera in cui mai mi sarei aspettato, ricordo molto bene la volta che mi diedero il suo numero di telefono, devo ammettere che prima di chiamarlo ero un pò nervoso, mi comportavo da fan vero e proprio. Insomma, sappiamo poi come sono andate le cose ed eccoci alla tua domanda ahaha! Come ti ho detto poc’anzi, è stato divertente suonare il vecchio materiale, noi per primi ci siamo divertiti ma la cosa migliore che ci potesse capitare fu quello di vedere gente sulla quarantina che non è mai riuscita a vederci suonare live così come notare tra il pubblico quarantenni con i loro figli, una cosa bellissima. Sai, qualcuno di loro è venuto ad incontrarci dopo lo show, è stato incredibile condividere le emozioni che noi abbiamo provato sul palco con quelle di coloro che hanno atteso tanti anni per poter venire ad un nostro spettacolo. Suoneremo anche al Riotfest di Chicago, un posto dove sono attesi quarantamila spettatori ed anche in quella occasione proporremo il primo disco per intero come a Boston, non penso di essere una persona nostalgica ma ho provato parecchie emozioni durante questi concerti. Sai, non condivido l’idea di programmare un intero tour proponendo questo o quel vecchio disco perché perderebbe di senso, invece quando lo fai per qualche spettacolo selezionato qua e là rende la cosa realmente speciale. Allora sì che ha senso.
Sul vostro primo album avete pubblicato un brano il cui testo fece molto scalpore, ‘I Saw Your Mummy’: pensi che ancora oggi, dovessi pubblicare un testo simile o per assurdo lo stesso, questo potrebbe creare lo stesso scalpore?
All’epoca creammo un bel polverone con quel testo ma penso che anche oggi il risultato sarebbe lo stesso, purtroppo e questo lo trovo un pò triste. Fu una notizia di cronaca che creò sorpresa in quei giorni, addirittura mio padre ne fu testimone oculare perché durante una passeggiata vide quel corpo per terra e lo scambiò per un manichino. Ho trattato quell’episodio come se fosse una storia ma la gente oggi come allora non capisce, vogliono sentirsi dire solamente quello di cui hanno bisogno. Anche il nostro nome ha creato di tanto in tanto qualche problema, ancora oggi qualcuno si scandalizza ma è solo il nome di una band che ormai suona da qualche decennio ormai, dov’è il problema? È solo una questione di prospettive. Se cerchi qualcosa di negativo, sicuramente lo troverai. O il contrario. La gente percepisce dai tuoi discorsi quello che vorrebbe sentirsi dire, questa è la cosa più triste che non è mai cambiata negli anni.
Posso chiederti ancora una cosa? Cosa ne pensi di Robert Trujillo? Pensi che riesca ad esprimere tutto il suo potenziale nei Metallica oppure è solo parte del grande ingranaggio che è la band?
Robert credo che sia uno dei tanti motivi grazie ai quali i Metallica siano lì dove sono oggi, è una persona fantastica che merita tutto quello che sta vivendo con una delle più grandi band del pianeta. Forse in passato i Metallica non hanno trattato a dovere Jason (Newsted, ndr.), lo hanno sempre trattato come se fosse il nuovo membro della band anche dopo svariati anni e non è facile convivere ogni sera con questa sensazione che senti intorno a te. Penso invece che con Robert Hetfield & Co. abbiano imparato dai loro errori apprezzando maggiormente le qualità umane ed artistiche di Robert, una delle ragioni di tanta longevità. Per essere in una realtà così grande devi possedere certamente una grande personalità, purtroppo in tanti si dimenticano di questo fondamentale aspetto aggiungendo quindi che Robert di personalità ne ha da vendere. Credimi. Rimarrà ancora per tanto tempo con la band grazie alle sue qualità come bassista oltre che come uomo, è un grande, senza personalità non riuscirebbe a sopravvivere alle enormi pressioni con le quali convive quotidianamente.
Perché non coinvolgerlo maggiormente nei Suicidal Tendencies nei momenti di pausa con i Metallica? Anche solo per qualche sporadico show?
Non penso che si possa fare, ogni tanto è successo in passato che ci facesse visita quando ha suonato nella zona dove viviamo poiché abbiamo un grande rapporto di amicizia ma adesso credo che sia troppo occupato con la sua band per pensare di poterlo avere maggiormente con noi. Bisogna essere realisti, ora è in una posizione dove ha delle responsabilità e deve far fronte a quello, entrambi vorremmo fare qualcosa ma ci sarebbero troppi problemi da far fronte, troppe carte. Tutto quello che si riesce a fare a livello personale è una grande cosa, lo abbiamo fatto sporadicamente in passato e riusciremo a farlo ogni volta che ce ne sarà la possibilità ma la situazione è complicata, noi siamo contenti del nostro rapporto che ci lega da tanti anni e lo custodisco come una cosa preziosa. Poi sai, la vita è strana. Non avrei mai pensato che Dave Lombardo potesse essere parte dei Suicidal Tendencies, chi lo sa cosa ci riserva il futuro? Magari dovessimo suonare il nostro ultimo concerto sicuramente gli chiederei di unirsi a noi ancora una volta come ai vecchi tempi.
Cosa dobbiamo aspettarci dai Suicidal Tendencies nel prossimo futuro?
Sono estremamente grato di essere riuscito dopo tutti questi anni ad essere ancora qui a parlare di musica e della band, sono felice di riuscire a reggere sia fisicamente che mentalmente, cosa che non prendo mai per scontato. Speriamo di poter ancora suonare in posti dove ad oggi non abbiamo ancora potuto suonare, ringraziare per l’apprezzamento che riscontriamo nei fans e poi come ti ho detto prendiamo tutto giorno per giorno, non so per quanto possiamo andare avanti ma godiamocelo tutto. Il tempo ci dirà dove arriveremo!