Wobbler – The Next Big Thing
Il 11/04/2018, di Federica Sarra.
Considerati come uno dei gruppi rivelazione o la ‘The Next Big Thing’ della scena progressive mondiale, i norvegesi Wobbler sanno il fatto loro. Compongono e si esibiscono dal vivo con la tecnica e la presenza delle grandi band del passato e tutta la freschezza delle loro idee innovative. In questa intervista abbiamo scoperto anche il loro legame segreto con il Black Metal…
Quali sono gli elementi essenziali nella vostra musica?
Martin: Sicuramente gli anni ’70, il sound e il feeling di quegli anni sono un qualcosa di essenziale per noi. E parlo sia della scena più symphonic rock sia quella più sperimentale.
‘From Silence To Somewhere’ che è il titolo del vostro ultimo album, potete rivelarci dove e cos’è ‘Somewhere’ e dove vi ha guidati come band?
Marius: Si tratta sicuramente di posto ideale, astratto, non è facile per noi poterlo definire anche come band, siamo arrivati a concepire un nuovo sound con questo ultimo album pur rimanendo nel nostro ambito progressive. Di sicuro ‘Somewhere’ è da qualche parte!
Cosa potete dirmi riguardo l’evoluzione stilistica dei vostri artwork, poiché è molto cambiata rispetto al primo album ‘Hinterland’ ad oggi?
Martin: Sì, il cambiamento c’è sicuramente stato, le prime cover sono state realizzate su commissione da diversi artisti. La seconda per esempio è stata realizzata da Lars!
Lars: Sì, si riferisce a un mio vecchio disegno, quando l’abbiamo ritrovato abbiamo capito che funzionava per il nostro secondo album, cercavamo qualcosa che andasse di pari passo con la musica. Infatti descrive perfettamente lo stato d’animo della band in quel periodo e procede con il sound come su due binari paralleli.
Martin: Uno degli artisti delle nostre prime cover ha disegnato per molte band Black Metal come Darkthrone e Mayhem…
Quindi state dicendo che in un certo senso avete anche un legame con la scena Black Metal norvegese?
Marius: Abbiamo delle influenze Black Metal nei primi due album, le atmosfere, le tematiche legate alla natura, sai quando si parla di Norvegia e musica, il Black Metal è la prima cosa che viene in mente.
Martin: Io e Lars abbiamo suonato in una band Black Metal da ragazzini!
È come se lo aveste nel DNA! Non lo si può escludere, com’è possibile e come è stato possibile poi conciliarlo con il Progressive?
Martin: Nei primi anni ’90 è stata una vera e propria rivoluzione culturale in Norvegia a cui tutti hanno preso parte. Tutti i nostri amici suonavano o ascoltavano Black Metal in quel periodo e negli anni successivi.
Marius: Io non sono mai stato un fan del genere ma capisco perfettamente che quella musica rappresenti per i ragazzi un passaggio fondamentale, soprattutto in un periodo di ribellione in un paese come il nostro in cui spesso le condizioni di vita dal punto di vista climatico non sono sempre facili, portano le persone a isolarsi, d’inverno per esempio, è tutto molto oscuro e malinconico. C’è la necessità di dare voce a dei sentimenti interiori, di esprimere questo senso di oppressione.
Invece cosa potete dirmi riguardo l’ultimo artwork, è decisamente diverso rispetto a tutti i precedenti così come il sound…
Lars: Sì, ci siamo molto appassionati ai simboli alchemici, il tema centrale dell’album è il cambiamento, la trasmigrazione. È stata realizzata da un caro amico di Andreas il nostro cantante e abbiamo avuto la possibilità di comunicare al meglio quelle che erano le nostre idee a riguardo.
Marius: Anche la realizzazione delle foto per l’album è stata un’esperienza molto divertente. Ci siamo recati presso il Giardino Botanico di Oslo con un nostro amico fotografo, senza permessi cercando di non farci beccare dalla sicurezza! Ma siamo molto soddisfatti del risultato finale.
Secondo voi è possibile comporre del materiale lasciando da parte le vostre influenze musicali?
Marius: Non penso di poterci riuscire. Nella fase di scrittura confluiscono sia le nostre personali influenze musicali che le referenze che abbiamo in comune. Non è un qualcosa che fai di proposito, è un processo del tutto naturale, direi che abbiamo composto l’album in maniera del tutto fluida.
Martin: Non puoi! Non ci riuscirei mai! Ci siamo nutriti di quella musica e l’abbiamo come assorbita, è come un’alchimia musicale!
Lars: Inoltre lavorare a ‘From Silence To Somewhere’ è stato un processo divertente poiché ciascuno di noi ha messo del suo, liberamente.
Ad oggi come definireste la scena Prog scandinava?
Lars: Devo dire che sta andando molto bene!
Martin: C’è molto fermento, tante nuove band si stanno imponendo sulla scena. Qualcosa si sta muovendo in un’ottima direzione direi!
Marius: C’è anche una buona relazione fra band, c’è un supporto reciproco è questo rende le cose anche più facili se vuoi.
Pensate che il Progressive negli ultimi anni stia vivendo un periodo di rinascita?
Martin: Sai potrebbe essere un fatto legato alla “resurrezione” del vinile. Ascoltare la musica che c’era all’epoca dei vinili potrebbe aver influenzato i gusti e le tendenze.
Marius: Io credo che oltre alla riscoperta del vinile ci sia l’esigenza da parte dei più giovano di approcciarsi a un genere che sia meno commerciale e superficiale rispetto all’avanzare della musica pop che puoi ascoltare tutti i giorni per radio. C’è bisogno di qualcosa di ‘tonificante’ per lo spirito.
Lars: Oggi tramite lo streaming puoi ascoltare tutti i generi che vuoi e forse anche per quello è più semplice scoprirne di nuovi per le giovani generazioni.
E per voi come ha influito l’avvento dello streaming? Ha avuto un effetto positivo o negativo?
Lars: Sicuramente positivo! In molti ci hanno scoperto e potuto ascoltare anche da altri paesi come l’America, grazie ad internet. Hai praticamente il mondo a disposizione che può scoprirti e appassionarsi alla tua musica.
È notizia recente che suonerete al prestigioso Night of The Prog Festival di Loreley, so che avete ricevuto la conferma da pochi minuti, che effetto vi fa?
Martin: Non ci siamo mai stati ma abbiamo visto delle foto. È un’occasione meravigliosa per noi, sappiamo che attrae un alto numero di spettatori e siamo veramente eccitati all’idea di poterci esibire di fronte a un pubblico così vasto e insieme a band grandiose!
Com’è e come sarà strutturata la vostra set-list?
Marius: Non c’è una vera e propria struttura, al momento suoniamo l’ultimo album quasi per intero ma inseriamo anche dei brani del passato.
Martin: Il vero problema è rappresentato dalla lunghezza di brani, che magari durano 10 minuti ciascuno e possiamo suonare solo cinque canzoni! Sto scherzando ovviamente, la nostra setlist è ben assortita!