Trevor And The Wolves – Barking at the moon
Il 04/05/2018, di Fabio Magliano.
Messi momentaneamente a riposare i suoi Sadist, il brutale Trevor si è buttato in una nuova avventura destinata a spiazzare non poco l’ascoltatore. Lasciate da parte le soluzioni estreme che hanno negli anni fatto la fortuna della band ligure, il possente cantante si è lanciato infatti nel progetto Trevor And The Wolves, band “a Km 0” dedita ad un hard’n’heavy dalle chiare tinte festaiole che ci mostra un lato a molti sconosciuto di Trevor, ma sicuramente destinato a strappare più di un sorriso. Un hard rock festaiolo racchiuso in “Road To Nowhere”, il disco di debutto della band, presentato a Metal Hammer dallo stesso Trevor.
Il tuo debutto solista spiazza, soprattutto per chi ti conosce e per il genere proposto. Da cosa nasce il tuo desiderio di virare così bruscamente dal genere che solitamente proponi con i Sadist?
““Road to Nowhere” è un album hard’n’heavy che rispecchia i canoni del genere, sia musicalmente parlando che attraverso l’attitudine. I rimandi sono quelli che ci portano indietro nel tempo, nonostante Tommy Talamanca che ha curato la produzione ai Nadir Studios è da considerarsi assolutamente odierna. L’hard rock richiede un mixing acustico, suonato con cuore e passione. Sono davvero soddisfatto del lavoro venuto fuori, non ho nulla da recriminare e questo è ciò che più conta. Devo fare i miei più sinceri complimenti alla mia band e a tutte le persone che hanno lavorato duro per la realizzazione di questo disco. “Road to Nowhere” è da considerarsi un album a km 0, visto che tutti i miei collaboratori oltre ad essere persone preparate e professionalmente parlando molto serie, sono ottimi amici e conterranei. Abbiamo lavorato con lo spirito giusto, senza porci troppe domande, questo genere di musica rappresenta la nostra storia, la nostra scuola, quello che abbiamo imparato in tenera età, di cui dobbiamo andare fieri e orgogliosi, tutti noi che da anni suoniamo Metal dobbiamo dire grazie ai precursori del genere che ci hanno iniziato e introdotto in questo fantastico mondo!
Chi è legato a Sadist forse è rimasto spiazzato, ma in tutta onestà da quando ho maturato l’idea di un mio progetto solista l’intenzione era quella di mettere in piedi un progetto che fosse più differente possibile alla mia band di sempre, credo non sarebbe stato molto sensato fare Sadist 2 o qualcosa di simile”.
Tutti abbiamo l’immagine di te come personaggio oscuro e dedito al brutal. Questo lavoro ci restituisce un Trevor decisamente più festaiolo… E’ l’altro lato di te che emerge?
“Sia chiaro nasco come cantante Death Metal e non ho assolutamente voglia di cambiare genere!
Amo il Metal estremo, e non ne posso fare a meno, nonostante questo come detto pocanzi la voglia era di realizzare un album che strizzasse l’occhio all’Hard’n’Heavy degli anni dietro. Ho vissuto gli eightiees, con tutta probabilità gli anni migliori della nostra musica, forse per nostalgia è nato “Road to Nowhere”. Se poi per festaiolo vogliamo intendere: bere birra, mangiare costine, chiudere il pasto con un’ottima grappa, solo allora posso ritenermi tale”.
Quanto ha influito la tua attività con il tributo agli Ac/Dc nella realizzazione e nel sound di questo lavoro?
“E’ innegabile che il sound di Trevor and the Wolves rimandi a band quali: Ac/Dc, Motorhead, Saxon, tuttavia, complice anche la mia impostazione vocale quello che è venuto fuori è qualcosa di originale. Volevo unire le mie grandi passioni da una parte quella per il Metal dall’altra la natura, che come ben sai per il sottoscritto ha un’importanza vitale.
Proporre le cover degli AC/DC, è stato un ottimo allenamento e poi come dico sempre aver l’opportunità di coverizzare la musica con cui sei cresciuto è molto divertente, è come tornare indietro nel tempo”
Quando hai iniziato a pensare al tuo lavoro solista?
“Era da qualche tempo che coltivavo l’idea di un mio album solista. Il progetto Trevor and the Wolves nasce in una delle poche pause prese con i miei Sadist. Dopo l’uscita di “Hyaena”, ultimo album in casa Sadist siamo stati davvero molto impegnati in un paio di tour e diversi festival in Europa, il tempo per far partire una cosa parallela non era mai maturo. Ho sfruttato la prima pausa e ora eccomi qui a promuovere “Road to Nowhere”. I Sadist rappresentano la mia vita da oltre vent’anni è qualcosa di cui non riuscirei mai a privarmi, ma come sempre una cosa non esclude l’altra. Sono una persona che non riesco a stare fermo, mi piace terribilmente scrivere nuova musica, registrare e suonare dal vivo, non riesco a stare lontano da tutto questo”
Come sono nati i brani che compongono questo disco?
“In modo del tutto spontaneo. Francesco Martini che oltre ad essere un caro amico è un giovane e talentuoso chitarrista ci si vedeva in saletta, a ogni volta mi portava qualche nuova idea, è un ragazzo molto intelligente che ha capito quello che era il mio desiderio. Si tratta di riffs diretti, di forte impatto, ci siamo divertiti a scrivere questo disco, tra di noi c’è atmosfera, e di certo non manca l’attitudine giusta per portare avanti il verbo dell’Hard’n’Heavy”
Nonostante “Road To Nowhere” sia un lavoro che spiazza, ha riscosso ottime critiche ovunque. Sorpreso?
“Di questo ne sono molto felice e soddisfatto, il giudizio degli addetti ai lavori e del pubblico è molto importante, in primis è il musicista che dev’essere orgoglioso del proprio lavoro ma è innegabile che una buona recensione fa sempre molto piacere. Credo molto in questo disco, inutile aggiungere che ho cercato di fare del mio meglio, con cuore e passione!”
In “Red Beer” fa capolino persino il folk. Che rapporto hai con questo tipo di musica?
“La parola Folk può essere fuorviante, specie oggi. In tutta onestà avevo le idee molto chiare sugli ospiti, “Red Beer” è un brano che racconta di una rissa sfiorata in un pub di Glasgow, per questo motivo ho pensato a strumenti che in qualche modo potessero rendere omaggio alla spettacolare Scozia, la cornamusa era doverosa, a questo strumento che tutti conosciamo ho voluto aggiungere uno strumento sicuramente meno consono ma dal suono davvero singolare, la ghironda medioevale. Colgo l’occasione per ringraziare pubblicamente Daniele Barbarossa e Francesco Chinchella hanno fatto un grande lavoro, così come tutti gli altri ospiti”
In “Roadside Motel” si sfora invece nel blues, segno che questo disco è realmente nato all’insegna della libertà…
““Road to Nowhere” è un viaggio immaginario senza meta, ho fatto visita a luoghi incredibili, avvolti ora da panorami mozzafiato, ora da leggende misteriose. Il viaggio rappresenta libertà specie quando non c’è fissa destinazione se non quella del ritorno a casa. Come ben sai sono molto legato alle mie radici e nonostante viaggiare sia bellissimo e culturalmente molto arricchente, ritengo non ci siano partenze più belle del ritorno.
Tornando al singolo brano “Roadside Motel” ci troviamo nel Nord America, mi guardo intorno, di fronte maestosi alberi di conifere in autunno nella stagione dove la vegetazione assume colori incredibili, non c’è obiettivo se non quello di caricare i polmoni, la mente di tanta bellezza. La parola libertà significa vita, specie oggi in un periodo storico dove, nonostante la finta democrazia siamo sempre meno liberi.
Le sfumature blues di “Roadside Motel” sono evidenti, per questo motivo mi sono avvalso della collaborazione di altri due grandi artisti che conoscono molto bene tale genere. Si tratta di Paolo Bonfanti, chitarrista/cantante che non ha certo bisogno di alcuna presentazione e di Grazia Quaranta, un incredibile voce soul/blues, è stato bellissimo lavorare fianco a loro, le stesse parole valgono per Christian Meyer (batterista di Elio e le Storie Tese) e Stefano Cabrera (violoncello dei Gnu Quartet), due eclettici musicisti che tutti noi conosciamo molto bene, inutile dire che con il loro ausilio il brano “Bath Number 666” ha acquisito colori e toni unici. Grazie a tutti voi!”
Pensi che questo lavoro resterà un progetto isolato o potrà avere un seguito parallelo ai Sadist?
“Non avrei potuto pensare a un progetto con regolare e breve scadenza. Sono una persona che si cala nelle realtà con tutto me stesso. E’ prematuro parlare oggi di un seguito di “Road to Nowhere”, anche perché stiamo iniziando a lavorare sul nuovo album Sadist e il tempo a disposizione è sempre meno. Solo qualche giorno fa sempre sotto la sapiente guida di Tommy Talamanca abbiamo registrato un nuovo brano targato “Trevor and the Wolves”, l’inno della “Masnada Hellequin”, una temibile squadra di Football Americano, come vedi siamo sempre molto attivi. Sono certo che “Road to Nowhere” non sarà un capitolo isolato. Al solo pensiero di un altro album mi emoziono, specie pensando a nuovi riffs e prossime tematiche da affrontare, dannata musica, sfuggente e desiderata”
Dal punto di vista live come lo promuovi/promuoverai?
“Il tour è iniziato il 16 febbraio scorso da Viareggio. Una volta che ho avuto garanzie da parte di Nadir Music e Audioglobe sulla data d’uscita ho iniziato a pensare al live. Abbiamo già fatto diverse date in Italia, dieci per la precisione e altre dieci sono quelle confermate da qui a luglio. Per l’autunno invece stiamo valutando l’ipotesi di un tour nel Regno Unito e alcune date in Francia. Suonare dal vivo è l’aspetto più appagante e divertente per un musicista, il parallelo con i gladiatori è più che calzante, quando mi trovo di fronte alla mia gente mi sento come un gladiatore dentro l’arena, il calore della gente, la stima hanno un valore unico, non riuscirò mai a privarmi di queste sensazioni! Grazie a tutta la redazione di Metal Hammer e buon anniversario, quest’anno si celebrano i trent’anni di questo magazines che ha contribuito alla crescita della nostra amata musica”