CoreLeoni – Un’intervista che non si può rifiutare
Il 05/06/2018, di Andrea Lami.
Esordio discografico per una band creata dal chitarrista e fondatore dei Gotthard, Leo Leoni, il quale decide di ‘riprendere in mano’ una certa parte della sua discografia e la celebra dando vita a una band con membri diversi. Questa chiacchierata con Leo ci chiarirà proprio questa scelta (e altre).
Da dove è nata l’idea di celebrare i Gotthard con una band un po’ diversa? A mio giudizio è contro le regole di marketing usare un una band all’esordio per celebrare una band famosa.
LEO: Secondo te non è bello giocare d’azzardo?! Scherzi a parte. La storia è lunga ma si può accorciare un po’. L’idea è da diverso tempo che gira. Avevo in mente di realizzare un mio progetto solista nel momento in cui i Gotthard hanno preso una direzione diversa dalla mia visione musicale personale, diciamo più mainstream. Essendo i Gotthard una band democratica, abbiamo deciso tutti insieme di prendere quella strada ed io ho sentito una forte esigenza di realizzare questo progetto. L’idea era di prendere una pausa di due anni, poi è successo quello che è successo e cioè Steve è partito (da notare come Leo parli di partenza e mai di altro per l’amico scomparso Steve Lee… davvero una sorta di grande rispetto/di minor sofferenza, ndr.), e quindi non ho può potuto continuare a lavorare al mio progetto. L’ho dovuto accantonare e, noi tutti Gotthard, abbiamo lavorato insieme per il bene della nostra band. Se ti può interessare attualmente nelle sale cinematografiche svizzere c’è un nostro film documentario che spiega proprio questo discorso. Prossimamente uscirà un DVD. Comunque tornando alla questione principale, l’esigenza di completare quel discorso mio personale è tornata forte ed ho ripreso in mano la cosa. In pratica c’è un lato di me che è rimasto ‘racchiuso’ in certe canzoni ed avevo voglia di suonare quel tipo di canzoni ed eccomi qui. Attualmente questo è il progetto che mi rispecchia di più, sia chiaro ciò che faccio con i Gotthard mi piace, ma qui c’è più me stesso. Posso dirti con serenità che oggi come oggi mi sento un musicista appagato visto che ho i Gotthard, i CoreLeoni e da poco partecipo anche all’edizione di Rock Meet Classic. Queste tre situazioni mi rendono felice ed appagato. CoreLeoni è un gioco d’azzardo che mi ha riempito il cuore e sono davvero felice di aver trovato le persone giuste per realizzarlo. Musicisti che credono realmente in quello che stiamo facendo.
Come è nata la band?
Il primo che è stato coinvolto in questo progetto è stato Jgor Gianola, ex chitarrista dei Gotthard, con il quale ho sempre parlato di questa cosa. Finalmente siamo riusciti a vederci per fargli ascoltare quello che avevo in mente ed Igor ne è stato entusiasta fin da subito. Visto che il batterista è Hena Habegger, anche lui della famiglia Gotthard, mi serviva un bassista, che doveva però essere un perfetto mix tra Nikki Sixx e Lemmy. Jgor mi ha presentato Mila Merker, abbiamo fatto un’audizione di cinque minuti ed ho capito che lui era il nostro uomo. Ronnie Romero è stata la ciliegina sulla torta, la chiave che ha fatto decollare il tutto. L’ho incontrato per la prima volta quando ci fece da supporto ai Gotthard in Spagna. Quando l’ho sentito cantare, mi ha riportato indietro di vent’anni. Abbiamo iniziato a parlare ed anche lui si è dimostrato molto affascinato dal progetto. Lui conosceva i Gotthard più ‘famosi’, non conosceva i Gotthard del passato. Ha ascoltato i brani, abbiamo fatto qualche provino ‘da brivido’ ed abbiamo visto che tutto funzionava alla grande. In breve ho capito di avere per le mani una band composta da musicisti che hanno calcato palcoscenici di primo livello, gente capace di suonare sia nel pub, che nelle location più grandi. Non ultimo il rapporto umano tra di noi è buonissimo. Ormai sono un musicista con una certa esperienza, non sono all’esordio, e so benissimo come funzionano le dinamiche di una band. Diciamo che ci siamo trovati sia musicalmente che umanamente ad avere la stessa visione. Questo significa partire con il piede giusto. È un po’ come quando ti sposi, devi farlo consapevolmente e ben sapendo che la cosa deve avere delle basi solide per durare. Poi può succedere di tutto, ma come abbiamo detto, si tratta di partire con il piede giusto. Sono proprio un musicista fortunato. Ho lavorato con Steve che è uno ‘Stradivari’, Nic, che a distanza di sette anni dimostra di essere la persona e la scelta giusta per i Gotthard ed ora mi ritrovo a lavorare con un altro ‘Stradivari’ come Romero. Mi ricorda molto Steve ma con un suo carattere ben definito.
Chi ha inventato il nome?
Il nome nasce dall’unione di ‘cuore’ e ‘Leoni’ ed il significato è relativo alla musica che mi sta a cuore. Ovviamente c’è un doppio senso che mi è piaciuto sin da subito ed infatti l’intro che abbiamo registrato è stata una soluzione facile, servita su un piatto d’argento. Se ci pensi a seconda di come lo leggi potrebbe anche sembrare ‘romanesco’.
C’è una ragione specifica per la scelta dei brani dei Gotthard?
L’unica scelta è dovuta alla mia voglia di fare un tuffo nel passato. Non voglio essere frainteso, faccio parte dei Gotthard e ne rispetto le decisioni, ma con i CoreLeoni posso portare avanti quelle canzoni che sono rimaste un po’ nel dimenticatoio. Alla fine quando incidi un album hai dieci canzoni nelle quali credi, alcune hanno più fortuna o più vita per merito di video o del gradimento dei fans, altre rimangono un po’ indietro. Beh, volevo semplicemente dar vita ad alcune canzoni che sono rimaste indietro. Se vuoi capire ancora meglio la differenza tra Gotthard e Coreleoni, on line, su YouTube, troverai il nostro concerto, un’ora e mezza di musica nella quale potrai vedere che le due band sono due mondi totalmente diversi, un po’ come i Bon Jovi e i Judas Priest.
Avete idea di proseguire in questa direzione magari con un album di inediti?
E chi lo sa? Devo essere sincero, facciamo un passo alla volta. Innanzitutto posso dirti che questo album si chiama Greatest hits part 1, quindi l’idea è di fare un part 2, part 3. Vedremo come verrà accolto dal pubblico. Per ora abbiamo già raggiunto dei bei risultati. Facciamo un giro con questo disco e poi vedremo. I brani dei Gotthard lasciati da parte ci sono, gli inediti si possono fare, ma sono dell’idea di farne solo uno per ogni disco. Altrimenti si perde quella che è la mia idea iniziale per questa band e ciò di far rivivere certe canzoni. Se facessimo un album di inediti e poi un altro, si finirebbe a suonare solo gli inediti, a scartare altre canzoni e non è quello che voglio. Diciamo pure che oggi non possiamo saperlo. Ho la fortuna di fare un lavoro bellissimo, si potrebbe dire che è un hobby vista la bellezza. Puoi fare quello che vuoi con la musica, guarda i Metallica o gli Iron Maiden che fanno revival, perché anche noi non possiamo ripresentare i pezzi vecchi? CoreLeoni è un disco/un progetto con una sua identità ben definita.
Ho visto che state promuovendo la band con qualche concerto? Avete intenzione di farne altri? Dipende dalle vendite dell’album?
L’idea è quella, ora sono in tour con i Gotthard ma stiamo già lavorando su uno o due videoclip. Stiamo preparando qualche Festival ed a novembre ci sarà un tour vero e proprio nei vari club. I dischi sono molto importanti, ma ormai la musica dal vivo è di gran lunga più importante. La musica deve crescere e solo suonandola dal vivo può farlo. Ai giorni d’oggi c’è internet, Spotify e tutte queste piattaforme, tutti ascoltano, magari ad alcuni piace, ma poi si passa oltre. Bisogna seminare bene e poi si vedrà cosa succederà.
Ne approfitto per chiedere anche a te cosa pensi della polemica di qualche giorno fa sul craccare spotify…
Come prima cosa ti dico che bisogna tornare un attimo indietro, all’inizio di internet, Napster e tutti questi modi di trasferire ed usufruire della musica in maniera gratuita. Per i giovani nati con questo tipo di tecnologia la musica è sempre stata gratis, quindi dal loro punto di vista è una richiesta legittima quella di non pagare. Non hanno la cultura che avevamo noi di comprare fisicamente un album. Questa cultura è sparita. Oggi ognuno accusa gli altri e non si trova il vero colpevole. Tutti i vari ingranaggi del business musicale si accusano quando il problema sta decisamente a monte. Al posto che spiegare il valore della musica si cerca un colpevole. Dietro ad una canzone/album c’è un sacco di lavoro, a partire dai musicisti che studiano, comprano strumenti, passando per le sale di registrazione, ma anche per i grafici per le copertine fino ad arrivare ai corrieri che portano i pacchi di cd ai negozianti. Insomma, c’è tutto un mondo dietro che andrà a scomparire se basterà un click per avere una canzone o un album. Se vogliamo parlare del problema dei soldi che questi portali dovrebbero distribuire ai musicisti è un altro discorso che potrebbe impegnarci un sacco di tempo, ma tornando al discorso principale credo che craccare spotify sia una normale conseguenza. Bisognerebbe istruire il mondo intero che se utilizzi una canzone, qualche soldo dovrebbe andare a chi quella canzone l’ha fatta. Infatti se compri il pane i soldi vanno al panettiere e così via. Ormai si accende il telefono/pc e la musica è gratis per tutti. Il commento di chi preferisce andare a p****** piuttosto che pagare spotify è esagerato ma legittimo. Un portale che raccoglie la musica di tutto il mondo ed in pochissimo tempo la diffonde ovunque è una cosa splendida, ma bisognerebbe insegnare a chi ama la musica che c’è molta differenza tra ascoltare la musica su un pc/telefono piuttosto che ascoltare un cd in uno stereo su un supporto di qualità. Poi bisognerebbe che ognuno facesse i conti con sé stesso in modo che tutti noi possiamo autogiudicarci se abbiamo ‘rubato le caramelle o no’.
Bisognerebbe dare una mano alla musica. Alla fine queste polemiche un po’ la danno. Non parlo solo dei musicisti, parlo degli ingeneri del suono, i tipografi, questa è un’industria che sta andando a morire. Bisognerebbe reinsegnare al mondo il valore della musica (e forse anche di altre cose in generale). Si questa è una cosa che dovremmo fare tutti a partire da noi musicisti, passando per voi giornalisti, insomma chiunque ne abbia a che fare. Sarebbe una splendida missione da compiere. Reinsegnare il valore della musica. Bisognerebbe ripartire dalle scuole, i musicisti (e non solo loro) dai più grandi ai più piccoli, dovrebbero andare nelle scuole ad insegnarlo, non basta l’ora di musica quando impari a suonare il flauto. Ci vuole qualcosa di diverso. Il musicista dovrebbe diventare un missionario per spiegare questi valori. Solo così si potrà rivedere la luce, dall’oscurità. Noi siamo fortunati perché il mercato dell’hard&heavy vende, la gente compra ancora i nostri cd, in altri generi è ancora peggio.
Con quali musicisti ti piacerebbe collaborare?
Come ti ho detto in precedenza, oggi sono un musicista appagato grazie alle mie tre situazioni. Detto questo, se potessi, potrei dirti che i musicisti sono davvero tanti. A sceglierne uno potrei dirti Paul McCartney. Lo reputo un musicista con una profondità artistica altissima e mi piacerebbe sedermi con lui a fargli ascoltare qualcosa di mio per sentire il suo parere. Magari mi dice che gli fa schifo (risate, ndr.). Devi sapere che per me i Beatles sono la bibbia. Le loro melodie, i loro arrangiamenti, le loro sperimentazioni. Hanno provato praticamente di tutto. Qualsiasi cosa tu possa ascoltare, dentro troverai qualcosa dei Beatles.
Com’è la scena musicale in Svizzera?
Qui da noi non è messa malissimo. In ogni città ci sono due o tre club dove si può suonare. Diciamo che le possibilità di suonare ci sono, ora vediamo di sfruttarle al meglio. Ci sono molto club attrezzati davvero bene, non ti parlo di pub improvvisati. Recentemente alcuni vecchi teatri sono stati ripresi e rimodernati per farli diventare del club. Questa cosa l’ho vista fare anche in Francia. È bello.
Ultima domanda e poi ti lascio alle faccende da tour, quali album stai ascoltando in questo momento?
Come ti dicevo siamo in tour con i Gotthard ed ogni sera giochiamo al ‘gioco-dj’, ogni giorno uno di noi si trasforma in dj e sceglie la musica per tutti. Sto riscoprendo un sacco di musica del passato. Tieni presente che siamo in tour con Eric Martin (Mr. Big), quindi oltre ai noi svizzeri ci sono inglesi ed americani… puoi immaginare. Ci diversiamo ad ascoltare qualsiasi cosa. Tra i miei preferiti di questo momento posso dirti che sto ascoltando un sacco Phil Campbell And The Bastard Sons, un album molto bello di puro rock&roll. Una sorpresa davvero inaspettata.