Gabriels – Sotto il segno dell’Orsa Maggiore
Il 22/04/2018, di Redazione.
Gabriels è un pianista/tastierista e compositore italiano con, alle spalle, un bagaglio di esperienze di grande prestigio, collaborazioni importanti come quelle con Mark Boals e Fabio Lione, e soprattutto una vena creativa decisamente florida. A pochi mesi dall’uscita del suo album “Over the Olympus”, un concerto per sintetizzatore e orchestra in D Minor Op. 1 che vede coinvolti, oltre al Nostro, anche il maestro Mistheria (nel suo curriculum collaborazioni prestigiose con Bruce Dickinson, Rob Rock, Edu Falaschi) e il tastierista Styx Synthmonster nonchè l’orchestra del maestro Yusaku Yamada, è fresca la notizia dell’imminente uscita per Rockshots Records dell’opera rock “First Of The Seven Stars Act 2 – Hokuto Brothers”, la seconda parte di un’opera basata sul manga giapponese e l’anime “Hokuto no Ken” di Tetsuo Hara e Buronson, che è un sequel di “Act 1”.
Un’ottima occasione per andare a bussare alla porta dell’artista siciliano cercando di carpire qualcosa di più sulla sua attività…
Ci spieghi come è nato “Over the Olympus”?
“In conservatorio durante le lezioni di Storia degli Strumenti Elettronici, si parlava del famoso Minimoog e di come aveva reso possibile avere grande portatilità nei live. Al contrario il Moog Modulare era molto difficile da trasportare essendo veramente enorme. Poi non nego che pensai molto al “Concerto Suite per chitarra elettrica e Orchestra” di Malmsteen, e allora l’idea si concretizzò”.
Qual’è il tuo background musicale?
“Iniziai a suonare con un solo dito all’età di 4 anni quando mio padre (musicista anche lui) decise di farmi muovere i primi passi non solo con le gambe. Così posso dire di aver imparato a suonare prima di leggere e scrivere. Poi fu a 7 anni che iniziai a studiare seriamente e all’età di 10 entrai in conservatorio…ma dopo un anno per svariati problemi dovetti uscire. Continuai a studiare privatamente con altri maestri e da solo fino a quando, dopo parecchi anni, riuscì a rientrare in conservatorio e conseguire il diploma sia in pianoforte che in musica elettronica, composizione elettroacustica ecc…Ora ho uno studio di registrazione/scuola di musica nella mia città (la Soundimension Records a Milazzo) dove mi occupo anche della registrazione dei miei dischi, del mixaggio e del mastering”.
Quali sono i tuoi artisti di riferimento?
“Sicuramente Bach, Chopin, Liszt e Yngwie Malmsteen”.
Quindi i tuoi ascolti spaziano dalla musica classica al metal. Come pensi che questi due stili possano sposarsi insieme?
“Molto bene, direi! Ne abbiamo molte fonti storiche, l’ultima molto poco tempo fa nel Vivaldi Metal Project, disco a cui ho partecipato come arrangiatore e tastierista”.
Pensi sia difficile suonare metal nel nostro Paese?
“Molto difficile specialmente in alcune città. Naturalmente qui in Italia la musica che va di più è la musica leggera o il Rap/Trap o la musica da discoteca…”
Sei un artista molto attivo, hai appena pubblicato “Over The Olympus” ed è imminente l’uscita di un secondo disco…
“E’ vero, il 2018 sarà per me un anno discograficamente molto intenso. Dopo “Over The Olympus” a breve uscirà il secondo atto della saga su Hokuto No Ken. “Fist of the Seven Stars act 2″ Hokuto Brothers” che va a riprendere le vicende trattate nell’Act 1 con protagonista Kenshiro, uno dei personaggi anime più conosciuti e apprezzati di tutti i tempi e vedrà la luce in tutto il mondo dopo l’estate su Rockshots Records”
Per quanto riguarda i concerti sono previsti show a supporto dell’uscita discografica?
“Eh… domanda molto complicata e credo che al momento attuale la risposta sia no. E’ stata già un’impresa molto ardua la registrazione e una situazione del genere dal vivo lo sarebbe ancora di più. Senza contare che organizzarlo mi porterebbe via parecchio tempo che invece per adesso sto dedicando alla composizione e registrazione della collana su Hokuto No Ken…”
Ci parli dei musicisti che hai coinvolto nella tua ultima fatica discografica?
“E’ stato molto complicato e il mio lavoro era già iniziato mentre pubblicavo altri miei dischi. Dapprima registrai tutto suonato da me, anche le parti orchestrali, per sentire come tutto funzionava e suonava (parliamo del 2009 circa)…ma avendo a che fare con un’ orchestra dovevo necessariamente scrivere tutte le parti. Durante la scrittura della partitura cambiai molte cose, alcune le eliminai e altre le aggiunsi…alcune tracce sono state addirittura cancellate di sana pianta e di altre presi solo alcuni pezzi per poi aggiungerne altri. Poi è stata la volta di cercare tutti gli elementi dell’orchestra e non nascondo che a volte mi sono scoraggiato. Nel frattempo gli anni passavano e iniziai a pubblicare altri dischi come “Prophecy” e l’idea del Concerto non sapevo se abbandonarla o meno. Dopo tanto attendere e in questo momento di pausa dal lavoro su Hokuto decisi di mettere un punto a questa storia, contattai il mio collega e amico Mistheria che si dimostrò subito entusiasta dell’opera e in seguito anche il mio amico Styx Synthmmonster…entrambi ospiti speciali nel disco. Inviai le partiture ad un direttore d’orchestra nipponico che riuscì a mettere insieme una, anche se modesta, orchestra di giovani allievi molto volenterosi e in poco tempo mi inviarono le registrazioni. E poi ovviamente ci sono gli ospiti speciali Mistheria e Styx Synthmonster che hanno dato un contributo sensazionale al disco…direi il tocco finale”.
Hai una carriera sicuramente importante. Tra i tuoi obiettivi raggiunti quale tra questi ricordi con maggiore soddisfazione?
“Sicuramente la mia collaborazione con Mark Boals sia in studio (nel mio disco “Prophecy”) che live e con Fabio Lione con la Fabio Lione’s Band dal vivo…grandi momenti, grandi amici e grande musica”.