Tremonti – Guardando Al Futuro
Il 14/08/2018, di Andrea Schwarz.
Ci sono musicisti e musicisti, quelli che riescono ad essere punti di riferimento e quelli che invece si fanno trascinare dagli eventi. Mark Tremonti, lo racconta benissimo la sua carriera, non è certamente personaggio inquadrabile nell’ultima categoria, oggi è la volta del nuovo album pubblicato solamente come Tremonti e qui recensito su queste pagine. Un artista che ha solo bisogno di imbracciare una chitarra per potersi esprimere……
È un piacere per me Mark avere l’opportunità di scambiare due chiacchiere, un piacere che nasce dalla tua militanza negli Alter Bridge come nella produzione come Tremonti. Statisticamente dal 2012 ad oggi hai pubblicato quasi un album all’anno con il picco nel 2016 con le release ‘The Last Hero’ e ‘Dust’, adesso è la volta di ‘A Dying Machine’: dove trovi tutto il tempo e l’energia che ti permettono questi ritmi?
Innanzitutto ti ringrazio molto per i complimenti che mi hai fatto prima di cominciare questa chiacchierata, fanno sempre piacere e non posso negarlo ehe ehe! Detto ciò, devi considerare che personalmente la musica è la mia vita, appena finisco di fare un album mi metto immediatamente al lavoro per quello successivo, senza sosta. Sono consapevole che scrivere, arrangiare, registrare, fare la promozione e andare in tour portino via tantissimo tempo ma per me è tutto così normale e naturale che non mi è mai pesato un solo secondo. Mi sveglio al mattino e penso subito alla musica, è qualcosa che trovo assolutamente naturale, anzi mi stupirei se non fosse così. Capisco quando dici che bisogna trovare anche l’ispirazione giusta, io mi sento sempre ispirato dal mondo che mi circonda e da quello che avviene nella mia vita. E poi considera che amo comporre più che suonare…
Già questo è uno scoop (risate)! Non è così facile, a volte ci si trova di fronte musicisti che compongono con il contagocce mentre invece la tua prolificità è impressionante. Hai mai provato un senso di irrequietezza e trepidazione nell’interrompere il tuo scrivere musica per Alter Bridge concentrandoti sulla tua band?
Ma no, perchè mai dovrei? Sono due realtà che vivo personalmente ed anche molto intensamente, è un andirivieni continuo che non mi porta nessuno stress o problema particolare. Certo, la cosa difficile da fare ogni volta ma con ogni band è quella di mantenere la concentrazione ad un livello tale che si possa essere sempre entusiasti di quello che si fa, questa è la parte complicata del mio mestiere. Sai, a volte mi domandano se sia più stressante affrontare il processo di scrittura come Alter Bridge oppure come Tremonti…sono due realtà completamente diverse, ci sono in entrambi i casi lati positivi ed altri negativi. Non posso negare che negli Alter Bridge il songwriting è condiviso con Myles Kennedy, tutto nasce dalla nostra collaborazione ed è positivo riuscire a far combaciare le nostre idee, dove non arrivo io ci arriva lui e viceversa con lo stress di dover trovare in alcuni momenti un giusto compromesso tra due stili diversi ma compatibili. Quella è la vera sfida! Quando invece lavoro per Tremonti faccio tutto da solo, il che mi permette di esprimermi al 100% anche se chiaramente il carico di lavoro è quintuplicato rispetto agli Alter Bridge…quindi come vedi è estremamente difficile dire quale situazione sia più complicata da affrontare, sono due facce della stessa medaglia. Come Tremonti come ti dicevo poc’anzi, scrivo praticamente tutto da solo anche se su ‘A Dying Machine’ ho sottoposto ad Eric (Friedman, chitarra) le mie idee in modo tale che potesse aggiungerci le varie parti soliste. Eric mi ha aiutato molto nella fase di preproduzione perché ha programmato la batteria per le versioni demo che ci sono state molto utili, in studio poi ha inciso le parti di basso…insomma, è stato parecchio impegnato! Considera che tutta questa grandissima mole di lavoro ci ha permesso di affinare fin dalla fase di preproduzione sia le composizioni stesse che gli arrangiamenti giusti così da entrare in studio limitandoci come abbiamo fatto ad incidere su nastro quello che tutti possono oggi ascoltare.
Mark, potresti raccontarci qualcosa in più sul concept di ‘A Dying Machine’? È stato qualcosa di studiato a tavolino oppure è qualcosa che è venuto fuori in maniera casuale strada facendo?
Onestamente non avevo mai pensato che avrei potuto avventurarmi nella realizzazione di un concept album, è successo in maniera molto casuale direi. Tutto è nato dal testo proprio della title-track, mi sono sentito fin da subito affascinato dalla storia che ero riuscito a creare ed allora ha cominciato a frullarmi nella testa l’idea di poter sviluppare la storia fino ad arrivare a quello che oggi tutti potete ascoltare. È stato come se, affascinato da quel brano, a piccoli passi abbia avuto la voglia di aggiungere un tassello dopo l’altro fino a formare questo enorme puzzle, è nato per gioco e son finito per rimanerne incastrato. Ne è valsa la pena, mi sono divertito veramente molto e sono felice che adesso anche il pubblico possa entrare metaforicamente in contatto con il mondo ed i personaggi che ho creato. Detta così può sembrare che sia stato un gioco da ragazzi, tutto il contrario ma la cosa stupefacente è che ho provato sempre tanta gioia rendendo più facile il working process.
Pensi che questa magia e voglia di cimentarsi in un concept album possa ripetersi magari in una prossima release degli Alter Bridge?
Mi fai una domanda difficilissima….non saprei cosa risponderti perché ad oggi non so ancora come possa essere il nostro nuovo studio album. È vero che scrivo continuamente ma è ancora troppo presto per dirlo, chi lo sa?
Tremonti come progetto solista è sempre rimasto fedele ai suoi obiettivi originari cioè suonare materiale più heavy-thrash che non può essere interpretato con gli Alter Bridge. Questa volta ‘A Dying Machine’ è più vario, si possono trovare pezzi heavy come ‘Bringer of War’ o ‘The Day When Legions Burned’ – ‘Throw Them To The Lions’ o canzoni più catchy come ‘As The Silence Becomes Me’ / ‘The First The Last’ entrambe perfette per la voce di Myles Kennedy se fossero state scritte per gli Alter Bridge. Questo può dipendere dal fatto che stiamo parlando di un concept album che segue lo svolgimento della storia?
Certamente scrivere pensando alla storia nel suo complesso può aver influito in tal senso, mi sono sforzato di provare ad esprimere diversi punti di vista corrispondenti a diversi modi di esprimerli musicalmente. Non posso non essere d’accordo con te anche se devo aggiungere che sono un appassionato di musica heavy ma non è l’unico mio interesse come musicista, ci sono altre forme e generi musicali che mi piacciono e che inevitabilmente entrano a far parte di quello che compongo. Pur essendo un album heavy, ‘A Dying Machine’ penso possegga maggiore dinamica rispetto a quanto fatto nel recente passato.
Beh, il tuo modo di suonare è molto improntato al thrash, hai un senso ritmico che ricorda quello di un certo James Hetfield…..
I Metallica ancora oggi sono la band che preferisco, è la musica con la quale sono cresciuto fin da quando ero un adolescente ed uno dei motivi che mi hanno spinto a suonare. Ed è un lato di me che non ho mai voluto nascondere, anzi tutto al contrario. Certo, alla fine bisogna trovare un equilibrio altrimenti finiresti per scimmiottare questa o quell’altra band. Quindi è sempre importante esprimersi coniugando tutti questi aspetti mantenendo una certa dinamica che giova al risultato finale….se ci sono riuscito anche questa volta, ne sono contento.
Mark, ho sempre apprezzato le tue doti vocali, riesci ad essere a tuo agio sia sulle tonalità alte che su quelle più basse e questo fin dai tuoi esordi con i Creed. Hai preso o continui a prendere lezioni di canto per poter esprimere al meglio questo innato talento che ti trovi tra le mani?
Assolutamente no, nessun coach e nessuna lezione. Guarda, sembra un paradosso o forse posso sembrare arrogante ma il miglior coach che si possa avere è il palco, il pubblico che ogni sera mi sostiene. Canto da quando ero un ragazzino, da quando mi divertivo a scrivere musica e sono stato abbastanza fortunato nello sviluppare queste mie capacità sonore. Si migliora solo suonando, sera dopo sera….cosa volere di più? Qualche lezioncina qua e là l’ho avuta ma in maniera del tutto sporadica, niente di continuativo. Solo tanta, tanta pratica on stage.
Vedi però che anche se poche, lezioni di canto le hai avute. Magari ti hanno aiutato a credere maggiormente nelle tue capacità, non credi?
Guarda che ogni cosa che mi hanno insegnato i miei coach non ne ho messo in pratica neanche una ahaha! Non voglio essere frainteso o sembrare spocchioso ma quando prendi lezioni ti insegnano a dosare la voce, a non urlare ed a non sforzarla usando il diaframma….io faccio tutto il contrario, io urlo nel microfono!
Nel brano ‘Trust’ canti ‘lascia il tuo passato alle spalle’….quanto è difficile farlo nel quotidiano? Quando pensi sia difficile ricominciare una vita nuova?
Penso che sia estremamente difficile, ci sono persone che nelle loro vite mantengono un rigido controllo su tutto quanto gli capita, positivo o negativo che sia. È proprio per queste persone che forse risulta più difficile disfarsi delle zavorre del passato, perderebbero il controllo sulla loro vita e… puff, le loro certezze svanirebbero in un nano secondo trovandosi spaesati. Ecco perché penso che sia per loro più difficile.
Nell’ultimo studio album degli Alter Bridge ‘The Last Hero’ vi siete soffermati su argomenti più impegnati come la politica, sono passati ormai un paio di anni da quel disco..pensi che la politica si sia in qualche modo impadronita delle nostre esistenze?
Ma no, io ho i miei pensieri riguardo alla politica, a quanto succede negli USA con Trump o quanto accade da voi in Europa però è qualcosa dalla quale cerco di stare alla larga per quanto posso, siamo sempre così occupati e presi dalla nostra musica per cercare di renderla più creativa possibile che non possiamo permetterci di sprecare energie pensando alla politica. Se guardo i telegiornali con tutta quella politica e i fatti negativi che capitano rischierei di demoralizzarmi e quindi concentro le mie energie sulla mia famiglia e sui miei amici, la mia comunità che mi aiutano a mantenere uno sguardo il più positivo possibile aiutando così il mio lavoro, la politica è qualcosa che non puoi controllare perchè non dipende da te, meglio pensare a chi ti sta vicino.
Tornando al disco, pensi che Michael Baskette possa essere considerato un membro aggiuntivo della band avendo lavorato ai tuoi precedenti dischi usciti come Tremonti nonchè sulle produzioni degli Alter Bridge a partire da ‘Blackbird’ del lontano 2007. Dobbiamo considerarlo come un membro aggiunto in entrambe le bands?
Certamente è un personaggio a noi familiare, una persona che ci aiuta notevolmente e ci ha aiutato nel nostro percorso. In questo ultimo disco avevamo praticamente tutto pronto quando siamo entrati in studio e quindi il suo ruolo principale è stato quello di ottenere da noi il meglio durante le sessioni di registrazione oltre che cercare di creare il miglior sound possibile. Ogni tanto ci ha dato qualche suggerimento per qualche piccola parte ma sostanzialmente non è stato coinvolto creativamente essendo entrati in studio, come ti dicevo, con il materiale già bello che pronto, le idee che avevamo erano abbastanza chiare e quindi in quello non possiamo dire che Michael sia stato un membro aggiunto della band.
Cosa possiamo e dobbiamo aspettarci nel prossimo futuro da te? E parlo sia come Tremonti band che come Alter Bridge….
Come Tremonti saremo molto occupati avendo già pianificato moltissimi concerti tra questa estate e l’autunno inoltrato, sarà bello poter proporre questo materiale in tutti i posti possibili ed immaginabili, mi emoziona ed esalta avere la possibilità di poterlo fare. E poi, entro la prossima primavera del 2019 penso che come Alter Bridge ricominceremo a lavorare a quello che sarà il nostro nuovo album, non sappiamo ancora quando questo dovrà vedere la luce ma sarà meglio cominciare a lavorarci su!