Riot V – La forza della luce
Il 07/05/2018, di Elisa Penati.
Mike Flyntz, il chitarriosta dei Riot V, è tanto schietto nel fare musica quanto lo è nel parlare della band. I giri di parole per lui non esistono, c’è solamente una cristallina onestà. Onestà che senza problemi ammette come non credeva possibile una band senza l’amico e collega Mark Reale, storico chitarrista e fondatore, mancato purtroppo lo scorso 2012. Onestà in grado di riconoscere come l’ultima fatica firmata Riot V sia, in sostanza, quello che lui stesso definisce un buon lavoro.
Lo abbiamo incontrato poco prima che uscisse ‘Armor of Light’ per capire il processo creativo che ha portato la formazione, che vanta una storia di oltre quarant’anni, a pubblicare un nuovo album, il sedicesimo, mostando come questo sia un ulteriore potente capitolo della propria storia metal.
Ciao Mike, come stai e come sta la band oggi?
Io sto alla grande e anche la band sta davvero bene! Nell’ultimo anno e mezzo siamo stati impegnati con i lavori per il nuovo album e ora non vediamo l’ora di presentarlo al pubblico. Inutile dire che siamo entusiasti di ciò che abbiamo creato, è stato un processo lungo e stimolante che abbiamo preso molto seriamente. Abbiamo inoltre avuto il supporto di due nuove etichette, Ward Records per il Giappone e la storica Nuclear Blast per la distribuzione in tutti gli altri paesi e questa è stata un’ulteriore conferma per noi. Ora l’unica cosa che stiamo attendendo con impazianza è partire con il tour, perché poi alla fine la dimensione live è quella che ogni musicista ama! Quindi sì, direi che i per i Riot V questo è decisamente un periodo positivo!
‘Armor Of Light’ uscirà a fine Aprile, potresti presentare l’album ai nostri lettori?
È un album che riprende esattamente da dove eravamo arrivati con il precedente ‘Unleash the Fire’. Riparte da quello stesso punto e decide di dare più spazio alla componente melodica dei Riot V. Riff, sezione ritmica, linee vocali. Insomma, tutto è stato creato con il chiaro intento di far uscire in tutta la sua forza la melodia. Abbiamo voluto inserire brani più veloci soprattutto nella prima parte del disco per poi procedere con quelli più tranquilli creando quello che possiamo definire un continuum musicale. Penso che la band abbia fatto un buon lavoro e che ogni brano meriti di essere parte di questo album che, sebbene rientri pienamente nelle coordinate power, ha comunque uno spiccato retrogusto melodic heavy.
Parlando di percorso della band e di questo nuovo album, si nota un forte richiamo a ‘Thundersteel’, l’album che, trent’anni fa, ha sancito la svolta dei Riot al power.È corretto pensare ad ‘Armor Of Light’ come una moderna interpretazione di ciò che eravate con ‘Thundersteel’?
Potrebbe essere un’interpretazione corretta. Quando la band si è riunita per iniziare a lavorare su ‘Armor Of Light’ Don (Van Starven, bassista dei Riot V, ndr.) ha proposto di provare a guardare per un attimo alla storia dei Riot per vedere se ci fosse un qualcosa che potesse essere ripreso e sviluppato per questo nuovo album. ‘Thundersteel’ è stato, senza alcun dubbio, un album fondamentale nella storia della band perchè è arrivato in un momento delicato nel quale la formazione tornava con una line-up nuova e con una nuova visione musicale.
Mark Reale (chitarrista e fondatore della band, ndr.) amava scrivere musica ed era sempre positivo rispetto a ogni cambiamento. Per questo sono convinto che la collaborazione con Don abbia portato a creare un disco importante come ‘Thundersteel’.
Oggi, a trent’anni di distanza, ‘Armor of Light’ è un album che presenta una band ancora compatta nonostante tutto e che ha ancora voglia di fare musica e forse proprio questo aspetto è il collegamento più forte tra i due dischi. La tua avventura con i Riot comincia proprio nell’epoca ‘Thundersteel’ cosa ti ricordi di quel periodo?
Sì, esatto, sono entrato in line up nel 1989 e sono arrivato quando ‘Thundersteel’ era già stato pubblicato. Ho però avuto l’opportunità di essere parte del tour in supporto dell’album che ha portato i Riot per la prima volta in Giappone. Ricordo che è stato pazzesco, la band e Mark stesso, nessuno credeva di ricevere così da tanto da quel tour.
All’aeroporto ci aspettavano tantissimi fan e lo stesso nella hall dell’hotel nel quale alloggiavamo. Mi sono sentito veramente fortunato, voglio dire, ero in tour in Giappone e condividevo quest’esperienza con un professionista ed amico che aveva voluto fossi parte di tutto questo. I ricordi sono tantissimi ed ancora vividi, nonostante siano trascorsi molti anni. Soprattutto, quello che ancora mi fa emozionare, è l’affetto che la band ha costantemente ricevuto dai fan.
Tornando al presente, ‘Armor Of Light’ è il secondo album senza Mark Reale. Ripensando al 2012, avresti mai creduto possibile che i Riot avessero potuto continuare senza di lui?
In tutta onestà non lo credevo assolutamente possibile!
Nell’ultimo periodo Mark era molto malato, ma continuava a lavorare sui pezzi per un nuovo album. Mark e Don avevano passato molto tempo insieme a scrivere, poi purtroppo, Mark è venuto a mancare e tutto si è fermato. Per quasi un anno non me la sono sentita di fare nulla.
In quel periodo mi stavo prendendo cura anche del padre di Mark, Mr Tony Reale, ed è stato proprio lui a chiedermi di continuare con i Riot. Ricordo che un pomeriggio mi disse che voleva parlarmi di una cosa importante e quando arrivai mi chiese se io e i ragazzi ce la sentissimo di continuare con la band. Disse che Mark stesso lo avrebbe voluto e che continuare a fare musica sarebbe stato il modo migliore per rendere omaggio alla sua memoria. Una frase in particolare mi è rimasta impressa: ‘Mike? disse Tony ‘Se continuerete a suonare, la musica e il ricordo di mio figlio non scompariranno’. Don e io ci siamo trovati per parlare qualche giorno più tardi e alla fine eravamo d’accordo sul provarci. Abbiamo organizzato alcune date live con la nuova line-up e la prima è stata proprio in Italia, poi sono seguiti due festival in Germania ed abbiamo percepito un grande affetto da parte dei fan e questa è stata l’ulteriore conferma che la decisione presa fosse quella giusta. Il passo successivo è stato lavorare sul materiale rimasto incompiuto e così è nato ‘Unleash The Fire’.
Sono sincero, se mi fermo a riflettere, sono ancora stupito di fare musica nei Riot senza Mark… Tutti noi abbiamo preso questa decisione molto seriamente e ciò che più conta è creare buona musica che possa rendere omaggio alla sua memoria.
Qual è, secondo te, l’eredità che Mark Reale ha lasciato ai Riot V e come pensi sia presente in ‘Armor of Light’?
Ogni volta che io e Don scriviamo un nuovo pezzo, le prime domande sono sempre ‘Cosa farebbe Mark? Come scriverebbe questo passaggio? Come registrerebbe il pezzo?’… la sua memoria è davvero sempre con noi, soprattutto quando scriviamo musica.
Nel nuovo album è presente un brano che Mark ha aiutato a scrivere, nel senso che era uno di quelli a cui stava lavorando e che poi è rimasto incompiuto. Io e Don abbiamo voluto riprenderlo e completarlo, si intitolata ‘San Antonio’ e nel booklet compare come ‘scritto da Mark Reale’. Lo ritengo una presenza tangibile, anche perché, rispetto agli altri pezzi, forse è quello che rimanda a una sonorità più classic heavy.
Qual è stato invece il tuo approccio come chitarrista nella composizione del nuovo album?
Scrivere musica a volte risulta un processo complicato. Si parte con un’idea e poi si arriva inevitabilmente ad un risultato completamente differente.
Per ‘Armor of Light’ ho cercato di avere sempre come obbiettivo una melodia potente, che si concretizzasse in brani d’impatto che però risultassero anche “facili” all’ascolto. Ho lavorato soprattutto sui brani più veloci con melodie piene come per esempio ‘Burn The Daylight’ e ‘Ready To Shine’ ma anche su pezzi più strutturati e meno veloci. Don ed io abbiamo lavorato a stretto contatto e, sebbene abbiamo due approcci differenti alla composizione di un brano, ciononostante la coesione di idee è stata totale. Per quanto riguarda il come è nato ogni pezzo, be’, ci sono state differenze: a volte c’era prima la melodia, altre volte la struttura melodica veniva composta su un riff che avevo in testa, altre ancora si partiva dalla sezione ritmica.
Posso concedermi un momento di onestà nel dire che ritengo ogni brano un ottimo lavoro che racchiude la vera essenza della band. Tra l’altro non è stato per nulla semplice arrivare alla scelta dei dodici pezzi finali, perché ci siamo ritrovati praticamente con una trentina di canzoni pronte.
Come siete arrivati alla decisone finale?
Lunghissime discussioni! Siamo in quattro con gusto affini, ma è sempre difficile essere d’accordo su tutto. Nuclear Blast è stata un grande supporto nella scelta, non ha mai imposto nulla, anzi, ha fatto un ottimo lavoro maieutico e così siamo arrivati alla scelta delle dodici canzoni di ‘Armor Of Light’.
Quindi la collaborazione con Nuclear sta andando bene…
Non potevamo fare scelta migliore! In realtà già da qualche anno eravamo interessati a lavorare con questa storica etichetta, ma i tempi non erano maturi. Oggi ci godiamo la collaborazione e siamo certi che porterà a ottimi risultati.
Per concludere non posso che chiederti quali sono i programmi dei Riot V dopo l’uscita del disco?
Sicuramente partiremo in tour e davvero non vediamo l’ora di portare ‘Armor Of Light’ dal vivo. Abbiamo voglia di suonare per i nostri fan e sicuramente ci saranno due tour in Europa, uno in estate e uno in autunno. Le date saranno pubblicate sul nostro sito e sulla pagina Facebook. Vogliamo goderci il più possibile l’esperienza live perché, dal mio punto di vista, questo è il momento nel quale puoi davvero condividere fino in fondo il tuo lavoro con chi apprezza la tua musica!