Dee Snider – Nel Nome Del Metal
Il 11/09/2018, di Marco Giono.
Dee Snider è per un eroe del rock, uno degli ultimi di una generazione che ha portato il genere ad una grandezza probabilmente irripetibile.Parte della sua leggenda è legata a quella dei Twisted Sister, ma ancora più ammirevole è stato lo sforzo di diventare un’artista a tutto tondo scrivendo sceneggiature di film, partecipando a musical e diventando persino attore. Nel suo incessante ed istrionico lavoro è riuscito anche a dedicarsi ad una carriera solista che lo vede, ai nostri giorni, alle prese con un quarto album intitolato ‘For The Love Of Metal’. Si tratta di un lavoro speciale influenzato da istanze metal moderne e che vede la partecipazione di una serie di musicisti di primo piano sulla scena metal contemporanea, quali Howard Jones (ex-Killswitch Engage), Mark Morton (Lamb Of God), Alissa White-Gluz (Arch Enemy), Joel Grind and Nick Bellmore (Toxic Holocaust), and Charlie Bellmore (Kingdom Of Sorrow). Abbiamo avuto quindi l’opportunità di parlare del nuovo album e non solo con un Dee Snider in forma smagliante ed entusiasta come fosse la prima nel rispondere alla nostre domande.
Sei ormai un’icona del rock, dopo una carriera straordinaria con i Twisted Sister, ma hai anche avuto una vita artistica completa come attore, sceneggiatore e tanto altro. Come mai un nuovo album da solista? Mi pare d’aver capito che non hai partecipato alla composizione di ‘For the Love of Metal’…
Avevo incontrato Jamey Jasta (produttore e cantante degli Hatebreed) durante il suo podcast, mi ha detto che aveva l’album adatto a me, era tutto pronto, si trattava solo di ascoltarlo. Non ti nascondo che all’inizio ero spaventato della cosa, soprattutto del fatto di non aver controllo sulla musica, di solito la scrivo per conto mia la musica. Poi quando ho sentito quella musica, quelle parole, ho capito che si trattava di una cosa speciale. Voglio dire è come se Jamey mi avesse studiato al microscopio. Ha studiato la mia voce, ha studiato i miei testi e tutto ciò che mi ha fatto ascoltare, è stato come se provenisse da me. Quando provavo provavo i brani, mi veniva da pensare: “Questo brano è perfetto per me, è cose se mi parlasse, posso cantarlo, è come se provenisse dalla mia anima”, e lo dico sul serio. Quando abbiamo iniziato il disco, mia madre stava bene, aveva 85 anni era viva e vitale – un membro che contribuisce alla società, un insegnante d’arte, faceva anche del bene al prossimo, una donna straordinaria. Durante la registrazione è stata investita da un’auto, [ha sofferto] danni al cervello, è diventata vegetale, [ha trascorso] due mesi in ospedale e poi è morta. Stavo registrando una canzone del disco ‘I’m Ready’ quando all’improvviso ho smesso di registrare. Mi sono soffermato su una frase di una canzone e quelle parole sembravano scritte da me sulla morte di mia madre. È come se Jamey mi avesse letto nell’anima. In qualche modo questo album è davvero speciale e lo sento profondamente personale.
Sul nuovo album ‘For The Love Of Metal’ ci sono diversi artisti legati alla scena alla metal contemporanea. Mi piacerebbe qual’è il tuo legame con quel genere e quella scena?
Sono prima di tutto un fan! E ci sono i miei figli che mi aggiornano sulle novità. Loro ascoltano metal contemporaneo ed in particolare la ragazza ha 21 anni, lei mi racconta come vanno le cose sin da quando aveva 13 anni. Lei è davvero una fan hardcore, così anch’io sono diventato un fan. Voglio dire capitava, quando era più piccola, che andavamo ai concerti e finivo nel backstage. Solo che lei ad un certo punto lei andava via con le sue amiche e mi lasciava da solo con il mio pass, rimanevo nel backstage anche per diverse ore, così i membri delle band che passavano di lì, rimanevano stupiti, ma “quello è Dee Snider!”. Alla fine ci uscivo assieme a mangiare qualcosa e diventavamo amici! Allo stesso tempo tempo non pensavo ci fosse spazio per me in quella scena, pur essendo un fan, ma Jamey Jasta, mi ha fatto capire che sbagliavo con un album che sembra davvero scritto per me…Poi se devo dirti cos’è per me il metal: è qualcosa che consente liberare emozioni hardcore: rabbia, frustrazione e tristezza.
Ti andrebbe di raccontarmi il nuovo album per come si è sviluppato e soffermandoti sul tuo rapporto con i brani?
Intanto, come avrai capito, sono profondamente connesso con la nuova musica, ma non è cosa così scontata, si è trattato di una cosa graduale. Devi capire che, al principio, ‘For the Love Of Metal’ era solo una bozza, non tutta la musica era stata scritta, per cui si trattava in realtà solo di un esperimento. Avevamo solo un paio di canzoni: ‘Running Mazes’ e ‘American Made’. Eravamo così eccitati, ma solo quando abbiamo cominciato a registrare le cose sono diventate speciali, anche grazie agli ospiti che ci hanno consentito di dare un tono più contemporaneo all’opera. Ci sono tante canzoni che sento mie, tuttavia un paio hanno un posto speciale nel mio cuore: ‘Become The Storm’ e ‘Dead Hearts (Love Thy Enemy)’. Però mi piace anche lo stile aggressivo di ‘I’m A Hurricane’ che è una Dee Snider Fuck You song e dico anche fuck you alla fine!
Ti ho visto dal vivo a Wacken con l’orchestra trascinare una folla sulle note di ‘We’re not Gonna Take It’ ti andrebbe di raccontarmi di quell’esperienza?
Penso che Beethoven se facesse musica oggi, sarebbe anche un lui un metallaro. È stato quindi incredibile unire il rock/metal con un’orchestra davanti a una folla oceanica. Ed in fondo questa esperienza si lega a quello che sto facendo con Rocktopia, un musical teatrale dove le canzoni rock vengono arrangiate nel linguaggio della musica classica. E in quello show sono alle prese con brani che non ho mai cantato prima, come ‘Dream On’ oppure ‘Kashmir’. Si tratta al contempo di una opportunità incredibile e una sfida.
Tornando al tuo lavoro solista. Hai intenzione di fare un vero e proprio tour per supportare ‘For The Love of Metal’?
Al momento stiamo siamo in contrattazione con una importante metal band per un eventuale tour. Ancora non posso dirti di chi si tratta, ma di certo ci saranno più date. Siamo richiesti anche da i maggiori festival, dal Hellfest al Wacken. Le occasioni per vederci non mancheranno e troveremo, spero, il modo di passare anche per l’Italia.
Per concludere mi piacerebbe sapere cosa ne pensi di com’è cambiato il music business ai nostri giorni in rapporto ai nuovi social media come Spotify o Facebook?
Non so molto a dire il vero. Per queste cose mi affido a Jamey Jasta o alla Napalm Records, loro capisco questo mondo, è il loro mondo. Se sia sia meglio o peggio, non lo so, ma in fondo l’importante è che della grande musica venga ancora creata. Per il resto mi affido a chi ne capisce, loro mi dico cosa fare e io li seguo. Davvero non lo capisco questo nuovo mondo.