Europe – Guardando Al Futuro…
Il 02/10/2018, di Andrea Schwarz.
Gli Europe domani saranno nuovamente in tour in Italia, un’unica data italiana in quel di Bologna, a distanza di un anno dall’ultimo studio album intitolato ‘Walk The Earth’. C’è sempre un motivo per scambiare due chiacchiere con Joey Tempest, un musicista ed una persona mai banale nelle sue risposte. Noi non potevamo farci sfuggire l’occasione di far due chiacchiere, purtroppo il tempo non è stato tantissimo ma Joey si è dimostrato persona affabile e disponibile.
Ciao Joey, per cominciare la nostra chiacchierata vorrei partire dal presente che è tuttora rappresentato dall’ultimo album ‘Walk The Earth’ uscito ormai quasi un anno fa (20/10/2017). Lessi a suo tempo che il disco era quasi nato come un concept ma che poi in studio avete preferito lavorare su singoli brani slegati uno dall’altro sostenendo tra le altre cose che siete una band rock fatta per intrattenere il pubblico. Questo vuol dire secondo te che le band rock non possano realizzare concept album?
Guarda, penso che realizzare un concept album sia una cosa molto interessante ma per poterlo fare devi avere tra le mani una bella storia da dover raccontare, al tempo stesso siamo una rock band che ha tra le sue prerogative quello di intrattenere il pubblico. E’ vero, inizialmente la nostra attenzione si focalizzò principalmente sul tema della democrazia, su come questa sia nata e si sia evoluta trovandoci poi tra le mani tre o quattro canzoni con testi ‘votati’ a questo tema. Poi abbiamo sentito l’esigenza di scrivere testi in maniera meno ‘ragionata’, più spontanei riflettendo l’ispirazione che in quel determinato momento in studio ci stava guidando. Sai, questo non vuol dire che un domani si possa trovare un tema che ci appassiona a tal punto da lavorare ad una storia al di fuori dello studio, non lo escluderei a priori anche se questo presuppone un grande lavoro di studio ed approfondimento se vuoi parlare di questo o quel tema, amo ed ho amato nel passato concept album di altre band ma ti garantisco che dietro c’è un’enorme mole di lavoro, se lo vuoi fare bene.
’Turn To Dust’ è un brano per così dire di stampo filosofico che tratta il tema della vita, siamo sempre tutti estremamente di corsa che spesso ci dimentichiamo di dire ‘ti voglio bene’ alle persone che sono al nostro fianco quotidianamente. Ti sei mai chiesto come mai il genere umano sia così cinico?
Sono d’accordo con te, tante volte prendiamo le cose troppo per scontato e quindi ci dimentichiamo di far sapere le nostre emozioni e quanto proviamo in noi stessi a coloro che ci circondano. Sarebbe bello che prendessimo coscienza del fatto che la vita non è eterna e che quindi ci facessimo convincere nel sentire l’esigenza di esprimere i nostri sentimenti prima che sia troppo tardi. La canzone è nata tutta attorno ad un riff di Mic Micaeli, un’idea nata tantissimi anni fa e che non siamo mai riusciti a sviluppare pienamente…almeno fino a oggi.
Dave Cobb ha prodotto l’album dopo la buona esperienza precedente rappresentata da ‘War Of Kings’, quanto è stato per voi difficile farlo entrare ‘nel vostro cerchio magico’ durante le fasi di lavorazione di ‘Walk The Earth’? Con tutto il rispetto ma questo non è avvenuto per grandissimi producers con i quali avete lavorato in carriera come Kevin Shirley, Kevin Elson o Beau Hill, vi ha aiutato a trovare delle interessantissime linee melodiche. Questa è stata la prima volta perchè in passato eravate quasi dell’idea che ‘noi siamo i musicisti, tu sei solamente il produttore…’? Mi puoi spiegare meglio?
Dave Cobb innanzitutto è un ragazzo veramente capace nel suo lavoro oltre ad essere una persona semplice, creativa, simpatica con la quale è un piacere stare insieme. Il suo aspetto per così dire peculiare è che anche lui stesso è un musicista prima di essere un produttore, suona la batteria, la chitarra ed ha un talento straordinario. Il collante tra di noi è però rappresentato dal fatto che lui come noi siamo degli autentici appassionati di classic rock rappresentato da giganti del passato come Black Sabbath e Deep Purple giusto per citare due nomi a caso. Ci ha dato una grande mano in passato in svariati ambiti, in studio chiaramente ha dato il meglio di sè e quindi c’è stato un naturale avvicinamento tra di noi fino a considerarlo come parte integrante della band stessa. Vista la passata esperienza non potevamo non chiedere a Dave di collaborare nuovamente in studio! A dire la verità ci siamo trovati in sintonia fin da subito, in ‘War Of Kings’ lo abbiamo lasciato un pò fare quasi per vedere come se la cavava scrivendo insieme per la verità poca roba, dopo quell’esperienza positivissima in maniera spontanea ci è venuto naturale lasciargli più spazio vista la fiducia che si era precedentemente conquistata ‘sul campo’ e così è venuta fuori questa collaborazione che non avremmo mai immaginato avesse potuto nascere.
Moltissimi mesi fa avete pubblicato ‘‘The Final Countdown: 30th Anniversary Show – Live At The Roundhouse’, un mix di nostalgia suonando per intero quell’album ancorato al presente suonando interamente ‘Walk The Earth’. Non vi siete ancora stufati di suonare ‘The Final Countdown’ dal vivo? Forse l’avrete suonata già migliaia di volte, come riuscite a renderla fresca ed interessante soprattutto per voi on stage sera dopo sera?
È una riflessione che abbiamo fatto altre volte al nostro interno ma alla fine tutto questo non ha importanza per noi perché rappresenta in un certo senso il legame che unisce la band al nostro affezionato pubblico, considera che live il brano è leggermente diverso con il suo particolare groove. Chi viene a vedere i nostri shows se lo aspetta, è quasi come se in quel momento si fosse tutti una cosa sola, è emozionante. Considera anche che, proprio per questo enorme coinvolgimento ed empatia che si crea, il pubblico stesso la rende diversa sera dopo sera.
Parlando ancora di ‘The Final Countdown’ come canzone e non come album nel suo complesso, possiamo tranquillamente dire che la classica canzone che tutti i musicisti vorrebbero aver scritto. Ha avuto un successo planetario essendo poi stata utilizzata in spot pubblicitari, nelle feste di fine anno, addirittura in occasione di comizi di politici sparsi per il mondo…anche in Italia il vostro nome è ancora conosciuto grazie a questa hit. Vi siete mai sentiti per così dire ‘schiavi’ di tanto successo? Non ti sei mai sentito frustrato perché gli Europe non venivano (o non lo sono tutt’oggi) riconosciuti anche per le tantissime altre belle canzoni che avete scritto nel corso della vostra lunghissima carriera?
Noi non possiamo fare altro che essere molto riconoscenti nei confronti di quella canzone, sappiamo al nostro interno che abbiamo scritto tantissima altra buona musica oltre a quella canzone ma va bene così, non è un qualcosa che non ci fa dormire la notte. Al tempo stesso ci sono canzoni che quasi ‘vivono di luce propria’, brani che hanno quel fortissimo appeal che riesce a rimanere intatto dopo anni di svariati ascolti. E ne avrà ancora nel futuro. Quelle poche volte che ci soffermiamo su questo, ci consoliamo pensando che è pur sempre una nostra canzone, una nostra creatura ed amiamo suonarla dal vivo. Come ti dicevo prima, le siamo riconoscenti perché è grazie ad essa se siamo diventati una touring band, non posso che parlarne bene.
Vi è mai capitato nella vostra carriera di incontrare produttori o musicisti scoprendo con vostra sorpresa che fossero in qualche modo vostri fans avendo ascoltato i vostri dischi da adolescente? Non vi ha in qualche modo stupito?
Posso dirti che un po’ di stupore lo abbiamo provato ad esempio le prime volte che siamo entrati in contatto con Dave (Cobb), ci confessò che da ragazzino quando suonava la batteria era solito suonare i nostri brani, gli piacevamo tantissimo! Pensare che sia solamente più giovane di noi di una quindicina di anni, è molto soddisfacente ed allo stesso tempo divertente. In generale ci è comunque capitato più volte soprattutto in occasione di qualche grande festival come Hellfest o Bloodstock di incontrare altri musicisti, alcuni dei quali magari suonavano anche generi più estremi rispetto a noi come il thrash metal che venivano da noi complimentandosi ed ammettendo di essere stati nostri fan. E da certe persone che suonano un genere musicale molto diverso dal nostro certamente ti stupisce. Favorevolmente, sia chiaro ehehe!
Joey, penso che si possa tranquillamente suddividere la carriera degli Europe in due tronconi, il primo che termina con la realizzazione di ‘Prisoners in Paradise’ mentre il secondo coincide con la reunion ed il disco di ritorno sulle scene ‘Start From The Dark’. Qual’è secondo te la più grande differenza nel far parte della band nel 1988 rispetto a oggi?
Certamente ci sono delle differenze, alcune delle quali sono anche a dire la verità macroscopiche. Ad esempio al giorno d’oggi siamo molto concentrati sull’aspetto live, suoniamo dal vivo più oggi rispetto a trent’anni fa anche perché il mercato discografico stesso è cambiato. Se devo invece pensare a come sia cambiato il tutto come band, nei nostri rapporti personali e professionali non c’è dubbio che oggi ci sentiamo tutti maggiormente coinvolti nello scrivere musica e nel fare le cose insieme, agli inizi della nostra carriera ero quello che maggiormente rispetto agli altri scriveva, si preoccupava degli arrangiamenti e tutto il resto. Onestamente preferisco la dimensione odierna dove ognuno collabora affinché quello che facciamo sia fatto il meglio possibile, considera anche che abbiamo una nostra etichetta e quindi possiamo avere il controllo totale della musica che facciamo. E’ fantastico il coinvolgimento così come anche la responsabilità e la libertà di avere una nostra etichetta discografica possa scaturire da scelte che abbiamo fatto e delle quali siamo veramente tanto soddisfatti.
Il 2018 segna anche un altro importante anniversario nella vostra carriera, il 30o compleanno di ‘Out Of This World’, un disco fondamentale nel vostro percorso artistico. Avete mai pensato di pubblicare nuovamente questo album in una versione speciale, rimasterizzata includendo outtakes di quel periodo che non avete mai pubblicato?
Penso che allora ti farà piacere sapere che molto probabilmente verrà pubblicato nuovamente da un’altra etichetta discografica, non da noi direttamente. Per l’occasione mi è stato chiesto di scrivere alcune mie annotazioni in merito al disco ed ai brani contenuti che credo verranno incluse nel booklet di questa nuova edizione, purtroppo non abbiamo outtakes di quel periodo che possano impreziosire la release. Al tempo stesso non credo che andremo in tour appositamente facendo un’operazione analoga a quella che ci vide protagonisti per il 30 anni di ‘The Final Countdown’. Come ti ho detto all’inizio, non la stiamo curando noi ma un’altra etichetta e quindi non ho il controllo diretto su quanto stanno facendo, vedremo cosa ne verrà fuori.
Soprattutto recentemente la tua voce ed il tuo stile è stato accostato ad una delle grandi ugole dell’hard rock, Ian Gillan. Penso che tu non possa che esserne onorato ma al tempo stesso non hai mai provato un po’ di delusione nel non essere completamente apprezzato grazie al tuo inconfondibile stile?
Assolutamente no, mai pensato e mai provata delusione o senso di frustrazione. Mi sento principalmente un musicista che scrive canzoni, certo sono anche un cantante ma è un aspetto per me del mio essere che è secondario rispetto ad un ruolo come quello del songwriter. Mi piace essere il motore della band, comporre, programmare la nostra attività nei minimi dettagli sia in studio che live…non mi piace lo spirito di competizione con altri cantanti, ho molta esperienza in tal senso e sono soddisfatto di quello che ho fatto fin’ora. Non posso ipocritamente negare che sia un fastidio per me stare su un palco a cantare, anzi tutto il contrario ma nella mia carriera ho seguito e seguo tutt’ora così tanti aspetti della vita della band che cantare ne è solo una piccola parte.
’Open Your Heart’ è stata realizzata la prima volta su ‘Wings Of Tomorrow’ del 1984 ed una seconda e diversa versione è stata pubblicata proprio su ‘Out Of This World’ del 1988 di cui parlavamo poco fa. Rifaresti la stessa scelta oggi?
Ci sono state in passato bands che hanno fatto la stessa scelta, probabilmente oggi non lo rifarei ma sono anche un altro musicista rispetto ad allora, sono cresciuto. Forse non è la scelta migliore perché quando scrivi una canzone in un determinato modo, quello è un quadro perfetto di come la sentivi tua in quel preciso momento, andare a rimetterci mano trovo che andrebbe a snaturare le canzoni nel profondo. Infatti non lo abbiamo più fatto e non credo neanche che faremo una cosa del genere per altre nostre canzoni nel prossimo futuro. Non posso sapere cosa ci riserverà il futuro, per carità ma se sei abbastanza ispirato, se cerchi in tutte le maniere di creare musica nuova non ha proprio senso andare a scavare nel tuo passato per trovare qualche canzone nuova, meglio comporre che rimaneggiare canzoni già scritte seppur sempre da te.