Angra – Proiettati Nel Futuro
Il 03/04/2018, di Andrea Schwarz.
Pensando a questa intervista con Rafael Bittencourt la mia mente è corsa indietro nel tempo a circa vent’anni fa: ‘Fireworks’ era in procinto di essere pubblicato ed ebbi la fortuna di fare un’intervista con Andrè Matos negli uffici milanesi dell’allora etichetta Lucretia Records….tantissimi gli avvenimenti ed i cambiamenti che hanno contraddistinto questo lunghissimo tempo, al tempo stesso molta musica è stata prodotta ed in questo un plauso al buon Bittencourt va tributato per aver continuato a credere ed a sognare un futuro sempre più grande agli Angra a dispetto dei vari cambi di line up e del mondo musicale in continua evoluzione. ‘Omni’ è il titolo del loro ultimo disco, una produzione che non passerà inosservata, probabilmente il loro miglior prodotto della loro storia recente. Abbiamo avuto la fortuna di incontrare Rafael Bittencourt, vero e proprio mastermind del combo brasiliano per parlare del nuovo album e di altro ancora
Ciao Rafael, eccoci qui a parlare del nuovo album, il secondo che vede Fabio (Lione) alla voce. Ascoltando le canzoni di ‘Omni’ e conoscendo la sua voce ed il suo stile possiamo affermare che questa volta Fabio sia risultato maggiormente presente nella fase di lavorazione, ci sono delle melodie che a volte mi riportano alla mente quanto da lui già fatto con gli Athena una ventina d’anni fa. Solo per citarti un esempio possiamo partire da ‘Travelers Of Time’….sei d’accordo?
“Effettivamente è stato maggiormente coinvolto nella lavorazione di questo album rispetto al precedente ‘Secret Garden’, sono d’accordo. Fin dalle prime fasi di lavoro ci siamo confrontati, abbiamo scambiato idee, considera che Fabio ha sempre portato nuove magiche idee melodiche facili da ascoltare ed al tempo stesso, da memorizzare. Ha un modo tutto suo di scrivere musica, è un privilegio per noi averlo nella band.”
Sui consueti promo sheet che accompagnano ogni release discografica si evince quanto ‘Omni’ sia una connessione a passati concept e produzioni come ‘Holy Land’ / ‘Rebirth’ / ‘Temple Of Shadows’…puoi spiegarci meglio l’idea? Stiamo parlando di un concept album oppure di una storia che si collega al vostro recente passato?
“Il concept qui è una macro storia che si connette ad altre storie più piccole, c’è pur sempre un concept dietro a tutto ciò che ci fa considerare ‘Omni’ come ad una storia che racconta di un grande cambiamento che sta avvenendo nel mondo odierno. È un racconto futuristico ma anche per certi versi una profezia, una proiezione di cosa sta succedendo e cosa potrebbe accadere con le nostre abitudini quotidiane. Come vedi, questi concetti sono già stati trattati a vario titolo nella nostra precedente discografia, prendi ad esempio ‘ZITO’ da ‘Holy Land’, tutto ebbe origine da un mio sogno, mi trovavo in una navicella spaziale che atterrò nei luoghi dove abbiamo ambientato questa ultima storia. Eravamo tutti insieme, io, Kiko (Loureiro), Luis (Mariutti), Ricardo (Confessori), Andre (Matos)…direttamente in contatto con gli Alieni che ci parlavano del futuro. Mi sentivo parte integrante di quel sogno, è stata una sensazione stranissima, una cosa che aveva quasi a che fare con il reale, ancora oggi penso che sia stata una cosa reale. Ho custodito tutto per un po’, non volevo sembrare pazzo visto che cerco di essere con i piedi ben piantati per terra, ehe ehe!. È per questo motivo che penso che ‘Omni’ possa essere una sorta di profezia, non voglio che questi sogni rimbalzino solamente nella mia testa anche se continuo a ricevere messaggi da questi frammenti che ho nella mia memoria. Per questo dico che sia una profezia, è una pazza storia ehe ehe! Su ‘Rebirth’ il mondo era distrutto dagli uomini che è un tema che trattiamo ancora oggi in maniera chiaramente metaforica, in un brano come ‘War Horns’ parliamo invece delle Rivelazioni presenti nella Bibbia, la possibilità di distruggere realmente il mondo e l’urgenza conseguente di ricostruirne uno nuovo. Non necessariamente in senso letterale, fisico ma soprattutto per quanto concerne nuovi valori, nuove idee, nuove prospettive, nuovi ponti tra le persone, un nuovo modo in cui guardare all’altro. Tutte queste tematiche sono il maggiore legame possibile che lega ‘Omni’ al resto della nostra discografia.”
Rafael, toglimi subito una curiosità: come possiamo e dobbiamo considerare Kiko Loureiro nell’economia della band? Pensi che lo si possa continuare a considerare come un membro effettivo degli Angra?
“Kiko è un amico, un membro permanente della nostra famiglia ma non possiamo considerarlo parte integrante della band, non più. Ormai lui è un effettivo in casa Megadeth e sono convinto che se un giorno dovesse lasciarli, probabilmente si metterebbe a comporre altro materiale. È cresciuto tantissimo come artista e come musicista. Però, come ti dicevo prima, è un amico che ogni tanto ci dà ancora qualche suggerimento prendendo parte ad alcune decisioni che riguardano i nostri migliori dischi, diciamo che è membro della band solamente da un lato prettamente sentimentale.”
Anni fa pubblicando ‘Secret Garden’ Kiko disse che ogni cambio di line up o cambiamenti a livello personale dei membri della band questo potrebbe rappresentare un cambio anche nel sound della band. Adesso che Kiko non è più parte integrante della navicella Angra, cosa potrebbero aspettarsi i fans dal bravissimo Barbosa?
“Kiko aveva ragione, non voglio però creare aspettative ai fans sul fatto che lui possa un giorno tornare indietro, non ci sono certezze in tal senso. Quello che posso dire è che fuori dal gruppo, come dicevo prima ci divertiamo ancora come amici, scriviamo canzoni insieme e ci si diverte un pò anche in studio quando ci viene a trovare. Ma fa tutto questo perchè ha piacere di farlo, non abbiamo nessun contratto perché è semplicemente parte integrante dei Megadeth. Chiaramente quando un membro della band lascia, è fuor di dubbio che possano esserci delle ripercussioni sul sound complessivo ma penso che Marcelo (Barbosa) sia la persona e musicista più preparata a sostituire Kiko in questo momento, riesce a suonare i solo di Kiko rendendo il tutto ‘quasi’ facile, come se non ci siano difficoltà in quello che fa….ma se ci fai ben caso è tutto il contrario, ehe ehe! Ciò non vuol dire che Marcelo debba forzatamente copiare pedestremente schemi già costituiti, anzi ci sono occasioni in cui porta un sacco di idee fresche grazie al suo stile. È tecnico e musicale al tempo stesso, il maggior cambiamento non lo abbiamo avuto nel sound ma nell’amalgama tra di noi che è il risultato dei comportamenti e delle relazioni che abbiamo tra di noi. Questa è la maggior differenza che posso riscontrare con il passato, Marcelo al tempo stesso è molto contento ed eccitato di essere negli Angra. Bruno (Valverde), Marcelo e Fabio stanno dando il massimo in questo progetto, stanno cogliendo tutto questo come una grande opportunità nella loro carriera, generando tantissime motivazioni e vibrazioni positive che vengono trasportate nella musica che oggi proponiamo. Stiamo vivendo indubbiamente un buonissimo momento a dispetto della dipartita di Kiko, ci troviamo benissimo insieme e ce la stiamo godendo, cosa che non accadeva da moltissimi anni.”
Pensando alle passate produzioni penso che gli arrangiamenti sinfonici di canzoni come la title track (’Omni-Infinite Nothing’) così come in ‘Light Of Trascendence’ possano dare maggiore risalto e magniloquenza alle canzoni stesse, quasi come ci si trovasse di fronte ad una colonna sonora. Pensi che sia stata la cosiddetta scelta giusta nel momento giusto?
“È sempre difficile da dire, mi fa piacere sapere la tua sensazione sugli arrangiamenti orchestrali, quasi come se si trattasse di una colonna sonora…wow! Quando ero molto giovane volevo studiare composizione, lo feci andando all’università prendendo anche il diploma. Ma certo volevo anche studiare le colonne sonore dei film e tutto quel filone ma purtroppo ad oggi sento un pò di frustrazione nel non essere riuscito fino ad oggi a lavorare come musicista nel mondo del cinema, mi piace creare atmosfere con la musica generando dinamiche diverse di volta in volta combinando differenti stili musicali. Sono rimasto colpito dalla tua impressione, ti ringrazio. Ho cercato di evolvermi sviluppando le mie capacità musicali proprio in quella direzione, una motivazione aggiuntiva questa volta me l’ha data la prospettiva di trasformare la storia contenuta in ‘Omni’ in un fumetto. Penso che le atmosfere epiche e magniloquenti potrebbe sposarsi alla perfezione con delle immagini, figure e storie mescolate insieme in un fumetto….tutto questo è venuto in maniera spontanea perché fa parte di me, è una cosa naturale che al tempo stesso si trasforma in un fatto inconscio.”
Rafael, solitamente molta gente pensa che nel passato tutto era migliore, non fa eccezione la musica. Hai mai incontrato qualcuno in carriera che ti abbia detto ‘è un bravo cantante ma quando c’era Matos tutto era migliore’ o cose di questo genere, senza mostrare un minimo di rispetto che ogni musicista necessità?
“Purtroppo sì, spesso. Succede anche a noi, molti fans mi avvicinano e mi dicono che hanno nostalgia di Matos e di quel periodo ma penso che sia un qualcosa di normale. Voglio dire, dovesse succedere che Fabio lasci la band, molta gente avrebbe lo stesso sentimento perché è sempre un momento brutto quando qualcuno abbandona il gruppo, soprattutto quando questi è il cantante perché quest’ultimo ne è un pò l’immagine della band stessa all’esterno. Puoi avere un corpo, un anima, moltissime idee ma la faccia è quella cosa che maggiormente rappresenta agli occhi dei fans la band, fa parte dell’iconografia del metal che crea idoli. Anche a me è successa la stessa cosa con le band che adoravo, prendi ad esempio gli Iron Maiden: ho fatto fatica ad accettare che Dickinson avesse lasciato i Maiden, non amavo Blaze Bailey. Lo stesso quando Steve Perry lasciò i Journey. A maggior ragione quando questi sono dei singers eccezionali come i due appena citati, in qualche modo ci ‘attacchiamo’ alla figura di questo o quel cantante, è normale. Se invece vedo la cosa da un’altra prospettiva e cioè quella che mi porta ad essere membro e fondatore della band, beh…mi fa fatica pensarla così poiché non posso starmene a casa a piangere perchè qualcuno non fa più parte del gruppo. Non posso neanche trattenere nessuno con le catene al microfono o allo studio, tutti siamo liberi di fare le proprie scelte e devo convivere con tale naturale situazione. Prendi ad esempio Kiko, ha avuto una grande opportunità con i Megadeth, non lo avrei mai ostacolato. Deve vivere il proprio sogno, i propri programmi giocandosi le carte che il destino gli ha messo davanti, lo stesso per tutti gli altri. Andrè ha avuto qualche problema con la voce, problemi che non penso sia riuscito a risolvere totalmente, cosa che rende difficile il ripetersi di alte prestazioni live con gli Angra. E poi senti, ma quando nella vita di ognuno si lascia la casa dei genitori per andare a vivere da soli, mica vuol dire che non si vuole più bene ai propri genitori no? Stare insieme e separarsi è nella normalità delle cose, la vita è così, sempre alla ricerca della felicità.”
Sul disco precedente avete avuto special guest del calibro di Doro e Simone Simons, oggi è il turno di Alissa White-Gluz e Sandy su ‘Black Widow’s Web’. Come sono nate queste collaborazioni?
“Eravamo al festival 70000 tons of metal, qualcosa come due anni fa. Gli Arch Enemy stavano suonando ed eravamo tutti estremamente sorpresi della performance di Alissa, era incredibile. Credo che sia la migliore artista metal di oggi, non ci sono paragoni da fare perché è molto tecnica ma allo stesso tempo naturale. Ha carisma, è preparata a svariate situazioni, come potevamo non pensare di coinvolgerla un giorno con noi? Fabio, grazie ad alcuni contatti in comune, si è proposto di contattarla ed ovviamente abbiamo accettato tutti di buon grado a questa sua iniziativa. È stato relativamente semplice perché non appena Fabio le ha prospettato la comune collaborazione la sua risposta è stata subito positiva, l’intervento di Fabio è stato provvidenziale. D’altronde come si fa a dire di no a Fabio? È un ragazzo in gamba, un cantante eccezionale che credo stia attraversando il suo momento migliore in carriera e con il quale sono onorato di collaborare come già ti ho detto. Per quanto concerne invece Sandy è una cantante brasiliana, dalle nostre parti un’autentica diva che difficilmente la gente disconosce. Canta da quando aveva sei anni, canta canzoni per bambini ma era per noi una combinazione perfetta per quella canzone. Alissa ha quel suo cantare quasi demoniaco e satanico come se arrivasse dall’inferno mentre Sandy invece possiede quel timbro più naive ed innocente, un non so che di angelico. Un connubio perfetto, non trovi? Semplicemente due modi diversi di esprimersi, come tutti gli archetipi femminili…la mortale e seducente vedova nera che ha al suo interno il suo opposto, quella parte più naive.”
Il disco è stato ancora una volta prodotto da Jens Bogren che ha svolto un lavoro egregio come di consueto. Ma non pensi però che la maggior parte delle bands lavori solamente con 2 o 3 producers rischiando di avere tutti lo stesso sound?
“Sì, un po’ hai ragione ma il sound è anche dettato dalle aspettative della gente no? Questi ultimi cominciano ad ascoltare questa o quella band anche in base al sound, così nel metal i fans vogliono ascoltare chitarre aggressive, la batteria deve essere una base solida aggiungendo un sacco di altre cose di volta in volta come linee vocali ed orchestrali…ed è un lavoro molto difficile da fare, mettere insieme tutte queste svariate sfaccettature cercando al tempo stesso di non perdere di vista la potenza, l’aggressività. Ed è così che quando cerchiamo un produttore, lo cerchiamo per quel tipo di sound, nel nostro caso Jens ha fatto un lavoro eccezionale aiutandoci a definire alcune idee e facendole suonare come un qualcosa di unico. Nel caso di ‘Secret Garden’ non avevamo avuto tantissimo tempo per lavorare insieme ed il sound finale ne ha un po’ risentito nonostante fosse alla fine molto buono, soprendendoci oltre le nostre aspettative. Così abbiamo pensato che se solo avessimo potuto impegnarci maggiormente nella pre-produzione avremmo potuto spiegare meglio a Jens quelle che erano le nostre intenzioni, i nostri obiettivi e così abbiamo fatto. Quando siamo andati in studio tutto era più organico, maggiormente definito e Jens non ha fatto altro che rendere tutte queste idee migliori di quanto non fossimo stati in grado di fare da soli, gli ha donato quel tocco magico. In alcuni casi ha stravolto le canzoni come nel caso di ‘War Horns’, in altre ha aggiunto quel fatidico tocco di cui ti dicevo prima….non è solo questione di sound, è anche l’empatia che riesci a creare con chi ti sta aiutando a far nascere la tua creatura. Bisogna aggiungere che adoro il suo sarcasmo e la sua dedizione al lavoro, è molto rigoroso a rispettare i tempi aiutandoti ad organizzare le cose in maniera ottimale. Non hai idea della mole di lavoro che si sobbarca, dalla cura dei guest musicians per finire con gli arrangiamenti…..”
Quali sono state le tue sensazioni durante la fase di produzione?
“Direi che siamo molto soddisfatti, penso che la gente lo apprezzerà molto. Il produttore è sempre un qualcuno che deve donare un valore aggiunto e così è nel caso di Jens grazie alla passione ed all’energia che mette in quello che fa. Lo abbiamo sempre sentito come parte integrante del progetto e si sentiva a proprio agio in ogni momento della produzione, ci ha seguito ed assecondato quando volevamo rendere il tutto più semplice oppure quando avremmo voluto rendere il tutto meno commerciale, meno diretto. Apprezzo la sua smania ed il suo obiettivo nel rendere il disco qualcosa di fruibile per anni, non il classico disco che vende un botto appena pubblicato cadendo nel completo oblio nel giro di pochissimo tempo. Una soddisfazione enorme.”
Presto sarete impegnati in un tour mondiale, ad aprile nuovamente in Italia. Come ti senti pensando alla straordinaria possibilità di viaggiare per il mondo incontrando i fans e le svariate culture che in ogni Paese andrete ad incrociare?
“Adoro questa parte del mio mestiere, non vedo l’ora di partire! Stare insieme alla gente, bersi una birra, sentire che in qualche modo la mia musica possa essere ascoltata e considerata come un qualcosa di piacevole, cercare di aiutarci vicendevolmente in un progetto che merita di essere vissuto. Incredibile! Tutto è già stato pianificato per l’Europa, per il Brasile ed anche il resto del mondo…..siamo pronti!”
Rafael, sei un musicista ‘navigato’, c’è qualcosa nella tua carriera di cui ti penti oppure pensi di aver fatto correttamente ogni singola scelta?
“Uhm, difficile a dirsi, ogni volta che passi attraverso qualcosa non sei più lo stesso di prima. Certamente, dovessi tornare indietro, non prenderei determinate decisioni semplicemente perché oggi non ho la stessa mentalità, le prospettive sono diverse ed il mio grado di maturazione a livello umano è cambiato. Non ho paura a dirlo, cambierei certe decisioni. Al tempo stesso penso che se avessi la possibilità di tornare indietro nel tempo, forse rifarei gli stessi errori ed altri ne farò in futuro perché fa parte della normalità delle cose con la speranza però di essere sempre più maturo rispetto a quanto non lo sia oggi. Ma come faccio a saperlo oggi? Non ho grandi rimpianti, in un certo senso ho un carattere un po’ impulsivo che nel bene e nel male mi ha permesso di essere ancora qui oggi. Nonostante questo lato del mio carattere penso di essere pur sempre un sognatore, ho instillato fin dagli inizi gli altri ragazzi della band con i miei sogni impossibili ma anche grazie a quelli siamo ancora qui a parlare degli Angra. Mi auguro di non commettere gli stessi errori, naturalmente tornassi indietro, con la testa che ho oggi, penso che gli Angra sarebbero la più grande band del pianeta. Seriamente.”