Tantara – Thrash Or Die!
Il 20/09/2018, di Andrea Schwarz.
Il movimento thrash metal, quello che ha visto in bands come Testament, Metallica e Megadeth i propri capisaldi, non è mai stato così vitale come in questi ultimi anni grazie ad una seconda giovinezza dei mostri sacri del genere come dei giovani gruppi che con tanto coraggio e molta decisione si sono dedicate anima e corpo a questo genere musicale mai domo. Tra le fila di queste ultime bands troviamo sicuramente i finlandesi Tantara, nome alquanto strano ma con una solida proposta sonora qual’è ‘Sum Of Forces’, secondo album di una carriera fino ad oggi alquanto ‘spezzettata’. Speriamo che possano trovare una loro continuità, noi per l’occasione abbiamo avuto la fortuna di fare due chiacchiere con un loquace Per Semb, chitarrista del quartetto finnico.
Ciao ragazzi, sono veramente contento di trovarmi di fronte un nuovo album dei Tantara dopo addirittura 6 anni dal precedente debutto, un tempo tremendamente enorme in un mercato discografico che necessita di sempre nuovo materiale da dare in pasto ai fans. Mi sembrerebbe strano pensare a qualcosa di ‘voluto’: cosa è successo dal 2012 ad oggi?
È incredibile come il tempo sia passato velocemente, quando scrivemmo ‘Based On Evil’ eravamo solamente degli studenti che si ritrovavano nelle vacanze visto che c’erano delle distanze geografiche tra di noi da dover superare. Pensa che abbiamo cominciato a scrivere questo disco fin da quando finimmo di registrare il nostro debutto nel lontano 2011 continuando a scrivere qua e là anche durante gli shows che suonammo negli anni 2012 e 2013. Appena finimmo il primo tour europeo decisi di lasciare la band e nel frattempo un’infinità di cose sono capitate: studio, lavoro e così via…insomma, la vita ha fatto il suo corso portandoci via un sacco di tempo ma guidandoci direttamente nel futuro di ben sei anni! Certo la distanza geografica non ha aiutato le cose ma come vedi, il tempo è galantuomo ed eccoci qui!
Il classico trademark thrash della Bay Area è presente in tutti i brani qui presenti, viene fuori maggiormente rispetto al passato un’importante influenza del vostro sound proveniente però da NY: gli Anthrax! Lo puoi addirittura toccare con mano in brani come ‘Punish The Punisher’ così come in ‘Death Always Win’. Oltre a questo vorrei farti notare come si possa sentire l’influenza anche di un’altra band della Bay Area che non ha mai riscosso il successo che si sarebbe meritato, i Forbidden. Sei d’accordo?
Sia gli Anthrax che i Forbidden hanno avuto un grande impatto sul sound della band, penso che durante tutti questi anni ogni nostra influenza si sia in qualche modo plasmata e mischiata in quello che è il sound che puoi ascoltare in ‘Sum Of Forces’, quindi penso proprio che le tue osservazioni abbiano senso. Anche se vorrei sottolineare come non abbiamo mai avuto il proposito di suonare come questa o quell’altra band ma quando hai delle influenze spesso queste vengono inevitabilmente fuori, in alcuni casi anche prepotentemente.
Devo sinceramente dirti che ho apprezzato ‘Sum Of Forces’ maggiormente rispetto a quanto non abbia fatto per ‘Based On Evil’, è un disco dannatamente heavy, che bada al sodo dandoti un pugno in pieno volto ma al tempo stesso bisogna onestamente ammettere che non avete creato musicalmente niente di nuovo. Quanto è difficile oggigiorno comporre musica per così dire interessante? Secondo voi è possibile esplorare nuovi territori?
Grazie, ci fa piacere ricevere dei complimenti! Noi siamo molto soddisfatti del disco che pensiamo sia la migliore rappresentazione di quello che i Tantara siano oggi. Dal mio punto di vista, credo che sia stato un album difficile da scrivere per una serie di motivi. La prima ragione risiede nel fatto stesso che ci trovavamo a produrre il nostro secondo album, solitamente la gente tende a pensare che il secondo disco sia più difficile da scrivere…certamente ‘Based On Evil’ ha in qualche modo tracciato una strada, rappresentava per noi un punto di partenza anche se allo stesso tempo volevamo riuscire a fare un disco che fosse più rappresentativo possibile di quello che sono i Tantara oggi. Penso che ci siamo riusciti, c’è stata molta sperimentazione. Detto ciò, sono d’accordo sul fatto che sia difficile esplorare nuove frontiere musicali mantenendo alti al tempo stesso gli standard qualitativi ma è proprio questo obiettivo e difficoltà che rende il working process così eccitante! La maniera più facile sarebbe quella di ripetere la stessa formula album dopo album, alcune volte può essere la migliore soluzione ma è necessario altresì tentare di modificare qualche elemento del proprio sound proprio per renderlo fresco, non certo la cosa più facile da fare.
’Sound Of Forces’ ha una produzione decisamente superiore a quanto abbiate realizzato con ‘Based On Evil’, sia per quanto riguarda il songwriting che per la produzione. Quanto avete lavorato su entrambi gli aspetti? Parlando solamente di produzione in senso stretto, pensi che questo sia dovuto solamente grazie alle nuove tecnologie che trovi in studio oppure è solo una questione di quanto tempo riesci a spendere in studio lavorando su differenti soluzioni? Con tutto il rispetto per un nome come quello di Flemming Rasmussen che ha messo mano su ‘Based On Evil’, trovo che i risultati sul debutto nonostante un producer di una certa fama i risultati siano stati piuttosto scadenti, molto meglio il sound di ‘Sum Of Forces’….
La più grande differenza per noi l’ha fatta l’età, oggi abbiamo 6-7 anni in più e non è una banalità. In più devi considerare che all’epoca l’unico obiettivo che avevamo era quello di suonare il più ‘old school’ possibile, il che potrebbe essere una spiegazione un po’ vaga specialmente da un punto di vista prettamente tecnico. Eravamo maggiormente consapevoli su come il nostro sound odierno dovesse essere, il che ci ha aiutato tantissimo indipendentemente da chi si sia seduto dietro al banco di regia. Musicalmente abbiamo sicuramente più esperienza nello scrivere canzoni avendo affinato le nostre capacità di songwriter anche grazie ad una conoscenza più approfondita dei nostri strumenti grazie al quale siamo riusciti a scrivere quello che realmente volevamo, direi in misura maggiore rispetto a quanto non si sia fatto in passato.
Il disco è composto solamente da 6 brani per un totale di poco meno di 40 minuti di musica…perché avete scelto un disco di così breve durata? Non sarebbe stato meglio pubblicarne uno ad esempio con 8 pezzi?
Avevamo una decina di canzoni per questo disco, 7 di queste sono state registrate mentre le altre 3 sono state per così dire scartate poiché non si ‘adattavano’ al resto dei brani, troppo diverse. Pensavamo al fatto che il disco dovesse essere più omogeneo possibile, un ‘package’ unico con un certo filo logico senza necessariamente dover pubblicare brani a tutti costi per raggiungere un certo minutaggio. Meglio pochi ma buoni, no?
Le voci sono ancora cantate pulite, un diversivo rispetto alla proposta stilistica che proponete…non avete mai preso in considerazione la possibilità di utilizzare vocals maggiormente taglienti e profonde? Un po’ come fecero negli anni Novanta i Testament, Chuck Billy cambiò totalmente impostazione dalle clear vocals di ‘The Ritual’ passando al growl di ‘Low’. Fredrik ha fatto un buon lavoro ma forse trovare un vocalist dedicato a questo compito al 100% non sarebbe stato meglio?
La risposta è semplice: no, non abbiamo mai preso in considerazione la possibilità di utilizzare il cantato come hai accennato tu. Credo che lo stile vocale di Fred sia uno dei tratti salienti del nostro sound, quello che in qualche modo ci differenzia e ci fa ritagliare un piccolo posticino nella scena thrash, siamo contentissimi del suo modo di cantare così come siamo soddisfatti l’uno con l’altro dei diversi apporti che ognuno di noi riesce a dare al sound dei Tantara. Forse ci saranno musicisti migliori in giro ma noi quattro ci troviamo benissimo insieme, quando le cose funzionano non puoi chiedere di meglio.
Quanto sono importanti i testi per una band come i Tantara? Sulla biografia che accompagna il disco si accenna al fatto che siate interessati a ‘raccontare il drammatico viaggio delle nostre anime’. Puoi spiegarcelo meglio?
I testi sono una parte molto importante dei brani lasciando comunque sempre una libera interpretazione degli stessi da parte di chi ci ascolta, non ci piace scrivere in merito a qualcosa che gli altri potrebbero considerare solamente come un nostro punto di vista. Quindi quello che leggi sulla bio è semplicemente una singola interpretazione, in generale i nostri testi parlano di esperienze di vita, quelle esperienze che le nostre anime possono vivere così come ci interessa capire come queste ultime possano reagire agli eventi che il nostro quotidiano ci mette di fronte.
A chiusura del disco avete scelto di inserire ‘White Noise’, un brano strumentale di ben dieci minuti che mi sembra essere un tributo ai Metallica di ‘The Call Of Ktulu’. Non ti sembra un pò troppo pretenzioso? Come mai avete deciso di includere un pezzo di questo tipo?
Volevamo fortemente inserire una strumentale, spingerci oltre esplorando le nostre capacità compositive facendolo a modo nostro. Scrivere musica strumentale, come potrai capire, è totalmente differente rispetto ad una canzone per così dire ‘classica’ con tanto di parti vocali. Per anni ho ascoltato musica classica, barocca e del periodo romantico, quelle sonorità hanno avuto un grande impatto su di me e credo che queste influenze si possano tranquillamente notare quando compongo, quindi è stato naturale ‘trasportare’ questi concetti nel nostro sound. Parlando nello specifico di ‘White Noise’, abbiamo cercato di utilizzare tutte le nostre capacità compositive ed esecutive in nostro possesso curando la dinamica, la melodia, la struttura del pezzo stesso…può sembrare pretenzioso ma è stato estremamente eccitante e divertente lavorarci su, ho imparato anche tantissimo nel frattempo. Cliff Burton aveva le stesse influenze, penso che proprio per questo si possano notare alcune similitudini tra quanto abbiamo scritto noi e quanto fatto in passato dai Metallica, una band che ho ascoltato parecchio in vita mia!
Parlando delle vostre passate esperienze live, avendo condiviso il palco con bands quali Kreator e Destruction solo per citare un paio di nomi, cosa avete imparato da questi eventi?
Credo che tutte le esperienze che fai nella vita siano qualcosa di prezioso dalle quali imparare qualcosa, una delle cose che abbiamo imparato è il modo e l’attitudine di stare sul palco…ti assicuro che tutto ciò che concerne suonare dal vivo è una scienza. Basta guardare gli Spinal Tap!
Negli ultimi anni ci sono state tante bands che hanno profuso i loro sforzi nel suonare thrash metal old style, mi vengono in mente i Warbringer ed i Suicidal Angels giusto per citare alcuni nomi. Qual’è la cosa più importante per una giovane band come la vostra che possa permettervi di essere conosciuti dal pubblico?
È difficile darti una risposta, credimi. Ci sono tantissime band là fuori, siano essi i cosiddetti mostri sacri che le giovani band come la nostra, molte delle quali sono purtroppo tremendamente sottovalutate per una serie di ragioni. Una di queste penso che sia una questione di tempistiche, trovarsi al posto giusto nel momento giusto e non è facile. Chiaramente devi essere in grado di produrre della musica che possa piacere al pubblico senza dover a tutti i costi compiacerli, bisogna seguire il proprio istinto artistico.
’Sum Of Forces’ è un disco monolitico, siete riusciti abilmente a scrivere interessanti riff con il risultato di impressionare favorevolmente chi ascolta ancora thrash metal nel 2018…sei timoroso delle tante aspettative che il pubblico di questo genere possa nutrire nei vostri confronti?
Certamente, prima di tutto torniamo con nuova musica a sei anni di distanza dal nostro debutto discografico che ha avuto modo di ‘sedimentarsi’ per bene nel nostro pubblico che in maniera naturale potrà chiedersi come la nuova musica possa essere messa in rapporto con quanto pubblicato in passato. Anche se componi musica per te stesso è inevitabile trovarsi di fronte a questo tipo di paragoni tra coloro che ti ascoltano sperando di poter essere comunque sempre apprezzati. A questo album abbiamo lavorato tanto e duramente, ci auguriamo che al pubblico possa piacere.
La Norvegia è conosciutissima per il suo movimento black metal piuttosto che thrash, vi siete mai chiesti come mai dalla vostre parti tante band sono dedite al black piuttosto che al thrash o a qualsiasi altro genere?
Ci ho pensato anche io e tanto anche forse perché sono una persona curiosa che cerca di capire il perché di tante cose, come ad esempio la storia che è una materia che mi incuriosisce. Probabilmente è un fattore prettamente culturale, dipenderà dal nostro stile di vita….d’altronde, se cresci e vivi in un ambiente difficile o sei arrabbiato per qualcosa che ti circonda, automaticamente questo si rifletterà nella musica che componi.